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ISA Bergamo - Leonardo Fiori - 餐桌椅 (4) - 柚木, 纺织品
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ISA Bergamo - Leonardo Fiori - 餐桌椅 (4) - 柚木, 纺织品

In questo lotto presentiamo quattro sedie in Tek disegnate da Leonardo Fiori per Isa Bergamo. Le sedie si presentano in condizioni d'uso ottime, con solo lievi segni d'uso. La struttura in Tek è solida e robusta L'imbottitura delle sedute è stata rinnovata. Il rivestimento in tessuto si presenta anch'esso in ottime condizioni Sotto le sedute è presente marchio Isa Bergamo Dimensioni sedia in cm: Altezza 76 - Larghezza 42 - Profondità 52 "Design Radicale" include l'assicurazione sul trasporto per Italia /Europa nei costi di spedizione indicati. Per la spedizione "resto del mondo" il costo è indicativo. Formuleremo un preventivo ad asta conclusa secondo la destinazione. Leonardo Fiori 1927-2009 Testimone diretto dei fermenti culturali dell’architettura del XX secolo, allievo di Le Corbusier, protagonista della stagione del mecenatismo di Adriano Olivetti, Leonardo Fiori è stato direttore delle riviste Superfici, Habitat e Costruire. Per molti anni ha insegnato presso il Politecnico di Milano. Tra le sue opere più note la Colonia Olivetti a Brusson (1956) e il padiglione per la Expo di Osaka (1970). La storia di Isa Bergamo è quella di una stella luminosa del design italiano, ma sono proprio quelle più brillanti ad eclissarsi prima del tempo. Di ISA Bergamo restano le sue opere: specchi, poltrone e tanti complementi d’arredo che hanno conquistato anche un maestro come Giò Ponti. Isa Bergamo, letteralmente Industria Salotti e Arredamenti è un’azienda che venne fondata alla fine degli anni ‘40 a Ponte San Pietro, un comune di 11 mila abitanti alle porte di Bergamo. Un’impresa manifatturiera cruciale per il territorio, che nel suo periodo di massimo splendore diede lavoro a oltre 400 persone. Per capire l’importanza di questa azienda dal punto di vista sociale prima ancora che stilistico dobbiamo tornare indietro nel tempo e immaginare quanto un Paese lacerato dai segni della seconda guerra mondiale avesse bisogno di lavoro per ripartire e costruire quel boom economico che, di lì a pochi anni, avrebbe cambiato una parte importante della storia del Novecento italiano. Che Isa Bergamo non fosse un’azienda come tante lo dimostra anche il racconto di Tino Sana, storico imprenditore bergamasco e fondatore dell’omonima azienda di Almenno San Bartolomeo che, proprio alla Isa, mosse i primi passi come falegname. Nella sua autobiografia “L’orfano che sapeva sognare”, Sana racconta di quando entrò alla ISA, lavorando nel reparto che produceva per gli americani. Un lavoro di grande precisione, da fare sempre calibro alla mano perché i margini ammessi erano minimi, poche frazioni di millimetro. “Lavori per un periodo di tempo limitato dai Paoli perché mi si presentò presto l’occasione di venire assunto alla Isa di Ponte San Pietro che contava circa 400 dipendenti. Per un giovane falegname era un bel colpo – si legge nel libro – significava uno stipendio sicuro”. Lo stabilimento era stato costruito dopo la guerra nell’area che era stata dell’Industria Caproni che fabbricava aeroplani ed era tra i fornitori della aviazione militare italiana. Tra l’altro produsse un prototipo di aereo a reazione tra i primi al mondo nel 1938. Dopo la guerra l’industria militare Aeronautica aveva perso gran parte della sua importanza oggi sul grande sedime ci sono case villette capannoni di industrie ed imprese artigiane. “Da casa mia alla Isa c’erano 6 km una distanza minima. Tuttavia bisognava percorrere stradine sterrate. Titolare dell’Industria era un signore di Bergamo, Gino Brembilla, che era dotato di grande capacità commerciali e che nella zona ebbe la possibilità di trovare parecchio personale qualificato. Fino alla guerra l’industria si trovava a Bergamo in via Sant’Orsola poi si trasferì nel 1945 in via Giorgio Paglia… La ditta era stata fondata dal padre Roberto il figlio Gino porto avanti la Isa mentre il fratello Fulvio Fondò la RB che produceva soprattutto cucine e che negli anni ‘60 produsse una cucina componibile che divenne famosa la Rossana. Il signor Brembilla era un tipo simpatico, ciarliero ed era uno che quando parlava ti incantava. Ma forse la vera fortuna della Isa era il suo direttore Prestini: dirigeva uno stabilimento di 400 dipendenti ma girava nei reparti con il grembiule da falegname e nel suo ufficio studiava i disegni. Lui stesso disegnava i particolari degli arredamenti in misura reale; era severo molto ben educato con i suoi operai era il tipo di uomo che riconosce le persone al volo. Mi trasferì nel reparto della produzione di serie dove venivano realizzate le camere per gli alberghi, fui incaricato di seguire le finiture ancora pochi mesi e venni indirizzato al reparto dove si realizzavano i mobili commissionati dagli americani. Si trattava di arredi pregiati in acero, con numerosi cassetti. Gli americani venivano a Brembate di Sopra per effettuare i controlli di qualità utilizzavano per le verifiche il calibro, controllavano le varie dimensioni e i passaggi costruttivi dal taglio fino alla verniciatura. Ecco questo fu un momento importante per la mia vita”. Fu proprio quella sfida difficile a forgiarne il carattere e la stessa qualità e precisione in ogni lavorazione a conquistare i più grandi designer italiani come Giò Ponti e Ico Parisi che, proprio in quegli anni, affidarono ad Isa Bergamo la realizzazione delle proprie creazioni. Non a caso, nella biografia si legge ancora: “Gli americani misuravano con il calibro quindi esigevano precisioni nell’ordine di pochi decimi di millimetro. Ecco lì mi rafforzai nel convincimento di quanto fossero importanti qualità e precisione e di quanto una dipendesse dall’altra. Raffinai la mia capacità sia manuale, sia nell’uso delle macchine. Tuttavia la finitura dei mobili, per gli americani, andava fatta a mano. Importante era anche la carteggiatura. In questo lavoro ma credo in tutti i lavori la passione è fondamentale è la molla che ti spinge a cercare la qualità, ma poi bisogna essere perseveranti. “Il legno non è facile, il legno è vivo, si muove si assesta. Bisogna un po’ capirlo un po’ prevederlo. Ci vuole intelligenza e io penso che l’intelligenza venga mossa dalla passione”. Il giovane Sana cresce, diventa operaio specializzato e, quando è pronto per un ulteriore salto di qualità diventando capo reparto sceglie un’altra strada. Nel 1959 lascia Isa e avvia la ditta Sana Costantino nel laboratorio di falegnameria che allestisce ai piedi della casetta di due piani che costruisce a pochi chilometri da ponte San Pietro, nella sua Almenno San Bartolomeo, dove oggi c’è Il Museo del Falegname che lui stesso decise di fondare nel 1987.

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In questo lotto presentiamo quattro sedie in Tek disegnate da Leonardo Fiori per Isa Bergamo.
Le sedie si presentano in condizioni d'uso ottime, con solo lievi segni d'uso.
La struttura in Tek è solida e robusta
L'imbottitura delle sedute è stata rinnovata.
Il rivestimento in tessuto si presenta anch'esso in ottime condizioni
Sotto le sedute è presente marchio Isa Bergamo

Dimensioni sedia in cm: Altezza 76 - Larghezza 42 - Profondità 52

"Design Radicale" include l'assicurazione sul trasporto per Italia /Europa nei costi di spedizione indicati.
Per la spedizione "resto del mondo" il costo è indicativo. Formuleremo un preventivo ad asta conclusa secondo la destinazione.

Leonardo Fiori 1927-2009
Testimone diretto dei fermenti culturali dell’architettura del XX secolo, allievo di Le Corbusier, protagonista della stagione del mecenatismo di Adriano Olivetti, Leonardo Fiori è stato direttore delle riviste Superfici, Habitat e Costruire. Per molti anni ha insegnato presso il Politecnico di Milano. Tra le sue opere più note la Colonia Olivetti a Brusson (1956) e il padiglione per la Expo di Osaka (1970).

La storia di Isa Bergamo è quella di una stella luminosa del design italiano, ma sono proprio quelle più brillanti ad eclissarsi prima del tempo.
Di ISA Bergamo restano le sue opere: specchi, poltrone e tanti complementi d’arredo che hanno conquistato anche un maestro come Giò Ponti.
Isa Bergamo, letteralmente Industria Salotti e Arredamenti è un’azienda che venne fondata alla fine degli anni ‘40 a Ponte San Pietro, un comune di 11 mila abitanti alle porte di Bergamo.
Un’impresa manifatturiera cruciale per il territorio, che nel suo periodo di massimo splendore diede lavoro a oltre 400 persone.
Per capire l’importanza di questa azienda dal punto di vista sociale prima ancora che stilistico dobbiamo tornare indietro nel tempo e immaginare quanto un Paese lacerato dai segni della seconda guerra mondiale avesse bisogno di lavoro per ripartire e costruire quel boom economico che, di lì a pochi anni, avrebbe cambiato una parte importante della storia del Novecento italiano.
Che Isa Bergamo non fosse un’azienda come tante lo dimostra anche il racconto di Tino Sana, storico imprenditore bergamasco e fondatore dell’omonima azienda di Almenno San Bartolomeo che, proprio alla Isa, mosse i primi passi come falegname.
Nella sua autobiografia “L’orfano che sapeva sognare”, Sana racconta di quando entrò alla ISA, lavorando nel reparto che produceva per gli americani. Un lavoro di grande precisione, da fare sempre calibro alla mano perché i margini ammessi erano minimi, poche frazioni di millimetro.
“Lavori per un periodo di tempo limitato dai Paoli perché mi si presentò presto l’occasione di venire assunto alla Isa di Ponte San Pietro che contava circa 400 dipendenti. Per un giovane falegname era un bel colpo – si legge nel libro – significava uno stipendio sicuro”.
Lo stabilimento era stato costruito dopo la guerra nell’area che era stata dell’Industria Caproni che fabbricava aeroplani ed era tra i fornitori della aviazione militare italiana. Tra l’altro produsse un prototipo di aereo a reazione tra i primi al mondo nel 1938.
Dopo la guerra l’industria militare Aeronautica aveva perso gran parte della sua importanza oggi sul grande sedime ci sono case villette capannoni di industrie ed imprese artigiane.
“Da casa mia alla Isa c’erano 6 km una distanza minima. Tuttavia bisognava percorrere stradine sterrate. Titolare dell’Industria era un signore di Bergamo, Gino Brembilla, che era dotato di grande capacità commerciali e che nella zona ebbe la possibilità di trovare parecchio personale qualificato. Fino alla guerra l’industria si trovava a Bergamo in via Sant’Orsola poi si trasferì nel 1945 in via Giorgio Paglia… La ditta era stata fondata dal padre Roberto il figlio Gino porto avanti la Isa mentre il fratello Fulvio Fondò la RB che produceva soprattutto cucine e che negli anni ‘60 produsse una cucina componibile che divenne famosa la Rossana. Il signor Brembilla era un tipo simpatico, ciarliero ed era uno che quando parlava ti incantava. Ma forse la vera fortuna della Isa era il suo direttore Prestini: dirigeva uno stabilimento di 400 dipendenti ma girava nei reparti con il grembiule da falegname e nel suo ufficio studiava i disegni. Lui stesso disegnava i particolari degli arredamenti in misura reale; era severo molto ben educato con i suoi operai era il tipo di uomo che riconosce le persone al volo. Mi trasferì nel reparto della produzione di serie dove venivano realizzate le camere per gli alberghi, fui incaricato di seguire le finiture ancora pochi mesi e venni indirizzato al reparto dove si realizzavano i mobili commissionati dagli americani. Si trattava di arredi pregiati in acero, con numerosi cassetti. Gli americani venivano a Brembate di Sopra per effettuare i controlli di qualità utilizzavano per le verifiche il calibro, controllavano le varie dimensioni e i passaggi costruttivi dal taglio fino alla verniciatura. Ecco questo fu un momento importante per la mia vita”.
Fu proprio quella sfida difficile a forgiarne il carattere e la stessa qualità e precisione in ogni lavorazione a conquistare i più grandi designer italiani come Giò Ponti e Ico Parisi che, proprio in quegli anni, affidarono ad Isa Bergamo la realizzazione delle proprie creazioni.
Non a caso, nella biografia si legge ancora: “Gli americani misuravano con il calibro quindi esigevano precisioni nell’ordine di pochi decimi di millimetro. Ecco lì mi rafforzai nel convincimento di quanto fossero importanti qualità e precisione e di quanto una dipendesse dall’altra. Raffinai la mia capacità sia manuale, sia nell’uso delle macchine. Tuttavia la finitura dei mobili, per gli americani, andava fatta a mano. Importante era anche la carteggiatura. In questo lavoro ma credo in tutti i lavori la passione è fondamentale è la molla che ti spinge a cercare la qualità, ma poi bisogna essere perseveranti.
“Il legno non è facile, il legno è vivo, si muove si assesta. Bisogna un po’ capirlo un po’ prevederlo. Ci vuole intelligenza e io penso che l’intelligenza venga mossa dalla passione”.
Il giovane Sana cresce, diventa operaio specializzato e, quando è pronto per un ulteriore salto di qualità diventando capo reparto sceglie un’altra strada. Nel 1959 lascia Isa e avvia la ditta Sana Costantino nel laboratorio di falegnameria che allestisce ai piedi della casetta di due piani che costruisce a pochi chilometri da ponte San Pietro, nella sua Almenno San Bartolomeo, dove oggi c’è Il Museo del Falegname che lui stesso decise di fondare nel 1987.

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