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Scuola bergamasco-bresciana (XVII) - Ritratto di donna anziana
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1 settimana fa

Scuola bergamasco-bresciana (XVII) - Ritratto di donna anziana

Scuola bergamasco-bresciana, XVII secolo Ritratto di donna anziana Olio su tela, cm 51 x 37 Con cornice, cm 60 x 47,5 Il presente dipinto rappresenta un ritratto di donna di scuola lombarda, specificatamente bresciano-bergamasca, riferibile al XVII secolo. L’opera sembra trovare un chiaro riscontro con la produzione ritrattistica dell’artista bresciano Pietro Bellotti (Roè Volciano, 1623 ca. – Gargnano, 1700), che gli valse una certa notorietà in tutto il nord Italia. Nato a Volciano, sulla riva bresciana del lago di Garda nel 1625 circa, dopo aver peregrinato di corte in corte tornò sul lago di Garda, dove morì a Gargnano nel 1700. Durante la giovinezza studiò a Venezia nella fiorente scuola dell’artista padovano Girolamo Forabosco, che seguì specialmente come ritrattista e come figurista: nel corso degli anni dipinse soprattutto ritratti, realizzati con estrema accuratezza, ma con minore pastosità del maestro e con predilezioni per le tinte ceree e notturne. Secondo l’Orlandi lavorò per il cardinale Mazzarino, per il cardinale Ottoboni (il futuro papa Alessandro VIII), per l'elettore di Baviera e altri. Fu patrocinato da Papa Alessandro VIII e dal Duca di Uceda, mentre a Mantova venne nominato "sovrintendente alle gallerie della città e della villa" per conto di Gonzaga, in seguito ad un incontro fortuito con il duca Ferdinando Carlo Gonzaga Nevers, solito trascorrere a Venezia lunghi periodo di pausa. All’attività di artista accostò quindi quella di esperto commerciante per incamerare preziose testimonianze pittoriche negli spazi gonzagheschi, continuando comunque ad influenzare artisticamente le generazioni successive, come accadde per Girolamo Nosone. Quando nacque Bellotti, la città di Salò insieme all’immediato circondario bresciano si presentava come una trapiantata capitale del manierismo veneziano, ospitante gli esiti più aggiornati in ambito figurativo nel rinnovato Duomo, già impreziosito dalle tele quattrocentesche del Romanino e del Malosso. La pittura del Maganza e dell’Aliense si sommava al lavoro di Palma il Giovane realizzato per Gargnano sul lago di Garda e per i centri di Mazzunno, Mocasina, Toscolano, Maderno e Prevalle; difficile che i neofiti in ambito pittorico non si lasciassero trasportare dall’ombra palmesca. Le nuove vie del Seicento bresciano, tuttavia, non presero moto da questi ricordi, che anzi chiusero un’epoca; lo stesso Bellotti, che li aveva avuti sotto gli occhi per tutto il periodo dell’adolescenza, corse a Venezia per cercare un lessico più rinnovato e veristico. A questo “genderismo”, molto più in linea con il gusto secentesco, appartiene anche il presente, debitore dello stampo realista ben adatto alla nuova committenza privata, cullata tra i ritratti di Antonio Gandino e Carlo Baciocchi, che condurranno successivamente alla maturazione del fenomeno Ceruti-Cifrondi. La cornice è fornita in omaggio, di conseguenza non può essere motivo di reso o reclamo. Per i dipinti acquistati all'estero: dopo il pagamento verrà avviata la procedura per ottenere la licenza di esportazione (ALC). Tutti i pezzi d'antiquariato inviati all'estero dall'Italia hanno bisogno di questo documento, rilasciato dal Ministro dei Beni Culturali. La procedura potrebbe richiedere da 3 a 5 settimane dalla richiesta, quindi, non appena avremo il documento verrà spedito il dipinto.

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Scuola bergamasco-bresciana, XVII secolo
Ritratto di donna anziana
Olio su tela, cm 51 x 37
Con cornice, cm 60 x 47,5

Il presente dipinto rappresenta un ritratto di donna di scuola lombarda, specificatamente bresciano-bergamasca, riferibile al XVII secolo.
L’opera sembra trovare un chiaro riscontro con la produzione ritrattistica dell’artista bresciano Pietro Bellotti (Roè Volciano, 1623 ca. – Gargnano, 1700), che gli valse una certa notorietà in tutto il nord Italia. Nato a Volciano, sulla riva bresciana del lago di Garda nel 1625 circa, dopo aver peregrinato di corte in corte tornò sul lago di Garda, dove morì a Gargnano nel 1700. Durante la giovinezza studiò a Venezia nella fiorente scuola dell’artista padovano Girolamo Forabosco, che seguì specialmente come ritrattista e come figurista: nel corso degli anni dipinse soprattutto ritratti, realizzati con estrema accuratezza, ma con minore pastosità del maestro e con predilezioni per le tinte ceree e notturne. Secondo l’Orlandi lavorò per il cardinale Mazzarino, per il cardinale Ottoboni (il futuro papa Alessandro VIII), per l'elettore di Baviera e altri. Fu patrocinato da Papa Alessandro VIII e dal Duca di Uceda, mentre a Mantova venne nominato "sovrintendente alle gallerie della città e della villa" per conto di Gonzaga, in seguito ad un incontro fortuito con il duca Ferdinando Carlo Gonzaga Nevers, solito trascorrere a Venezia lunghi periodo di pausa. All’attività di artista accostò quindi quella di esperto commerciante per incamerare preziose testimonianze pittoriche negli spazi gonzagheschi, continuando comunque ad influenzare artisticamente le generazioni successive, come accadde per Girolamo Nosone.
Quando nacque Bellotti, la città di Salò insieme all’immediato circondario bresciano si presentava come una trapiantata capitale del manierismo veneziano, ospitante gli esiti più aggiornati in ambito figurativo nel rinnovato Duomo, già impreziosito dalle tele quattrocentesche del Romanino e del Malosso. La pittura del Maganza e dell’Aliense si sommava al lavoro di Palma il Giovane realizzato per Gargnano sul lago di Garda e per i centri di Mazzunno, Mocasina, Toscolano, Maderno e Prevalle; difficile che i neofiti in ambito pittorico non si lasciassero trasportare dall’ombra palmesca. Le nuove vie del Seicento bresciano, tuttavia, non presero moto da questi ricordi, che anzi chiusero un’epoca; lo stesso Bellotti, che li aveva avuti sotto gli occhi per tutto il periodo dell’adolescenza, corse a Venezia per cercare un lessico più rinnovato e veristico. A questo “genderismo”, molto più in linea con il gusto secentesco, appartiene anche il presente, debitore dello stampo realista ben adatto alla nuova committenza privata, cullata tra i ritratti di Antonio Gandino e Carlo Baciocchi, che condurranno successivamente alla maturazione del fenomeno Ceruti-Cifrondi.

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