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Francesco Trevisani (1656–1746) - San Francesco
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Vor 27 Wochen

Francesco Trevisani (1656–1746) - San Francesco

Allievo a Venezia prima di Antonio Zanchi e poi di Giuseppe Heintz, giunse a Roma, dove la sua carriera si svolse per intero, nel 1678. Suo mentore fu il cardinale veneziano Pietro Ottoboni, nipote di Alessandro VIII, uno dei più importanti mecenati del momento per il quale lavorò a Roma. Nella capitale divenne uno dei più importanti artisti che continuarono sulla scia di Carlo Maratta, come è evidente negli affreschi della cappella di Santa Chiara a San Silvestro in Capite e nei tre dipinti con Storie della Passione di Cristo nella cappella del crocifisso della medesima chiesa (1696 - 1697), nei cartoni per i mosaici della cappella battesimale della Basilica di San Pietro (dove succedette al Baciccio nel 1709), nell'ovale con il profeta Baruch per San Giovanni in Laterano (1718 circa), nella pala con la Morte di san Giuseppe nella cappella Sacripante a Sant'Ignazio, in quella con l'Estasi di S. Francesco nella Chiesa delle Santissime Stimmate di San Francesco e nel Festino di Cleopatra della Galleria Spada. Non ebbe molti rapporti con il mondo pittorico veneziano, se non per aver dipinto intorno al 1724-26 il Battesimo di Cristo per Burano e aver inviato la pala del Miracolo di Sant'Antonio alla Scuola Grande di San Rocco nel 1734. Del Trevisani è anche la pala d'altare, raffigurante la Madonna con il Bambino e sant'Antonio, su l'altare maggiore della Basilica di Nostra Signora e di Sant'Antonio a Mafra in Portogallo. Caratteristico della pittura di Trevisani è il sentimentalismo languido, con il pathos seicentesco che sfuma nell'elegia. Non a caso l'artista (che fu anche poeta) fece parte dell'Accademia dell'Arcadia, Caratteristica che traspare pienamente in questo dipinto che, pur presentando, in luogo della firma, la lettera T sulla prima pagina del Vangelo, ne rispetta pienamente lo spirito pittorico. Opera oggetto di precedenti aste e dal valore inestimabile per l'equilibrio compositivo, la chiarezza e la luminosità cromatica che rendono l'intonazione della scena sì teatrale ma elegante con il Santo che rivolge il proprio sguardo verso il cielo esprimendo un senso di profonda serenità dell'anima. E' l’occasione per vedere e giudicare dal vivo la sua opera o, meglio, una piccola parte di essa dato che non è agevole seguire le sue pitture sparse per le chiese, le collezioni private, di cui da ultima faceva parte, le gallerie di Roma e d’Italia (Siena, Lucca, Perugia, Arezzo, Firenze, Urbino, Forlì, Torino) nonché per le diverse gallerie d’Europa (Madrid, Stoccolma, Budapest, Leningrado, Kassel, Pommersfelden, Wiesentheid) e ciò tanto per le distanze quanto, a volte, per la grandezza dei teleri (ostante il trasporto in mostre fuori sede). L'opera verrà spedita impreziosita da una cornice dorata di epoca successiva in discrete condizioni e che, pur dovendo essere restaurata, con la sua luminosità splendente a contrasto, fa risaltare ulteriormente il pallido candore del volto di San Francesco. Il trasporto avverrà con safe box, una cassa di legno con all'interno le imbottiture per impedire al massimo eventuali danneggiamenti dell'opera durante il trasporto.

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Francesco Trevisani (1656–1746) - San Francesco

Allievo a Venezia prima di Antonio Zanchi e poi di Giuseppe Heintz, giunse a Roma, dove la sua carriera si svolse per intero, nel 1678. Suo mentore fu il cardinale veneziano Pietro Ottoboni, nipote di Alessandro VIII, uno dei più importanti mecenati del momento per il quale lavorò a Roma. Nella capitale divenne uno dei più importanti artisti che continuarono sulla scia di Carlo Maratta, come è evidente negli affreschi della cappella di Santa Chiara a San Silvestro in Capite e nei tre dipinti con Storie della Passione di Cristo nella cappella del crocifisso della medesima chiesa (1696 - 1697), nei cartoni per i mosaici della cappella battesimale della Basilica di San Pietro (dove succedette al Baciccio nel 1709), nell'ovale con il profeta Baruch per San Giovanni in Laterano (1718 circa), nella pala con la Morte di san Giuseppe nella cappella Sacripante a Sant'Ignazio, in quella con l'Estasi di S. Francesco nella Chiesa delle Santissime Stimmate di San Francesco e nel Festino di Cleopatra della Galleria Spada.
Non ebbe molti rapporti con il mondo pittorico veneziano, se non per aver dipinto intorno al 1724-26 il Battesimo di Cristo per Burano e aver inviato la pala del Miracolo di Sant'Antonio alla Scuola Grande di San Rocco nel 1734.
Del Trevisani è anche la pala d'altare, raffigurante la Madonna con il Bambino e sant'Antonio, su l'altare maggiore della Basilica di Nostra Signora e di Sant'Antonio a Mafra in Portogallo.
Caratteristico della pittura di Trevisani è il sentimentalismo languido, con il pathos seicentesco che sfuma nell'elegia. Non a caso l'artista (che fu anche poeta) fece parte dell'Accademia dell'Arcadia, Caratteristica che traspare pienamente in questo dipinto che, pur presentando, in luogo della firma, la lettera T sulla prima pagina del Vangelo, ne rispetta pienamente lo spirito pittorico.
Opera oggetto di precedenti aste e dal valore inestimabile per l'equilibrio compositivo, la chiarezza e la luminosità cromatica che rendono l'intonazione della scena sì teatrale ma elegante con il Santo che rivolge il proprio sguardo verso il cielo esprimendo un senso di profonda serenità dell'anima.
E' l’occasione per vedere e giudicare dal vivo la sua opera o, meglio, una piccola parte di essa dato che non è
agevole seguire le sue pitture sparse per le chiese, le collezioni private, di cui da ultima faceva parte, le gallerie di Roma e d’Italia (Siena, Lucca, Perugia, Arezzo, Firenze, Urbino, Forlì, Torino) nonché per le diverse gallerie d’Europa (Madrid, Stoccolma, Budapest, Leningrado, Kassel, Pommersfelden, Wiesentheid) e ciò tanto per le distanze quanto, a volte, per la grandezza dei teleri (ostante il trasporto in mostre fuori
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L'opera verrà spedita impreziosita da una cornice dorata di epoca successiva in discrete condizioni e che, pur dovendo essere restaurata, con la sua luminosità splendente a contrasto, fa risaltare ulteriormente il pallido candore del volto di San Francesco.
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