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Matteo de' Pitocchi (1626-1700) - Feste campestre - NO RESERVE
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Matteo de' Pitocchi (1626-1700) - Feste campestre - NO RESERVE

MATTEO GHIDONI, detto MATTEO DE' PITOCCHI (Firenze, 1626 – Padova, 1700) Festa campestre Olio su tela, cm. 94 x 142 NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Opera non firmata. Certificato di Lecita Provenienza. Opera senza cornice. Il dipinto si trova in uno stato di conservazione discreta, e raffigura una scena villereccia e di taverna con numerose figure perfettamente rappresentate. Il presente dipinto, infatti, rappresenta una Festa campestre, frammentate in singoli episodi, e ambientate in uno spazio aperto, in parte, su un paesaggio che sfuma coloristicamente verso l'orizzonte, e, in parte, chiuso da un fondale scenico di cinte con arco e case. Nel dipinto, al vivace realismo della scena brulicante di personaggi colti in vari atteggiamenti, si affianca la volontà, forse dettata dalle esigenze della committenza, di collocare con esattezza topografica. Il carattere dell’opera appare inequivocabilmente centro Italia e la tipologia illustrativa suggerisce una datazione verso la fine del Seicento. La tela, infatti, reca un’attribuzione collezionistica è confermata – da una nota casa d’asta italiana – alla mano di Matteo Ghidoni, detto Matteo de' Pitocchi (Firenze, 1626 – Padova, 1700). Attivo a Padova dalla metà del XVII secolo, dove risulta iscritto alla Fraglia nel 1674, Matteo Ghidoni è noto per le sue composizioni popolaresche raffiguranti i Pitocchi, da cui il soprannome. Cospicua fu anche la sua produzione a carattere sacro e ricordiamo le numerose opere realizzate per la Basilica di Sant'Antonio e la Chiesa di Santa Maria dei Servi, nelle quali emerge la notevolissima tensione chiaroscurale prossima a quella dei tenebrosi veneziani. Tuttavia, la fama del pittore è legata a soggetti di genere, ove affiora la conoscenza dei modelli di Callot e dei Bamboccianti romani e ciò indusse la critica a ipotizzare una sua formazione fiorentina (cfr. Gregori, 1961). Possiamo altresì supporre che la presenza in veneto intorno agli anni Cinquanta di Eberhard Keil detto Monsù Bernardo, possa aver influenzato il nostro ed è ipotesi verosimile visto il carattere nordico delle opere qui presentate, suggerendo di conseguenza una analoga data d'esecuzione. Tornano così attuali le parole di Luigi Lanzi per comprendere questa peculiare predilezione al pitocchismo del Ghidoni, il cui maggior talento era rappresentar mendichi, de' quali in Venezia, in Vicenza, in Verona e altrove esistono nelle gallerie de' signori teste e anche quadri. Si evince allora, che i collezionisti dell'epoca tenessero in gran conto questi soggetti, con scene ambientate in uno spazio aperto o in paesaggi che sfumano delimitati da una quinta scenica di rovine architettoniche (Bibl. di riferimento: M. Gregori, Nuovi accertamenti in Toscana sulla pittura caricata e giocosa, in Arte antica e moderna, IV, 1961, pp. 411-416; R. Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, Milano 1981, pp. 287-289). In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali discrete considerando l'epoca del dipinto, la superficie pittorica si presenta sporca e in patina. Si notano – a luce di Wood – alcuni restauri sparsi e qualche leggera svelatura e ossidazione della superficie pittorica. Non si evidenziano problemi di tipo conservativo grave e la tela originale presenta un vecchio rintelo, che non sembra necessitare di interventi. A luce solare è visibile un fine craquelé rapportato all'epoca. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Le misure della tela sono cm. 94 x 142. Il dipinto viene ceduto senza cornice, nonostante risulta impreziosita da una cornice in legno dorato. Provenienza: Coll. privata Pubblicazione:  Inedito;  I Miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2023. In caso di vendita al di fuori del territorio Italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione della pratica di esportazione.

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MATTEO GHIDONI, detto MATTEO DE' PITOCCHI
(Firenze, 1626 – Padova, 1700)
Festa campestre
Olio su tela, cm. 94 x 142


NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Opera non firmata. Certificato di Lecita Provenienza. Opera senza cornice.

Il dipinto si trova in uno stato di conservazione discreta, e raffigura una scena villereccia e di taverna con numerose figure perfettamente rappresentate. Il presente dipinto, infatti, rappresenta una Festa campestre, frammentate in singoli episodi, e ambientate in uno spazio aperto, in parte, su un paesaggio che sfuma coloristicamente verso l'orizzonte, e, in parte, chiuso da un fondale scenico di cinte con arco e case.
Nel dipinto, al vivace realismo della scena brulicante di personaggi colti in vari atteggiamenti, si affianca la volontà, forse dettata dalle esigenze della committenza, di collocare con esattezza topografica.
Il carattere dell’opera appare inequivocabilmente centro Italia e la tipologia illustrativa suggerisce una datazione verso la fine del Seicento. La tela, infatti, reca un’attribuzione collezionistica è confermata – da una nota casa d’asta italiana – alla mano di Matteo Ghidoni, detto Matteo de' Pitocchi (Firenze, 1626 – Padova, 1700). Attivo a Padova dalla metà del XVII secolo, dove risulta iscritto alla Fraglia nel 1674, Matteo Ghidoni è noto per le sue composizioni popolaresche raffiguranti i Pitocchi, da cui il soprannome. Cospicua fu anche la sua produzione a carattere sacro e ricordiamo le numerose opere realizzate per la Basilica di Sant'Antonio e la Chiesa di Santa Maria dei Servi, nelle quali emerge la notevolissima tensione chiaroscurale prossima a quella dei tenebrosi veneziani. Tuttavia, la fama del pittore è legata a soggetti di genere, ove affiora la conoscenza dei modelli di Callot e dei Bamboccianti romani e ciò indusse la critica a ipotizzare una sua formazione fiorentina (cfr. Gregori, 1961). Possiamo altresì supporre che la presenza in veneto intorno agli anni Cinquanta di Eberhard Keil detto Monsù Bernardo, possa aver influenzato il nostro ed è ipotesi verosimile visto il carattere nordico delle opere qui presentate, suggerendo di conseguenza una analoga data d'esecuzione. Tornano così attuali le parole di Luigi Lanzi per comprendere questa peculiare predilezione al pitocchismo del Ghidoni, il cui maggior talento era rappresentar mendichi, de' quali in Venezia, in Vicenza, in Verona e altrove esistono nelle gallerie de' signori teste e anche quadri. Si evince allora, che i collezionisti dell'epoca tenessero in gran conto questi soggetti, con scene ambientate in uno spazio aperto o in paesaggi che sfumano delimitati da una quinta scenica di rovine architettoniche (Bibl. di riferimento: M. Gregori, Nuovi accertamenti in Toscana sulla pittura caricata e giocosa, in Arte antica e moderna, IV, 1961, pp. 411-416; R. Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, Milano 1981, pp. 287-289).
In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali discrete considerando l'epoca del dipinto, la superficie pittorica si presenta sporca e in patina. Si notano – a luce di Wood – alcuni restauri sparsi e qualche leggera svelatura e ossidazione della superficie pittorica. Non si evidenziano problemi di tipo conservativo grave e la tela originale presenta un vecchio rintelo, che non sembra necessitare di interventi. A luce solare è visibile un fine craquelé rapportato all'epoca. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Le misure della tela sono cm. 94 x 142. Il dipinto viene ceduto senza cornice, nonostante risulta impreziosita da una cornice in legno dorato.

Provenienza: Coll. privata

Pubblicazione:
 Inedito;
 I Miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2023.

In caso di vendita al di fuori del territorio Italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione della pratica di esportazione.

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