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Cosimo Privato (1899-1971) - Ritratto di famiglia
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Cosimo Privato (1899-1971) - Ritratto di famiglia

Cosimo Privato Venezia, 1899 – 1971 Ritratto di famiglia Olio su tavola, cm. 70×80 Entro cornice Firmato in basso a destra: “C. Privato” Il dipinto, in ottimo stato di conservazione, raffigura una coppia di mezza età raffigurati seduti, con le figura femminile posta di lato davanti alla figura maschile. Estremamente realistica, come tutta la serie dei ritratti realizzati dal noto pittore veneziano, l’opera si distingue anche per l’attento uso della materia e della scelta dei colori con il netto contrasto tra chiari e scuri, con il bianco della camicia e il colore rosso delle labbra della donna a risaltare nettamente. Nato a Venezia nel 1899, Privato entra nel 1919 alla Reale Scuola Superiore d’Arte applicata alle Industrie, con sede nell’antico convento dei Carmini, dove frequenta la sezione di decorazione pittorica ed ottiene in seguito l’abilitazione all’insegnamento artistico professionale. Come molti giovani artisti della stessa generazione (Juti Ravenna, Neno Mori, Eugenio Da Venezia, Luigi Scarpa Croce ed altri), si rivolge all’attività dell’Opera Bevilacqua La Masa, che dal 1908 riserva ai giovani artisti la possibilità di esporre nelle sale di Ca’ Pesaro. Qui Privato esordirà nella collettiva annuale del 1920 con tre opere (L’eremitaggio, Autoritratto, Ritratto). Sebbene si tratti di un’edizione particolare, sguarnita dei protagonisti della prima stagione capesarina – imperversava infatti la protesta degli artisti “dissidenti”, che esponevano parallelamente presso la galleria Geri Boralevi in Piazza San Marco – essa rappresenta per l’artista l’inizio di una partecipazione continuativa agli appuntamenti della Bevilacqua La Masa, cui interverrà fino alla trentunesima edizione del 1940. Dal 1922 al 1923 gli viene concesso, al terzo piano di Ca’ Pesaro, uno studio per esercitare la sua attività artistica (assegnazione rinnovata per il triennio 1925-1927); nel 1932 è inoltre membro, insieme a Carlo Dalla Zorza, Juti Ravenna, Bruno Saetti e Toni Lucarda, della giuria di accettazione della mostra. È indubbiamente a partire dalla metà degli anni Venti che la sua opera raggiunge una considerevole notorietà in ambito locale e nazionale. Dal 1926 al 1938 i suoi dipinti compaiono all’Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia, dove si distingue fra i più giovani espositori; negli stessi anni, partecipa anche alle mostre di arte italiana organizzate all’estero dalla stessa Biennale (ne è esempio, nel 1933, l’esposizione di arte italiana moderna organizzata dal Sindacato Nazionale Fascista Belle Arti e presentata da Antonio Maraini presso la Künstlerhaus di Vienna). Si possono ricordare inoltre, nel contesto italiano degli anni Venti e Trenta, le importanti partecipazioni alla III Biennale Romana (1925) e alla II Quadriennale di Roma (1935), alle Esposizioni Internazionali di Belle Arti di Fiume (1925, 1927), alle esposizioni organizzate dalla Società per le Belle Arti di Milano (1924, 1925) e alle Esposizioni Sindacali delle Tre Venezie. I numerosi acquisti avvenuti in occasione delle esposizioni (da parte del Re Vittorio Emanuele III, della Città di Bari, della Cassa di Risparmio di Venezia, del Comune di Venezia, della Prefettura di Venezia, del Ministero dell’Educazione Nazionale, della Banca d’Italia) ne confermano l’apprezzamento ricevuto. Pur tarda, se considerata in relazione ai tempi e al coevo sviluppo delle correnti d’avanguardia, la prolifica stagione degli anni Venti e Trenta costituisce un significativo tassello della tradizione figurativa d’area veneta e veneziana: la produzione pittorica dell’artista mostra infatti notevoli pregi tanto nella stesura del colore, grazie all’agilità della pennellata e alla sapiente scelta delle tonalità, quanto nell’ideazione e nella resa dei soggetti; se ad essere prediletto è il genere del ritratto, e più in generale della composizione con figura, Privato non manca di inventiva e nel corso degli anni dà vita ad un eclettico catalogo di personaggi e situazioni, mostrando una spiccata vena decorativa congiunta a vivaci doti di narratore. Negli anni Quaranta e soprattutto nel dopoguerra, l’attività espositiva di Privato risulta contenuta, a fronte di un progressivo ritiro dalla scena pubblica e da una sempre maggiore distanza dall’ambiente veneziano; si segnalano alcune personali tenute presso gallerie veneziane (alla galleria Venezia nel 1945, alla galleria Sandri nel 1946, alla galleria Ongania nel 1947) e la partecipazione al gruppo dei pittori “della Valigia”, riuniti attorno all’Hotel Gorizia. È piuttosto la Galleria Trieste di Mario Coscia ad ospitare con assiduità le mostre personali dell’artista dagli anni Quaranta alla fine degli anni Cinquanta (1941, 1947, 1950, 1951, 1952, 1954, 1956), in cui a prevalere sono le scene di genere (La mascherata, 1947) ed una rivisitazione, talvolta rapida e sommaria, dei soggetti che hanno costellato l’intero arco del suo percorso artistico.

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Cosimo Privato
Venezia, 1899 – 1971

Ritratto di famiglia
Olio su tavola, cm. 70×80

Entro cornice
Firmato in basso a destra: “C. Privato”

Il dipinto, in ottimo stato di conservazione, raffigura una coppia di mezza età raffigurati seduti, con le figura femminile posta di lato davanti alla figura maschile.

Estremamente realistica, come tutta la serie dei ritratti realizzati dal noto pittore veneziano, l’opera si distingue anche per l’attento uso della materia e della scelta dei colori con il netto contrasto tra chiari e scuri, con il bianco della camicia e il colore rosso delle labbra della donna a risaltare nettamente.

Nato a Venezia nel 1899, Privato entra nel 1919 alla Reale Scuola Superiore d’Arte applicata alle Industrie, con sede nell’antico convento dei Carmini, dove frequenta la sezione di decorazione pittorica ed ottiene in seguito l’abilitazione all’insegnamento artistico professionale.

Come molti giovani artisti della stessa generazione (Juti Ravenna, Neno Mori, Eugenio Da Venezia, Luigi Scarpa Croce ed altri), si rivolge all’attività dell’Opera Bevilacqua La Masa, che dal 1908 riserva ai giovani artisti la possibilità di esporre nelle sale di Ca’ Pesaro. Qui Privato esordirà nella collettiva annuale del 1920 con tre opere (L’eremitaggio, Autoritratto, Ritratto).

Sebbene si tratti di un’edizione particolare, sguarnita dei protagonisti della prima stagione capesarina – imperversava infatti la protesta degli artisti “dissidenti”, che esponevano parallelamente presso la galleria Geri Boralevi in Piazza San Marco – essa rappresenta per l’artista l’inizio di una partecipazione continuativa agli appuntamenti della Bevilacqua La Masa, cui interverrà fino alla trentunesima edizione del 1940.

Dal 1922 al 1923 gli viene concesso, al terzo piano di Ca’ Pesaro, uno studio per esercitare la sua attività artistica (assegnazione rinnovata per il triennio 1925-1927); nel 1932 è inoltre membro, insieme a Carlo Dalla Zorza, Juti Ravenna, Bruno Saetti e Toni Lucarda, della giuria di accettazione della mostra.

È indubbiamente a partire dalla metà degli anni Venti che la sua opera raggiunge una considerevole notorietà in ambito locale e nazionale.

Dal 1926 al 1938 i suoi dipinti compaiono all’Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia, dove si distingue fra i più giovani espositori; negli stessi anni, partecipa anche alle mostre di arte italiana organizzate all’estero dalla stessa Biennale (ne è esempio, nel 1933, l’esposizione di arte italiana moderna organizzata dal Sindacato Nazionale Fascista Belle Arti e presentata da Antonio Maraini presso la Künstlerhaus di Vienna).

Si possono ricordare inoltre, nel contesto italiano degli anni Venti e Trenta, le importanti partecipazioni alla III Biennale Romana (1925) e alla II Quadriennale di Roma (1935), alle Esposizioni Internazionali di Belle Arti di Fiume (1925, 1927), alle esposizioni organizzate dalla Società per le Belle Arti di Milano (1924, 1925) e alle Esposizioni Sindacali delle Tre Venezie.

I numerosi acquisti avvenuti in occasione delle esposizioni (da parte del Re Vittorio Emanuele III, della Città di Bari, della Cassa di Risparmio di Venezia, del Comune di Venezia, della Prefettura di Venezia, del Ministero dell’Educazione Nazionale, della Banca d’Italia) ne confermano l’apprezzamento ricevuto.

Pur tarda, se considerata in relazione ai tempi e al coevo sviluppo delle correnti d’avanguardia, la prolifica stagione degli anni Venti e Trenta costituisce un significativo tassello della tradizione figurativa d’area veneta e veneziana: la produzione pittorica dell’artista mostra infatti notevoli pregi tanto nella stesura del colore, grazie all’agilità della pennellata e alla sapiente scelta delle tonalità, quanto nell’ideazione e nella resa dei soggetti; se ad essere prediletto è il genere del ritratto, e più in generale della composizione con figura, Privato non manca di inventiva e nel corso degli anni dà vita ad un eclettico catalogo di personaggi e situazioni, mostrando una spiccata vena decorativa congiunta a vivaci doti di narratore.

Negli anni Quaranta e soprattutto nel dopoguerra, l’attività espositiva di Privato risulta contenuta, a fronte di un progressivo ritiro dalla scena pubblica e da una sempre maggiore distanza dall’ambiente veneziano; si segnalano alcune personali tenute presso gallerie veneziane (alla galleria Venezia nel 1945, alla galleria Sandri nel 1946, alla galleria Ongania nel 1947) e la partecipazione al gruppo dei pittori “della Valigia”, riuniti attorno all’Hotel Gorizia.

È piuttosto la Galleria Trieste di Mario Coscia ad ospitare con assiduità le mostre personali dell’artista dagli anni Quaranta alla fine degli anni Cinquanta (1941, 1947, 1950, 1951, 1952, 1954, 1956), in cui a prevalere sono le scene di genere (La mascherata, 1947) ed una rivisitazione, talvolta rapida e sommaria, dei soggetti che hanno costellato l’intero arco del suo percorso artistico.

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