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Scuola Italo-fiamminga (XVII), d Pieter Paul Rubens (1577-1640) - Cristo sulla croce tra i due ladroni
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Scuola Italo-fiamminga (XVII), d Pieter Paul Rubens (1577-1640) - Cristo sulla croce tra i due ladroni

MAESTRO ITALO-FIAMMINGO DEL ‘600 Cerchia di PIETER PAUL RUBENS (Siegen, 1577 – Anversa, 1640) Cristo sulla croce tra i due ladroni Olio su tela, cm. 69,5 x 51 NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Garanzia e Lecita Provenienza. Opera senza cornice: Interessante dipinto antico, olio su tela – destinato forse alla devozione privata o ad un amateur, date le ridotte dimensioni – ove illustra la scena della Crocifissione con numerose figure perfettamente rappresentate. Il presente dipinto, infatti, rappresenta il celebre episodio narrato dai Vangeli Canonici durante la Passione di Cristo, nel preciso momento della Lancia del Destino o Lancia di Longino (il nome del soldato che colpì Gesù non presente nel Vangelo secondo Giovanni; l'opera più antica a farne il nome, chiamandolo col nome di Longino, è il Vangelo di Nicodemo, copiata assieme ai manoscritti del tardo IV secolo degli Atti di Pilato). Secondo la leggenda è la lancia con cui Gesù è stato trafitto al costato dopo essere stato crocefisso. Viene talvolta anche indicata come Lancia Sacra, espressione che però indica un'altra reliquia specifica, appartenente ai tesori del Sacro Romano Impero e la cui tradizione è in parte sovrapposta a quella della Lancia di Longino. Assente nei racconti dei vangeli sinottici, la lancia è menzionata solo nel Vangelo secondo Giovanni (19:31-37), in cui si racconta che, durante la crocefissione di Gesù, i soldati romani intendevano praticargli il crurifragium, la tipica rottura delle gambe del condannato che ne accelerava la morte; prima di procedere, si accorsero che Gesù era morto e che quindi il crurifragium era inutile, ma, per accertarsi che fosse deceduto, un soldato lo colpì con una lancia: “Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua”. L'episodio della Crocifissione o Deposizione fu rappresentato da tutti i grandi Maestri della pittura antica, dal Sud- Italia, con le celebri composizioni Napoletane, fino al Nordeuropa con le splendide scene Fiamminghe, il soggetto era tra i preferiti e si prestava ad evidenziare le capacità pittoriche e la fantasia descrittiva degli Autori che gareggiavano tra loro realizzando scenografie emozionanti e ricche di phatos. Tra i maggiori interpreti nordici di questo tema si distinse senz'altro il genio di Peter Paul Rubens che raffigurò il magico avvenimento con magnifiche tele di grande ispirazione, che spaziavano da una immagine intima della scena a rappresentazioni di insuperabile teatralità. La tela in esame, infatti, riprende la struttura compositiva di una tra le più famose Cristo sulla Croce tra i due ladri, eseguito dal maestro fiammingo Rubens nel 1619-20, ora esposta al Museo Reale di Belle Arti di Anversa (olio su tavola, cm. 429 x 311) e che la sua prolifica bottega ripropose in diverse varianti e in molteplici formati. La nostra versione, pur di piccola dimensione, riporta quasi tutte le particolarità presenti nel dipinto del Rubens, con diversi varianti, ove l’artista, nell’eseguire quest’opera, ovviamente, non voleva rifarsi alla tecnica del maestro, ma è riuscito a dipingere questa meravigliosa Crocifissione facendocela riscoprire in una diversa interpretazione. In riferimento ai caratteri stilistici dell’opera è indispensabile rimarcare che ci troviamo dinanzi ad una composizione eseguita da un buon pittore attivo – nel primo Seicento – nel meridionale con evidente matrice fiamminga; un artista valente in grado di attuare una raffigurazione con disinvolta scioltezza esecutiva; spunti acuti e variegati vi affiorano con evidenza e vanno dai sapienti contrasti luminosi derivato dalle opere di Rubens, alla reinterpretazione del tenebrismo di Caravaggio. La scena si svolge all’imbrunire della sera ed i protagonisti sono irradiati da una luce magica che illumina i volti e le vesti dai colori sgargianti. L'autore imprime un gioco chiaroscurale di notevole intensità riuscendo a creare un’atmosfera di grande effetto. A prescindere dalle problematiche attributive, l'opera esprime una qualità pittorica notevole, avvalorata dalla buona conservazione e della stesura vivace, ricca di fredda luminosità e colore. Per questa motivazione l'idea di un naturalista italo-fiammingo trova una condivisibile ipotesi attributiva, ove l’autore dell’opera – secondo la nostra opinione – va ricercata nella prolifica cerchia o seguace del maestro fiammingo Rubens durante il suo soggiorno in Italia, suggerendo che l'artista seppe osservare gli esempi del caravaggismo in auge a Roma e Napoli divulgato da pittori forestieri. In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali discreti considerando l'epoca del dipinto. La superficie pittorica si presenta in patina, e non mostra difficoltà di lettura. Si notano – a luce di Wood – alcuni piccoli restauri sparsi, nulla comunque di veramente rilevante. A rafforzare la conferma qualitativa dell’opera, abbiamo di recente sottoposto la tela a un cauto intervento di pulitura presso il gabinetto di restauro del Prof. Gaetano Eduardo Alagna, dove, opportunatamente, si è limitato alla rimozione dello sporco superficiale e un’applicazione di un leggero film opaco che ha perfezionato la leggibilità dell’opera, destabilizzata da restauri precedenti. L’intervento, dunque, si è limitato alla rimozione dell’equilibrio dei valori cromatici e chiaroscurali del film pittorico. Studiando, inoltre, la tecnica pittorica che denota varie sovrapposizioni cromatiche, analizzando la preparazione (costituita da gesso e colla animale) e osservando la tramatura della tela, si è potuto costatare che l’opera sia seicentesca e di alto livello. Non si evidenziano problemi di tipo conservativo e la tela originale presenta un vecchio rintelo, che non sembra necessitare di interventi. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Le misure della tela sono cm. 69,5 x 51. Il dipinto nonostante risulta impreziosita da una cornice dorata, viene venduta senza cornice. Provenienza: Coll. privata Siciliana Pubblicazione:  Inedito;  I Miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Edizione, Lab_04, Marsala, 2023. Nel caso di vendita al di fuori del territorio italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione delle pratiche di esportazione.

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MAESTRO ITALO-FIAMMINGO DEL ‘600
Cerchia di PIETER PAUL RUBENS
(Siegen, 1577 – Anversa, 1640)
Cristo sulla croce tra i due ladroni
Olio su tela, cm. 69,5 x 51


NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Garanzia e Lecita Provenienza. Opera senza cornice:

Interessante dipinto antico, olio su tela – destinato forse alla devozione privata o ad un amateur, date le ridotte dimensioni – ove illustra la scena della Crocifissione con numerose figure perfettamente rappresentate. Il presente dipinto, infatti, rappresenta il celebre episodio narrato dai Vangeli Canonici durante la Passione di Cristo, nel preciso momento della Lancia del Destino o Lancia di Longino (il nome del soldato che colpì Gesù non presente nel Vangelo secondo Giovanni; l'opera più antica a farne il nome, chiamandolo col nome di Longino, è il Vangelo di Nicodemo, copiata assieme ai manoscritti del tardo IV secolo degli Atti di Pilato). Secondo la leggenda è la lancia con cui Gesù è stato trafitto al costato dopo essere stato crocefisso. Viene talvolta anche indicata come Lancia Sacra, espressione che però indica un'altra reliquia specifica, appartenente ai tesori del Sacro Romano Impero e la cui tradizione è in parte sovrapposta a quella della Lancia di Longino. Assente nei racconti dei vangeli sinottici, la lancia è menzionata solo nel Vangelo secondo Giovanni (19:31-37), in cui si racconta che, durante la crocefissione di Gesù, i soldati romani intendevano praticargli il crurifragium, la tipica rottura delle gambe del condannato che ne accelerava la morte; prima di procedere, si accorsero che Gesù era morto e che quindi il crurifragium era inutile, ma, per accertarsi che fosse deceduto, un soldato lo colpì con una lancia: “Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua”.
L'episodio della Crocifissione o Deposizione fu rappresentato da tutti i grandi Maestri della pittura antica, dal Sud- Italia, con le celebri composizioni Napoletane, fino al Nordeuropa con le splendide scene Fiamminghe, il soggetto era tra i preferiti e si prestava ad evidenziare le capacità pittoriche e la fantasia descrittiva degli Autori che gareggiavano tra loro realizzando scenografie emozionanti e ricche di phatos.
Tra i maggiori interpreti nordici di questo tema si distinse senz'altro il genio di Peter Paul Rubens che raffigurò il magico avvenimento con magnifiche tele di grande ispirazione, che spaziavano da una immagine intima della scena a rappresentazioni di insuperabile teatralità.
La tela in esame, infatti, riprende la struttura compositiva di una tra le più famose Cristo sulla Croce tra i due ladri, eseguito dal maestro fiammingo Rubens nel 1619-20, ora esposta al Museo Reale di Belle Arti di Anversa (olio su tavola, cm. 429 x 311) e che la sua prolifica bottega ripropose in diverse varianti e in molteplici formati.
La nostra versione, pur di piccola dimensione, riporta quasi tutte le particolarità presenti nel dipinto del Rubens, con diversi varianti, ove l’artista, nell’eseguire quest’opera, ovviamente, non voleva rifarsi alla tecnica del maestro, ma è riuscito a dipingere questa meravigliosa Crocifissione facendocela riscoprire in una diversa interpretazione.
In riferimento ai caratteri stilistici dell’opera è indispensabile rimarcare che ci troviamo dinanzi ad una composizione eseguita da un buon pittore attivo – nel primo Seicento – nel meridionale con evidente matrice fiamminga; un artista valente in grado di attuare una raffigurazione con disinvolta scioltezza esecutiva; spunti acuti e variegati vi affiorano con evidenza e vanno dai sapienti contrasti luminosi derivato dalle opere di Rubens, alla reinterpretazione del tenebrismo di Caravaggio. La scena si svolge all’imbrunire della sera ed i protagonisti sono irradiati da una luce magica che illumina i volti e le vesti dai colori sgargianti. L'autore imprime un gioco chiaroscurale di notevole intensità riuscendo a creare un’atmosfera di grande effetto.
A prescindere dalle problematiche attributive, l'opera esprime una qualità pittorica notevole, avvalorata dalla buona conservazione e della stesura vivace, ricca di fredda luminosità e colore. Per questa motivazione l'idea di un naturalista italo-fiammingo trova una condivisibile ipotesi attributiva, ove l’autore dell’opera – secondo la nostra opinione – va ricercata nella prolifica cerchia o seguace del maestro fiammingo Rubens durante il suo soggiorno in Italia, suggerendo che l'artista seppe osservare gli esempi del caravaggismo in auge a Roma e Napoli divulgato da pittori forestieri.
In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali discreti considerando l'epoca del dipinto. La superficie pittorica si presenta in patina, e non mostra difficoltà di lettura. Si notano – a luce di Wood – alcuni piccoli restauri sparsi, nulla comunque di veramente rilevante. A rafforzare la conferma qualitativa dell’opera, abbiamo di recente sottoposto la tela a un cauto intervento di pulitura presso il gabinetto di restauro del Prof. Gaetano Eduardo Alagna, dove, opportunatamente, si è limitato alla rimozione dello sporco superficiale e un’applicazione di un leggero film opaco che ha perfezionato la leggibilità dell’opera, destabilizzata da restauri precedenti. L’intervento, dunque, si è limitato alla rimozione dell’equilibrio dei valori cromatici e chiaroscurali del film pittorico. Studiando, inoltre, la tecnica pittorica che denota varie sovrapposizioni cromatiche, analizzando la preparazione (costituita da gesso e colla animale) e osservando la tramatura della tela, si è potuto costatare che l’opera sia seicentesca e di alto livello. Non si evidenziano problemi di tipo conservativo e la tela originale presenta un vecchio rintelo, che non sembra necessitare di interventi. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Le misure della tela sono cm. 69,5 x 51. Il dipinto nonostante risulta impreziosita da una cornice dorata, viene venduta senza cornice.

Provenienza: Coll. privata Siciliana

Pubblicazione:
 Inedito;
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