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Carlo Levi (1902-1975) - Il Tracoma
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Carlo Levi (1902-1975) - Il Tracoma

Le tematiche a sfondo sociale nell’arte cominciano a prendere rilievo verso la metà del XIX secolo, in concomitanza con il diffondersi della questione sociale nei vari stati europei. L’opera di pittori come Millet o Daumier, per esempio privilegiava soggetti legati alla vita nei campi, il lavoro in fabbrica o gli scioperi. In Italia tra i primi pittori impegnati su temi sociali ricordiamo in epoca contemporanea, Renato Guttuso. Per quanto riguarda, nello specifico, l’opera di Carlo Levi, uno dei temi maggiormente ricorrente nella sua produzione pittorica è legato alla quotidianità di povera gente di un mondo contadino. Parimenti a quella letteraria anche l'opera pittorica di Levi mostra, in molti dipinti, un vero e proprio impegno sociale. Infatti l’artista effettua una descrizione molto incisiva della quotidianità di questa gente, in una celebrazione lirica di una semplicità del vivere dai caratteri schiettamente popolari. La descrizione della semplicità della vita contadina, densa di valori essenziali e primari si riflette direttamente sullo stile di Carlo Levi, il quale è appunto improntato a primarietà ed essenzialità. Il che si traduce in un deciso e robusto espressionismo che porta l’artista a semplificare le forme. La composizione viene costruita per linee essenziali dalla funzione strutturale, evidenziate da uno spesso tratto e nell'esaltazione dei valori plastici. La poetica della semplicità porta alla ripetizione dei tipi in una ricercata stereotipia, anche a livello fisionomico. I volti sono maschere dai tratti volutamente grossolani e popolari. Il carattere popolare della rappresentazione si riflette anche sulla stesura del colore, la quale è costituita di grosse pennellate dense di colori neutri in una coerente armonia. Carlo Levi (Torino, 1902 – Roma, 1975), figura importantissima della letteratura, ebbe un’esperienza notevole anche in qualità di pittore. Cresciuto presso lo studio di Felice Casorati, negli anni ’30 compie un viaggio a Parigi. Il soggiorno francese aiutò Levi a sganciarsi dal plasticismo razionalista del maestro per approdare ad un linguaggio più espressionista. Nella sua esperienza pittorica Carlo Levi fece parte dei “Sei di Torino”. Anche il resto del gruppo, formatosi presso Felice Casorati, rifiutava la retorica classicista del Novecento Italiano, guardando ad una pittura più soggettiva ispirata al Post- impressionismo, al Fauvismo e a Modigliani. L'opera riporta sul retro la certificazione della Fondazione Carlo Levi, la firma dell'autore e la certificazione di esposizione alla Biennale d'Arte di Venezia del 1954 (vedi immagini). #artribuneAPR

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Le tematiche a sfondo sociale nell’arte cominciano a prendere rilievo verso la metà del XIX secolo, in concomitanza con il diffondersi della questione sociale nei vari stati europei. L’opera di pittori come Millet o Daumier, per esempio privilegiava soggetti legati alla vita nei campi, il lavoro in fabbrica o gli scioperi. In Italia tra i primi pittori impegnati su temi sociali ricordiamo in epoca contemporanea, Renato Guttuso. Per quanto riguarda, nello specifico, l’opera di Carlo Levi, uno dei temi maggiormente ricorrente nella sua produzione pittorica è legato alla quotidianità di povera gente di un mondo contadino. Parimenti a quella letteraria anche l'opera pittorica di Levi mostra, in molti dipinti, un vero e
proprio impegno sociale. Infatti l’artista effettua una descrizione molto incisiva della quotidianità di questa gente, in una celebrazione lirica di una semplicità del vivere dai caratteri schiettamente popolari.
La descrizione della semplicità della vita contadina, densa di valori essenziali e primari si riflette direttamente sullo stile di Carlo Levi, il quale è appunto improntato a primarietà ed essenzialità. Il che si traduce in un deciso e robusto espressionismo che porta l’artista a semplificare le forme. La composizione viene costruita per linee essenziali dalla funzione strutturale, evidenziate da uno spesso tratto e nell'esaltazione dei valori plastici. La poetica della semplicità porta alla ripetizione dei tipi in una ricercata stereotipia, anche a livello fisionomico. I volti sono maschere dai tratti volutamente grossolani e popolari. Il carattere popolare della rappresentazione si riflette anche sulla stesura del colore, la quale è costituita di grosse pennellate dense di colori neutri in una coerente armonia.
Carlo Levi (Torino, 1902 – Roma, 1975), figura importantissima della letteratura, ebbe un’esperienza notevole anche in qualità di pittore. Cresciuto presso lo studio di Felice Casorati, negli anni ’30 compie un viaggio a Parigi. Il soggiorno francese aiutò Levi a sganciarsi dal plasticismo razionalista del maestro per approdare ad un linguaggio più espressionista. Nella sua esperienza pittorica Carlo Levi fece parte dei “Sei di Torino”. Anche il resto del gruppo, formatosi presso Felice Casorati, rifiutava la retorica classicista del Novecento Italiano, guardando ad una pittura più soggettiva ispirata al Post- impressionismo, al Fauvismo e a Modigliani.
L'opera riporta sul retro la certificazione della Fondazione Carlo Levi, la firma dell'autore e la certificazione di esposizione alla Biennale d'Arte di Venezia del 1954 (vedi immagini).
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