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Ambito di Bon Boullogne (1649-1717) - Venere e Cupido con corteo bacchico
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Ambito di Bon Boullogne (1649-1717) - Venere e Cupido con corteo bacchico

Ambito di Bon Boullogne (Parigi, 1649 - ivi, 1717) Venere e Cupido con corteo bacchico Olio su tela, cm 64 x 94 Con cornice, cm 83,5 x 113 Nel presente dipinto Venere, mollemente adagiata su una seduta in pietra dotata di un opulento cuscino indaco finemente decorato, va indicando un corteo di amorini festanti, in processione sul lato opposto dello spiazzo erboso. Al suo fianco è Cupido, il cui arco e faretre sono tenuti in ostaggio dall’amorino riverso a terra. La dea sostiene nella mano sinistra una rosa, simbolo della sua leggiadra grazia e dell’amore eterno che è incaricata di dispensare. L’accenno al ruinismo, sintetizzato nella breve colonna mozza accanto alla dea e nel vaso istoriato ospitante un’esotica agave, liricizza la composizione, palpitante di dettagli allusivi all’idillio amoroso. La sofisticata iconografia del dipinto registra ancora la presenza del carro dorato di Venere, su cui sosta una coppia di colombe, animali sacri alla dea; nel lontano corteo è inoltre possibile riconoscere Bacco coronato d’alloro in groppa ad un asino o onagro, che i bestiari medievali descrivevano di straordinaria intelligenza; diviene così esplicito il rimando ai baccanalia, e più in generale alla potenza del sentimento amoroso, indispensabile alla vita umana. La particolare fattura compositiva, accostata ad una così delicata pellicola coloristica, dichiara l’evidente ambito francese del presente dipinto. Se i modelli della scelta iconografica abbondano entro il bacino culturale italiano, basti pensare alle opere di Tiziano con Ninfa e pastore (1570-75, Vienna, Kunsthistorisches Museum) per il brano paesaggistico, Rosso Fiorentino con Bacco, Venere e Amore (1531-1532, Lussemburgo, Musée national d'histoire et d'art) e Alessandro Rosi con Baccanalia (1670 ca., collezione privata) per il tema, Alessandro Allori con Venere e Cupido (1570, Uffizi e 1575-80, Montpellier, Musée Fabre) per l’impostazione totale dell’opera, ed infine Luca Giordano con Il ratto di Europa (1675, San Pietroburgo, Museo Statale dell’Ermitage) per la posa di Venere, è opportuno immaginare una formazione classica dell’artista del presente, a diretto contatto con le suggestioni della penisola italiana. Il presente si esempla sui modi pittorici di Bon Boullogne, eccellente esponente del Settecento francese. Figlio d’arte, Boullogne studiò presso il padre insieme a fratelli e sorelle, pure pittori; la svolta artistica avvenne allorché partì per Roma, dove soggiornò tra il 1670 e il 1675, presso l’Accademia di Francia. L’occasione, incoraggiata dalla conoscenza paterna di Colbert, allora Contrôleur Général des Finances, al quale si mostrò un dipinto del Boullogne raffigurante un San Giovanni, ottenne addirittura il sostegno economico di re Luigi XIV. Nella capitale, l’artista iniziò a dedicarsi all’incisione, ed eseguì copie delle Stanze Vaticane raffaellesche per la manifattura dei Gobelins. Cavò importanti insegnamenti dalle opere di Correggio, dei fratelli Carracci, del Domenichino e di Francesco Albani; si trasferì nel 1673 nel settentrione italiano, soggiornando lungamente nel territorio lombardo. Rientrato a Parigi nel 1675 l’artista divenne membro dell’Académie Royale, dipingendo per Charles Le Brun e partecipando agli affreschi della Gran Galerie del Louvre. Il presente è accostabile a diversi dipinti del Boullogne, peraltro esemplari della sua intera carriera. All’Ippomene e Atalanta (1699, Musée des Beaux-Arts, Tours) appartiene medesimo e sofisticato ordito plastico che definisce le figure; nel Trionfo di Nettuno (ancora 1699, Musée des Beaux-Arts, Tours) ricorre lo stesso sfumato coloristico; dalle opere Giunone e Flora (1702, collezioni del Palazzo di Versailles) e Venere e Mercurio (1688, collezione Grand Trianon, Chateau de Versailles) sono state ricavate le pose della presente Venere; infine dal Bagno di Venere (Bildegalerie Sanssouci, Potsdam) è possibile apprezzare il colore rubicondo del satiro, caratteristico del chiaroscuro del Boullogne, fatto di ombre che infuocano le volumetrie, al pari di quanto accade nel presente amorino sulla sinistra La cornice è fornita in omaggio, di conseguenza non può essere motivo di reso o reclamo. Per i dipinti acquistati all'estero: dopo il pagamento verrà avviata la procedura per ottenere la licenza di esportazione (ALC). Tutti i pezzi d'antiquariato inviati all'estero dall'Italia hanno bisogno di questo documento, rilasciato dal Ministro dei Beni Culturali. La procedura potrebbe richiedere da 2 a 4 settimane dalla richiesta, quindi, non appena avremo il documento verrà spedito il dipinto.

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Ambito di Bon Boullogne (Parigi, 1649 - ivi, 1717)
Venere e Cupido con corteo bacchico
Olio su tela, cm 64 x 94
Con cornice, cm 83,5 x 113

Nel presente dipinto Venere, mollemente adagiata su una seduta in pietra dotata di un opulento cuscino indaco finemente decorato, va indicando un corteo di amorini festanti, in processione sul lato opposto dello spiazzo erboso. Al suo fianco è Cupido, il cui arco e faretre sono tenuti in ostaggio dall’amorino riverso a terra. La dea sostiene nella mano sinistra una rosa, simbolo della sua leggiadra grazia e dell’amore eterno che è incaricata di dispensare. L’accenno al ruinismo, sintetizzato nella breve colonna mozza accanto alla dea e nel vaso istoriato ospitante un’esotica agave, liricizza la composizione, palpitante di dettagli allusivi all’idillio amoroso. La sofisticata iconografia del dipinto registra ancora la presenza del carro dorato di Venere, su cui sosta una coppia di colombe, animali sacri alla dea; nel lontano corteo è inoltre possibile riconoscere Bacco coronato d’alloro in groppa ad un asino o onagro, che i bestiari medievali descrivevano di straordinaria intelligenza; diviene così esplicito il rimando ai baccanalia, e più in generale alla potenza del sentimento amoroso, indispensabile alla vita umana.
La particolare fattura compositiva, accostata ad una così delicata pellicola coloristica, dichiara l’evidente ambito francese del presente dipinto. Se i modelli della scelta iconografica abbondano entro il bacino culturale italiano, basti pensare alle opere di Tiziano con Ninfa e pastore (1570-75, Vienna, Kunsthistorisches Museum) per il brano paesaggistico, Rosso Fiorentino con Bacco, Venere e Amore (1531-1532, Lussemburgo, Musée national d'histoire et d'art) e Alessandro Rosi con Baccanalia (1670 ca., collezione privata) per il tema, Alessandro Allori con Venere e Cupido (1570, Uffizi e 1575-80, Montpellier, Musée Fabre) per l’impostazione totale dell’opera, ed infine Luca Giordano con Il ratto di Europa (1675, San Pietroburgo, Museo Statale dell’Ermitage) per la posa di Venere, è opportuno immaginare una formazione classica dell’artista del presente, a diretto contatto con le suggestioni della penisola italiana.
Il presente si esempla sui modi pittorici di Bon Boullogne, eccellente esponente del Settecento francese. Figlio d’arte, Boullogne studiò presso il padre insieme a fratelli e sorelle, pure pittori; la svolta artistica avvenne allorché partì per Roma, dove soggiornò tra il 1670 e il 1675, presso l’Accademia di Francia. L’occasione, incoraggiata dalla conoscenza paterna di Colbert, allora Contrôleur Général des Finances, al quale si mostrò un dipinto del Boullogne raffigurante un San Giovanni, ottenne addirittura il sostegno economico di re Luigi XIV. Nella capitale, l’artista iniziò a dedicarsi all’incisione, ed eseguì copie delle Stanze Vaticane raffaellesche per la manifattura dei Gobelins. Cavò importanti insegnamenti dalle opere di Correggio, dei fratelli Carracci, del Domenichino e di Francesco Albani; si trasferì nel 1673 nel settentrione italiano, soggiornando lungamente nel territorio lombardo. Rientrato a Parigi nel 1675 l’artista divenne membro dell’Académie Royale, dipingendo per Charles Le Brun e partecipando agli affreschi della Gran Galerie del Louvre.
Il presente è accostabile a diversi dipinti del Boullogne, peraltro esemplari della sua intera carriera. All’Ippomene e Atalanta (1699, Musée des Beaux-Arts, Tours) appartiene medesimo e sofisticato ordito plastico che definisce le figure; nel Trionfo di Nettuno (ancora 1699, Musée des Beaux-Arts, Tours) ricorre lo stesso sfumato coloristico; dalle opere Giunone e Flora (1702, collezioni del Palazzo di Versailles) e Venere e Mercurio (1688, collezione Grand Trianon, Chateau de Versailles) sono state ricavate le pose della presente Venere; infine dal Bagno di Venere (Bildegalerie Sanssouci, Potsdam) è possibile apprezzare il colore rubicondo del satiro, caratteristico del chiaroscuro del Boullogne, fatto di ombre che infuocano le volumetrie, al pari di quanto accade nel presente amorino sulla sinistra

La cornice è fornita in omaggio, di conseguenza non può essere motivo di reso o reclamo.

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