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Scuola caravaggesca (XVII) - San Poalo Eremita con la Croce
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Scuola caravaggesca (XVII) - San Poalo Eremita con la Croce

PITTORE CARAVAGGESCO DEL XVII SECOLO (Attivo a Napoli nella prima metà del ‘600) San Poalo Eremita con la Croce Olio su tela, cm. 110 x 79 Dimensione cornice cm. 133 x 101 x 7 ca. NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Lecita Provenienza. Opera con cornice dorata (difetti): In ottime condizioni di conservazione questo bel dipinto di tema sacro – San Paolo Eremite con la Croce – destinato alla devozione privata va restituito, senza indugi, alla scena vicereale del primo trentennio del ‘6oo, giusto a metà strada tra il tardo Battistello Caracciolo (1578-1635) e la maturità di un grande pittore spagnolo di acclimatazione napoletana, Jusepe de Ribera (che scompare nel 1652). Nella nostra iconografia San Paolo è raffigurato come un uomo anziano, con una barba lunga a figura – quasi – intera e di profilo, con indosso un solo perizoma di sacco con intreccio di paglie di color giallo dorata, seduto su un masso all'interno di una caverna e volto verso sinistra, con lo sguardo rivolto in alto. Illuminato da sinistra, il dipinto è costruito con una tavolozza ridotta, tutta giocata sulle terre, e sui marroncini; salvo un deciso rischiaramento negli incarnati del viso, della spalla, delle nocche delle mani e, soprattutto, nel tour de force luministico del busto scoperto per una parte. Immersi in uno scenario neutro – con uno sfondo scuro – dominato dalla figura del Santo in primo piano, si accinge a rendere omaggio con la meditazione verso il nostro Signore Gesù Cristo – con il Crocifisso nella mano destra – il quale illuminato da una straordinaria luce radiosa, ed avvolto dall’amore della fede. Il carattere dell’opera appare inequivocabilmente meridionale e la tipologia illustrativa suggerisce una datazione al primo naturalismo, dove, riflette chiaramente gli stilemi della scuola napoletana del primo Seicento. L’iconografia dei filosofi e poeti antichi fu codificata con elementi che li resero riconoscibili e si sviluppò particolarmente durante il Seicento, soprattutto nell’ambito della scuola napoletana; Ribera, Mattia Preti, Luca Giordano, Salvator Rosa e molti altri artisti dipinsero pertanto serie di questi temi destinati al collezionismo privato italiano ed europeo. Ma subito prima di arrotondare l’attribuzione sulla base della lettura dello stile, soffermiamoci sul modo in cui il pittore – un maestro di primissimo livello – sia riuscito a contenere, stringendola in un metro scarso di pittura, una somma notevole di elementi formali e culturali. A prescindere dalle problematiche attributive, l’opera esprime una qualità pittorica notevole, avvalorata dalla buona conservazione e della stesura vivace, ricca di calda luminosità e colore. Per questa motivazione l’idea di un naturalista meridionale trova una condivisibile ipotesi attributiva, suggerendo un’artista che abbia avuto un contatto con le opere di autori partenopei che osservò gli esempi del caravaggismo in auge a Roma e Napoli divulgato dai pittori del primo naturalismo come Ribera e Caracciolo. Battistello e la sua cerchia sono sempre alle spalle. Ma inoltrandosi nella lettura del dipinto emerge l’aggiornamento del pittore sulle novità del Ribera (giunto a Napoli nel 1616). Ma si tratta, attenzione, di un Ribera guadagnato con una solidità di impianto che deferisce ancora alla stagione del caravaggismo uscente; più specificamente, direi, a quella particolare declinazione del lessico battistelliano che ritroviamo in una personalità, dal catalogo ancora in formazione, come il cosiddetto ‘Maestro di Fontanarosa’ (oggi identificato nel nome storico di Giuseppe Di Guido). Il dipinto – di buona mano pittorica – è molto interessante sia per la sua impostazione iconografica, sia per la stesura dei colori, sinonimo di un’artista di grande qualità interpretativa, quindi interessante per ulteriori approfondimenti di studio attributivo. In merito al suo stato conservativo, la tela versa in discreto stato conservativo. La superficie pittorica si presenta in patina. Si notano – a luce di Wood – piccoli restauri sparsi. Non sono presente, inoltre grande svelatura e ossidazione della superficie pittorica. A luce solare è visibile una craquelé rapportato all'epoca. Il dipinto – di buona mano pittorica – è molto interessante sia per la sua impostazione iconografica, sia per la stesura dei colori, sinonimo di un’artista di grande qualità interpretativa. Le misure della tela sono cm. 110 x 79. Il dipinto risulta impreziosita da una bella cornice del XIX (?) dorata (le misure della cornice sono cm. 133 x 101 x 7 ca.). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine." Provenienza: Coll. Privata Siciliana Pubblicazione:  Inedito;  I Miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024. L’opera verrà spedito – in quanto fragile – con cassa di legno e polistirolo. Nel caso di vendita al di fuori del territorio italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione delle pratiche di esportazione. #gallerycorner

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PITTORE CARAVAGGESCO DEL XVII SECOLO
(Attivo a Napoli nella prima metà del ‘600)
San Poalo Eremita con la Croce
Olio su tela, cm. 110 x 79
Dimensione cornice cm. 133 x 101 x 7 ca.


NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Lecita Provenienza. Opera con cornice dorata (difetti):

In ottime condizioni di conservazione questo bel dipinto di tema sacro – San Paolo Eremite con la Croce – destinato alla devozione privata va restituito, senza indugi, alla scena vicereale del primo trentennio del ‘6oo, giusto a metà strada tra il tardo Battistello Caracciolo (1578-1635) e la maturità di un grande pittore spagnolo di acclimatazione napoletana, Jusepe de Ribera (che scompare nel 1652).
Nella nostra iconografia San Paolo è raffigurato come un uomo anziano, con una barba lunga a figura – quasi – intera e di profilo, con indosso un solo perizoma di sacco con intreccio di paglie di color giallo dorata, seduto su un masso all'interno di una caverna e volto verso sinistra, con lo sguardo rivolto in alto.
Illuminato da sinistra, il dipinto è costruito con una tavolozza ridotta, tutta giocata sulle terre, e sui marroncini; salvo un deciso rischiaramento negli incarnati del viso, della spalla, delle nocche delle mani e, soprattutto, nel tour de force luministico del busto scoperto per una parte.
Immersi in uno scenario neutro – con uno sfondo scuro – dominato dalla figura del Santo in primo piano, si accinge a rendere omaggio con la meditazione verso il nostro Signore Gesù Cristo – con il Crocifisso nella mano destra – il quale illuminato da una straordinaria luce radiosa, ed avvolto dall’amore della fede.
Il carattere dell’opera appare inequivocabilmente meridionale e la tipologia illustrativa suggerisce una datazione al primo naturalismo, dove, riflette chiaramente gli stilemi della scuola napoletana del primo Seicento. L’iconografia dei filosofi e poeti antichi fu codificata con elementi che li resero riconoscibili e si sviluppò particolarmente durante il Seicento, soprattutto nell’ambito della scuola napoletana; Ribera, Mattia Preti, Luca Giordano, Salvator Rosa e molti altri artisti dipinsero pertanto serie di questi temi destinati al collezionismo privato italiano ed europeo.
Ma subito prima di arrotondare l’attribuzione sulla base della lettura dello stile, soffermiamoci sul modo in cui il pittore – un maestro di primissimo livello – sia riuscito a contenere, stringendola in un metro scarso di pittura, una somma notevole di elementi formali e culturali.
A prescindere dalle problematiche attributive, l’opera esprime una qualità pittorica notevole, avvalorata dalla buona conservazione e della stesura vivace, ricca di calda luminosità e colore. Per questa motivazione l’idea di un naturalista meridionale trova una condivisibile ipotesi attributiva, suggerendo un’artista che abbia avuto un contatto con le opere di autori partenopei che osservò gli esempi del caravaggismo in auge a Roma e Napoli divulgato dai pittori del primo naturalismo come Ribera e Caracciolo. Battistello e la sua cerchia sono sempre alle spalle. Ma inoltrandosi nella lettura del dipinto emerge l’aggiornamento del pittore sulle novità del Ribera (giunto a Napoli nel 1616). Ma si tratta, attenzione, di un Ribera guadagnato con una solidità di impianto che deferisce ancora alla stagione del caravaggismo uscente; più specificamente, direi, a quella particolare declinazione del lessico battistelliano che ritroviamo in una personalità, dal catalogo ancora in formazione, come il cosiddetto ‘Maestro di Fontanarosa’ (oggi identificato nel nome storico di Giuseppe Di Guido).
Il dipinto – di buona mano pittorica – è molto interessante sia per la sua impostazione iconografica, sia per la stesura dei colori, sinonimo di un’artista di grande qualità interpretativa, quindi interessante per ulteriori approfondimenti di studio attributivo.
In merito al suo stato conservativo, la tela versa in discreto stato conservativo. La superficie pittorica si presenta in patina. Si notano – a luce di Wood – piccoli restauri sparsi. Non sono presente, inoltre grande svelatura e ossidazione della superficie pittorica. A luce solare è visibile una craquelé rapportato all'epoca. Il dipinto – di buona mano pittorica – è molto interessante sia per la sua impostazione iconografica, sia per la stesura dei colori, sinonimo di un’artista di grande qualità interpretativa. Le misure della tela sono cm. 110 x 79. Il dipinto risulta impreziosita da una bella cornice del XIX (?) dorata (le misure della cornice sono cm. 133 x 101 x 7 ca.). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine."

Provenienza: Coll. Privata Siciliana

Pubblicazione:
 Inedito;
 I Miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024.

L’opera verrà spedito – in quanto fragile – con cassa di legno e polistirolo. Nel caso di vendita al di fuori del territorio italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione delle pratiche di esportazione.

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