Quentin Massys (1465ca.–1530), Seguace di - Ecce home





| 700 € | ||
|---|---|---|
| 550 € | ||
| 250 € | ||
Tutela degli acquirenti Catawiki
Il tuo pagamento è al sicuro con noi finché non ricevi il tuo oggetto.Mostra dettagli
Trustpilot 4.4 | 122115 recensioni
Valutato Eccellente su Trustpilot.
Ecce home, dipinto a olio su tela dall'Italia del XVII secolo, stile Barocco, attribuito a un seguace di Quentin Massys, venduto con cornice.
Descrizione del venditore
Da QUENTIN MASSYS
(Lovanio, 1466 – Anversa, 1530)
Ecce home
Olio su tela, cm. 90 x 77
Dimensioni cornice, cm. 117 x 104 x 5 ca.
NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Lecita Provenienza. Opera con cornice lavorata (difetti):
Presentiamo nel catalogo dell’asta un magnifico dipinto, realizzato con maestria, sebbene si tratti di una copia fedele dell’opera di Quentin Massys (Lovanio, 1465 ca. – Anversa, 1530), conservata al Palazzo ducale del MUVE (Fondazione Musei Civici Venezia) (olio su tavola cm. 96 x 75, 1529 ca., Inv. TS 2° p. n. 24 n. 376).
Come nell’originale, Gesù Cristo, prigioniero, viene mostrato al popolo da Ponzio Pilato. Ha le mani legate da una corda, trattenuta da un aguzzino alle sue spalle. La corona di spine gli ferisce il capo e la fronte. Il sangue corre copioso attraverso i capelli fino al petto. Indossa un mantello blu violaceo fermato al centro da un fermaglio a gioiello. Il perizoma bianco è drappeggiato con un nodo voluminoso sulla vita. Alla sua figura di uomo di dolore e di mite rassegnazione fanno da contraltare i volti dei carnefici, dalle espressioni caricate, brutali e violente. Il volto di Ponzio Pilato alla sua sinistra, invece, lascia trasparire il dubbio e l’esitazione, il dilemma insito nella scelta di condannare un uomo innocente. L’autore del dipinto è Quentin Messys, un artista fiammingo di grande fama attivo tra fine del XV e inizio del XVI secolo a Lovanio e Anversa. Messys ebbe il ruolo fondamentale di traghettare la tradizione tardomedievale verso il Rinascimento e fu uno dei primi artisti nordici a guardare l’arte italiana dell’epoca. In questo dipinto i volti riflettono le reazioni psicologiche dei personaggi a tal punto da dichiarare una evidente familiarità con le teste grottesche ideate da Leonardo da Vinci, con il quale Massys condivideva l’interesse rinascimentale per la fisiognomica. Oltre che per la caratterizzazione del volto dei suoi modelli, Massys si distingue anche per l’utilizzo di una raffinata retorica gestuale tramite una minuziosa descrizione delle mani e dei loro segni. Altri dettagli colpiscono l’attenzione, come l’originale invenzione del capitello della colonna sullo sfondo, che richiama la corona di spine come strumento del martirio di Cristo. La presenza di questo dipinto a Venezia è attestata già nel tardo Cinquecento tramite la presenza di copie antiche e testimonia il gusto in ambiente veneziano per questa tipologia di opere provenienti dal nord Europa, cui partecipano anche i tre capolavori di Jheronimus Bosch di collezione Grimani, oggi conservati alle Gallerie dell’Accademia.
Questo dipinto, verosimilmente attribuibile ad un seguace del pittore fiammingo, trova riscontri di notevoli similitudini iconografiche con l’opera originale del maestro fiammingo. Sebbene l’attribuzione resti cautamente ipotizzata, non si esclude una possibile partecipazione della veneta nella realizzazione di quest’opera.
In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali abbastanza discrete considerando l'epoca del dipinto, la superficie pittorica si presenta in patina, e l'immagine complessiva si legge bene sotto una vernice sporca e ingiallita. Al visibile il dipinto presenta consunzioni, con micro-cadute di colore, integrazioni pittoriche e abrasioni. All'esame della lampada di Wood la fluorescenza è intensa ed omogenea, rivela ulteriori restauri, ma a causa di essa non è possibile escludere ulteriori restauri precedenti. Il dipinto è foderato. Il condition report da noi fornito è da intendersi accurato e scrupoloso ma in ogni caso assolutamente parziale e non totalmente esaustivo poiché non eseguito in laboratori specializzati e con supporti tecnici specifici. A luce solare è visibile un fine craquelé rapportato all'epoca. Le misure della tela sono cm. 90 x 77. L’opera è impreziosita da una bella cornice lavorata (le misure della cornice sono cm. 117 x 104 x 5 ca., presenza difetti). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine."
PROVENIENZA: Coll. Privata Siciliana
PUBBLICAZIONE:
Inedito;
I MITI E IL TERRITORIO nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2025.
L’opera verrà spedito – in quanto fragile e di grande dimensioni – con cassa di legno e polistirolo o tramite trasportatore di fiducia. Nel caso di vendita al di fuori del territorio italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione delle pratiche di esportazione.
A causa delle festività, le spedizioni potrebbe ritardare nella consegna.
Il venditore si racconta
Da QUENTIN MASSYS
(Lovanio, 1466 – Anversa, 1530)
Ecce home
Olio su tela, cm. 90 x 77
Dimensioni cornice, cm. 117 x 104 x 5 ca.
NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Lecita Provenienza. Opera con cornice lavorata (difetti):
Presentiamo nel catalogo dell’asta un magnifico dipinto, realizzato con maestria, sebbene si tratti di una copia fedele dell’opera di Quentin Massys (Lovanio, 1465 ca. – Anversa, 1530), conservata al Palazzo ducale del MUVE (Fondazione Musei Civici Venezia) (olio su tavola cm. 96 x 75, 1529 ca., Inv. TS 2° p. n. 24 n. 376).
Come nell’originale, Gesù Cristo, prigioniero, viene mostrato al popolo da Ponzio Pilato. Ha le mani legate da una corda, trattenuta da un aguzzino alle sue spalle. La corona di spine gli ferisce il capo e la fronte. Il sangue corre copioso attraverso i capelli fino al petto. Indossa un mantello blu violaceo fermato al centro da un fermaglio a gioiello. Il perizoma bianco è drappeggiato con un nodo voluminoso sulla vita. Alla sua figura di uomo di dolore e di mite rassegnazione fanno da contraltare i volti dei carnefici, dalle espressioni caricate, brutali e violente. Il volto di Ponzio Pilato alla sua sinistra, invece, lascia trasparire il dubbio e l’esitazione, il dilemma insito nella scelta di condannare un uomo innocente. L’autore del dipinto è Quentin Messys, un artista fiammingo di grande fama attivo tra fine del XV e inizio del XVI secolo a Lovanio e Anversa. Messys ebbe il ruolo fondamentale di traghettare la tradizione tardomedievale verso il Rinascimento e fu uno dei primi artisti nordici a guardare l’arte italiana dell’epoca. In questo dipinto i volti riflettono le reazioni psicologiche dei personaggi a tal punto da dichiarare una evidente familiarità con le teste grottesche ideate da Leonardo da Vinci, con il quale Massys condivideva l’interesse rinascimentale per la fisiognomica. Oltre che per la caratterizzazione del volto dei suoi modelli, Massys si distingue anche per l’utilizzo di una raffinata retorica gestuale tramite una minuziosa descrizione delle mani e dei loro segni. Altri dettagli colpiscono l’attenzione, come l’originale invenzione del capitello della colonna sullo sfondo, che richiama la corona di spine come strumento del martirio di Cristo. La presenza di questo dipinto a Venezia è attestata già nel tardo Cinquecento tramite la presenza di copie antiche e testimonia il gusto in ambiente veneziano per questa tipologia di opere provenienti dal nord Europa, cui partecipano anche i tre capolavori di Jheronimus Bosch di collezione Grimani, oggi conservati alle Gallerie dell’Accademia.
Questo dipinto, verosimilmente attribuibile ad un seguace del pittore fiammingo, trova riscontri di notevoli similitudini iconografiche con l’opera originale del maestro fiammingo. Sebbene l’attribuzione resti cautamente ipotizzata, non si esclude una possibile partecipazione della veneta nella realizzazione di quest’opera.
In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali abbastanza discrete considerando l'epoca del dipinto, la superficie pittorica si presenta in patina, e l'immagine complessiva si legge bene sotto una vernice sporca e ingiallita. Al visibile il dipinto presenta consunzioni, con micro-cadute di colore, integrazioni pittoriche e abrasioni. All'esame della lampada di Wood la fluorescenza è intensa ed omogenea, rivela ulteriori restauri, ma a causa di essa non è possibile escludere ulteriori restauri precedenti. Il dipinto è foderato. Il condition report da noi fornito è da intendersi accurato e scrupoloso ma in ogni caso assolutamente parziale e non totalmente esaustivo poiché non eseguito in laboratori specializzati e con supporti tecnici specifici. A luce solare è visibile un fine craquelé rapportato all'epoca. Le misure della tela sono cm. 90 x 77. L’opera è impreziosita da una bella cornice lavorata (le misure della cornice sono cm. 117 x 104 x 5 ca., presenza difetti). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine."
PROVENIENZA: Coll. Privata Siciliana
PUBBLICAZIONE:
Inedito;
I MITI E IL TERRITORIO nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2025.
L’opera verrà spedito – in quanto fragile e di grande dimensioni – con cassa di legno e polistirolo o tramite trasportatore di fiducia. Nel caso di vendita al di fuori del territorio italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione delle pratiche di esportazione.
A causa delle festività, le spedizioni potrebbe ritardare nella consegna.

