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Antonio Cifrondi (1665 - 1730), Attribuit - Uomo con bastone – San Giuseppe
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Antonio Cifrondi (1665 - 1730), Attribuit - Uomo con bastone – San Giuseppe

Antonio Cifrondi (1665 - 1730), attr. Uomo con bastone – San Giuseppe Olio su tela, cm 115 x 79 Con cornice, cm 139 x 103 La presente tela è, per rimani stilistici e compositivi, accostabile alle opere del pittore bergamasco Antonio Cifrondi (1665 - 1730). Antonio Cifrondi è senza alcun dubbio tra i più importanti protagonisti della pittura lombarda tra XVII e XVIII secolo; per l'abate Lanzi, il Cifrondi fu "l'ultimo dei bergamaschi di qualche merito nel comporre". Nato a Clusone nel XVII secolo in val Seriana nella provincia di Bergamo, Antonio Cifrondi dipinse un gran numero di opere alternando il sacro al profano, con uno stile tardo-barocco. Secondo le fonti (Tassi, 1793) egli fu messo a bottega presso il mediocre pittore clusonese Cavalier del Negro, di cui nulla è dato sapere. Poté in seguito fruire di una borsa di studio messa a disposizione ogni anno per tre giovani clusonesi poveri che volessero continuare gli studi delle arti liberali (Belotti, 1959). A Bologna sarebbe stato allievo di Marcantonio Franceschini: un’eco di questa frequentazione può essere riconosciuta nel David e Golia della Camera dei Deputati; nel 1679 la sua presenza è documentata a Roma, poi forse a Napoli, a Torino ed in Francia tra Grenoble e Parigi, venendo in contatto con la pittura dei grandi maestri del passato, ma anche con le esperienze dei contemporanei. Tornato in patria intorno al 1686, operò febbrilmente fino alla fine dei suoi giorni nel territorio bergamasco, con uno stile riconoscibile per l’uso vivace del colore, la rapidità della pennellata, i caratteri marcati e quasi macchiettistici dei personaggi mentre nella seconda parte della sua attività, a partire dai primi anni del Settecento, la tavolozza si fa più povera e la pittura dedicata soprattutto a raffigurare pitocchi, secondo modelli molto vicini a quelli del giovane Todeschini. Una peculiarità del suo modus operandi era data dalla rapidità di esecuzione, resa possibile grazie alla naturalezza ed alla facilità con cui eseguiva le opere. Questa permise l'esecuzione di un gran numero di dipinti, sparsi nelle province di Bergamo e Brescia. Il paesaggio e la natura sono nella sua pittura quasi del tutto assenti mentre il focus è tutto sulla figura, che emerge dello sfondo neutro e scuro: grandi figure isolate occupano tutto lo spazio (molto spesso sono rappresentati solo i tre quarti della figura); gli apostoli o i santi o personaggi popolari campeggiano su fondi scuri o rossicci. Pochi sono i colori usati secondo la predilezione del Cifrondi per effetti quasi di monocromo. L’uomo con bastone qui ritratto, che potrebbe essere letto come un San Giuseppe, può essere messo in relazione ai dipinti di personaggi popolari conservati nella Pinacoteca Tosio Martinengo ma il carattere meno caricaturale lo avvicina maggiormente alle figure di santi realizzate dal pittore come il San Paolo della Parrocchia di Clusone o il san Giuseppe nella Fuga in Egitto e il Sant’Antonio Abate. La cornice è fornita in omaggio, di conseguenza non può essere motivo di reso o reclamo. Per i dipinti acquistati all'estero: dopo il pagamento verrà avviata la procedura per ottenere la licenza di esportazione (ALC). Tutti i pezzi d'antiquariato inviati all'estero dall'Italia hanno bisogno di questo documento, rilasciato dal Ministro dei Beni Culturali. La procedura potrebbe richiedere da 3 a 5 settimane dalla richiesta, quindi, non appena avremo il documento verrà spedito il dipinto.

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Antonio Cifrondi (1665 - 1730), attr.
Uomo con bastone – San Giuseppe
Olio su tela, cm 115 x 79
Con cornice, cm 139 x 103

La presente tela è, per rimani stilistici e compositivi, accostabile alle opere del pittore bergamasco Antonio Cifrondi (1665 - 1730).
Antonio Cifrondi è senza alcun dubbio tra i più importanti protagonisti della pittura lombarda tra XVII e XVIII secolo; per l'abate Lanzi, il Cifrondi fu "l'ultimo dei bergamaschi di qualche merito nel comporre". Nato a Clusone nel XVII secolo in val Seriana nella provincia di Bergamo, Antonio Cifrondi dipinse un gran numero di opere alternando il sacro al profano, con uno stile tardo-barocco. Secondo le fonti (Tassi, 1793) egli fu messo a bottega presso il mediocre pittore clusonese Cavalier del Negro, di cui nulla è dato sapere. Poté in seguito fruire di una borsa di studio messa a disposizione ogni anno per tre giovani clusonesi poveri che volessero continuare gli studi delle arti liberali (Belotti, 1959). A Bologna sarebbe stato allievo di Marcantonio Franceschini: un’eco di questa frequentazione può essere riconosciuta nel David e Golia della Camera dei Deputati; nel 1679 la sua presenza è documentata a Roma, poi forse a Napoli, a Torino ed in Francia tra Grenoble e Parigi, venendo in contatto con la pittura dei grandi maestri del passato, ma anche con le esperienze dei contemporanei. Tornato in patria intorno al 1686, operò febbrilmente fino alla fine dei suoi giorni nel territorio bergamasco, con uno stile riconoscibile per l’uso vivace del colore, la rapidità della pennellata, i caratteri marcati e quasi macchiettistici dei personaggi mentre nella seconda parte della sua attività, a partire dai primi anni del Settecento, la tavolozza si fa più povera e la pittura dedicata soprattutto a raffigurare pitocchi, secondo modelli molto vicini a quelli del giovane Todeschini.
Una peculiarità del suo modus operandi era data dalla rapidità di esecuzione, resa possibile grazie alla naturalezza ed alla facilità con cui eseguiva le opere. Questa permise l'esecuzione di un gran numero di dipinti, sparsi nelle province di Bergamo e Brescia.
Il paesaggio e la natura sono nella sua pittura quasi del tutto assenti mentre il focus è tutto sulla figura, che emerge dello sfondo neutro e scuro: grandi figure isolate occupano tutto lo spazio (molto spesso sono rappresentati solo i tre quarti della figura); gli apostoli o i santi o personaggi popolari campeggiano su fondi scuri o rossicci. Pochi sono i colori usati secondo la predilezione del Cifrondi per effetti quasi di monocromo.
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