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Boccaccio / Sansovino - Sopra le Diece Giornate del Decamerone di Boccaccio - 1542
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Boccaccio / Sansovino - Sopra le Diece Giornate del Decamerone di Boccaccio - 1542

RARA PRIMA EDIZIONE - IL DECAMERONE DI BOCCACCIO COMMENTATO DAL SANSOVINO Delle poche copie esistenti di quest'opera rara si conoscono diverse edizioni. La più antica è certamente questa, datata 1542 con l'emblema dello stampatore sul frontespizio. Un'altra fase è rappresentata da esemplari datati anch'essi 1542 ma privi dell'emblema dello stampatore. Seguono gli esemplari datati MDLIII (1543) in cui la terza "I" della data è stampata sopra il punto alla fine della data preesistente MDLII. (1542). Basso, pp. 73-74; Braida, p. 307; Edit16, CNCE 31531; IN VENDITA ONLINE UN'ED. SUCCESSIVA A 3.500 EURO CONTENTS Nella prima parte il Sansovino si avvale di Boccaccio per sviluppare soggetti tipici anche di Pietro Aretino (che fu amico del Sansovino) e per trasmettere alcune riflessioni autobiografiche. Nella seconda parte l'autore considera le idee del Sansovino sulla religione, interessanti per il loro rapporto con le tensioni religiose contemporanee. Si tratta di una raccolta di novantotto lettere indirizzate dal Sansovino a vari suoi corrispondenti. La struttura ricalca in modo evidente quella del Decameron: le lettere sono ripartite in libri a gruppi di dieci. L’opera rimane però incompiuta perché mancano le lettere corrispondenti alle ultime due novelle dell’opera boccacciana. Ogni lettera intrattiene un legame con la novella decameroniana sua omologa per collocazione strutturale. Tale legame è a volte più, a volte meno evidente, e non è sempre di ordine tematico: per esempio, a volte coinvolge il profilo del corrispondente epistolare piuttosto che il contenuto della lettera stessa. Ciascun libro (a parte il decimo incompiuto) è suggellato da una breve lettera dedicatoria. Uno degli aspetti più notevoli delle Lettere è la loro disponibilità a sfruttare gli spunti boccacciani per riprendere temi cari all’Aretino nonché per adattarli a riflessioni in chiave autobiografica. Non è un caso isolato nell’ambiente aretiniano: già occupandomi delle Cento novelle di Vincenzo Brusantini (1554), una riscrittura in ottava rima dell’intero Decameron, ho avuto modo di osservare come Boccaccio sia rimodulato in senso aretiniano ed autobiografico. Del resto, nelle Lettere sansoviniane spiccano le parole di aperta esaltazione dell’Aretino e gli inviti a leggere le sue Sei Giornate. Sansovino riprende la nota polemica aretiniana contro la corruzione delle corti, soffermandosi soprattutto sull’avarizia e sull’ingratitudine dei principi13. Sansovino svolge lunghe disquisizioni contro l’avarizia e l’avidità. La più interessante è la prima (corrispondente alla novella dell’avaro Guglielmo Borsiere), poiché Sansovino indirizza la lettera proprio all’Aretino, che è ai suoi occhi «l’imagine vera dell’istessa liberalità»14. Del resto, la fama della squisita ospitalità dell’Aretino era ampiamente diffusa a Venezia. Sansovino riconduce l’avarizia all’ignoranza. Essa è tanto nefasta che «di magnanimo fa che l’uomo diventi vile e sanz’animo». L’esaltazione dell’importanza dell’eloquenza è una costante nelle opere del Sansovino: trova espressione non solo nelle Lettere (si veda il vistoso esempio della lettera finale), ma salta agli occhi perfino nei dialoghi sull’amore, specie se li esaminiamo in rapporto ad opere consimili di altri autori. Fra fervori aretiniani e inquietudini religiose, le Lettere sansoviniane si presentano come un affascinante caleidoscopio dei molteplici interessi e delle vivaci passioni di un giovane di talento, sullo sfondo stimolante e magmatico della Venezia di metà Cinquecento. CONDITION REPORT Marca tipografica al frontespizio, e al colophon, che rappresenta S. Giorgio e il Drago. Macchie e piccoli rinforzi al margine delle prime due pagine. Pergamena floscia coeva, titolo manoscritto al dorso e al taglio inferiore resti dei lacci originali segni di usura. Pp. (2); 10nn. 166; (2). FULL TITLES & AUTHORS Le lettere di M. Francesco Sansovino sopra le diece giornate del Decamerone di M. Giovanni Boccaccio In Venetia, Venturino Ruffinelli, 1542 Sansovino Francesco REFERENCES Basso, pp. 73-74; Braida, p. 307; Edit16, CNCE 31531; Quondam, p. 279; J. Bonfadio, Le Lettere e una scrittura burlesca, A. Greco, ed., (Roma, 1978), passim; J. Cartwright, Baldassarre Castiglione the Perfect Courtier: his Life and Letters, (London, 1908), II, pp. 354-355; V. Colonna, Carteggio, G. Müller & E. Ferrero, eds., (Torino, 1892), passim; G. Guidiccioni, Lettere, M.T. Graziosi, ed., (Roma, 1979), p. 37; P. Trovato, Intorno al testo e alla cronologia delle ‘Lettere' di Jacopo Bonfadio, in: “Studi e problemi di critica testuale”, 20, 1980, pp. 29-60.

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Delle poche copie esistenti di quest'opera rara si conoscono diverse edizioni. La più antica è certamente questa, datata 1542 con l'emblema dello stampatore sul frontespizio. Un'altra fase è rappresentata da esemplari datati anch'essi 1542 ma privi dell'emblema dello stampatore. Seguono gli esemplari datati MDLIII (1543) in cui la terza "I" della data è stampata sopra il punto alla fine della data preesistente MDLII. (1542).
Basso, pp. 73-74; Braida, p. 307; Edit16, CNCE 31531;
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CONTENTS
Nella prima parte il Sansovino si avvale di Boccaccio per sviluppare soggetti tipici anche di Pietro Aretino (che fu amico del Sansovino) e per trasmettere alcune riflessioni autobiografiche. Nella seconda parte l'autore considera le idee del Sansovino sulla religione, interessanti per il loro rapporto con le tensioni religiose contemporanee.
Si tratta di una raccolta di novantotto lettere indirizzate dal Sansovino a vari suoi corrispondenti. La struttura ricalca in modo evidente quella del Decameron: le lettere sono ripartite in libri a gruppi di dieci. L’opera rimane però incompiuta perché mancano le lettere corrispondenti alle ultime due novelle dell’opera boccacciana. Ogni lettera intrattiene un legame con la novella decameroniana sua omologa per collocazione strutturale. Tale legame è a volte più, a volte meno evidente, e non è sempre di ordine tematico: per esempio, a volte coinvolge il profilo del corrispondente epistolare piuttosto che il contenuto della lettera stessa. Ciascun libro (a parte il decimo incompiuto) è suggellato da una breve lettera dedicatoria. Uno degli aspetti più notevoli delle Lettere è la loro disponibilità a sfruttare gli spunti boccacciani per riprendere temi cari all’Aretino nonché per adattarli a riflessioni in chiave autobiografica.

Non è un caso isolato nell’ambiente aretiniano: già occupandomi delle Cento novelle di Vincenzo Brusantini (1554), una riscrittura in ottava rima dell’intero Decameron, ho avuto modo di osservare come Boccaccio sia rimodulato in senso aretiniano ed autobiografico. Del resto, nelle Lettere sansoviniane spiccano le parole di aperta esaltazione dell’Aretino e gli inviti a leggere le sue Sei Giornate. Sansovino riprende la nota polemica aretiniana contro la corruzione delle corti, soffermandosi soprattutto sull’avarizia e sull’ingratitudine dei principi13. Sansovino svolge lunghe disquisizioni contro l’avarizia e l’avidità.

La più interessante è la prima (corrispondente alla novella dell’avaro Guglielmo Borsiere), poiché Sansovino indirizza la lettera proprio all’Aretino, che è ai suoi occhi «l’imagine vera dell’istessa liberalità»14. Del resto, la fama della squisita ospitalità dell’Aretino era ampiamente diffusa a Venezia. Sansovino riconduce l’avarizia all’ignoranza. Essa è tanto nefasta che «di magnanimo fa che l’uomo diventi vile e sanz’animo». L’esaltazione dell’importanza dell’eloquenza è una costante nelle opere del Sansovino: trova espressione non solo nelle Lettere (si veda il vistoso esempio della lettera finale), ma salta agli occhi perfino nei dialoghi sull’amore, specie se li esaminiamo in rapporto ad opere consimili di altri autori.
Fra fervori aretiniani e inquietudini religiose, le Lettere sansoviniane si presentano come un affascinante caleidoscopio dei molteplici interessi e delle vivaci passioni di un giovane di talento, sullo sfondo stimolante e magmatico della Venezia di metà Cinquecento.

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Marca tipografica al frontespizio, e al colophon, che rappresenta S. Giorgio e il Drago. Macchie e piccoli rinforzi al margine delle prime due pagine. Pergamena floscia coeva, titolo manoscritto al dorso e al taglio inferiore resti dei lacci originali segni di usura. Pp. (2); 10nn. 166; (2).

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Le lettere di M. Francesco Sansovino sopra le diece giornate del Decamerone di M. Giovanni Boccaccio
In Venetia, Venturino Ruffinelli, 1542
Sansovino Francesco

REFERENCES
Basso, pp. 73-74; Braida, p. 307; Edit16, CNCE 31531; Quondam, p. 279; J. Bonfadio, Le Lettere e una scrittura burlesca, A. Greco, ed., (Roma, 1978), passim; J. Cartwright, Baldassarre Castiglione the Perfect Courtier: his Life and Letters, (London, 1908), II, pp. 354-355; V. Colonna, Carteggio, G. Müller & E. Ferrero, eds., (Torino, 1892), passim; G. Guidiccioni, Lettere, M.T. Graziosi, ed., (Roma, 1979), p. 37; P. Trovato, Intorno al testo e alla cronologia delle ‘Lettere' di Jacopo Bonfadio, in: “Studi e problemi di critica testuale”, 20, 1980, pp. 29-60.

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