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Scuola italiana (XIX) - Sette miniature raffigurante ritratti
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Scuola italiana (XIX) - Sette miniature raffigurante ritratti

XIX secolo Sette miniature raffiguranti ritratti Olio su rame, cm 28 x 22 Con cornice, cm 33,5 x 28 La serie di sette ovali dipinti ad olio su rame risulta molto curiosa ed interessante sia per l'impostazione generale della composizione, sia per le scelte iconografiche. All'interno di una cornice lignea ottagonale sono ospitati otto piccoli ritratti ovali, particolari di importanti e celebri opere del passato. La composizione fu probabilmente realizzata per un colto committente che, attraverso quest'opera, voleva sottolineare il suo status e la sua preparazione culturale, riaffermando così l'usanza collezionistica tipica delle Wunderkammer, nonché l'abitudine di conservare un ricordo di viaggio. E' interessante infatti osservare come i particolari riprodotti appartengano ad opere di Raffaello e Sebastiano del Piombo conservate a Firenze presso gli Uffizi, mentre l'opera di Guido Reni sia invece esposta presso palazzo Barberini a Roma, ma una copia realizzata nel 1835 da Giacomo Conti è conservata presso il museo fiorentino. Analizzando l'opera, il primo ovale riporta il volto della Vergine ritratto nella celebre tavola di Raffaello conservata presso gli Uffizi, La Madonna del Cardellino. Quest'opera, realizzata nel primo decennio del XVI secolo, raffigura la Vergine con Gesù e San Giovannino intenti a giocare con un piccolo cardellino, simbolo della Passione. Interessante osservare come questo dipinto non esprima, come consuetudine, sentimenti di malinconia o tristezza della Vergine, anticipando così il destino tragico del Figlio, ma trasmetta un sentimento di affetto, di profonda dolcezza e calma a cui contribuisce anche il delicato brano paesaggistico alle spalle dei protagonisti. Lo schema a struttura piramidale accentua la volumetria del gruppo incentrando su di loro tutta l'attenzione dell'osservatore. Sempre a Raffaello appartiene il particolare dell'ovale in alto a sinistra tratto dal suo Autoritratto realizzato nel 1504 ed oggi conservato presso gli Uffizi di Firenze. I capelli, come in altre raffigurazioni sono lunghi, ed incorniciano un volto ovale dall'espressione serena e composta. Originale la torsione del busto che dona un effetto dinamico all'opera mentre il volto sembra ruotare per guardare direttamente lo spettatore. Nell'ovale in alto a destra si riconosce invece un Ritratto di Donna di Sebastiano del Piombo. Il dipinto realizzato nei primi anni del XVI secolo raffigura una giovane dama; nella posa con il viso appena inclinato, proteso verso lo spettatore si riconoscono elementi di matrice raffaellesca, mano a cui era assegnata fino al XVIII secolo. Molto bello e delicato l'effetto di sfumato, di matrice leonardesca, con cui il volto esce dallo sfondo scuro. L'ovale al centro riprende un particolare del ritratto di Beatrice Cenci (1577-1599), tragica protagonista di un caso giudiziario della fine del Cinquecento, avvenuto sotto il pontificato di Clemente VIII Aldobrandini. Accusata di essere l'ispiratrice di una congiura familiare che aveva portato alla morte del violento e dissoluto padre Francesco, Beatrice venne condannata a morte e decapitata a Roma davanti a castel Sant'Angelo nel 1599, in presenza di una folla sterminata. L'opera viene attribuita a Guido Reni e fu realizzata probabilmente durante uno dei suoi soggiorni romani come ritratto postumo, forse nelle vesti di una Sibilla, in atteggiamento mesto e malinconico. La sua vicenda colpì molto l'immaginario popolare dell'epoca e la protagonista godette sempre del favore popolare, sicuro della sua innocenza ed ispirò numerosi scrittori quali Stendhal, Shelley, Dumas, Artaud e Guerrazzi. Risulta diversa l'analisi per i tre ovali posti in basso. La tipologia ritrattistica e l'analisi dei costumi lasciano intendere una definizione cronologica prossima al XIX secolo. In queste tre figure si può individuare la famiglia (padre, madre e figlia) che commissionò questa particolare opera, celebrativa di alcune delle più importanti tele della storia della pittura italiana. La cornice è fornita in omaggio, di conseguenza non può essere motivo di reso o reclamo. Per i dipinti acquistati all'estero: dopo il pagamento verrà avviata la procedura per ottenere la licenza di esportazione (ALC). Tutti i pezzi d'antiquariato inviati all'estero dall'Italia hanno bisogno di questo documento, rilasciato dal Ministro dei Beni Culturali. La procedura potrebbe richiedere da 3 a 5 settimane dalla richiesta, quindi, non appena avremo il documento verrà spedito il dipinto.

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XIX secolo
Sette miniature raffiguranti ritratti
Olio su rame, cm 28 x 22
Con cornice, cm 33,5 x 28

La serie di sette ovali dipinti ad olio su rame risulta molto curiosa ed interessante sia per l'impostazione generale della composizione, sia per le scelte iconografiche. All'interno di una cornice lignea ottagonale sono ospitati otto piccoli ritratti ovali, particolari di importanti e celebri opere del passato. La composizione fu probabilmente realizzata per un colto committente che, attraverso quest'opera, voleva sottolineare il suo status e la sua preparazione culturale, riaffermando così l'usanza collezionistica tipica delle Wunderkammer, nonché l'abitudine di conservare un ricordo di viaggio. E' interessante infatti osservare come i particolari riprodotti appartengano ad opere di Raffaello e Sebastiano del Piombo conservate a Firenze presso gli Uffizi, mentre l'opera di Guido Reni sia invece esposta presso palazzo Barberini a Roma, ma una copia realizzata nel 1835 da Giacomo Conti è conservata presso il museo fiorentino.
Analizzando l'opera, il primo ovale riporta il volto della Vergine ritratto nella celebre tavola di Raffaello conservata presso gli Uffizi, La Madonna del Cardellino. Quest'opera, realizzata nel primo decennio del XVI secolo, raffigura la Vergine con Gesù e San Giovannino intenti a giocare con un piccolo cardellino, simbolo della Passione. Interessante osservare come questo dipinto non esprima, come consuetudine, sentimenti di malinconia o tristezza della Vergine, anticipando così il destino tragico del Figlio, ma trasmetta un sentimento di affetto, di profonda dolcezza e calma a cui contribuisce anche il delicato brano paesaggistico alle spalle dei protagonisti. Lo schema a struttura piramidale accentua la volumetria del gruppo incentrando su di loro tutta l'attenzione dell'osservatore.
Sempre a Raffaello appartiene il particolare dell'ovale in alto a sinistra tratto dal suo Autoritratto realizzato nel 1504 ed oggi conservato presso gli Uffizi di Firenze. I capelli, come in altre raffigurazioni sono lunghi, ed incorniciano un volto ovale dall'espressione serena e composta. Originale la torsione del busto che dona un effetto dinamico all'opera mentre il volto sembra ruotare per guardare direttamente lo spettatore.
Nell'ovale in alto a destra si riconosce invece un Ritratto di Donna di Sebastiano del Piombo. Il dipinto realizzato nei primi anni del XVI secolo raffigura una giovane dama; nella posa con il viso appena inclinato, proteso verso lo spettatore si riconoscono elementi di matrice raffaellesca, mano a cui era assegnata fino al XVIII secolo. Molto bello e delicato l'effetto di sfumato, di matrice leonardesca, con cui il volto esce dallo sfondo scuro.
L'ovale al centro riprende un particolare del ritratto di Beatrice Cenci (1577-1599), tragica protagonista di un caso giudiziario della fine del Cinquecento, avvenuto sotto il pontificato di Clemente VIII Aldobrandini. Accusata di essere l'ispiratrice di una congiura familiare che aveva portato alla morte del violento e dissoluto padre Francesco, Beatrice venne condannata a morte e decapitata a Roma davanti a castel Sant'Angelo nel 1599, in presenza di una folla sterminata. L'opera viene attribuita a Guido Reni e fu realizzata probabilmente durante uno dei suoi soggiorni romani come ritratto postumo, forse nelle vesti di una Sibilla, in atteggiamento mesto e malinconico. La sua vicenda colpì molto l'immaginario popolare dell'epoca e la protagonista godette sempre del favore popolare, sicuro della sua innocenza ed ispirò numerosi scrittori quali Stendhal, Shelley, Dumas, Artaud e Guerrazzi.
Risulta diversa l'analisi per i tre ovali posti in basso. La tipologia ritrattistica e l'analisi dei costumi lasciano intendere una definizione cronologica prossima al XIX secolo. In queste tre figure si può individuare la famiglia (padre, madre e figlia) che commissionò questa particolare opera, celebrativa di alcune delle più importanti tele della storia della pittura italiana.

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