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Francesco Guardi (1712 – 1793) - Madonna orante
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Francesco Guardi (1712 – 1793) - Madonna orante

FRANCESCO GUARDI Venezia, 1712 – 1793 La madonna orante di Guardi è stata esposta nel 2012 al museo di Padova tra le opere di maestri Veneti dal XV sec al XVIII (viene riportato nel catalogo ) Inoltre siamo in possesso della relazione del dott. Filippo Pedrocco il quale è stato curatore del museo di Venezia. Olio su tela, 22 x 15,5 cm Opera con cornice 33x 26 cm #artribuneAPR Questa piccola Madonna, stesa a rapide pennellate matericamente assai ricche direttamente sulla tela, in forme assai libere, è certo riferibile alla mano di Francesco Guardi, il fratello minore di Antonio, celebre figurista, di cui soprattutto conosciamo le splendide vedute veneziane e gli amplissimi paesaggi di fantasia prodotti per lo più dopo la metà del Settecento. Ma, pur essendosi dedicato con intensità a questi generi pittorici, Francesco non tralasciò mai la produzione di dipinti di soggetto sacro, sia pale d’altare, come quella notevolissima della chiesa parrocchiale di Roncegno, che piccole immagini devozionali, destinate ad essere esposte nelle case dei committenti, per lo più appartenenti alla piccola borghesia veneta. Molte immagini dello stesso tipo utilmente avvicinabili a questa delicata Madonna orante, sia per la simile impostazione della figura che per l’identità del ductus pittorico, sono riprodotte nella fondativa monografia che Antonio Morassi ha dedicato alla pittura dei fratelli Guardi nel 1973, alle figure dal 207 al 214: si tratta di opere tutte ritenute dallo studioso goriziano riferibili alla “piena maturità” del maestro, quindi, presumibilmente, al settimo o all’ottavo decennio del Settecento. E’ questo il momento in cui Francesco, nella sua produzione di figura, ma anche nella realizzazione delle sue vedute e dei suoi paesaggi, abbandona definitivamente quella calligrafia pittorica più precisa e analitica che aveva caratterizzato le realizzazioni dei decenni precedenti, per adottare una pennellata più ricca ed elaborata, ma stesa sulla tela con indicibile rapidità; è un modo pittorico questo che si ritrova anche in numerose altre opere di figura, come, ad esempio, nel piccolo Busto d’uomo con collare di collezione privata a Bergamo (Morassi, fig. 245) che fa parte di una serie nutrita di “teste di carattere” prodotte da Francesco nella fase avanzata della sua attività. Filippo Pedrocco

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Francesco Guardi (1712 – 1793) - Madonna orante

FRANCESCO GUARDI
Venezia, 1712 – 1793

La madonna orante di Guardi è stata esposta nel 2012 al museo di Padova tra le opere di maestri Veneti dal XV sec al XVIII (viene riportato nel catalogo )
Inoltre siamo in possesso della relazione del dott. Filippo Pedrocco il quale è stato curatore del museo di Venezia.
Olio su tela, 22 x 15,5 cm
Opera con cornice 33x 26 cm

#artribuneAPR

Questa piccola Madonna, stesa a rapide pennellate matericamente assai ricche direttamente sulla tela, in forme assai libere, è certo riferibile alla mano di Francesco Guardi, il fratello minore di Antonio, celebre figurista, di cui soprattutto conosciamo le splendide vedute veneziane e gli amplissimi paesaggi di fantasia prodotti per lo più dopo la metà del Settecento. Ma, pur essendosi dedicato con intensità a questi generi pittorici, Francesco non tralasciò mai la produzione di dipinti di soggetto sacro, sia pale d’altare, come quella notevolissima della chiesa parrocchiale di Roncegno, che piccole immagini devozionali, destinate ad essere esposte nelle case dei committenti, per lo più appartenenti alla piccola borghesia veneta.
Molte immagini dello stesso tipo utilmente avvicinabili a questa delicata Madonna orante, sia per la simile impostazione della figura che per l’identità del ductus pittorico, sono riprodotte nella fondativa monografia che Antonio Morassi ha dedicato alla pittura dei fratelli Guardi nel 1973, alle figure dal 207 al 214: si tratta di opere tutte ritenute dallo studioso goriziano riferibili alla “piena maturità” del maestro, quindi, presumibilmente, al settimo o all’ottavo decennio del Settecento. E’ questo il momento in cui Francesco, nella sua produzione di figura, ma anche nella realizzazione delle sue vedute e dei suoi paesaggi, abbandona definitivamente quella calligrafia pittorica più precisa e analitica che aveva caratterizzato le realizzazioni dei decenni precedenti, per adottare una pennellata più ricca ed elaborata, ma stesa sulla tela con indicibile rapidità; è un modo pittorico questo che si ritrova anche in numerose altre opere di figura, come, ad esempio, nel piccolo Busto d’uomo con collare di collezione privata a Bergamo (Morassi, fig. 245) che fa parte di una serie nutrita di “teste di carattere” prodotte da Francesco nella fase avanzata della sua attività.

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