Autore: Stephanie Oursler Titolo: Un album di violenza Editore: Edizioni delle donne Dimensioni: 23,5 x 33 cm Pagine: 44 Anno: 1976 Condizioni: molto buone, leggere tracce di usura e ingiallimento ai bordi, interno perfetto. Parr & Badger III, p.63. Martin Parr, Gerry Badger “The Photobook. A History”, Volume III Quest’album della violenza, realizzato con i ritagli di un quotidiano raccolti durante tutto un anno, il 1975, è una proposta di rilettura della propria storia fatta alle donne da una donna: Stephanie Oursler. Dietro questa “collezione della morte” c’è la pratica di vita che ogni donna fa quando accumula nella memoria i fatti dolorosi che la riguardano. La proposta di Stephanie è di raccogliere e dare un senso ai dati che la logica borghese maschile polverizza e banalizza. “ Una concentrazione del nostro passato/presente/futuro di donne ogni giorno buttate via e comprate di nuovo il mattino seguente ” (Stephanie). Non una sintesi quindi né un saggio sulla violenza subita dalle donne, quanto piuttosto la testimonianza del tragitto percorso da una donna attraverso la cronaca delle violenze subite da tutte le altre donne. Un modo per rendere la cronaca storia attraverso l'interpretazione delle proprie paure, della propria realtà fisica ed emotiva viste come un fatto non più strettamente personale. Un tentativo di smascherare in primo luogo con se stesse il gioco del « povera me », che spinge le donne a riproporsi come vittime. Un uso femminile di quell'informazione maschile, che propone le donne come strumenti inconsci di forze cieche. Un uso politico dunque, perché capovolge il senso dell'informazione e trova il significato che si nasconde dietro l'accidentalità e il caso.