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La Permanente Cantu - Ilmari Tapiovaara - Étkező szék (4) - Bőr, Fa
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La Permanente Cantu - Ilmari Tapiovaara - Étkező szék (4) - Bőr, Fa

Ilmari Tapiovaara (1914-1999) è un celebre architetto d’interni e designer finlandese. Ilmari Tapiovaara si laureò nel 1937 come architetto d’interni presso il Dipartimento di Design del Mobile della Scuola Centrale di Arti e Mestieri. Dopo la laurea, visitò la Fiera Mondiale di Parigi e durante il suo soggiorno gli fu offerto un lavoro come assistente presso l’ufficio di Le Corbusier, dove lavorò per sei mesi. Fu premiato con un totale di sei Medaglie d’Oro alla Triennale di Milano nelle edizioni del 1951, 1954, 1957, 1960 e 1964. Ricevette anche il Premio Good Design Award a Chicago nel 1951, la medaglia Pro Finlandia nel 1959, il Premio di Design dello Stato Finlandese nel 1971 e il Premio Furniture Prize della SIO Interior Architects’ Association of Finland nel 1990. Set di 4 sedie con struttura in legno di faggio e rivestimento in cuoio naturale a forte spessore . Il lotto si presenta in buone condizioni d'uso. Le strutture sono solide ed integre e la verniciatura ancora brllante. Il rivestimento in cuoio ancora integro e robusto con solo lievi segni d'uso e con aloni che lo rendono ancor più affascinante, come solo la pelle di qualità sa trasmettere. Il rivestimento in cuoio sotto alla seduta è accoppiato ad una strato di cartone che presenta qualche screpolatura, senza influire per nulla sulla robustezza della seduta. Dimensioni sedia: Altezza 93 Larghezza55 Profondità 48 La nostra società ORVETT offre l'assicurazione sulla spedizione per destinazione Europa Per la spedizione "resto del mondo" il costo è indicativo. Formuleremo un preventivo ad asta conclusa secondo la destinazione. L’Esposizione Permanente Mobili nasce nel luglio del 1893, per iniziativa di alcuni fabbricanti di mobili, desiderosi di sottrarsi al condizionamento dei commercianti del settore. Pensavano che, accorciare la filiera fra produzione e consumatore finale e tagliare i costi commerciali e di intermediazione ad essa connessi, fosse un’operazione utile non solo per aumentare i loro margini di profitto ma anche per contenere i prezzi praticati al cliente. Riuscire ad instaurare un rapporto diretto col mercato, peraltro, era anche un sistema che avrebbe loro permesso di conoscere direttamente ed in anticipo il variare del gusto dei consumatori ed allo stesso tempo di liberare l’estro e la perizia tecnica di cui già avevano dato prova. Se al suo primo apparire “La Permanente” ebbe soci, dimensioni e scopi modesti, ben presto molti ne intuirono le grandi potenzialità commerciali e l’idea conquistò un numero sempre maggiore di produttori. Infatti nel 1897 i soci erano già settanta e, nel corso dell’anno successivo, divennero ottantasei. La Società Umanitaria, in un suo studio sull’economia della Brianza dell’epoca, non mancò di sottolinearlo rilevando come l’organizzazione canturina fosse “…un germe di avvenire felicissimo…”. L’iniziativa continuò ad avere un successo strepitoso dal punto di vista commerciale cosicché i soci continuarono ad aumentare per tutti i successivi vent’anni al punto che i locali della mostra, inizialmente ospitata in un edificio della proprietà Salterio, non furono più sufficienti a soddisfare le necessità di spazio ed i soci decisero di costruire un nuovo edificio capace di accoglierli tutti. Venne così acquistato un terreno prospiciente piazza Garibaldi, fra via Corbetta e via Volta, ed il 28 maggio 1927 il re Vittorio Emanuele III, accolto dal podestà Gino Marelli, posò la prima pietra del nuovo fabbricato. Nel periodo della dittatura l’economia canturina, e con essa la “Permanente”, soffrì molto per le scellerate scelte economiche del regime. Dapprima fu il raggiungimento di “quota 90” (il cambio fu portato d’imperio a 90 lire per una sterlina) che ebbe come conseguenza immediata il fallimento della più grande fabbrica di mobili di quel periodo, fortemente esposta verso l’Inghilterra, suo principale mercato di esportazione. Successivamente si dovettero affrontare gli effetti della grande crisi del ’29, che in realtà a Cantù si manifestarono soprattutto all’inizio degli anni Trenta e che determinarono il fallimento o la rovina di tanti piccoli produttori. Infine l’autarchia, le guerre d’Africa e le tristissime vicende della Seconda Guerra Mondiale determinarono un impoverimento del tessuto economico cittadino come mai prima d’allora. Tuttavia già nei primi anni del dopo guerra le esigenze indotte dalla necessità di ricostruire una grande città come Milano determinarono la creazione di un mercato regionale che non poteva non trovare in Cantù e nella “Permanente” quel grande emporio e quella grande capacità di fornire mobili, arredamento e suppellettili per la casa che erano necessari. Il sindaco Inganni, con l’obiettivo da un lato di stimolare localmente nuove iniziative economiche e dall’altro di cogliere questa opportunità e contribuire alla ricostruzione, immediatamente dopo la Liberazione, propose e bandì un concorso per la progettazione e la produzione di mobili economici a basso costo sotto l’egida dell’amministrazione comunale. Gli anni Cinquanta e Sessanta furono un periodo di grande vitalità, di grande espansione e di grandi stimoli: nacquero nuove iniziative, si affermò l’industrial design, furono introdotte nuove tecniche di produzione, si “inventò” la Selettiva del mobile, un concorso internazionale per la progettazione e la produzione di nuovi modelli di mobili. La “Permanente” ed i suoi soci, come è facile comprendere, furono protagonisti e parte attiva di tutte queste iniziative che servirono ad assecondare lo sviluppo economico. E furono anche gli anni in cui i soci della “Permanente”, che nel frattempo divennero ancora più numerosi e non potevano essere tutti accolti nel vecchio edificio, decisero di costruire un secondo palazzo da adibire ad esposizione. Su progetto di Renato Radici venne così realizzato il palazzo nuovo della “Permanente” in un’area, anch’essa affacciata su piazza Garibaldi, fra via Manzoni e via Rebecchino. L’architetto Radici, fra l’altro, fece disegnare e realizzare il pavimento a mosaico del piano terreno del palazzo ad un ancor giovane Lucio Fontana. Ma è anche in questo periodo che si cominciarono ad intravvedere i primi sintomi della crisi del modello “Permanente”. Il mercato da regionale si trasformò in nazionale ed il modo tradizionale di proporre la vendita “su attesa del cliente”, che aveva così ben funzionato sino ad allora, diventò carente ed incapace di cogliere le nuove opportunità di una clientela che non era così vicina da potersi permettere di visitare i palazzi al centro della città per acquistare ed era sempre più esigente in fatto di “servizi” collaterali alla vendita. Le aziende canturine si adeguarono a queste nuove necessità e si dotarono di proprie ed autonome reti di vendita composte da agenti e rappresentanti che agivano direttamente ed autonomamente sul territorio nazionale. Le vendite fatte attraverso le tradizionali strutture espositive come la “Permanente” diventarono sempre più occasionali e residuali. Negli anni Settanta il mercato da nazionale diventò internazionale e la “Permanente”, così come le altre tradizionali organizzazioni espositive di Cantù, misero in campo qualche tentativo per riprendere il loro tradizionale ruolo di “traino” per la vendita. D’altro canto la maggior parte delle aziende associate non aveva un’organizzazione adeguata a vendere sul mercato mondiale: problemi di lingua, di regolamentazione doganale, di gestione del rischio commerciale e di cambio, di organizzazione del trasporto oltre che di conoscenza degli intermediari di vendita, le spinsero a cercare un adeguato supporto nelle loro tradizionali organizzazioni collettive come la “Permanente” e supplire così a queste loro carenze. Ma si trattò di tentativi di breve durata e per lo più affidate ad iniziative isolate, individuali, che potevano contare più sulla buona volontà di singoli che su quegli investimenti ragionati, continui e distribuiti nel tempo che sarebbero stati necessari cosicché, in ultima analisi, si rivelarono del tutto inefficaci. Si è giunti così all’ultimo stadio di vita delle organizzazioni di vendita nate alla fine dell’Ottocento e che per quasi un secolo sono state la punta di diamante dell’economia canturina. I loro spazi espositivi si sono trasformati in centri commerciali, in sedi di banche ed uffici o, in qualche altro caso, persino in casa di riposo. La “Permanente” è oggi l’ultima di queste organizzazioni rimasta in vita ma sembra, ahimè, destinata a seguire il destino delle altre. Una fine triste come quella del pavimento di Lucio Fontana che, nato per essere ammirato nella sua completezza, è stato violentato, diviso ed imprigionato dagli stupidi muri perimetrali di bar, banche ed agenzie di viaggio. #roomsavantgarde

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Ilmari Tapiovaara (1914-1999) è un celebre architetto d’interni e designer finlandese. Ilmari Tapiovaara si laureò nel 1937 come architetto d’interni presso il Dipartimento di Design del Mobile della Scuola Centrale di Arti e Mestieri. Dopo la laurea, visitò la Fiera Mondiale di Parigi e durante il suo soggiorno gli fu offerto un lavoro come assistente presso l’ufficio di Le Corbusier, dove lavorò per sei mesi.
Fu premiato con un totale di sei Medaglie d’Oro alla Triennale di Milano nelle edizioni del 1951, 1954, 1957, 1960 e 1964. Ricevette anche il Premio Good Design Award a Chicago nel 1951, la medaglia Pro Finlandia nel 1959, il Premio di Design dello Stato Finlandese nel 1971 e il Premio Furniture Prize della SIO Interior Architects’ Association of Finland nel 1990.


Set di 4 sedie con struttura in legno di faggio e rivestimento in cuoio naturale a forte spessore . Il lotto si presenta in buone condizioni d'uso. Le strutture sono solide ed integre e la verniciatura ancora brllante.
Il rivestimento in cuoio ancora integro e robusto con solo lievi segni d'uso e con aloni che lo rendono ancor più affascinante, come solo la pelle di qualità sa trasmettere.
Il rivestimento in cuoio sotto alla seduta è accoppiato ad una strato di cartone che presenta qualche screpolatura, senza influire per nulla sulla robustezza della seduta.


Dimensioni sedia: Altezza 93 Larghezza55 Profondità 48

La nostra società ORVETT offre l'assicurazione sulla spedizione per destinazione Europa
Per la spedizione "resto del mondo" il costo è indicativo. Formuleremo un preventivo ad asta conclusa secondo la destinazione.

L’Esposizione Permanente Mobili nasce nel luglio del 1893, per iniziativa di alcuni fabbricanti di mobili, desiderosi di sottrarsi al condizionamento dei commercianti del settore. Pensavano che, accorciare la filiera fra produzione e consumatore finale e tagliare i costi commerciali e di intermediazione ad essa connessi, fosse un’operazione utile non solo per aumentare i loro margini di profitto ma anche per contenere i prezzi praticati al cliente. Riuscire ad instaurare un rapporto diretto col mercato, peraltro, era anche un sistema che avrebbe loro permesso di conoscere direttamente ed in anticipo il variare del gusto dei consumatori ed allo stesso tempo di liberare l’estro e la perizia tecnica di cui già avevano dato prova.
Se al suo primo apparire “La Permanente” ebbe soci, dimensioni e scopi modesti, ben presto molti ne intuirono le grandi potenzialità commerciali e l’idea conquistò un numero sempre maggiore di produttori. Infatti nel 1897 i soci erano già settanta e, nel corso dell’anno successivo, divennero ottantasei. La Società Umanitaria, in un suo studio sull’economia della Brianza dell’epoca, non mancò di sottolinearlo rilevando come l’organizzazione canturina fosse “…un germe di avvenire felicissimo…”.
L’iniziativa continuò ad avere un successo strepitoso dal punto di vista commerciale cosicché i soci continuarono ad aumentare per tutti i successivi vent’anni al punto che i locali della mostra, inizialmente ospitata in un edificio della proprietà Salterio, non furono più sufficienti a soddisfare le necessità di spazio ed i soci decisero di costruire un nuovo edificio capace di accoglierli tutti. Venne così acquistato un terreno prospiciente piazza Garibaldi, fra via Corbetta e via Volta, ed il 28 maggio 1927 il re Vittorio Emanuele III, accolto dal podestà Gino Marelli, posò la prima pietra del nuovo fabbricato.
Nel periodo della dittatura l’economia canturina, e con essa la “Permanente”, soffrì molto per le scellerate scelte economiche del regime. Dapprima fu il raggiungimento di “quota 90” (il cambio fu portato d’imperio a 90 lire per una sterlina) che ebbe come conseguenza immediata il fallimento della più grande fabbrica di mobili di quel periodo, fortemente esposta verso l’Inghilterra, suo principale mercato di esportazione. Successivamente si dovettero affrontare gli effetti della grande crisi del ’29, che in realtà a Cantù si manifestarono soprattutto all’inizio degli anni Trenta e che determinarono il fallimento o la rovina di tanti piccoli produttori. Infine l’autarchia, le guerre d’Africa e le tristissime vicende della Seconda Guerra Mondiale determinarono un impoverimento del tessuto economico cittadino come mai prima d’allora.
Tuttavia già nei primi anni del dopo guerra le esigenze indotte dalla necessità di ricostruire una grande città come Milano determinarono la creazione di un mercato regionale che non poteva non trovare in Cantù e nella “Permanente” quel grande emporio e quella grande capacità di fornire mobili, arredamento e suppellettili per la casa che erano necessari. Il sindaco Inganni, con l’obiettivo da un lato di stimolare localmente nuove iniziative economiche e dall’altro di cogliere questa opportunità e contribuire alla ricostruzione, immediatamente dopo la Liberazione, propose e bandì un concorso per la progettazione e la produzione di mobili economici a basso costo sotto l’egida dell’amministrazione comunale.
Gli anni Cinquanta e Sessanta furono un periodo di grande vitalità, di grande espansione e di grandi stimoli: nacquero nuove iniziative, si affermò l’industrial design, furono introdotte nuove tecniche di produzione, si “inventò” la Selettiva del mobile, un concorso internazionale per la progettazione e la produzione di nuovi modelli di mobili. La “Permanente” ed i suoi soci, come è facile comprendere, furono protagonisti e parte attiva di tutte queste iniziative che servirono ad assecondare lo sviluppo economico. E furono anche gli anni in cui i soci della “Permanente”, che nel frattempo divennero ancora più numerosi e non potevano essere tutti accolti nel vecchio edificio, decisero di costruire un secondo palazzo da adibire ad esposizione. Su progetto di Renato Radici venne così realizzato il palazzo nuovo della “Permanente” in un’area, anch’essa affacciata su piazza Garibaldi, fra via Manzoni e via Rebecchino. L’architetto Radici, fra l’altro, fece disegnare e realizzare il pavimento a mosaico del piano terreno del palazzo ad un ancor giovane Lucio Fontana.
Ma è anche in questo periodo che si cominciarono ad intravvedere i primi sintomi della crisi del modello “Permanente”. Il mercato da regionale si trasformò in nazionale ed il modo tradizionale di proporre la vendita “su attesa del cliente”, che aveva così ben funzionato sino ad allora, diventò carente ed incapace di cogliere le nuove opportunità di una clientela che non era così vicina da potersi permettere di visitare i palazzi al centro della città per acquistare ed era sempre più esigente in fatto di “servizi” collaterali alla vendita. Le aziende canturine si adeguarono a queste nuove necessità e si dotarono di proprie ed autonome reti di vendita composte da agenti e rappresentanti che agivano direttamente ed autonomamente sul territorio nazionale. Le vendite fatte attraverso le tradizionali strutture espositive come la “Permanente” diventarono sempre più occasionali e residuali.
Negli anni Settanta il mercato da nazionale diventò internazionale e la “Permanente”, così come le altre tradizionali organizzazioni espositive di Cantù, misero in campo qualche tentativo per riprendere il loro tradizionale ruolo di “traino” per la vendita. D’altro canto la maggior parte delle aziende associate non aveva un’organizzazione adeguata a vendere sul mercato mondiale: problemi di lingua, di regolamentazione doganale, di gestione del rischio commerciale e di cambio, di organizzazione del trasporto oltre che di conoscenza degli intermediari di vendita, le spinsero a cercare un adeguato supporto nelle loro tradizionali organizzazioni collettive come la “Permanente” e supplire così a queste loro carenze. Ma si trattò di tentativi di breve durata e per lo più affidate ad iniziative isolate, individuali, che potevano contare più sulla buona volontà di singoli che su quegli investimenti ragionati, continui e distribuiti nel tempo che sarebbero stati necessari cosicché, in ultima analisi, si rivelarono del tutto inefficaci.
Si è giunti così all’ultimo stadio di vita delle organizzazioni di vendita nate alla fine dell’Ottocento e che per quasi un secolo sono state la punta di diamante dell’economia canturina. I loro spazi espositivi si sono trasformati in centri commerciali, in sedi di banche ed uffici o, in qualche altro caso, persino in casa di riposo.
La “Permanente” è oggi l’ultima di queste organizzazioni rimasta in vita ma sembra, ahimè, destinata a seguire il destino delle altre.
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