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Giovanni Bartolena  (1866 – 1942) - Natura morta - NO RESERVE
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Giovanni Bartolena (1866 – 1942) - Natura morta - NO RESERVE

GIOVANNI BARTOLENA (Livorno, 1866 – 1942) Natura morta Olio su tavola, 39 x 40,5 Firmato ‘GIOV. BARTOLENA” in basso a destra Dimensione cornice, cm. 58 x 58 x 4 ca. NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Opera firmata in basso a destra. Sul verso: etichetta di provenienza “Galleria del Quadrifoglio - Palermo”. Collezione Siciliana. Certificato di Garanzia e Lecita Provenienza. Opera con cornice in legno e dorata (difetti): Questa pregevole, proveniente da una collezione siciliana e incentrata sulle figure delle nature morte, e fa parte – senza alcun dubbio – al valente pittore livornese Giovanni Bartolena (Livorno, 1866 – 1942). Nato a Livorno da famiglia benestante, Giovanni Bartolena apprende i rudimenti del mestiere dallo zio Cesare, autore di quadri di battaglie e ritratti. Nel 1886 si trasferisce a Firenze, con l’intento di proseguire la sua formazione alla Scuola Libera del Nudo, sotto la guida di Giovanni Fattori, proposito trascurato a favore di un’intensa e dispendiosa vita sociale, che lo allontana dagli studi accademici. Esordisce al pubblico solo nel 1892, alla Promotrice di Torino; nello stesso periodo stringe amicizia con Signorini, Lega ed altri frequentatori del Caffè Michelangelo di Firenze. Negli anni successivi invia opere alle esposizioni di Firenze e, nel 1896, partecipa con “Cavallo morto” alla Prima Esposizione Triennale d’Arte a Torino. Decide quindi, in seguito a dissesti finanziari, di dedicarsi seriamente all’attività di pittore. Nel 1898 si trasferisce a Marsiglia ma, viste le sempre più precarie possibilità di sostentamento, dopo sei mesi decide di tornare in Italia. Si stabilisce prima a Lucca, poi a Firenze, dove rimane fino allo scoppio della Prima guerra mondiale. Nel 1915 è in Versilia, a Fossa dell’Abate, ospite dell’amico Plinio Nomellini; nel 1917 Paolo Fabbrini, direttore del Corriere di Livorno, diventa suo mecenate consentendogli, per circa tre anni, condizioni di vita migliori. Nel 1919 si stabilisce definitivamente a Livorno ed avvia un’intensa stagione creativa, segnata dalla produzione di nature morte, vasi di fiori, paesaggi. Nel 1925 avviene un nuovo incontro fortunato, con il mercante di tessuti livornese Luciano Cassuto, che diviene suo mecenate e lo incoraggia a lavorare con maggiore fiducia. È lo stesso Cassuto ad organizzare la prima personale dell’artista, allestita alla Galleria L’Esame di Milano tra dicembre 1926 e gennaio 1927 e accolta favorevolmente dalla critica, in particolare da Carlo Carrà, che ne scrive sulle colonne de L’Ambrosiano. Nel medesimo anno Bartolena espone anche a Bottega d’Arte a Livorno e al Circolo di Cultura di Bologna. Nel 1929, stanco della ripetitività imposta da un’attività costante di produzione e vendita, si separa da Cassuto, pur continuando ad esporre: nel 1930 alla Biennale di Venezia, l’anno successivo alla Quadriennale romana. A metà anni Trenta inizia a riscuotere un certo successo commerciale, ma muore pochi anni dopo, all’ospedale di Livorno. La tavola qui in oggetto, è realizzata con la corposità grumosa del colore in rilievo, pastoso nella sua stesura per “macchie”, capace di cogliere le bellezze abbaglianti rappresentati dalla nature morte, posti e descritte in maniera lirica, con la visione degli oggetti ove si assiste all’esaltazione incondizionata di una pittura tutta luce e colore, emblema mistificante di un territorio come Livorno. Il dipinto è firmato in basso a sinistra “GIOV. BARTOLENA” e sul verso reca un’etichetta di provenienza “Galleria del Quadrifoglio - Palermo”. L’opera è caratterizzata da una perfetta padronanza sia della forma che della tecnica, con una buona dose d'idealismo ed impressionismo. Opera di buona qualità pittorica e cura dei dettagli. Stato di conservazione buono, la superficie pittorica mostra una vernice in patina, inoltre, si notano a luce solare radente le caratteristiche del colore steso e dell’andamento della pennellata, come: rilievo, direzione, curvatura. Le misure della tavola sono cm. 39 x 40,5. Il dipinto risulta impreziosita da una cornice coeva (?) in legno e dorata (dimensione cm. 58 x 58 x 4 ca., presenza difetti). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine." Provenienza: Coll. privata Siciliana Pubblicazione:  I Miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024. Nel caso di vendita al di fuori del territorio italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione delle pratiche di esportazione.

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GIOVANNI BARTOLENA
(Livorno, 1866 – 1942)
Natura morta
Olio su tavola, 39 x 40,5
Firmato ‘GIOV. BARTOLENA” in basso a destra
Dimensione cornice, cm. 58 x 58 x 4 ca.


NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Opera firmata in basso a destra. Sul verso: etichetta di provenienza “Galleria del Quadrifoglio - Palermo”. Collezione Siciliana. Certificato di Garanzia e Lecita Provenienza. Opera con cornice in legno e dorata (difetti):

Questa pregevole, proveniente da una collezione siciliana e incentrata sulle figure delle nature morte, e fa parte – senza alcun dubbio – al valente pittore livornese Giovanni Bartolena (Livorno, 1866 – 1942).
Nato a Livorno da famiglia benestante, Giovanni Bartolena apprende i rudimenti del mestiere dallo zio Cesare, autore di quadri di battaglie e ritratti. Nel 1886 si trasferisce a Firenze, con l’intento di proseguire la sua formazione alla Scuola Libera del Nudo, sotto la guida di Giovanni Fattori, proposito trascurato a favore di un’intensa e dispendiosa vita sociale, che lo allontana dagli studi accademici.
Esordisce al pubblico solo nel 1892, alla Promotrice di Torino; nello stesso periodo stringe amicizia con Signorini, Lega ed altri frequentatori del Caffè Michelangelo di Firenze. Negli anni successivi invia opere alle esposizioni di Firenze e, nel 1896, partecipa con “Cavallo morto” alla Prima Esposizione Triennale d’Arte a Torino. Decide quindi, in seguito a dissesti finanziari, di dedicarsi seriamente all’attività di pittore. Nel 1898 si trasferisce a Marsiglia ma, viste le sempre più precarie possibilità di sostentamento, dopo sei mesi decide di tornare in Italia. Si stabilisce prima a Lucca, poi a Firenze, dove rimane fino allo scoppio della Prima guerra mondiale. Nel 1915 è in Versilia, a Fossa dell’Abate, ospite dell’amico Plinio Nomellini; nel 1917 Paolo Fabbrini, direttore del Corriere di Livorno, diventa suo mecenate consentendogli, per circa tre anni, condizioni di vita migliori. Nel 1919 si stabilisce definitivamente a Livorno ed avvia un’intensa stagione creativa, segnata dalla produzione di nature morte, vasi di fiori, paesaggi. Nel 1925 avviene un nuovo incontro fortunato, con il mercante di tessuti livornese Luciano Cassuto, che diviene suo mecenate e lo incoraggia a lavorare con maggiore fiducia. È lo stesso Cassuto ad organizzare la prima personale dell’artista, allestita alla Galleria L’Esame di Milano tra dicembre 1926 e gennaio 1927 e accolta favorevolmente dalla critica, in particolare da Carlo Carrà, che ne scrive sulle colonne de L’Ambrosiano. Nel medesimo anno Bartolena espone anche a Bottega d’Arte a Livorno e al Circolo di Cultura di Bologna. Nel 1929, stanco della ripetitività imposta da un’attività costante di produzione e vendita, si separa da Cassuto, pur continuando ad esporre: nel 1930 alla Biennale di Venezia, l’anno successivo alla Quadriennale romana. A metà anni Trenta inizia a riscuotere un certo successo commerciale, ma muore pochi anni dopo, all’ospedale di Livorno.
La tavola qui in oggetto, è realizzata con la corposità grumosa del colore in rilievo, pastoso nella sua stesura per “macchie”, capace di cogliere le bellezze abbaglianti rappresentati dalla nature morte, posti e descritte in maniera lirica, con la visione degli oggetti ove si assiste all’esaltazione incondizionata di una pittura tutta luce e colore, emblema mistificante di un territorio come Livorno.
Il dipinto è firmato in basso a sinistra “GIOV. BARTOLENA” e sul verso reca un’etichetta di provenienza “Galleria del Quadrifoglio - Palermo”.
L’opera è caratterizzata da una perfetta padronanza sia della forma che della tecnica, con una buona dose d'idealismo ed impressionismo.
Opera di buona qualità pittorica e cura dei dettagli. Stato di conservazione buono, la superficie pittorica mostra una vernice in patina, inoltre, si notano a luce solare radente le caratteristiche del colore steso e dell’andamento della pennellata, come: rilievo, direzione, curvatura. Le misure della tavola sono cm. 39 x 40,5. Il dipinto risulta impreziosita da una cornice coeva (?) in legno e dorata (dimensione cm. 58 x 58 x 4 ca., presenza difetti). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine."

Provenienza: Coll. privata Siciliana

Pubblicazione:
 I Miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024.

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