Scuola neoclassica (XVIII-XIX) - Allegoria di Venezia
Nº 78155995
Scuola veneta (XVIII) - Veduta del Canal Grande, Venezia
Nº 78155995
Scuola veneta (XVIII) - Veduta del Canal Grande, Venezia
PITTORE VENETO DEL XVIII SECOLO
Cerchia di FRANCESCO ALBOTTO (Venezia, 1721 ca. – 1757)
Veduta del Canal Grande, Venezia
Olio su tela, cm. 60 x 75
Dimensione con cornice, cm. 73 x 88 x 6 ca.
NOTE: Opera non firmata. Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Lecita Provenienza. Opera con cornice dorata (difetti):
Proponiamo un’antica veduta veneziana raffigurante Veduta del Canal Grande. Si tratta di una suggestiva veduta di Venezia, con uno scorcio del Canal Grande animato dalle gondole durante il loro tragitto. Nella parte frontale della composizione è possibile ammirare la sfilata dei Palazzi settecenteschi della città laguna, mentre sull’altra riva, a destra dell’inquadratura, un piazzale con delle figure in prossimità del molo del canale.
Nel Settecento Venezia vive in campo artistico e culturale una seconda "età dell'oro". La veduta veneziana divenne un genere pittorico di grande successo, per soddisfare le esigenze di famiglie patrizie, di nobili, soprattutto inglesi e tedeschi, ma anche francesi, che visitavano la città nel corso del loro “Voyage d'Italie" (Venezia, Firenze, Roma, Napoli), e di coloro che pur non essendo mai stati a Venezia, intendevano decorare le loro residenze con vedute della Serenissima.
Accanto ad Antonio Canal ’il Canaletto’ (1697-1768), punta di diamante del vedutismo, un gran numero di artisti, attivi nella città lagunare, resero straordinaria questa stagione pittorica. Tra questi vanno ricordati Luca Carvelarijs, i Guardi, Francesco ed il figlio Giacomo, Vincenzo Chilone, Michele Marieschi, Francesco Tironi e Francesco Albotto.
Tradizionalmente attribuito al Maestro dei Paesaggi Correr, il carattere illustrativo e tecnico sembrano confermare il riferimento, tuttavia, al gruppo di opere ricondotte all'anonimo, altresì chiamato Maestro delle montagne azzurre, è spesso eterogeneo e non sempre coerente e per lo più noto per i suoi capricci. Molte opere di ancor questo anonimo autore sono state riconosciute ad Antonio Visentini o a Francesco Albotto (Venezia, 1721 ca. – 1757), a cui va accostato il dipinto proposto, per la tecnica pittorica tutta di tocco e impasto, con pennellate veloci e distese quasi d'istinto.
Incerta la sua data di nascita, risulta iscritto alla Fraglia dei pittori veneziani dal 1750 al 1756. Allievo di Michele Marieschi, alla morte di questi (1743) ne sposò la vedova, Angela Fontana. I caratteri peculiari della sua opera pittorica hanno trovato individuazione grazie a Rodolfo Pallucchini che nel 1971 reperì a New York, presso un antiquario, una Veduta di Palazzo Ducale firmata da lui. Al contrario del Marieschi, dotato di una fantasia prorompente e di una pennellata disinvolta, Francesco Albotto non riuscì quasi mai a fare a meno di appropriarsi di modelli creati da altri, utilizzando sovente sia le stampe dell'album Magnificentioris Selectioresque Venetiarum Prospectus, incise dal Marieschi, e di cui si preoccupò di curare la ristampa, sia quelle dell'Urbis Venetiarum Prospectus celebriores [...], incise da Antonio Visentini. Morì a Venezia, non ancora quarantenne, il 13 gennaio 1757.
Pertanto possiamo concludere, che il dipinto proposto è da collocare nella produzione dei una grande vedutista veneziano attivo nella cerchia di Albotto, senza escludere – con le dovute cautele per le scarse informazioni dell’opera – una diretta attribuzione del suo entourage, fermo restando che i caratteri generali dell'immagine, le cromie e la tipologia dell’opera sembrerebbero pertinenti alla maniera del maestro veneto.
In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali discrete considerando l'epoca del dipinto, la superficie pittorica si presenta in patina, ma nello stesso tempo sporca. Si notano – a luce di Wood – alcuni restauri sparsi (soprattutto sopra a destra, nel cielo) e qualche leggera svelatura e ossidazione della superficie pittorica, nulla comunque di veramente rilevante. A luce solare si notano piccoli caduti di colori sparse nella tela; inoltre è visibile un fine craquelé rapportato all'epoca. Il dipinto, inoltre, è reintelato e presenta lievi ritocchi di restauro e cadute di colore lungo i margini esterni dell'opera. Le misure della tela sono cm. 60 x 75. L’opera è incorniciato in una cornice dorata, e pertanto viene ceduto con la cornice (le misure della cornice sono cm. 73 x 88 x 6 ca., presenza difetti). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine."
Provenienza: Coll. privata
Pubblicazione:
Inedito;
I Miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, (in fase di stampa 2022).
Si garantisce, inoltre, un imballo accurato con cassa in legno esterno e pluriball/cartone/polistirolo interno (costo imballaggio € 100,00 circa) e spedizione tracciabile (€ 100,00 Italia). Per l’esportazione, l’opera è soggetto ad una richiesta di Attestato di Libera Circolazione (Comunità Europea) o Certificato di Esportazione (Trasporto Extra Comunitari), presso l’ufficio di esportazione (Soprintendenza del territorio) con i tempi e i costi gravati (€ 300/€800, tutto incluso: spedizione, imballaggio e partiche esportazioni).
La spedizione potrebbe ritardare di qualche giorno/settimana per motivi logistici ed amministrative.
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