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Scuola italiana (XIX) - Veduta del Campidoglio dal Foro romano
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Scuola italiana (XIX) - Veduta del Campidoglio dal Foro romano

XIX secolo Veduta del Campidoglio dal Foro romano (2) Olio su tela, cm 56 x 92 Con cornice, cm 65 x 102 Rifacendosi alla tradizione delle vedute da Grand Tour l’artista della presente tela vuole restituire uno scorcio del foro romano nel corso del XIX secolo, quando una gran parte delle testimonianze archeologiche erano ancora interrate. Difatti, prima degli scavi, l’intera area veniva conosciuta come Campo Vaccino, una zona adibita prettamente al pascolo di pecore e mucche. Qualcosa cambiò, però, già all’inizio dell’Ottocento, con la dominazione francese a Roma, con cui si cominciò a scavare per riportare alla luce quel tesoro che è l’eredità storica ed archeologica dell’Urbe. Con l’inizio del ’900 inizia la vera era degli scavi archeologici nel foro con figure come Ridolfo Lanciani (pioniere dell’archeologia romana) e Giacomo Boni, grandissimo e geniale archeologo che dedicò praticamente tutta la sua vita al Foro Romano ed all’area circostante. Ciò che si osserva nella tela è una radura erbosa da cui sorgono alcuni tra i più importanti monumenti del foro. Sulla destra vediamo un piccolo scorcio di quella che era la Curia: la sede più antica del Senato, fondata dal terzo re di Roma, Tullo Ostilio. Subito affianco l’imponente mole della facciata della chiesa dei santi Luca e Martina martiri, capolavoro del barocco romano le cui origini risalgono al VII secolo. Oltre il carcere di Mamertino e la chiesa di san Giuseppe dei falegnami si erge il grandioso arco di Settimio Severo; eretto nell’anno 203 d.C. per glorificare le vittorie militari dell’imperatore Settimio Severo e i suoi figli Caracalla e Geta. L’arco veniva utilizzato per un rituale di purificazione ogni volta che l’esercito tornava vittorioso da una battaglia: passando al di sotto e rimettendo piede sul sacro suolo di Roma, l’esercito e il generale che lo aveva condotto si purificavano dal sangue dei nemici. Le tre colonne subito a fianco appartengono al Tempio di Vespasiano e Tito mentre le monumentali otto colonne appartengono invece al tempio di Saturno (dio del grano e dell’agricoltura), uno dei luoghi sacri più antichi costruiti nel circondario del Foro Romano. All’estrema sinistra del dipinto, invece, svetta alta e solitaria la Colonna di Foca, in onore dell’omonimo imperatore bizantino. La veduta è infine sovrastata dalla mole del Tabularium, che sorge sul colle del Campidoglio. L’edificio era concepito come vero e proprio archivio di Stato, luogo di conservazione di atti pubblici, decreti del Senato e trattati di pace. Attualmente, la parte superiore rinnovata da Michelangelo ospita uffici del Comune di Roma. La cornice è fornita in omaggio, di conseguenza non può essere motivo di reso o reclamo. Per i dipinti acquistati all'estero: dopo il pagamento verrà avviata la procedura per ottenere la licenza di esportazione (ALC). Tutti i pezzi d'antiquariato inviati all'estero dall'Italia hanno bisogno di questo documento, rilasciato dal Ministro dei Beni Culturali. La procedura potrebbe richiedere da 3 a 5 settimane dalla richiesta, quindi, non appena avremo il documento verrà spedito il dipinto. #Legrandtour

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XIX secolo
Veduta del Campidoglio dal Foro romano
(2) Olio su tela, cm 56 x 92
Con cornice, cm 65 x 102

Rifacendosi alla tradizione delle vedute da Grand Tour l’artista della presente tela vuole restituire uno scorcio del foro romano nel corso del XIX secolo, quando una gran parte delle testimonianze archeologiche erano ancora interrate. Difatti, prima degli scavi, l’intera area veniva conosciuta come Campo Vaccino, una zona adibita prettamente al pascolo di pecore e mucche. Qualcosa cambiò, però, già all’inizio dell’Ottocento, con la dominazione francese a Roma, con cui si cominciò a scavare per riportare alla luce quel tesoro che è l’eredità storica ed archeologica dell’Urbe. Con l’inizio del ’900 inizia la vera era degli scavi archeologici nel foro con figure come Ridolfo Lanciani (pioniere dell’archeologia romana) e Giacomo Boni, grandissimo e geniale archeologo che dedicò praticamente tutta la sua vita al Foro Romano ed all’area circostante.
Ciò che si osserva nella tela è una radura erbosa da cui sorgono alcuni tra i più importanti monumenti del foro. Sulla destra vediamo un piccolo scorcio di quella che era la Curia: la sede più antica del Senato, fondata dal terzo re di Roma, Tullo Ostilio. Subito affianco l’imponente mole della facciata della chiesa dei santi Luca e Martina martiri, capolavoro del barocco romano le cui origini risalgono al VII secolo. Oltre il carcere di Mamertino e la chiesa di san Giuseppe dei falegnami si erge il grandioso arco di Settimio Severo; eretto nell’anno 203 d.C. per glorificare le vittorie militari dell’imperatore Settimio Severo e i suoi figli Caracalla e Geta. L’arco veniva utilizzato per un rituale di purificazione ogni volta che l’esercito tornava vittorioso da una battaglia: passando al di sotto e rimettendo piede sul sacro suolo di Roma, l’esercito e il generale che lo aveva condotto si purificavano dal sangue dei nemici.
Le tre colonne subito a fianco appartengono al Tempio di Vespasiano e Tito mentre le monumentali otto colonne appartengono invece al tempio di Saturno (dio del grano e dell’agricoltura), uno dei luoghi sacri più antichi costruiti nel circondario del Foro Romano. All’estrema sinistra del dipinto, invece, svetta alta e solitaria la Colonna di Foca, in onore dell’omonimo imperatore bizantino. La veduta è infine sovrastata dalla mole del Tabularium, che sorge sul colle del Campidoglio. L’edificio era concepito come vero e proprio archivio di Stato, luogo di conservazione di atti pubblici, decreti del Senato e trattati di pace. Attualmente, la parte superiore rinnovata da Michelangelo ospita uffici del Comune di Roma.

La cornice è fornita in omaggio, di conseguenza non può essere motivo di reso o reclamo.

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