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Scuola genovese (XVII) - Madonna con Bambino, San Giovannino e cardellino
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Scuola genovese (XVII) - Madonna con Bambino, San Giovannino e cardellino

Scuola genovese, XVII secolo Madonna con Bambino, San Giovannino e cardellino Olio su tela, cm 97,5 x 73 La scuola genovese di XVII secolo fu in grado di concretizzare in modo eccellente i moti d’animo e l’intimismo della religione. Sostenitori di un accademismo innovativo, scevro da qualsivoglia classicismo ma pronto, nonostante i dettami della Controriforma, a interiorizzare mediante colori il misticismo più recondito, i genovesi fecero scuola grazie all’apertura storica del porto cittadino verso il mercato internazionale. Cessato il dominio francese sulla città al tempo di Andrea Doria, la nuova svolta filospagnola consentì a Genova di piazzarsi tra i principali poli artistici europei. Dopo i manierismi dei pittori forestieri ospitati dal Doria, denunciati dai pennelli di Domenico Beccafumi e del Pordenone, i nuovi figurativismi fiamminghi accompagnarono la pittura genovese con vivace prepotenza, consegnandola all’abbraccio del barocco. Non a caso, campione allo scavalco del Seicento fu proprio l’eclettico Bernardo Strozzi, che era stato a bottega dal senese Sorri. Nel presente dipinto la Madonna, sostenente il Bambino e in compagnia del Battista fanciullo, sosta entro un ovale, fuoriuscendone illusionisticamente mediante una morbida piega del manto. Il gruppo ritratto si fa in fiamme simbolicamente e concretamente: l’ardore dell’amore divino traspare dai corpi torniti e dalle giunture rosseggianti dei ritrattati, dagli occhi allungati al pari delle ciocche di capelli che trepidano all’aria e del colore del grano. Anche la luce scivola sulle setose vesti della Vergine, riflettendo di abbagliante luce. Delicato come un capello, il cordino che regge il Bambino trattiene il felice frullare delle ali del cardellino, simbolo della futura Passione del Cristo: tradizione medievale volle infatti che un cardellino, nel tentativo di estrarre le spine dalla corona di cardo di Gesù, si fosse macchiato del Suo sangue. Anche il dolce agnellino cinto da una corona di fiori, intento teneramente a masticarne uno, è vivo simbolo cristiano di sacrificio e Resurrezione. Il dipinto enuclea i principali tratti caratteristici della trionfante scuola genovese. Se da un lato è possibile intendervi un luminismo alla Valerio Castello (1642-1659), dall’altro il formalismo tipico di Giovanni Battista Paggi viene stemperato nel contenimento delle emozioni, manifestate con vereconda modestia dai presenti. È possibile raffrontarvi, fatta eccezione che per gli sfondi costruiti del Paggi, i piccoli volti dei fanciulli, come accade nel Cupido di Rinaldo e Armida e in Gesù e negli angioletti dello Sposalizio mistico di Santa Caterina oppure nella Madonna con Bambino, san Giovannino e Santo Stefano che riceve la palma del martirio, tutte in collezione privata. Raccoglierà questa tradizione Bartolomeo Guidobono (1654-1709), stemperando luministicamente la resa delle proprie tele, accarezzate da un buio pari al presente, che delicatamente fa risaltare gli incarnati dei personaggi: accade così nella Maga in collezione privata. Per i dipinti acquistati all'estero: dopo il pagamento verrà avviata la procedura per ottenere la licenza di esportazione (ALC). Tutti i pezzi d'antiquariato inviati all'estero dall'Italia hanno bisogno di questo documento, rilasciato dal Ministro dei Beni Culturali. La procedura potrebbe richiedere da 2 a 4 settimane dalla richiesta, quindi, non appena avremo il documento verrà spedito il dipinto.

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Scuola genovese, XVII secolo
Madonna con Bambino, San Giovannino e cardellino
Olio su tela, cm 97,5 x 73

La scuola genovese di XVII secolo fu in grado di concretizzare in modo eccellente i moti d’animo e l’intimismo della religione. Sostenitori di un accademismo innovativo, scevro da qualsivoglia classicismo ma pronto, nonostante i dettami della Controriforma, a interiorizzare mediante colori il misticismo più recondito, i genovesi fecero scuola grazie all’apertura storica del porto cittadino verso il mercato internazionale. Cessato il dominio francese sulla città al tempo di Andrea Doria, la nuova svolta filospagnola consentì a Genova di piazzarsi tra i principali poli artistici europei.
Dopo i manierismi dei pittori forestieri ospitati dal Doria, denunciati dai pennelli di Domenico Beccafumi e del Pordenone, i nuovi figurativismi fiamminghi accompagnarono la pittura genovese con vivace prepotenza, consegnandola all’abbraccio del barocco. Non a caso, campione allo scavalco del Seicento fu proprio l’eclettico Bernardo Strozzi, che era stato a bottega dal senese Sorri.
Nel presente dipinto la Madonna, sostenente il Bambino e in compagnia del Battista fanciullo, sosta entro un ovale, fuoriuscendone illusionisticamente mediante una morbida piega del manto. Il gruppo ritratto si fa in fiamme simbolicamente e concretamente: l’ardore dell’amore divino traspare dai corpi torniti e dalle giunture rosseggianti dei ritrattati, dagli occhi allungati al pari delle ciocche di capelli che trepidano all’aria e del colore del grano. Anche la luce scivola sulle setose vesti della Vergine, riflettendo di abbagliante luce. Delicato come un capello, il cordino che regge il Bambino trattiene il felice frullare delle ali del cardellino, simbolo della futura Passione del Cristo: tradizione medievale volle infatti che un cardellino, nel tentativo di estrarre le spine dalla corona di cardo di Gesù, si fosse macchiato del Suo sangue. Anche il dolce agnellino cinto da una corona di fiori, intento teneramente a masticarne uno, è vivo simbolo cristiano di sacrificio e Resurrezione.
Il dipinto enuclea i principali tratti caratteristici della trionfante scuola genovese. Se da un lato è possibile intendervi un luminismo alla Valerio Castello (1642-1659), dall’altro il formalismo tipico di Giovanni Battista Paggi viene stemperato nel contenimento delle emozioni, manifestate con vereconda modestia dai presenti. È possibile raffrontarvi, fatta eccezione che per gli sfondi costruiti del Paggi, i piccoli volti dei fanciulli, come accade nel Cupido di Rinaldo e Armida e in Gesù e negli angioletti dello Sposalizio mistico di Santa Caterina oppure nella Madonna con Bambino, san Giovannino e Santo Stefano che riceve la palma del martirio, tutte in collezione privata. Raccoglierà questa tradizione Bartolomeo Guidobono (1654-1709), stemperando luministicamente la resa delle proprie tele, accarezzate da un buio pari al presente, che delicatamente fa risaltare gli incarnati dei personaggi: accade così nella Maga in collezione privata.


Per i dipinti acquistati all'estero: dopo il pagamento verrà avviata la procedura per ottenere la licenza di esportazione (ALC). Tutti i pezzi d'antiquariato inviati all'estero dall'Italia hanno bisogno di questo documento, rilasciato dal Ministro dei Beni Culturali. La procedura potrebbe richiedere da 2 a 4 settimane dalla richiesta, quindi, non appena avremo il documento verrà spedito il dipinto.


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