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Scuola fiorentina (XVI) - Ritratto di Accursio giurista
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Scuola fiorentina (XVI) - Ritratto di Accursio giurista

Scuola fiorentina, XVI secolo Ritratto di Accursio giurista Olio su tavola ovale, cm 55 x 42 Con cornice, cm 62,5 x 48,5 L’opera in esame, un singolare esempio di olio su tavola di formato ovale inserito all’interno di una cornice dorata con decorazioni blu, è riferibile alla mano di un artista appartenente alla scuola fiorentina del XVI secolo. L’effigiato in questione è il noto giurista e glossatore italiano Accursio, conosciuto anche come Accorso da Bagnolo e in latino Accursius (Bagnolo, 1184 – Bologna, 1263), rappresentante della scuola di Bologna, allievo di Azzone e di Iacopo Baldovini. Nacque di famiglia contadina, ma di condizione verosimilmente non troppo modesta, a Bagnolo, paesino di poche case a mezza strada tra l'Impruneta e Montebuoni, sulle colline a mezzogiorno di Firenze (da qui il lemma Accursius florentinus, riportato anche sulla tavola in grafia dorata). Dopo essersi dedicato a vari studi decise di avvicinarsi alla giurisprudenza, diventandone uno dei più illustri esponenti: dei suoi figli furono giuristi anche Francesco, Guglielmo e Cervotto. Contemporaneamente alla sua mansione di docente a Bologna, iniziò a dedicarsi alla compilazione di un glossario che commentasse tutto il corpo del diritto: Accursio fu, infatti, autore di una raccolta di circa 97000 glosse del Corpus Iuris Civilis di Giustiniano, che confluirono in quella che venne chiamata la Magna Glossa (parimenti detta Glossa ordinaria o Glossa magistralis), fondamento del diritto comune europeo. Il lavoro eccezionale compiuto su tutto il corpo del testo costituì la sintesi ideale della scuola bolognese dei glossatori e venne considerato come una risposta concreta alla crisi che stava attraversando il movimento in quel periodo (all'incapacità di offrire contributi originali si affiancarono, di fatto, difficoltà di carattere tecnico, come sovrapposizioni che rendevano incomprensibile la lettura). In Germania, nel XV secolo, con la creazione del Reichskammergericht (Tribunale camerale dell'Impero, 1495), la Glossa ebbe riconoscimento ufficiale, divenendo l'unico strumento di interpretazione ufficiale del corpus giuridico. Le interpretazioni di Accursio del diritto romano influenzarono lo sviluppo di tutti i successivi codici giuridici europei, tra cui il Code Napoléon o Codice civile francese, emanato all'inizio del XIX secolo. Nella tavola qui presentata il giurista viene ritratto abbigliato secondo la moda medievale, ovvero con una tunica di pelliccia, al di sotto della quale si indossava la guarnacca, un abito lungo di colore rosso, vero e proprio segno distintivo di questa carica, e un berretto di panno anch’esso con la pelliccia. Come spesso accade nel genere ritrattistico, la sagoma del protagonista emerge da uno sfondo scuro e neutro, escamotage che permetteva agli artisti di esaltare la sagoma del soggetto principale, concentrando su di esso tutta l’attenzione dello spettatore. Gran parte del fascino di questo ritratto consiste, inoltre, nell’essere stato realizzato interamente con colori ad olio, i quali, richiedendo tempi di asciugatura più lenti, permettevano all’artista di apportare numerose modifiche e stratificazioni in corso d’opera, producendo sulla tavola una maggiore consistenza e spessore. Il ritratto di Accursio si inserisce nella celebre tradizione della raffigurazione degli “Uomini Illustri”, opere collezionate spesso in serie ritraenti personalità e benefattori particolarmente influenti del tempo. I ritratti, sia dipinti che scolpiti, assunsero infatti un ruolo importantissimo nella società rinascimentale, valutati dai committenti come veri e propri oggetti simbolo del loro status quo e della loro fama terrena, oltre che della loro ricchezza. Per comprendere fino in fondo l’importanza storica rivestita da questo personaggio basti pensare alle numerosi incisioni circolanti all’epoca, come quella della dell’incisore e numismatico Enea Vico (1523 – 1567), appartenente alla famosa serie Illustrum iureconsultorum imagines della collezione di Marco Mantova Bonavides o come quelle conservate al Rijksmuseum di Amsterdam; o ancora si pensi ai ritratti eseguiti dal pittore fiorentino Cristofano dell’Altissimo, uno dei quali confluito all’epoca nella collezione privata del duca Cosimo de Medici, oggi collocata alla Galleria degli Uffizi. La fama e il potere di Accursio crebbero tanto in vita da permettergli, inoltre, la creazione sulla nuova piazza cittadina (piazza Maggiore) di un’imponente residenza, che sarebbe poi stata acquisita dal governo per esser trasformata in un grande magazzino alimentare (Palazzo della Biada), successivamente ampliato e trasformato nel vasto Palazzo del Comune, ancora oggi chiamato, per l’appunto, Palazzo d’Accursio. Oggi lo stesso Accursio e il figlio Francesco riposano nell’arca dietro l’abside della basilica di San Francesco: il monumento venne commissionato proprio dal figlio, che fece traslare il corpo del padre dal convento di San Domenico dov’era stato momentaneamente sepolto. La cornice è fornita in omaggio, di conseguenza non può essere motivo di reso o reclamo. Per i dipinti acquistati all'estero: dopo il pagamento verrà avviata la procedura per ottenere la licenza di esportazione (ALC). Tutti i pezzi d'antiquariato inviati all'estero dall'Italia hanno bisogno di questo documento, rilasciato dal Ministro dei Beni Culturali. La procedura potrebbe richiedere da 3 a 5 settimane dalla richiesta, quindi, non appena avremo il documento verrà spedito il dipinto.

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Scuola fiorentina (XVI) - Ritratto di Accursio giurista

Scuola fiorentina (XVI) - Ritratto di Accursio giurista

Scuola fiorentina, XVI secolo
Ritratto di Accursio giurista
Olio su tavola ovale, cm 55 x 42
Con cornice, cm 62,5 x 48,5

L’opera in esame, un singolare esempio di olio su tavola di formato ovale inserito all’interno di una cornice dorata con decorazioni blu, è riferibile alla mano di un artista appartenente alla scuola fiorentina del XVI secolo.
L’effigiato in questione è il noto giurista e glossatore italiano Accursio, conosciuto anche come Accorso da Bagnolo e in latino Accursius (Bagnolo, 1184 – Bologna, 1263), rappresentante della scuola di Bologna, allievo di Azzone e di Iacopo Baldovini. Nacque di famiglia contadina, ma di condizione verosimilmente non troppo modesta, a Bagnolo, paesino di poche case a mezza strada tra l'Impruneta e Montebuoni, sulle colline a mezzogiorno di Firenze (da qui il lemma Accursius florentinus, riportato anche sulla tavola in grafia dorata). Dopo essersi dedicato a vari studi decise di avvicinarsi alla giurisprudenza, diventandone uno dei più illustri esponenti: dei suoi figli furono giuristi anche Francesco, Guglielmo e Cervotto. Contemporaneamente alla sua mansione di docente a Bologna, iniziò a dedicarsi alla compilazione di un glossario che commentasse tutto il corpo del diritto: Accursio fu, infatti, autore di una raccolta di circa 97000 glosse del Corpus Iuris Civilis di Giustiniano, che confluirono in quella che venne chiamata la Magna Glossa (parimenti detta Glossa ordinaria o Glossa magistralis), fondamento del diritto comune europeo. Il lavoro eccezionale compiuto su tutto il corpo del testo costituì la sintesi ideale della scuola bolognese dei glossatori e venne considerato come una risposta concreta alla crisi che stava attraversando il movimento in quel periodo (all'incapacità di offrire contributi originali si affiancarono, di fatto, difficoltà di carattere tecnico, come sovrapposizioni che rendevano incomprensibile la lettura). In Germania, nel XV secolo, con la creazione del Reichskammergericht (Tribunale camerale dell'Impero, 1495), la Glossa ebbe riconoscimento ufficiale, divenendo l'unico strumento di interpretazione ufficiale del corpus giuridico.
Le interpretazioni di Accursio del diritto romano influenzarono lo sviluppo di tutti i successivi codici giuridici europei, tra cui il Code Napoléon o Codice civile francese, emanato all'inizio del XIX secolo.
Nella tavola qui presentata il giurista viene ritratto abbigliato secondo la moda medievale, ovvero con una tunica di pelliccia, al di sotto della quale si indossava la guarnacca, un abito lungo di colore rosso, vero e proprio segno distintivo di questa carica, e un berretto di panno anch’esso con la pelliccia. Come spesso accade nel genere ritrattistico, la sagoma del protagonista emerge da uno sfondo scuro e neutro, escamotage che permetteva agli artisti di esaltare la sagoma del soggetto principale, concentrando su di esso tutta l’attenzione dello spettatore. Gran parte del fascino di questo ritratto consiste, inoltre, nell’essere stato realizzato interamente con colori ad olio, i quali, richiedendo tempi di asciugatura più lenti, permettevano all’artista di apportare numerose modifiche e stratificazioni in corso d’opera, producendo sulla tavola una maggiore consistenza e spessore.
Il ritratto di Accursio si inserisce nella celebre tradizione della raffigurazione degli “Uomini Illustri”, opere collezionate spesso in serie ritraenti personalità e benefattori particolarmente influenti del tempo. I ritratti, sia dipinti che scolpiti, assunsero infatti un ruolo importantissimo nella società rinascimentale, valutati dai committenti come veri e propri oggetti simbolo del loro status quo e della loro fama terrena, oltre che della loro ricchezza.
Per comprendere fino in fondo l’importanza storica rivestita da questo personaggio basti pensare alle numerosi incisioni circolanti all’epoca, come quella della dell’incisore e numismatico Enea Vico (1523 – 1567), appartenente alla famosa serie Illustrum iureconsultorum imagines della collezione di Marco Mantova Bonavides o come quelle conservate al Rijksmuseum di Amsterdam; o ancora si pensi ai ritratti eseguiti dal pittore fiorentino Cristofano dell’Altissimo, uno dei quali confluito all’epoca nella collezione privata del duca Cosimo de Medici, oggi collocata alla Galleria degli Uffizi.
La fama e il potere di Accursio crebbero tanto in vita da permettergli, inoltre, la creazione sulla nuova piazza cittadina (piazza Maggiore) di un’imponente residenza, che sarebbe poi stata acquisita dal governo per esser trasformata in un grande magazzino alimentare (Palazzo della Biada), successivamente ampliato e trasformato nel vasto Palazzo del Comune, ancora oggi chiamato, per l’appunto, Palazzo d’Accursio. Oggi lo stesso Accursio e il figlio Francesco riposano nell’arca dietro l’abside della basilica di San Francesco: il monumento venne commissionato proprio dal figlio, che fece traslare il corpo del padre dal convento di San Domenico dov’era stato momentaneamente sepolto.

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