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Scuola italiana (XIX) - Veduta del Colosseo e dell'Arco di Costantino
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Scuola italiana (XIX) - Veduta del Colosseo e dell'Arco di Costantino

XIX secolo Veduta del Colosseo e dell’Arco di Costantino (2) Olio su tela, cm 56 x 92 Con cornice, cm 65 x 102 Rifacendosi alla tradizione delle vedute da Grand Tour l’artista della presente tela vuole restituire uno scorcio del foro romano nel corso del XIX secolo, quando una gran parte delle testimonianze archeologiche erano ancora interrate. Difatti, prima degli scavi, l’intera area veniva conosciuta come Campo Vaccino, una zona adibita prettamente al pascolo di pecore e mucche. Qualcosa cambiò, però, già all’inizio dell’Ottocento, con la dominazione francese a Roma, con cui si cominciò a scavare per riportare alla luce quel tesoro che è l’eredità storica ed archeologica dell’Urbe. Con l’inizio del ’900 inizia la vera era degli scavi archeologici nel foro con figure come Ridolfo Lanciani (pioniere dell’archeologia romana) e Giacomo Boni, grandissimo e geniale archeologo che dedicò praticamente tutta la sua vita al Foro Romano ed all’area circostante. L'Anfiteatro Flavio, più conosciuto come Colosseo, rappresenta l'emblema di Roma antica, svettando come un colosso di pietra nella memoria collettiva. La sua fama supera di gran lunga quella di qualsiasi altro monumento della città eterna, emergendo non solo come vestigia di un passato glorioso, ma come simbolo tangibile dell'ideologia imperiale. La costruzione del Colosseo, chiamato con questo nome per via di una colossale statua di Nerone che sorgeva nelle vicinanze, iniziata sotto l'imperatore Vespasiano nel 70 d.C., venne completata da suo figlio Tito nell'80 d.C. con l'inaugurazione ufficiale avvenuta il 21 aprile. Ulteriori modifiche furono apportate durante il regno di Domiziano nel 90 d.C., consolidando la struttura e ampliandone la magnificenza. Simbolo dei fasti dell’impero, l’Anfiteatro ha cambiato nei secoli il proprio volto e la propria funzione, offrendosi come spazio strutturato ma aperto alla comunità romana. Nel 438 con l’abolizione dei giochi gladiatori per volere di Valentiniano III l’anfiteatro subisce un lento e progressivo declino tanto da essere utilizzato nel Medioevo e nel Rinascimento come cava di materiali, utilizzati anche per la costruzione della Basilica di San Pietro, e come ricovero per animali e sede per laboratori artigianali e abitazioni, mentre lungo è il processo della sua cristianizzazione. Non si può parlare del Colosseo senza citare l’Arco di Costantino, che dal 315 lo affianca. Costruito per commemorare la vittoria di Costantino su Massenzio, avvenuta il 28 ottobre del 312 d.C nella battaglia di Ponte Milvio, fu realizzato riutilizzando in parte materiali ed elementi architettonici provenienti da monumenti imperiali più antichi, appartenuti alle età di Traiano, Adriano e Marco Aurelio. L’arco si presenta a tre fornici: quello centrale, più ampio, riporta una ricca decorazione a rilievo su tutti i lati. Al di sopra degli archi minori, sono narrate le imprese di Costantino nella campagna contro Massenzio. Più in alto, nei tondi di età adrianea, sono rappresentate scene di caccia e di sacrificio. Nell’attico, si stagliano otto statue di Daci, provenienti dal Foro di Traiano, che fiancheggiano la lunga iscrizione e i grandi pannelli del periodo di Marco Aurelio, con episodi della guerra germanica. Le basi delle colonne corinzie sono decorate con figure allegoriche. La cornice è fornita in omaggio, di conseguenza non può essere motivo di reso o reclamo. Per i dipinti acquistati all'estero: dopo il pagamento verrà avviata la procedura per ottenere la licenza di esportazione (ALC). Tutti i pezzi d'antiquariato inviati all'estero dall'Italia hanno bisogno di questo documento, rilasciato dal Ministro dei Beni Culturali. La procedura potrebbe richiedere da 3 a 5 settimane dalla richiesta, quindi, non appena avremo il documento verrà spedito il dipinto. #Legrandtour

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XIX secolo
Veduta del Colosseo e dell’Arco di Costantino
(2) Olio su tela, cm 56 x 92
Con cornice, cm 65 x 102

Rifacendosi alla tradizione delle vedute da Grand Tour l’artista della presente tela vuole restituire uno scorcio del foro romano nel corso del XIX secolo, quando una gran parte delle testimonianze archeologiche erano ancora interrate. Difatti, prima degli scavi, l’intera area veniva conosciuta come Campo Vaccino, una zona adibita prettamente al pascolo di pecore e mucche. Qualcosa cambiò, però, già all’inizio dell’Ottocento, con la dominazione francese a Roma, con cui si cominciò a scavare per riportare alla luce quel tesoro che è l’eredità storica ed archeologica dell’Urbe. Con l’inizio del ’900 inizia la vera era degli scavi archeologici nel foro con figure come Ridolfo Lanciani (pioniere dell’archeologia romana) e Giacomo Boni, grandissimo e geniale archeologo che dedicò praticamente tutta la sua vita al Foro Romano ed all’area circostante.
L'Anfiteatro Flavio, più conosciuto come Colosseo, rappresenta l'emblema di Roma antica, svettando come un colosso di pietra nella memoria collettiva. La sua fama supera di gran lunga quella di qualsiasi altro monumento della città eterna, emergendo non solo come vestigia di un passato glorioso, ma come simbolo tangibile dell'ideologia imperiale.
La costruzione del Colosseo, chiamato con questo nome per via di una colossale statua di Nerone che sorgeva nelle vicinanze, iniziata sotto l'imperatore Vespasiano nel 70 d.C., venne completata da suo figlio Tito nell'80 d.C. con l'inaugurazione ufficiale avvenuta il 21 aprile. Ulteriori modifiche furono apportate durante il regno di Domiziano nel 90 d.C., consolidando la struttura e ampliandone la magnificenza. Simbolo dei fasti dell’impero, l’Anfiteatro ha cambiato nei secoli il proprio volto e la propria funzione, offrendosi come spazio strutturato ma aperto alla comunità romana. Nel 438 con l’abolizione dei giochi gladiatori per volere di Valentiniano III l’anfiteatro subisce un lento e progressivo declino tanto da essere utilizzato nel Medioevo e nel Rinascimento come cava di materiali, utilizzati anche per la costruzione della Basilica di San Pietro, e come ricovero per animali e sede per laboratori artigianali e abitazioni, mentre lungo è il processo della sua cristianizzazione.
Non si può parlare del Colosseo senza citare l’Arco di Costantino, che dal 315 lo affianca. Costruito per commemorare la vittoria di Costantino su Massenzio, avvenuta il 28 ottobre del 312 d.C nella battaglia di Ponte Milvio, fu realizzato riutilizzando in parte materiali ed elementi architettonici provenienti da monumenti imperiali più antichi, appartenuti alle età di Traiano, Adriano e Marco Aurelio.
L’arco si presenta a tre fornici: quello centrale, più ampio, riporta una ricca decorazione a rilievo su tutti i lati. Al di sopra degli archi minori, sono narrate le imprese di Costantino nella campagna contro Massenzio. Più in alto, nei tondi di età adrianea, sono rappresentate scene di caccia e di sacrificio. Nell’attico, si stagliano otto statue di Daci, provenienti dal Foro di Traiano, che fiancheggiano la lunga iscrizione e i grandi pannelli del periodo di Marco Aurelio, con episodi della guerra germanica. Le basi delle colonne corinzie sono decorate con figure allegoriche.

La cornice è fornita in omaggio, di conseguenza non può essere motivo di reso o reclamo.

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