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Cerchia di Annibale Carracci (XVII) - L'innamoramento di Polifemo
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Cerchia di Annibale Carracci (XVII) - L'innamoramento di Polifemo

Cerchia di Annibale Carracci, XVII secolo L'innamoramento di Polifemo Olio su tela, cm 33 x 45 Con cornice, cm 62 x 51 Iscrizione sul retro, Hanibal Caracio Il dipinto raffigura Polifemo, semisdraiato su di un drappo rosso mentre regge in una mano il flauto di Pan e osserva Galatea su di un cocchio trainata da un delfino, accompagnata da altre divinità del mare. L’iconografia è quella del Polifemo innamorato, di cui Annibale Carracci ne ha proposto un esempio ad affresco presso la Galleria Farnese. La Galleria fu affrescata da Annibale e Agostino Carracci, (per essere conclusa da allievi, fra cui Domenichino), tra il 1598 e il 1600. Il significato dominante dell’intero ciclo è manifestato dal tema dell’Amore Sacro e Amore Profano, soggetto ospitato nella volta. Legato al tema è quindi la vicenda di Polifemo che in Galleria Farnese ritorna nei due quadri riportati posti nei lati brevi della galleria, che presentano Polifemo e Galatea (o Polifemo innamorato) e Polifemo Scaglia una pietra contro Aci. Entrambe le scene traggono ispirazione dalle Metamorfosi di Ovidio, che traccia un profilo diverso del Ciclope rispetto quanto tramandato dall’Odissea. Infatti Ovidiio lo racconta innamorato della nereide Galatea tanto da dedicarle un canto appassionato in cui le offre tutto il suo amore e tutta la sua ricchezza, manifestandole inoltre la sua sofferenza per i rifiuti opposti dalla ninfa e la sua ira per il rivale Aci (che Galatea ama). Carracci, segue l'ekphrasis di un dipinto dello stesso soggetto che si trova nelle Immagini di Filostrato il vecchio, opera risalente al III secolo a.C. che contiene una serie di descrizioni di quadri (si ignora se reali o immaginari), tra i quali, per l'appunto, quello con Polifemo e Galatea (Libro II, n. XVIII). Lo stesso si può dire per il dipinto in esame, realizzato da un artista prossimo al Carracci come dimostrano alcuni debiti stilistici e compositivi. In particolare si riscontrano similitudini nella costruzione del gruppo con Galatea e le due ancelle e nella monumentalità della figura del Ciclope, che in entrambe le opere sfrutta e asseconda l’orientamento del supporto. Sicuramente gli affreschi di Galleria Borghese ad opera dei Carracci furono di ispirazione per molti degli artisti che lungo il Seicento fecero capolino a Roma. Tra coloro i quali si sono ispirati alla lettura carraccesca del mito ovidiano si può citare Giovanni Francesco Romanelli che, nato a Viterbo, all'età di 14 anni si recò a Roma per studiare per diventare un artista e fu allievo di Domenichino e Pietro da Cortona. La cornice è fornita in omaggio, di conseguenza non può essere motivo di reso o reclamo. Per i dipinti acquistati all'estero: dopo il pagamento verrà avviata la procedura per ottenere la licenza di esportazione (ALC). Tutti i pezzi d'antiquariato inviati all'estero dall'Italia hanno bisogno di questo documento, rilasciato dal Ministero dei Beni Culturali. La procedura potrebbe richiedere da 3 a 5 settimane dalla richiesta, quindi, non appena avremo il documento verrà spedito il dipinto.

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Cerchia di Annibale Carracci, XVII secolo
L'innamoramento di Polifemo
Olio su tela, cm 33 x 45
Con cornice, cm 62 x 51
Iscrizione sul retro, Hanibal Caracio

Il dipinto raffigura Polifemo, semisdraiato su di un drappo rosso mentre regge in una mano il flauto di Pan e osserva Galatea su di un cocchio trainata da un delfino, accompagnata da altre divinità del mare.
L’iconografia è quella del Polifemo innamorato, di cui Annibale Carracci ne ha proposto un esempio ad affresco presso la Galleria Farnese. La Galleria fu affrescata da Annibale e Agostino Carracci, (per essere conclusa da allievi, fra cui Domenichino), tra il 1598 e il 1600.
Il significato dominante dell’intero ciclo è manifestato dal tema dell’Amore Sacro e Amore Profano, soggetto ospitato nella volta. Legato al tema è quindi la vicenda di Polifemo che in Galleria Farnese ritorna nei due quadri riportati posti nei lati brevi della galleria, che presentano Polifemo e Galatea (o Polifemo innamorato) e Polifemo Scaglia una pietra contro Aci. Entrambe le scene traggono ispirazione dalle Metamorfosi di Ovidio, che traccia un profilo diverso del Ciclope rispetto quanto tramandato dall’Odissea. Infatti Ovidiio lo racconta innamorato della nereide Galatea tanto da dedicarle un canto appassionato in cui le offre tutto il suo amore e tutta la sua ricchezza, manifestandole inoltre la sua sofferenza per i rifiuti opposti dalla ninfa e la sua ira per il rivale Aci (che Galatea ama). Carracci, segue l'ekphrasis di un dipinto dello stesso soggetto che si trova nelle Immagini di Filostrato il vecchio, opera risalente al III secolo a.C. che contiene una serie di descrizioni di quadri (si ignora se reali o immaginari), tra i quali, per l'appunto, quello con Polifemo e Galatea (Libro II, n. XVIII).
Lo stesso si può dire per il dipinto in esame, realizzato da un artista prossimo al Carracci come dimostrano alcuni debiti stilistici e compositivi. In particolare si riscontrano similitudini nella costruzione del gruppo con Galatea e le due ancelle e nella monumentalità della figura del Ciclope, che in entrambe le opere sfrutta e asseconda l’orientamento del supporto. Sicuramente gli affreschi di Galleria Borghese ad opera dei Carracci furono di ispirazione per molti degli artisti che lungo il Seicento fecero capolino a Roma. Tra coloro i quali si sono ispirati alla lettura carraccesca del mito ovidiano si può citare Giovanni Francesco Romanelli che, nato a Viterbo, all'età di 14 anni si recò a Roma per studiare per diventare un artista e fu allievo di Domenichino e Pietro da Cortona.

La cornice è fornita in omaggio, di conseguenza non può essere motivo di reso o reclamo.

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