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Simone Pignoni (1611-1698), attribuito a - Figura di eroina (Giuditta?)
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Simone Pignoni (1611-1698), attribuito a - Figura di eroina (Giuditta?)

PITTORE TOSCANO DEL XVII SECOLO Attribuito a SIMONE PIGNONI (Firenze, 1611 – 1698) Figura di eroina biblica o di una Santa Olio su tela, cm. 62 x 52 Dimensione cornice cm. 87 z 79 x 6 ca. NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Garanzia e Lecita Provenienza. Opera con cornice dorata e traforata: Splendido dipinto antico, olio su tela, di epoca ‘600, raffigurante una giovane donna che vede come protagonista di una Figura di eroina biblica o di una Santa. Per la qualità e le caratteristiche di stile è stato ricondotto – da una nota casa d’asta italiana – alla mano del pittore fiorentino Simone Pignoni (Firenze, Firenze, 1611 – 1698). Rivelata dalla luce, la figura emerge a mezzo busto dall’ombra del fondo, colta di tre quarti quasi frontale, mentre volge lo sguardo verso destra. Essa si impone con la sua presenza fisica, composta entro profili ovali e caratterizzata dai decisi lineamenti del volto che si contrappongono, come in un ossimoro, alla distanza psicologica rispetto all’osservatore, marcata dall’espressione temperato e dallo sguardo che fugge di lato, sottraendosi all’incontro, come repentinamente attratto da qualcosa che non fa parte del nostro universo. La donna stringe nella mano sinistra un lenzuolo di grande resa sartoriale, confezionato in una stoffa di color giallo ocra. La figura ha i capelli biondi – probabilmente legati da un nastro di velluto – che scende dietro la schiena, componendosi in un elegante svolazzo a sottolineare il movimento del corpo. Mentre la nudità – in parte – della spalla sinistra, si dà all’immagine un’attrattiva di erotica sensualità, tipica della pittura del maestro fiorentino. L’artista, inoltre, sembra adottare nell’opera in esame, uno stile poetico più raffinato che diluisce con l’influenza caravaggesca della scuola di Furini. La posa della modella, la tipologia del viso con i particolari occhi allungati, i capelli che ricadono in delicate ciocche sulla spalla ignuda, il candore della pelle e le tonalità cromatiche, confermano – con cautela – l'idea attributiva al maestro o alla sua bottega, a sua volta sostenuta dal confronto di alcune opere affini e databili tra il Quarto e Duinto decennio del Seicento. Ricordiamo ad esempio le tele raffiguranti Sant’Orsola (olio su tela cm. 92 x 76, collezione Gianfranco Luzzetti, databile negli anni Cinquanta del ‘600); la San Pietro cura sant’Agata custodita al Civici Musei di Storia ed Arte, Trieste (olio su tela, cm 102 x 85, che databili tra la fine degli anni quaranta e inizio dei cinquanta); e in particolare il disegno preparatorio dello studio per Sant’Agata, conservata al Musée des Arts Décoratifs di Lione (matita rossa su carta beige, 161 x 182 mm, inv. 5799/A), ove, a nostro avviso, non si può escludere che l'opera in questione potrebbe nascere dal medesimo disegno (Simone Pignoni di Francesca Baldassari, pp. 119-120, figg. 52, 53 e 53D). I caratteri stilistici e la particolare formulazione compositiva, pertanto, consentono di assegnare, senza marini di dubbio, l’opera ad un artista attivo a Firenze all’inizio della seconda metà del Seicento, e pertanto non è azzardato proporre con un riferimento attributivo al catalogo delle opere di Simone Pignoni (Firenze, 1611 – 1698), personalità artistica tra le più intriganti e originali attive nel capoluogo toscano in età barocca. Nato nel capoluogo toscano nel 1611, il Pignoni fu indirizzato in giovane età allo studio della pittura inizialmente nella bottega di Fabrizio Boschi e poi nel più qualificato atelier di Francesco Furini, artista con il quale lavora con frequenza fino alla morte di questi, avvenuta nel 1646. Attratto dalla malizia interpretativa e dalle formule figurative tipiche del lessico furiniano, il pittore si specializza in opere sacre e profane, dove campeggiavano, essenzialmente, giovani efebi dall’aspetto androgino o suadenti fanciulle in pose ammiccanti e sensuali. Autore di dipinti sacri e profani, oggi solo in parte riferibili a dati cronologici certi, Simone Pignoni fu apprezzato fino in tarda età dai committenti locali più importanti, che si avvalsero, costantemente, del suo pennello per l’arredo delle proprie quadrerie. Al momento della morte, avvenuta nella città natale nel 1698, l’artista lascia un nutrito numero di seguaci, che preservarono la sua lezione fino ai primi decenni del Settecento (per una traccia biografica e bibliografica sull’artista si veda Bellesi 2009, I, pp. 223-225). In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali abbastanza buone considerando l'epoca del dipinto, la superficie pittorica mostra una vernice in patina. Si notano – a luce di Wood – alcuni restauri sparsi e qualche leggera svelatura e ossidazione della superficie pittorica, nulla comunque di veramente rilevante. Non si evidenziano problemi di tipo conservativo e la tela originale presenta un vecchio rintelo, che non sembra necessitare di interventi. A luce solare è visibile un fine craquelé rapportato all'epoca. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Le misure della tela sono cm. 62 x 42. In merito alla cornice, invece, si presenta in patina e sono presenti piccoli difetti, come cadute di oro, e usura del tempo. Le dimensioni della cornice sono cm. 87 x 77 x 6 ca., (difetti). Il dipinto risulta impreziosito da una bella cornice in stile antica traforata e dorata (dimensione cornice, cm. 87 x 79 x 6 ca, difetti). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine." PROVENIENZA: Coll. Privata Siciliana PUBBLICAZIONE:  Inedito;  I MITI E IL TERRITORIO nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024. L’opera verrà spedito – in quanto fragile – con cassa di legno e polistirolo. Nel caso di vendita al di fuori del territorio italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione delle pratiche di esportazione.

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PITTORE TOSCANO DEL XVII SECOLO
Attribuito a SIMONE PIGNONI
(Firenze, 1611 – 1698)
Figura di eroina biblica o di una Santa
Olio su tela, cm. 62 x 52
Dimensione cornice cm. 87 z 79 x 6 ca.


NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Garanzia e Lecita Provenienza. Opera con cornice dorata e traforata:

Splendido dipinto antico, olio su tela, di epoca ‘600, raffigurante una giovane donna che vede come protagonista di una Figura di eroina biblica o di una Santa. Per la qualità e le caratteristiche di stile è stato ricondotto – da una nota casa d’asta italiana – alla mano del pittore fiorentino Simone Pignoni (Firenze, Firenze, 1611 – 1698).
Rivelata dalla luce, la figura emerge a mezzo busto dall’ombra del fondo, colta di tre quarti quasi frontale, mentre volge lo sguardo verso destra. Essa si impone con la sua presenza fisica, composta entro profili ovali e caratterizzata dai decisi lineamenti del volto che si contrappongono, come in un ossimoro, alla distanza psicologica rispetto all’osservatore, marcata dall’espressione temperato e dallo sguardo che fugge di lato, sottraendosi all’incontro, come repentinamente attratto da qualcosa che non fa parte del nostro universo. La donna stringe nella mano sinistra un lenzuolo di grande resa sartoriale, confezionato in una stoffa di color giallo ocra. La figura ha i capelli biondi – probabilmente legati da un nastro di velluto – che scende dietro la schiena, componendosi in un elegante svolazzo a sottolineare il movimento del corpo. Mentre la nudità – in parte – della spalla sinistra, si dà all’immagine un’attrattiva di erotica sensualità, tipica della pittura del maestro fiorentino. L’artista, inoltre, sembra adottare nell’opera in esame, uno stile poetico più raffinato che diluisce con l’influenza caravaggesca della scuola di Furini.
La posa della modella, la tipologia del viso con i particolari occhi allungati, i capelli che ricadono in delicate ciocche sulla spalla ignuda, il candore della pelle e le tonalità cromatiche, confermano – con cautela – l'idea attributiva al maestro o alla sua bottega, a sua volta sostenuta dal confronto di alcune opere affini e databili tra il Quarto e Duinto decennio del Seicento. Ricordiamo ad esempio le tele raffiguranti Sant’Orsola (olio su tela cm. 92 x 76, collezione Gianfranco Luzzetti, databile negli anni Cinquanta del ‘600); la San Pietro cura sant’Agata custodita al Civici Musei di Storia ed Arte, Trieste (olio su tela, cm 102 x 85, che databili tra la fine degli anni quaranta e inizio dei cinquanta); e in particolare il disegno preparatorio dello studio per Sant’Agata, conservata al Musée des Arts Décoratifs di Lione (matita rossa su carta beige, 161 x 182 mm, inv. 5799/A), ove, a nostro avviso, non si può escludere che l'opera in questione potrebbe nascere dal medesimo disegno (Simone Pignoni di Francesca Baldassari, pp. 119-120, figg. 52, 53 e 53D).
I caratteri stilistici e la particolare formulazione compositiva, pertanto, consentono di assegnare, senza marini di dubbio, l’opera ad un artista attivo a Firenze all’inizio della seconda metà del Seicento, e pertanto non è azzardato proporre con un riferimento attributivo al catalogo delle opere di Simone Pignoni (Firenze, 1611 – 1698), personalità artistica tra le più intriganti e originali attive nel capoluogo toscano in età barocca. Nato nel capoluogo toscano nel 1611, il Pignoni fu indirizzato in giovane età allo studio della pittura inizialmente nella bottega di Fabrizio Boschi e poi nel più qualificato atelier di Francesco Furini, artista con il quale lavora con frequenza fino alla morte di questi, avvenuta nel 1646. Attratto dalla malizia interpretativa e dalle formule figurative tipiche del lessico furiniano, il pittore si specializza in opere sacre e profane, dove campeggiavano, essenzialmente, giovani efebi dall’aspetto androgino o suadenti fanciulle in pose ammiccanti e sensuali. Autore di dipinti sacri e profani, oggi solo in parte riferibili a dati cronologici certi, Simone Pignoni fu apprezzato fino in tarda età dai committenti locali più importanti, che si avvalsero, costantemente, del suo pennello per l’arredo delle proprie quadrerie. Al momento della morte, avvenuta nella città natale nel 1698, l’artista lascia un nutrito numero di seguaci, che preservarono la sua lezione fino ai primi decenni del Settecento (per una traccia biografica e bibliografica sull’artista si veda Bellesi 2009, I, pp. 223-225).
In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali abbastanza buone considerando l'epoca del dipinto, la superficie pittorica mostra una vernice in patina. Si notano – a luce di Wood – alcuni restauri sparsi e qualche leggera svelatura e ossidazione della superficie pittorica, nulla comunque di veramente rilevante. Non si evidenziano problemi di tipo conservativo e la tela originale presenta un vecchio rintelo, che non sembra necessitare di interventi. A luce solare è visibile un fine craquelé rapportato all'epoca. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Le misure della tela sono cm. 62 x 42. In merito alla cornice, invece, si presenta in patina e sono presenti piccoli difetti, come cadute di oro, e usura del tempo. Le dimensioni della cornice sono cm. 87 x 77 x 6 ca., (difetti). Il dipinto risulta impreziosito da una bella cornice in stile antica traforata e dorata (dimensione cornice, cm. 87 x 79 x 6 ca, difetti). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine."

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