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POST INCUNABLE ALDINA - Stazio - Statii Sylvarum libri quinque... Thebaidos / Achilleidos - 1502
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POST INCUNABLE ALDINA - Stazio - Statii Sylvarum libri quinque... Thebaidos / Achilleidos - 1502

POST INCUNABLE ALDINA - LA TEBAIDE E LA VITA E LE GESTA DI ACHILLE - 1502 Prima edizione Aldina di queste opere del poeta latino di Napoli, Publio Stazio. Corredata da eleganti annotazioni coeve, è un poema epico soltanto di nome; mancano i meccanismi tradizionali, i topoi del genere letterario; prevalgono gli influssi elegiaci, i riferimenti alla vita quotidiana e privata (sembra di tornare all’atmosfera delle Silvae). Il poema maggiore di S. è la Tebaide (già compiuta forse nel 92, e dedicata a Domiziano), nella quale la materia poetica, interamente greca, è elaborata secondo il modello virgiliano dell'Eneide: dodici libri, dei quali solo negli ultimi sei si narrano gli eventi bellici della guerra fra Eteocle e Polinice per il possesso di Tebe. Poco legato nell'insieme, il poema si sviluppa in una serie di episodî, nei quali si rivelano le caratteristiche proprie dell'arte epica di S., la sovrabbondanza del linguaggio e la sostanziale artificiosità dell'invenzione. Renouard Alde 35-7; Ahmansson-Murphy 61; BM Italian 646. CONTENTS La produzione poetica di Stazio è abbondante e comprende diverse opere. Il capolavoro staziano, la Tebaide, pubblicata nel 92, è in 12 libri e narra la lotta fra i due fratelli Eteocle e Polinice per la successione in Tebe al trono di Edipo (ma anche se il tema è mitologico, dotato di un complesso apparato divino, la vera sostanza del contenuto riporta irresistibilmente verso la Pharsalia di Lucano). In un insolito epilogo programmatico, Stazio dichiara poi di avere un modello altissimo, anche se preso coi dovuti rispetti: l'Eneide, di cui le due esadi riproducono fedelmente la metà odissiaca di preparazione e quella iliadica di guerra. In verità, i modelli poetici sono molti: Stazio dimostra una buona conoscenza della tragedia greca (Eschilo) e forse anche di alcuni poemi ciclici (Antimaco di Colofone) o di loro riassunti. Talora (oltre che l'Omero mediato da Virgilio) appaiono anche modelli più insoliti: Euripide, Apollonio Rodio, persino Callimaco (e gli alessandrini in genere); infine, lo stile narrativo e la metrica risentono della lezione tecnica di Ovidio, mentre la sua immagine del mondo dell'influsso di Seneca, da cui mutua anche, volendo, il gusto dell'orrido e la tendenza al patetico (caratteristiche comunque comuni alla letteratura del tempo). Insomma, proprio qui - ovvero nel contrasto tra fedeltà alla tradizione virgiliana e le inquietudini modernizzanti - sta il vero centro dell'ispirazione epica di Stazio. Tuttavia, nonostante tale costellazione di influssi, e nonostante l'abbondanza di episodi minuti e di "miniature" sentimentali o pittoresche, l'opera non manca affatto di unità: anzi, il difetto tipico sono piuttosto gli ossessivi "corsi e ricorsi" a motivi e atmosfere: tutta la storia risulta, ad esempio, dominata da una ferrea "necessità universale" (la cui funzione è enfatizzata in un apparato divino come detto tipicamente virgiliano), che appiattisce le cose, gli uomini e le stesse divinità (è qui che Stazio si avvicina invece più a Lucano). Dopo il poema tebano, Stazio si proponeva un ulteriore magnum opus con la Achilleide che, interrotta all'inizio del II libro per la morte del poeta, sarebbe stato un poema epico sull'educazione e le vicende della vita di Achille: ma la narrazione giunge fino alla partenza dell'eroe per Troia. Il tono è più disteso e idillico che nella barocca Tebaide, benché nell'opera tutta si evidenzi una forte accentuazione della componente etica. Poema epico, l'Achilleide, nel quale Stazio intendeva trattare tutta la materia mitica concernente l'eroe, fu iniziato nel 95 e restò interrotto per la morte dell'autore, che poté comporne solo un libro e mezzo. L’intenzione (ambiziosissima) di Stazio era quella di cantare le gesta di Achille, dalla nascita alla morte (e forse anche oltre, con riferimento alle nozze oltremondane di Achille ed Elena); il poeta voleva entrare in diretta competizione con Omero, trattando anche le parti della vita del Pelìde che erano rimaste fuori dalla trattazione dell’Iliade. Nel I libro vengono narrate le vicende della giovinezza di Achille, e principalmente il suo occultamento in vesti femminili presso la reggia di Licomede a Sciro; tale espediente è ideato dalla madre Teti, che vuole così sottrarre il figlio alla spedizione dei Greci contro Troia, sapendo che Achille dovrà morire in quell’impresa. Viene quindi narrato l’amore di Achille per Deidamia (da cui nascerà il figlio Pirro); infine l’eroe viene riconosciuto da Ulisse e deve partire per la guerra. Nel II libro, avvenuta la partenza della spedizione, Achille racconta ai compagni gli anni da lui trascorsi col suo precettore Chirone. Publio Papinio Stazio (in latino Publius Papinius Statius; Napoli, 45 circa – 96 circa) è stato un poeta romano e uno dei principali esponenti della poesia epica dell'età flavia, assieme a Silio Italico e a Valerio Flacco. È generalmente conosciuto per essere l'autore di due poemi epici. CONDITION REPORT Legatura in pergamena. Marca tipografica in fine, G4 ed e8 legate in fine segni di abrasione al frontespizio, alcune macchie e fioriture. Pergamena antica, dorso a 5 nervi con decori impressi a secco, tagli rossi. Annotazioni coeve (a volte leggermente rifilate). Buono stato di mantenimento dell’opera. Bella copia, ordinata e pulita. Pp. (2); 473; (4). FULL TITLES & AUTHORS Statii Sylvarum libri quinque Thebaidos libri duodecim Achilleidos duo. Venezia: Aldo Manuzio, 1502 Stazio Publio Papinio

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POST INCUNABLE ALDINA - LA TEBAIDE E LA VITA E LE GESTA DI ACHILLE - 1502
Prima edizione Aldina di queste opere del poeta latino di Napoli, Publio Stazio.
Corredata da eleganti annotazioni coeve, è un poema epico soltanto di nome; mancano i meccanismi tradizionali, i topoi del genere letterario; prevalgono gli influssi elegiaci, i riferimenti alla vita quotidiana e privata (sembra di tornare all’atmosfera delle Silvae). Il poema maggiore di S. è la Tebaide (già compiuta forse nel 92, e dedicata a Domiziano), nella quale la materia poetica, interamente greca, è elaborata secondo il modello virgiliano dell'Eneide: dodici libri, dei quali solo negli ultimi sei si narrano gli eventi bellici della guerra fra Eteocle e Polinice per il possesso di Tebe. Poco legato nell'insieme, il poema si sviluppa in una serie di episodî, nei quali si rivelano le caratteristiche proprie dell'arte epica di S., la sovrabbondanza del linguaggio e la sostanziale artificiosità dell'invenzione. Renouard Alde 35-7; Ahmansson-Murphy 61; BM Italian 646.

CONTENTS
La produzione poetica di Stazio è abbondante e comprende diverse opere.
Il capolavoro staziano, la Tebaide, pubblicata nel 92, è in 12 libri e narra la lotta fra i due fratelli Eteocle e Polinice per la successione in Tebe al trono di Edipo (ma anche se il tema è mitologico, dotato di un complesso apparato divino, la vera sostanza del contenuto riporta irresistibilmente verso la Pharsalia di Lucano). In un insolito epilogo programmatico, Stazio dichiara poi di avere un modello altissimo, anche se preso coi dovuti rispetti: l'Eneide, di cui le due esadi riproducono fedelmente la metà odissiaca di preparazione e quella iliadica di guerra.

In verità, i modelli poetici sono molti: Stazio dimostra una buona conoscenza della tragedia greca (Eschilo) e forse anche di alcuni poemi ciclici (Antimaco di Colofone) o di loro riassunti. Talora (oltre che l'Omero mediato da Virgilio) appaiono anche modelli più insoliti: Euripide, Apollonio Rodio, persino Callimaco (e gli alessandrini in genere); infine, lo stile narrativo e la metrica risentono della lezione tecnica di Ovidio, mentre la sua immagine del mondo dell'influsso di Seneca, da cui mutua anche, volendo, il gusto dell'orrido e la tendenza al patetico (caratteristiche comunque comuni alla letteratura del tempo).
Insomma, proprio qui - ovvero nel contrasto tra fedeltà alla tradizione virgiliana e le inquietudini modernizzanti - sta il vero centro dell'ispirazione epica di Stazio. Tuttavia, nonostante tale costellazione di influssi, e nonostante l'abbondanza di episodi minuti e di "miniature" sentimentali o pittoresche, l'opera non manca affatto di unità: anzi, il difetto tipico sono piuttosto gli ossessivi "corsi e ricorsi" a motivi e atmosfere: tutta la storia risulta, ad esempio, dominata da una ferrea "necessità universale" (la cui funzione è enfatizzata in un apparato divino come detto tipicamente virgiliano), che appiattisce le cose, gli uomini e le stesse divinità (è qui che Stazio si avvicina invece più a Lucano).

Dopo il poema tebano, Stazio si proponeva un ulteriore magnum opus con la Achilleide che, interrotta all'inizio del II libro per la morte del poeta, sarebbe stato un poema epico sull'educazione e le vicende della vita di Achille: ma la narrazione giunge fino alla partenza dell'eroe per Troia. Il tono è più disteso e idillico che nella barocca Tebaide, benché nell'opera tutta si evidenzi una forte accentuazione della componente etica.

Poema epico, l'Achilleide, nel quale Stazio intendeva trattare tutta la materia mitica concernente l'eroe, fu iniziato nel 95 e restò interrotto per la morte dell'autore, che poté comporne solo un libro e mezzo.
L’intenzione (ambiziosissima) di Stazio era quella di cantare le gesta di Achille, dalla nascita alla morte (e forse anche oltre, con riferimento alle nozze oltremondane di Achille ed Elena); il poeta voleva entrare in diretta competizione con Omero, trattando anche le parti della vita del Pelìde che erano rimaste fuori dalla trattazione dell’Iliade.

Nel I libro vengono narrate le vicende della giovinezza di Achille, e principalmente il suo occultamento in vesti femminili presso la reggia di Licomede a Sciro; tale espediente è ideato dalla madre Teti, che vuole così sottrarre il figlio alla spedizione dei Greci contro Troia, sapendo che Achille dovrà morire in quell’impresa. Viene quindi narrato l’amore di Achille per Deidamia (da cui nascerà il figlio Pirro); infine l’eroe viene riconosciuto da Ulisse e deve partire per la guerra. Nel II libro, avvenuta la partenza della spedizione, Achille racconta ai compagni gli anni da lui trascorsi col suo precettore Chirone.
Publio Papinio Stazio (in latino Publius Papinius Statius; Napoli, 45 circa – 96 circa) è stato un poeta romano e uno dei principali esponenti della poesia epica dell'età flavia, assieme a Silio Italico e a Valerio Flacco. È generalmente conosciuto per essere l'autore di due poemi epici.

CONDITION REPORT
Legatura in pergamena. Marca tipografica in fine, G4 ed e8 legate in fine segni di abrasione al frontespizio, alcune macchie e fioriture. Pergamena antica, dorso a 5 nervi con decori impressi a secco, tagli rossi. Annotazioni coeve (a volte leggermente rifilate). Buono stato di mantenimento dell’opera. Bella copia, ordinata e pulita. Pp. (2); 473; (4).

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Venezia: Aldo Manuzio, 1502
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