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Angelo Brescianini (1948-2016) - senza titolo
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Angelo Brescianini (1948-2016) - senza titolo

Breve scheda biografica L’esperienza artistica di Angelo Brescianini (Palazzolo sull’Oglio, 1948-2016) ha inizio alla fine degli anni Sessanta, quando nel 1968 partecipa alla Biennale di Padova con un’opera di carattere tipicamente informale. Negli anni Settanta, lo spirito di infaticabile ricerca porta l’artista ad abbandonare la tela e i colori, per dedicarsi alla scultura. Sono sculture in legno astratte, che dalla metà degli anni Ottanta vengono dotate di meccanismi che ampliano le possibilità espressive legate alla forma: si tratta di opere d’arte cinetica, dove il movimento diviene elemento fondamentale. Il passaggio dalle sculture statiche a quelle dinamiche è dettato dalla necessità di realizzare opere in grado di comunicare in maniera diversa ad ogni nuovo sguardo dell’osservatore. Un’ulteriore evoluzione di questo genere di realizzazioni, si verifica dal 1994-95 quando i dispositivi che conferiscono il movimento non saranno più azionati dall’osservatore: l’opera sarà dotata di un moto proprio, quasi come se prendessero vita. Brescianini inizia dal 2001 a sperimentare nuove tecniche di esecuzione che porteranno alla creazione della serie “Espansioni”, costituita da uqdri realizzati sparando contro le superfici del supporto. L’artista, infatti, è ossessionato dalla velocità, ma non vuole “rappresentare”, bensì vuole realizzare opere di getto, quasi immediate. L’obiettivo è di creare lavori che nascano con una rapidità pari a quella con cui l’idea giunge alla sua mente creativa. La soluzione a questo problema viene individuata nell’immediatezza con cui un proiettile colpisce il bersaglio. CRITICA ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE Inseguire la velocità, raggiungerla e bloccarla come nel tentativo di fermare la forza ma non il suo effetto visivo, intrappolarla nell’acciaio e riuscire a estroflettere la materia. Angelo Brescianini, artista e designer, attraverso dei colpi di pistola sparati sulle lastre di acciaio ci propone una trama di strutture e disegni regolata dalla potenza dei proiettili che diventano delle bugnature capaci di dialogare con la luce, plasmare l’acciaio e creare effetti ottici grazie anche all’utilizzo dei colori primari impiegati per alcune opere. Il processo creativo diventa parte integrante dell’opera; il gesto di causare una ferita sulla materia in modo rapido, accelera l’idea di dar vita ad opere capaci di competere quasi in modo eccitante con la velocità, con la rapidità artistica del pensiero. L’artista infatti sfida se stesso in una continua ricerca sulla velocità, ed il mezzo con il quale compete è la forza dirompente dell’esplosione di un colpo di arma da fuoco che impatta su una superficie solida, concependo un segno, una traccia, una tacca modificando l’ordine della forma. Il concetto viene così trasmesso con creatività mediante un gesto veloce, immediato capace di fermare sulla materia-elemento il segno del passaggio della velocità che resta intrappolata, generando un nuovo equilibro una nuova armonia con le condizioni e le suggestioni circostanti. Forme geometriche ben definite, segni apparentemente liberi in continuo dialogo con lo spazio dell’opera, che diventano un grande codice visivo scandito con un ritmo artistico-narrativo unico nel suo genere. Angelo Brescianini colpisce la materia per analizzarla e scomporla, e attraverso il vigore dei colpi di pistola moltiplica quell’energia e le combinazioni generate tra la massa, che per natura con la sua entità fisica si presenta più statica, che viene invasa e conquistata dalla robustezza del proiettile, e il dinamismo e la vivacità del – la luce costretta a riprodursi sulla superficie dando vita ad un percorso suggestivo. Mediante un’azione attiva, nella quale l’arti – sta è protagonista, la materia viene estro – flessa per ottenere una reazione, una rispo – sta d’intesa tra la forma e la sua struttura che appare leggera, flessuosa pronta ad intera – gire, ad influenzare e farsi influenzare dagli elementi circostanti. È la luce l’obiettivo di Brescianini; la luce con la sua velocità e la sua capacità di variazione, di muoversi sulla superficie, trasportando con sè quegli effetti visibili di un movimento attivo, che rendo – no le lastre di acciaio siano esse colorate oppure no, capaci di trasmettere vibrazioni percettibili raffinate. La dura materia viene estroflessa a colpi di pistola, il risultato è una sensibilità visiva che azzera il peso delle lastre di acciaio grazie alla connessione e alla trasmissione di segni “negativo-positivo” che rievocano quell’unione e quella adiacenza nel il rapporto che sussiste tra l’opera d’arte, l’artista e il suo mondo sensibile. Un mondo che Angelo Brescianini insegue alla velocità della luce. Roberto Sottile #artribuneMAY24

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Breve scheda biografica
L’esperienza artistica di Angelo Brescianini (Palazzolo sull’Oglio, 1948-2016) ha inizio alla fine degli anni Sessanta, quando nel 1968 partecipa alla Biennale di Padova con un’opera di carattere tipicamente informale.
Negli anni Settanta, lo spirito di infaticabile ricerca porta l’artista ad abbandonare la tela e i colori, per dedicarsi alla scultura. Sono sculture in legno astratte, che dalla metà degli anni Ottanta vengono dotate di meccanismi che ampliano le possibilità espressive legate alla forma: si tratta di opere d’arte cinetica, dove il movimento diviene elemento fondamentale. Il passaggio dalle sculture statiche a quelle dinamiche è dettato dalla necessità di realizzare opere in grado di comunicare in maniera diversa ad ogni nuovo sguardo dell’osservatore.
Un’ulteriore evoluzione di questo genere di realizzazioni, si verifica dal 1994-95 quando i dispositivi che conferiscono il movimento non saranno più azionati dall’osservatore: l’opera sarà dotata di un moto proprio, quasi come se prendessero vita.
Brescianini inizia dal 2001 a sperimentare nuove tecniche di esecuzione che porteranno alla creazione della serie “Espansioni”, costituita da uqdri realizzati sparando contro le superfici del supporto.
L’artista, infatti, è ossessionato dalla velocità, ma non vuole “rappresentare”, bensì vuole realizzare opere di getto, quasi immediate. L’obiettivo è di creare lavori che nascano con una rapidità pari a quella con cui l’idea giunge alla sua mente creativa. La soluzione a questo problema viene individuata nell’immediatezza con cui un proiettile colpisce il bersaglio.
CRITICA
ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE
Inseguire la velocità, raggiungerla e bloccarla come nel tentativo di fermare la forza ma non il suo effetto visivo, intrappolarla nell’acciaio e riuscire a estroflettere la materia. Angelo Brescianini, artista e designer, attraverso dei colpi di pistola sparati sulle lastre di acciaio ci propone una trama di strutture e disegni regolata dalla potenza dei proiettili che diventano delle bugnature capaci di dialogare con la luce, plasmare l’acciaio e creare effetti ottici grazie anche all’utilizzo dei colori primari impiegati per alcune opere. Il processo creativo diventa parte integrante dell’opera; il gesto di causare una ferita sulla materia in modo rapido, accelera l’idea di dar vita ad opere capaci di competere quasi in modo eccitante con la velocità, con la rapidità artistica del pensiero. L’artista infatti sfida se stesso in una continua ricerca sulla velocità, ed il mezzo con il quale compete è la forza dirompente dell’esplosione di un colpo di arma da fuoco che impatta su una superficie solida, concependo un segno, una traccia, una tacca modificando l’ordine della forma. Il concetto viene così trasmesso con creatività mediante un gesto veloce, immediato capace di fermare sulla materia-elemento il segno del passaggio della velocità che resta intrappolata, generando un nuovo equilibro una nuova armonia con le condizioni e le suggestioni circostanti. Forme geometriche ben definite, segni apparentemente liberi in continuo dialogo con lo spazio dell’opera, che diventano un grande codice visivo scandito con un ritmo artistico-narrativo unico nel suo genere. Angelo Brescianini colpisce la materia per analizzarla e scomporla, e attraverso il vigore dei colpi di pistola moltiplica quell’energia e le combinazioni generate tra la massa, che per natura con la sua entità fisica si presenta più statica, che viene invasa e conquistata dalla robustezza del proiettile, e il dinamismo e la vivacità del – la luce costretta a riprodursi sulla superficie dando vita ad un percorso suggestivo. Mediante un’azione attiva, nella quale l’arti – sta è protagonista, la materia viene estro – flessa per ottenere una reazione, una rispo – sta d’intesa tra la forma e la sua struttura che appare leggera, flessuosa pronta ad intera – gire, ad influenzare e farsi influenzare dagli elementi circostanti. È la luce l’obiettivo di Brescianini; la luce con la sua velocità e la sua capacità di variazione, di muoversi sulla superficie, trasportando con sè quegli effetti visibili di un movimento attivo, che rendo – no le lastre di acciaio siano esse colorate oppure no, capaci di trasmettere vibrazioni percettibili raffinate. La dura materia viene estroflessa a colpi di pistola, il risultato è una sensibilità visiva che azzera il peso delle lastre di acciaio grazie alla connessione e alla trasmissione di segni “negativo-positivo” che rievocano quell’unione e quella adiacenza nel il rapporto che sussiste tra l’opera d’arte, l’artista e il suo mondo sensibile. Un mondo che Angelo Brescianini insegue alla velocità della luce.

Roberto Sottile

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