Αρ. 98623784

Γλυπτό, Raro altare “Gaurī-joda” (le due Gaurī) sotto tri-nāga con prabhāvali, India, primi XIX secolo - 18 cm - Άνοιγμα χαλκού με χαμένη κερί.
Αρ. 98623784

Γλυπτό, Raro altare “Gaurī-joda” (le due Gaurī) sotto tri-nāga con prabhāvali, India, primi XIX secolo - 18 cm - Άνοιγμα χαλκού με χαμένη κερί.
Raro altare śivaita con doppia immagine della Devī: Gaurī e Skandamātā liṅgadhāriṇī, bronzo a cera persa con prabhāvali, India occidentale (Deccan/Maharashtra), XIX secolo.
Altare domestico in bronzo, fuso a cera persa e composto da quattro elementi smontabili — base a doppio plinto, due figure autonome e grande prabhāvali — nel quale l’aureola assume la forma, rara e suggestiva, di un baldacchino di tre serpenti: dal retro si innalza un nāga centrale con il cappuccio aperto sopra le due divinità, mentre altri due nāga laterali si tendono a protezione di ciascuna figura, in evidente chiave śivaita. Sotto questa volta siedono, in lalitāsana, Gaurī/Pārvatī (a sinistra) e Skandamātā (a destra): la prima presenta l’alto jaṭā-mukuṭa, il sari aderente e la mano destra avanzata, mentre nella mano sinistra sorregge un piccolo śivaliṅga; la seconda, riconoscibile dal bambino Skanda/Kārttikeya stretto al braccio, tiene a sua volta un liṅga miniaturalizzato. L’impianto iconografico ribadisce il carattere śaiva dell’altare: il liṅga – asse aniconico di Śiva – è letteralmente affidato alle mani della Śakti, e il baldacchino dei nāga, animali sacri intimamente legati a Śiva (si pensi al serpente che gli cinge il collo e alle coperture ofidiche dei liṅga e dei mukhaliṅga), intensifica la valenza protettiva e regale del gruppo. La fusione è compatta e di mano esperta; i volti sono resi con incisività grafica, i gioielli sono sintetizzati in collane e orecchini pendenti, la prabhāvali è traforata con cornice fiammeggiante. Le superfici conservano una patina bruno-dorata con verderame nelle cavità e naturali lucidature d’uso sui rilievi; i perni d’innesto dei quattro elementi sono originali e coerenti, indizio di lunga frequentazione votiva. Per tipologia, lega e lessico formale l’opera appartiene con buona verosimiglianza all’India occidentale (Deccan o Maharashtra) e si propone una datazione tardo XVIII o ai primi del XIX secolo, con sopravvivenze di moduli più arcaici propri delle officine popolari dell’area.
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