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Guido Reni (1575–1642), Scuola di - Santa Teresa d’Avila
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Guido Reni (1575–1642), Scuola di - Santa Teresa d’Avila

GUIDO RENI [scuola di] (Bologna, 1575 – 1642) Santa Teresa d’Avila Olio su tela, cm. 41 x 33 NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Garanzia e Lecita Provenienza. Opera senza cornice: La tela, in buono stato di conservazione, illustra un episodio che vede come protagonista Santa Teresa d’Avila o Teresa de Jesús, la donna che salì al sommo della gloria mondiale per la grandezza della sua santità e per lo splendore delle sue imprese, venendo anche nominata, come prima donna, Dottore della Chiesa, nacque ad Avila il 28 marzo 1515, da Alonso Sánchez de Cepeda e da Donna Beatrice de Ahumada. La sua fanciullezza fu segnata da un precoce amore per il Signore, insegnatole soprattutto dalla madre. È famoso il suo tentativo di fuggire alla terra dei mori, col fratellino Rodrigo, per trovarvi il martirio, o il suo costruire insieme a lui, nel giardino paterno, romitaggi e monasteri, per vivere nella solitudine l’incontro con il Signore. Teresa è una bambina che amava ripetere: Sempre, sempre! pensando di morire e così di vivere sempre con Dio. L’opera, di formato rettangolare, rappresenta la figura a mezzo busto, stagliata su uno sfondo pressoché monocromo di colore giallo ocra scuro, col capo delicatamente inclinato e lo sguardo rivolto verso l’alto: le mani congiunti nell’atto della preghiera e meditazione verso Gesù Cristo. Il volto della figura è incorniciato dal velo per suora dotato di una frangia bianca, in contrasto cromatico con il copricapo nero e le vesti giallo ocra e bianche drappeggiati sulle spalle e le braccia. L’ho sguardo della donna, contende il primato, nella qualità formale e nella dolcezza dell’espressione. Un’attitudine che mira ad un coinvolgimento sentimentale dello spettatore, attratto dal tono di diffusa spiritualità promanato dalla donna. Il suo volto, inoltre, affinato dall’ombreggiatura leggera, rivela una grazia spirituale. Dal punto di vista stilistico, la materia è compatta e vibrante, le forme sono idealizzate, il volto appaia tondeggiante con i tipici occhi cerchiati da spesse palpebre. La qualità dell’opera è buona e sorretta dalla forza del colore, utilizzato pieno e puro, ma nello stesso tempo, appare in qualche modo ammorbidito dall’uso delle ocre e del dorato. Il dipinto in esame è molto simile alle opere della scuola di Guido Reni, soprattutto nei ritratti della Vergina Maria e di Maddalena. Guido Reni fu il più grande allievo dei Carracci ed uno dei maggiori artisti che possa vantare l’arte italiana del Seicento. Il particolare carattere di classicismo che emerge dalla nostra Maddalena penitente è parte integrante delle ricerche del maestro bolognese che, già dopo la partenza di Annibale Carracci per la capitale pontificia, si era opposto apertamente e polemicamente all’eloquio sentimentale e drammatico di Ludovico, rimasto da solo alla guida del panorama artistico felsineo. Il legame con un’opera fondamentale per la cultura artistica felsinea quale fu l’Estasi di S. Cecilia di Raffaello da Urbino (Bologna, Pinacoteca Nazionale), di cui molte sante reniane riprendono lo sguardo estatico presente anche all’interno del nostro quadro, si accosta poi alla cadenze manieristiche emiliane di Correggio e Parmigianino e agli echi eleganti e raffinati della cultura di Denis Calvaert, il pittore fiammingo che fui maestro di Guido come anche di molti altri artisti attivi a cavallo tra il Cinque e il Seicento (ad esempio Francesco Albani): a questo proposito basterà rilevare nella nostra tela l’utilizzo di tinte particolari dai riflessi caldi – come il dorato e il giallo ocra –, che rievocano decisamente gli insegnamenti dell’insegnante romani del Reni. L’opera – in conclusione – appare chiaramente riconducibile ad un artista di sicuro talento, e non sorprende l’idea di una probabile attribuzione nell’ambito dei lavori realizzati da un suo allievo o cerchia. In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali discrete considerando l'epoca del dipinto, la superficie pittorica si presenta in patina. Si notano – a luce di Wood – alcuni piccoli restauri sparsi e qualche leggera svelatura e ossidazione della superficie pittorica. A luce solare è visibile un fine craquelé rapportato all'epoca, mentre la tela originale presenta un vecchio rintelo. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Le misure della tela sono cm. 41 x 33. Il dipinto viene ceduto senza cornice, nonostante risulta impreziosita da una pregevole cornice in legno traforata e dorato. PROVENIENZA: Coll. Privata Siciliana PUBBLICAZIONE:  Inedito;  I MITI E IL TERRITORIO nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024. Nel caso di vendita al di fuori del territorio italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione delle pratiche di esportazione.

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GUIDO RENI [scuola di]
(Bologna, 1575 – 1642)
Santa Teresa d’Avila
Olio su tela, cm. 41 x 33


NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Garanzia e Lecita Provenienza. Opera senza cornice:

La tela, in buono stato di conservazione, illustra un episodio che vede come protagonista
Santa Teresa d’Avila o Teresa de Jesús, la donna che salì al sommo della gloria mondiale per la grandezza della sua santità e per lo splendore delle sue imprese, venendo anche nominata, come prima donna, Dottore della Chiesa, nacque ad Avila il 28 marzo 1515, da Alonso Sánchez de Cepeda e da Donna Beatrice de Ahumada. La sua fanciullezza fu segnata da un precoce amore per il Signore, insegnatole soprattutto dalla madre. È famoso il suo tentativo di fuggire alla terra dei mori, col fratellino Rodrigo, per trovarvi il martirio, o il suo costruire insieme a lui, nel giardino paterno, romitaggi e monasteri, per vivere nella solitudine l’incontro con il Signore. Teresa è una bambina che amava ripetere: Sempre, sempre! pensando di morire e così di vivere sempre con Dio.
L’opera, di formato rettangolare, rappresenta la figura a mezzo busto, stagliata su uno sfondo pressoché monocromo di colore giallo ocra scuro, col capo delicatamente inclinato e lo sguardo rivolto verso l’alto: le mani congiunti nell’atto della preghiera e meditazione verso Gesù Cristo. Il volto della figura è incorniciato dal velo per suora dotato di una frangia bianca, in contrasto cromatico con il copricapo nero e le vesti giallo ocra e bianche drappeggiati sulle spalle e le braccia. L’ho sguardo della donna, contende il primato, nella qualità formale e nella dolcezza dell’espressione. Un’attitudine che mira ad un coinvolgimento sentimentale dello spettatore, attratto dal tono di diffusa spiritualità promanato dalla donna. Il suo volto, inoltre, affinato dall’ombreggiatura leggera, rivela una grazia spirituale.
Dal punto di vista stilistico, la materia è compatta e vibrante, le forme sono idealizzate, il volto appaia tondeggiante con i tipici occhi cerchiati da spesse palpebre. La qualità dell’opera è buona e sorretta dalla forza del colore, utilizzato pieno e puro, ma nello stesso tempo, appare in qualche modo ammorbidito dall’uso delle ocre e del dorato.
Il dipinto in esame è molto simile alle opere della scuola di Guido Reni, soprattutto nei ritratti della Vergina Maria e di Maddalena.
Guido Reni fu il più grande allievo dei Carracci ed uno dei maggiori artisti che possa vantare l’arte italiana del Seicento. Il particolare carattere di classicismo che emerge dalla nostra Maddalena penitente è parte integrante delle ricerche del maestro bolognese che, già dopo la partenza di Annibale Carracci per la capitale pontificia, si era opposto apertamente e polemicamente all’eloquio sentimentale e drammatico di Ludovico, rimasto da solo alla guida del panorama artistico felsineo. Il legame con un’opera fondamentale per la cultura artistica felsinea quale fu l’Estasi di S. Cecilia di Raffaello da Urbino (Bologna, Pinacoteca Nazionale), di cui molte sante reniane riprendono lo sguardo estatico presente anche all’interno del nostro quadro, si accosta poi alla cadenze manieristiche emiliane di Correggio e Parmigianino e agli echi eleganti e raffinati della cultura di Denis Calvaert, il pittore fiammingo che fui maestro di Guido come anche di molti altri artisti attivi a cavallo tra il Cinque e il Seicento (ad esempio Francesco Albani): a questo proposito basterà rilevare nella nostra tela l’utilizzo di tinte particolari dai riflessi caldi – come il dorato e il giallo ocra –, che rievocano decisamente gli insegnamenti dell’insegnante romani del Reni.
L’opera – in conclusione – appare chiaramente riconducibile ad un artista di sicuro talento, e non sorprende l’idea di una probabile attribuzione nell’ambito dei lavori realizzati da un suo allievo o cerchia.
In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali discrete considerando l'epoca del dipinto, la superficie pittorica si presenta in patina. Si notano – a luce di Wood – alcuni piccoli restauri sparsi e qualche leggera svelatura e ossidazione della superficie pittorica. A luce solare è visibile un fine craquelé rapportato all'epoca, mentre la tela originale presenta un vecchio rintelo. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Le misure della tela sono cm. 41 x 33. Il dipinto viene ceduto senza cornice, nonostante risulta impreziosita da una pregevole cornice in legno traforata e dorato.

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 I MITI E IL TERRITORIO nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024.

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