Naïck Gilgert (1933) - Boerderij
Nº 83215755
Ivan Michailovic Karpov (1898-1970) - Donne alla Campagna - NO RESERVE
Nº 83215755
Ivan Michailovic Karpov (1898-1970) - Donne alla Campagna - NO RESERVE
Importante dipinto da collezione di
Ivan Michailovic Karpov (Novočerkassk 1898 - Milano 1970) O Karpoff
“ Donne alla campagna “
Olio su tela 90 x 70 cm in cornice coeva in legno e oro (70/50 tela)
Periodo: anni ‘50 - firmato a mano
Opera autentica con certificato di autenticità a norma di legge
Giunto a Milano nel 1925, fino al 1929 frequenta sotto la guida di Ambrogio Antonio Alciati la Scuola di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Qui, nel corso degli studi, vince il premio Bozzi Caimi e ottiene la borsa di studio Enrico Mazzola. Sin dagli anni Trenta espone in mostre collettive e personali in diverse città d’Italia, tra cui Chiavari, Livorno, Vicenza, dove si fa apprezzare per la sua pittura orientata verso un verismo impressionistico italiano di fine Ottocento, con una particolare predilezione per il paesaggismo e il ritratto. A Milano le sue personali presso la Galleria Geri, allestite tra il 1938 e il 1941, riscuotono un discreto consenso tra i critici. Di Karpoff viene rilevata la capacità di unire una sensibilità tipicamente slava a temi e linguaggi pittorici specificatamente italiani, seppur solo superficialmente assimilati dal nostro:
Questo russo può dirsi oggi italiano, e quindi anche la sua arte mostra molti accenti italiani, ed anzi ostenta velleità di pittoricismo lombardo… (L. B., Karpoff, in “L’Ambrosiano”, 9 marzo 1940)
Il Karpoff continua il suo lavoro, rivolto a una pittura eminentemente impressionistica che s’intrattiene con facilità e con gusto intorno al paesaggio. (D. B., Artisti che espongono, in “La Sera”, 11 marzo 1940)
Alla mostra il pittore si presenta onesto e modesto, epigono dei maestri della sua patria, che hanno avuto per capo e maestro Isacco Levitan […]. Il Karpoff, come manca della maestria del caposcuola, così s’ è impossessato – con superficie – di altri linguaggi pittorici, quasi tutti italiani. Nel modo col quale dipinge, per esempio, La barca sulla laguna, quadro ricco di effetti di luce, giocati su tranquille gamme di grigi argentei di cielo e d’acque, non solo ricorda i maestri russi, ma, con una cotal abilità in superficie, con una garbata «apparenza» di pittura documentatrice s’avvicina al filone della paesistica lombardo-piemontese del Gignous e del primissimo Bazzaro, da lui osservata è studiata con sufficiente buona volontà. (E. Z., Un pittore russo che predilige Bussoleno, in “La Gazzetta del popolo”, 29 marzo 1941)
Questi quadri elegantemente descritti, dipinti con facilità e bravura, potrebbero essere firmati da un paesista italiano fine Ottocento: forse soltanto nella mossa profondità dei cieli, nello spaziare delle lontananze, nel senso di solitudine che volentieri aleggia sulle pianure, vibra un ricordo dell’insopprimibile romanticismo slavo. (mar. ber., Un pittore russo, in “La Stampa”, 29 marzo 1941)
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