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Sigonio - Historiarum de Regno Italiae - 1574
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Sigonio - Historiarum de Regno Italiae - 1574

PRIMO TENTATIVO DI ANALISI CRITICA DELLA STORIA ITALIANA DEL TARDO MEDIOEVO - IN FOLIO Prima, assai bella edizione della più importante opera dello storico modenese Carlo Sigonio, da considerare uno dei trattati più attendibili e citati sulla storia d'Italia nel Medioevo. Edizione originale di questa trattazione che è da ritenere il primo tentativo, condotto con perizia storiografica, di gettare luce sugli avvenimenti italiani tardomedievali. Non disgiunte dalla narrazione storica sono le ampie notizie sulle famiglie nobili d’Italia, duchi, principi, marchesi, conti, vescovi, abati, ecc. L'autore dedicò gli ultimi anni della sua vita alla stesura dell'opera che tratta meticolosamente il periodo che va dall'anno 565 al 1286. Adams S 1120, Graesse VI, 403 VENDUTA ONLINE UNA COPIA PIU’ RECENTE A 2.100 EURO CONTENTS Il corpus eccezionalmente ricco e particolarmente approfondito tanto da esser di base a studi ed opere posteriori e da suscitare l'interesse del Muratori che cur la pubblicazione dell'opera omnia del grande storico. Scrisse molto di storia e letteratura greca e romana, ma la sua opera principale è il De Regno Italiae (1574), che copre l'età medievale dal 570 al 1200 e che fa di S. il maggior precursore di L. A. Muratori. Carlo Sigonio (Modena, 1520 circa – presso Modena, 28 agosto 1584) è stato uno storico italiano di espressione latina. Tra i primi studiosi a dedicarsi alla storia medievale, Sigonio è considerato «il vero scopritore del Medioevo, quello che lo aperse agli studi e ne accennò la strada.» Suo merito precipuo è di avere volto il suo studio al Medioevo ancor troppo dimenticato e di averlo fatto oggetto di lungo e vario esame nei libri De Regno Italiae (ab anno 570 ad annum 1200) che, insieme con quelli pubblicati dopo la sua morte, come volle nel suo testamento, dal canonico bolognese Alessandro Caprara (sino al 1268), restano il suo maggior lavoro, frutto di tenaci fatiche e di lunghe indagini archivistiche, opera che può dirsi originale, edita nel 1574, cioè nel periodo della sua piena maturità. Fra i suoi numerosi lavori di storia romana, variamente giudicati dai contemporanei e dai posteri, ma rilevanti tutti per l'ampiezza dell'informazione e per un forte e vivo bisogno di precisione e di esattezza. Gli interessi per le antichità romane e soprattutto per la cronologia, le magistrature e il funzionamento delle istituzioni repubblicane, impegnarono Sigonio a partire dai primi anni Cinquanta. Il suo lavoro sulle fonti, documentarie ed epigrafiche, fa ricorso alla moderna tradizione filologica di Lorenzo Valla, Desiderio Erasmo, Pietro Vettori e Andrea Alciato cercando di ricostruire l’età antica secondo le sue specificità linguistiche e culturali. L’erudizione di Sigonio, però, non era algida, né sganciata dai dibattiti italiani ed europei sull’utilità dello studio della storia per affrontare le questioni di natura politica e istituzionale a lui contemporanee. Lo sforzo di comprendere i meccanismi del potere dell’antica Roma, infatti, fu un lavoro preparatorio alla sua seconda grande impresa, che lo vide occupato negli ultimi vent’anni della sua vita: lo studio delle istituzioni della penisola italiana a partire da Costantino fino al 14° secolo. Lo spostamento degli interessi per la tarda antichità e il Medioevo non è però giustificabile solo come un accidente della sua carriera, vale a dire non è legato esclusivamente all’incarico assegnatogli dal Senato bolognese di scrivere una storia della città, ma piuttosto è da connetersi con la volontà di confrontarsi con un argomento, la genesi degli Stati europei, su cui si stavano cimentando gli altri protagonisti dell’erudizione continentale, e comprendere il ruolo rivestito dalla tradizione romana in questa storia. Il risultato di questo sforzo, rappresentato dalle opere pubblicate tra il 1574 e il 1582 (Historiarum De regno Italiae libri XV, 1574, 1575, 1580; Historiarum De occidentali imperio libri XX, 1578; De republica Hebraeorum libri VII, 1582), è la costruzione di una storia delle istituzioni italiane lontanissima dalla concezione umanistica e dall’idea dell’eredità romana, e legata piuttosto al dibattito europeo sul contributo decisivo dei popoli barbari, Longobardi, Franchi e Germani. CONDITION REPORT In folio (mm 360x245). Pagine [8], 591, [1]. Fregio xilografico impresso al frontespizio. Copia marginalmente gorata, con occasionali carte fortemente brunite. Legatura in mezza pergamena con piatti rivestiti in pergamena di riuso. Titolo manoscritto al dorso. Nota di possesso manoscritta al frontespizio. Con grande marchio xilografico al frontespizio, testate e capolettera ornati. Ampi margini. Buono stato di mantenimento dell’opera. Bella copia, completa, pulita e ordinata. Pp. 8nn. 591 FULL TITLES & AUTHORS CAROLI SIGONII HISTORIARVM DE REGNO ITALIAE Libri Quindecim AD ILLVSTRISS ATQ EXCELL D IACOBVM BONCOMPAGNVM Generalem SRE Gubernatorem Qui libri Historiam ab anno DLXX vfque ad cc continent CVM PRIVILEGIO S Cæfareç Maieftatis Philippi Regis Catholici atque Illuftrifs Senatus Veneti. Venetiis, Apud Iordanum Zilettum, 1574 Carlo Sigonio

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PRIMO TENTATIVO DI ANALISI CRITICA DELLA STORIA ITALIANA DEL TARDO MEDIOEVO - IN FOLIO
Prima, assai bella edizione della più importante opera dello storico modenese Carlo Sigonio, da considerare uno dei trattati più attendibili e citati sulla storia d'Italia nel Medioevo. Edizione originale di questa trattazione che è da ritenere il primo tentativo, condotto con perizia storiografica, di gettare luce sugli avvenimenti italiani tardomedievali. Non disgiunte dalla narrazione storica sono le ampie notizie sulle famiglie nobili d’Italia, duchi, principi, marchesi, conti, vescovi, abati, ecc. L'autore dedicò gli ultimi anni della sua vita alla stesura dell'opera che tratta meticolosamente il periodo che va dall'anno 565 al 1286.
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CONTENTS
Il corpus eccezionalmente ricco e particolarmente approfondito tanto da esser di base a studi ed opere posteriori e da suscitare l'interesse del Muratori che cur la pubblicazione dell'opera omnia del grande storico. Scrisse molto di storia e letteratura greca e romana, ma la sua opera principale è il De Regno Italiae (1574), che copre l'età medievale dal 570 al 1200 e che fa di S. il maggior precursore di L. A. Muratori.

Carlo Sigonio (Modena, 1520 circa – presso Modena, 28 agosto 1584) è stato uno storico italiano di espressione latina. Tra i primi studiosi a dedicarsi alla storia medievale, Sigonio è considerato «il vero scopritore del Medioevo, quello che lo aperse agli studi e ne accennò la strada.»

Suo merito precipuo è di avere volto il suo studio al Medioevo ancor troppo dimenticato e di averlo fatto oggetto di lungo e vario esame nei libri De Regno Italiae (ab anno 570 ad annum 1200) che, insieme con quelli pubblicati dopo la sua morte, come volle nel suo testamento, dal canonico bolognese Alessandro Caprara (sino al 1268), restano il suo maggior lavoro, frutto di tenaci fatiche e di lunghe indagini archivistiche, opera che può dirsi originale, edita nel 1574, cioè nel periodo della sua piena maturità. Fra i suoi numerosi lavori di storia romana, variamente giudicati dai contemporanei e dai posteri, ma rilevanti tutti per l'ampiezza dell'informazione e per un forte e vivo bisogno di precisione e di esattezza.

Gli interessi per le antichità romane e soprattutto per la cronologia, le magistrature e il funzionamento delle istituzioni repubblicane, impegnarono Sigonio a partire dai primi anni Cinquanta. Il suo lavoro sulle fonti, documentarie ed epigrafiche, fa ricorso alla moderna tradizione filologica di Lorenzo Valla, Desiderio Erasmo, Pietro Vettori e Andrea Alciato cercando di ricostruire l’età antica secondo le sue specificità linguistiche e culturali. L’erudizione di Sigonio, però, non era algida, né sganciata dai dibattiti italiani ed europei sull’utilità dello studio della storia per affrontare le questioni di natura politica e istituzionale a lui contemporanee.

Lo sforzo di comprendere i meccanismi del potere dell’antica Roma, infatti, fu un lavoro preparatorio alla sua seconda grande impresa, che lo vide occupato negli ultimi vent’anni della sua vita: lo studio delle istituzioni della penisola italiana a partire da Costantino fino al 14° secolo. Lo spostamento degli interessi per la tarda antichità e il Medioevo non è però giustificabile solo come un accidente della sua carriera, vale a dire non è legato esclusivamente all’incarico assegnatogli dal Senato bolognese di scrivere una storia della città, ma piuttosto è da connetersi con la volontà di confrontarsi con un argomento, la genesi degli Stati europei, su cui si stavano cimentando gli altri protagonisti dell’erudizione continentale, e comprendere il ruolo rivestito dalla tradizione romana in questa storia.

Il risultato di questo sforzo, rappresentato dalle opere pubblicate tra il 1574 e il 1582 (Historiarum De regno Italiae libri XV, 1574, 1575, 1580; Historiarum De occidentali imperio libri XX, 1578; De republica Hebraeorum libri VII, 1582), è la costruzione di una storia delle istituzioni italiane lontanissima dalla concezione umanistica e dall’idea dell’eredità romana, e legata piuttosto al dibattito europeo sul contributo decisivo dei popoli barbari, Longobardi, Franchi e Germani.

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