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Virgilio - Opera - 1718
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Virgilio - Opera - 1718

L'OPERACOMPLETA DI VIRGILIO Tre sono le opere più importanti e sicuramente autentiche di Virgilio: le Bucoliche (o Egloghe composte fra il 42 e il 38 a.C.), le Georgiche (terminate nel 29 a.C.) e l’Eneide (incompiuta, pubblicata postuma dopo il 19 a. C.). Virgilio fonde il lessico finora acquisito dell’epica latina (soprattutto enniana) con arcaismi latini e parole greche che creano un gioco prospettico tra parole e significati. Per queste ragioni, Virgilio fu ritenuto già in antichità uno dei massimi maestri dell’arte retorica oltre che un finissimo conoscitore dell’animo umano; ha fatto proprio bene Dante a volerlo come maestro e guida nel viaggio della Commedia. CONTENTS Virgilio è il più grande poeta romano. Ha messo in versi i canti dei pastori, il lavoro dei contadini e le imprese degli eroi e ci ha trasmesso risposte che non sono certezze, ma interrogativi e dubbi profondi sull’uomo, sul senso della storia e sulla possibilità della giustizia. Con le sue opere ha segnato un’impronta indelebile nella cultura occidentale. Studiato e preso a modello fin dall’antichità, celebrato come precursore del cristianesimo, fu per Dante maestro di stile e di pensiero e vertice dell’umana perfezione. Publio Virgilio Marone nasce nel 70 a.C. presso Mantova. Va a scuola prima a Cremona e a Milano, e poi a Roma, ma la maggior parte della sua vita adulta la trascorre a Napoli, dove è in contatto con i seguaci dell’epicureismo. Compone la prima raccolta di poesie, le Bucoliche, tra i 28 e i 31 anni di età. Quest’opera lo rende subito famoso, e Virgilio entra nel circolo di Mecenate, il gruppo di poeti e intellettuali vicino al nuovo signore di Roma, Ottaviano Augusto. La sua seconda opera, le Georgiche, lo tiene occupato per una decina d’anni: sarà pubblicata intorno al 29 a.C., quando il poeta ha poco più di quarant’anni. Da allora in poi, Virgilio si dedica alla sua opera più impegnativa, l’Eneide. Durante un viaggio in Grecia, Virgilio si ammala. Torna indietro, ma la febbre si aggrava; muore a Brindisi, nel 19 a.C., a cinquantuno anni, lasciando la sua Eneide priva della revisione finale. Le Bucoliche sono una raccolta di dieci poesie appartenenti al genere detto pastorale, che era stato inaugurato dagli Idilli del greco Teocrito, a cui Virgilio si ispira. I protagonisti delle Bucoliche – anche note come Egloghe, in greco «poesie scelte» – vivono immersi nella natura, in un paesaggio di sogno, immaginario. Sono umili pastori che, mentre si occupano delle loro greggi, si dedicano al canto accompagnandosi con il suono del flauto: a volte essi dialogano tra loro sulle gioie e sui dolori della vita quotidiana, soprattutto della loro vita sentimentale, a volte improvvisano vere e proprie gare di canto. Il mondo sereno e pacifico delle Bucoliche non è però del tutto isolato in un’atmosfera di sogno, turbata solo dai problemi d’amore. Anche i pastori delle Bucoliche soffrono le drammatiche conseguenze delle guerre civili, durante le quali Virgilio ha scritto l’opera. È il caso della prima bucolica, che presenta il dialogo tra il pastore Titiro, che può godere della pace del mondo dei campi e dedicarsi all’ozio e al canto, e Melibeo, che deve invece abbandonare quel mondo, perché le sue terre sono state confiscate in conseguenza delle guerre. Con le Georgiche, in quattro libri, Virgilio passa dal mondo di sogno dei pastori al mondo reale dei contadini e degli allevatori. Quest’opera, ispirata al poema De rerum natura di Lucrezio, è una specie di ‘manuale’ in poesia, in cui Virgilio dà consigli sulla coltivazione dei campi e sulla piantagione degli alberi, sull’allevamento del bestiame e sulla cura delle api. In realtà, la forma letteraria del manuale tecnico gli serve per parlare di temi più profondi: il senso e il valore del lavoro umano, il ruolo della poesia nella società, i mutamenti in corso nel mondo politico romano. Augusto, infatti, ha vinto le guerre civili, e le Georgiche, con la loro esaltazione del piccolo coltivatore laborioso, appoggiano quella restaurazione dei valori tradizionali romani (laboriosità, frugalità, religiosità, culto della famiglia e della patria) che caratterizza il nuovo regime. Ma sarebbe un errore credere che le Georgiche siano un semplice poema di propaganda politica: Virgilio alterna, in modo volutamente problematico, parti in cui esalta gli ideali del nuovo regime ad altre in cui lascia trapelare il più profondo pessimismo riguardo all’effettivo valore di questi ideali. CONDITION REPORT Legatura coeva in pergamena. Titolo inciso a mano al dorso. Copertina con segni di usura. Alcune pagine interne del libro presentano imbruniture. Buono stato di conservazione dell'opera. Bella copia ordinata. Pp. (2); 22nn. 238; 192nn. 624 FULL TITLES & AUTHORS P. Virgili Maronis Opera interpretatione et notis illustravit Carolus Ruaeus, Soc. Jesu. Jussu Christianissimi Regis, Ad Usum Serenissimi Delphini Venetiis. Apud Natalem Feltrini, in Via Marcatoria sub Signo Virtutis Coronatae. 1718 Publio Virgilio Marone

Nr. 79628169

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Virgilio - Opera - 1718

Virgilio - Opera - 1718

L'OPERACOMPLETA DI VIRGILIO
Tre sono le opere più importanti e sicuramente autentiche di Virgilio: le Bucoliche (o Egloghe composte fra il 42 e il 38 a.C.), le Georgiche (terminate nel 29 a.C.) e l’Eneide (incompiuta, pubblicata postuma dopo il 19 a. C.).
Virgilio fonde il lessico finora acquisito dell’epica latina (soprattutto enniana) con arcaismi latini e parole greche che creano un gioco prospettico tra parole e significati. Per queste ragioni, Virgilio fu ritenuto già in antichità uno dei massimi maestri dell’arte retorica oltre che un finissimo conoscitore dell’animo umano; ha fatto proprio bene Dante a volerlo come maestro e guida nel viaggio della Commedia.

CONTENTS
Virgilio è il più grande poeta romano. Ha messo in versi i canti dei pastori, il lavoro dei contadini e le imprese degli eroi e ci ha trasmesso risposte che non sono certezze, ma interrogativi e dubbi profondi sull’uomo, sul senso della storia e sulla possibilità della giustizia. Con le sue opere ha segnato un’impronta indelebile nella cultura occidentale. Studiato e preso a modello fin dall’antichità, celebrato come precursore del cristianesimo, fu per Dante maestro di stile e di pensiero e vertice dell’umana perfezione.
Publio Virgilio Marone nasce nel 70 a.C. presso Mantova. Va a scuola prima a Cremona e a Milano, e poi a Roma, ma la maggior parte della sua vita adulta la trascorre a Napoli, dove è in contatto con i seguaci dell’epicureismo.

Compone la prima raccolta di poesie, le Bucoliche, tra i 28 e i 31 anni di età. Quest’opera lo rende subito famoso, e Virgilio entra nel circolo di Mecenate, il gruppo di poeti e intellettuali vicino al nuovo signore di Roma, Ottaviano Augusto. La sua seconda opera, le Georgiche, lo tiene occupato per una decina d’anni: sarà pubblicata intorno al 29 a.C., quando il poeta ha poco più di quarant’anni. Da allora in poi, Virgilio si dedica alla sua opera più impegnativa, l’Eneide.

Durante un viaggio in Grecia, Virgilio si ammala. Torna indietro, ma la febbre si aggrava; muore a Brindisi, nel 19 a.C., a cinquantuno anni, lasciando la sua Eneide priva della revisione finale.
Le Bucoliche sono una raccolta di dieci poesie appartenenti al genere detto pastorale, che era stato inaugurato dagli Idilli del greco Teocrito, a cui Virgilio si ispira. I protagonisti delle Bucoliche – anche note come Egloghe, in greco «poesie scelte» – vivono immersi nella natura, in un paesaggio di sogno, immaginario.

Sono umili pastori che, mentre si occupano delle loro greggi, si dedicano al canto accompagnandosi con il suono del flauto: a volte essi dialogano tra loro sulle gioie e sui dolori della vita quotidiana, soprattutto della loro vita sentimentale, a volte improvvisano vere e proprie gare di canto.
Il mondo sereno e pacifico delle Bucoliche non è però del tutto isolato in un’atmosfera di sogno, turbata solo dai problemi d’amore. Anche i pastori delle Bucoliche soffrono le drammatiche conseguenze delle guerre civili, durante le quali Virgilio ha scritto l’opera. È il caso della prima bucolica, che presenta il dialogo tra il pastore Titiro, che può godere della pace del mondo dei campi e dedicarsi all’ozio e al canto, e Melibeo, che deve invece abbandonare quel mondo, perché le sue terre sono state confiscate in conseguenza delle guerre.

Con le Georgiche, in quattro libri, Virgilio passa dal mondo di sogno dei pastori al mondo reale dei contadini e degli allevatori. Quest’opera, ispirata al poema De rerum natura di Lucrezio, è una specie di ‘manuale’ in poesia, in cui Virgilio dà consigli sulla coltivazione dei campi e sulla piantagione degli alberi, sull’allevamento del bestiame e sulla cura delle api. In realtà, la forma letteraria del manuale tecnico gli serve per parlare di temi più profondi: il senso e il valore del lavoro umano, il ruolo della poesia nella società, i mutamenti in corso nel mondo politico romano. Augusto, infatti, ha vinto le guerre civili, e le Georgiche, con la loro esaltazione del piccolo coltivatore laborioso, appoggiano quella restaurazione dei valori tradizionali romani (laboriosità, frugalità, religiosità, culto della famiglia e della patria) che caratterizza il nuovo regime.
Ma sarebbe un errore credere che le Georgiche siano un semplice poema di propaganda politica: Virgilio alterna, in modo volutamente problematico, parti in cui esalta gli ideali del nuovo regime ad altre in cui lascia trapelare il più profondo pessimismo riguardo all’effettivo valore di questi ideali.

CONDITION REPORT
Legatura coeva in pergamena. Titolo inciso a mano al dorso. Copertina con segni di usura. Alcune pagine interne del libro presentano imbruniture. Buono stato di conservazione dell'opera. Bella copia ordinata. Pp. (2); 22nn. 238; 192nn. 624

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P. Virgili Maronis Opera interpretatione et notis illustravit Carolus Ruaeus, Soc. Jesu. Jussu Christianissimi Regis, Ad Usum Serenissimi Delphini
Venetiis. Apud Natalem Feltrini, in Via Marcatoria sub Signo Virtutis Coronatae. 1718
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