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Ludovico Dorigny (1654-1742), attribuito a - Ercole e Onfale
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Ludovico Dorigny (1654-1742), attribuito a - Ercole e Onfale

Dipinto a tela ovale, cm 89 x 67,5, datato attorno al 1685 e perfettamente conservato, vestito da splendida cornice in legno intagliata e dorata d'epoca, cm 97 x 75,5. Il quadro è attribuito a Louis, o Ludovico, Dorigny (Parigi, 1654 – Verona, 19 ottobre 1742) ed è accompagnata da expertise del professor Ugo Ruggeri, nella quale lo storico dell'arte spiega dettagliatamente le derivazioni artistiche francisanti e veronesi del quadro del Dorigny e lo data comparandolo ad altre opere dell'epoca dello stesso pittore di origine parigina. Louis Dorigny nacque dal pittore Michel e da Giovanna Angelica Vouet, figlia di Simon Vouet, a Parigi il 14 giugno 1654; fu fratello del pittore Nicolas. La sua prima educazione artistica avvenne a Parigi, in un ambiente dominato da grandi decoratori, tra i quali certamente importante per il giovane Dorigny fu Charles Le Brun. Giovanissimo, il pittore venne a Roma, dove era già nel 1673 e dove probabilmente approfondì le sue esperienze a contatto con i grandi cicli pittorici barocchi. Passò poi in Umbria e nelle Marche, lasciando opere, purtroppo perdute o non rintracciate, a Gubbio e a Foligno. Nel 1678 arrivò a Venezia, dove si stabilì per qualche anno diventando subito celebre e ricercato. Egli divenne l'artista preferito delle ricche famiglie di recente nobiltà (Tron, Manin, Widmann, Zenobio), per le quali durante tutta la vita decorò palazzi e ville. Il trasferimento del Dorigny da Venezia a Verona deve certo essere messo in rapporto con il particolare clima artistico di questa città, dove le preferenze in campo pittorico andavano, fin dall'inizio del secolo, verso un linguaggio classicistico complesso nell'impaginazione compositiva, ma pacato ed elegante, anche nelle grandi opere decorative. Dal 1704 al 1706 il D. ritornò a Parigi, dove sperò invano di essere assunto all'Accademia; forse deluso da questo rifiuto, ritornò a Verona, dove invece la sua fama si consolidava sempre più. Morì a Verona il 29 nov. 1742. Il soggetto del quadro mostra una scena mitologica pregna di colorirmo veneto: "Ercole e Onfale". Mitica regina della Lidia, amata da Eracle (presso i Romani, Ercole), che l’oracolo di Delfi aveva costretto a diventare suo schiavo. In una versione romanzesca del mito e in un certo senso, con qualche variante, Eracle, in abiti femminili, fila la lana ai piedi della regina, la quale si è rivestita della pelle di leone dell’eroe e brandisce la sua clava. #riccardohometour

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Dipinto a tela ovale, cm 89 x 67,5, datato attorno al 1685 e perfettamente conservato, vestito da splendida cornice in legno intagliata e dorata d'epoca, cm 97 x 75,5.
Il quadro è attribuito a Louis, o Ludovico, Dorigny (Parigi, 1654 – Verona, 19 ottobre 1742) ed è accompagnata da expertise del professor Ugo Ruggeri, nella quale lo storico dell'arte spiega dettagliatamente le derivazioni artistiche francisanti e veronesi del quadro del Dorigny e lo data comparandolo ad altre opere dell'epoca dello stesso pittore di origine parigina.

Louis Dorigny nacque dal pittore Michel e da Giovanna Angelica Vouet, figlia di Simon Vouet, a Parigi il 14 giugno 1654; fu fratello del pittore Nicolas. La sua prima educazione artistica avvenne a Parigi, in un ambiente dominato da grandi decoratori, tra i quali certamente importante per il giovane Dorigny fu Charles Le Brun. Giovanissimo, il pittore venne a Roma, dove era già nel 1673 e dove probabilmente approfondì le sue esperienze a contatto con i grandi cicli pittorici barocchi. Passò poi in Umbria e nelle Marche, lasciando opere, purtroppo perdute o non rintracciate, a Gubbio e a Foligno. Nel 1678 arrivò a Venezia, dove si stabilì per qualche anno diventando subito celebre e ricercato. Egli divenne l'artista preferito delle ricche famiglie di recente nobiltà (Tron, Manin, Widmann, Zenobio), per le quali durante tutta la vita decorò palazzi e ville.
Il trasferimento del Dorigny da Venezia a Verona deve certo essere messo in rapporto con il particolare clima artistico di questa città, dove le preferenze in campo pittorico andavano, fin dall'inizio del secolo, verso un linguaggio classicistico complesso nell'impaginazione compositiva, ma pacato ed elegante, anche nelle grandi opere decorative.
Dal 1704 al 1706 il D. ritornò a Parigi, dove sperò invano di essere assunto all'Accademia; forse deluso da questo rifiuto, ritornò a Verona, dove invece la sua fama si consolidava sempre più.
Morì a Verona il 29 nov. 1742.

Il soggetto del quadro mostra una scena mitologica pregna di colorirmo veneto: "Ercole e Onfale". Mitica regina della Lidia, amata da Eracle (presso i Romani, Ercole), che l’oracolo di Delfi aveva costretto a diventare suo schiavo. In una versione romanzesca del mito e in un certo senso, con qualche variante, Eracle, in abiti femminili, fila la lana ai piedi della regina, la quale si è rivestita della pelle di leone dell’eroe e brandisce la sua clava.

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