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Bottega di Andrea Appiani (XIX) - Ritratto di Eugenio di Beauharnais, viceré d’Italia
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Bottega di Andrea Appiani (XIX) - Ritratto di Eugenio di Beauharnais, viceré d’Italia

Bottega di Andrea Appiani, XIX secolo Ritratto di Eugenio di Beauharnais, viceré d’Italia Olio su tela, cm 38 x 31,5 Con cornice, cm 51,5 x 45 La tela in esame, ritraente a mezzobusto la figura del viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais (1781 – 1824), può essere riferita alla mano di un artista del XIX secolo gravitante attorno alla bottega del maestro milanese Andrea Appiani, di cui esiste il modello oggi conservato al Castello francese di Malmaison. Primo e unico figlio maschio del visconte e generale Alessandro di Beauharnais e di Giuseppina di Beauharnais, futura moglie di Napoleone, Eugenio di Beauharnais nacque a Parigi nel 1781. Dopo aver diviso in gioventù il proprio tempo tra un collegio di Strasburgo e il quartier generale di Wissembourg con il padre, nel periodo del Direttorio Eugenio venne preso da Napoleone come proprio aiutante di campo in Egitto, dove ebbe modo di assistere alla battaglia terrestre di Abukir. Il colpo di Stato del 18 brumaio, con il quale Napoleone divenne console, lanciò pure Eugenio – ormai giovane ufficiale – nel gran mondo della politica. Con la proclamazione dell'Impero, il 18 maggio 1804 fu, infatti, nominato grand'ufficiale della Legione d'Onore, generale di brigata e colonnello generale dei cacciatori della guardia: Napoleone nutriva estrema fiducia in lui, il cui motto era «Honneur et Fidélité» (onore e fedeltà). Il 1° febbraio 1805 fu innalzato da colonnello al grado di principe cancelliere dell’Impero francese e con la successiva costituzione del Regno d'Italia e l'incoronazione di Napoleone stesso (30 marzo 1805), il 7 giugno 1805 prestò giuramento come viceré d’Italia, fissando la propria residenza principale nella Villa Reale di Monza, che volle dotata del più grande parco recintato d'Europa. L’anno successivo fu nominato erede presuntivo del Regno d’Italia e insignito del titolo di Principe di Venezia. Al termine della parabola napoleonica, Eugenio trascorse gli ultimi anni a gestire il proprio patrimonio, a sistemare la numerosa progenie, dedicandosi pure al disegno e alla musica. Morì a Monaco di Baviera nel 1824. Tra le numerose cariche che rivestì durante la sua carriera vi fu quella di primo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, fondato il 20 giugno 1805, oltre che primo Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio d’Italia del Rito Scozzese Antico e Accettato. Tra coloro che rivestirono la carica di massoni del primo Grande Oriente d’Italia si può annoverare proprio il pittore Andrea Appiani (Milano, 1754 – 1817), alfiere del Neoclassicismo in Italia, uno dei maggiori esponenti di quel periodo compreso tra l'Illuminismo e le vicende napoleoniche, grazie alla specificità espressiva del suo stile, vero e proprio trait d'union tra la morbidezza del tratto leonardesco e la grazia del classicismo. La sua fama artistica fu, infatti, strettamente connessa all’arrivo di Napoleone Bonaparte a Milano il 15 maggio 1796: entrato nelle sue grazie con un riuscitissimo ritratto a carbone e gessetto su carta brunella, il generale francese gli conferì il titolo di «commissario superiore» per scegliere le migliori opere d'arte lombardo-venete da spedire a Parigi (incarico che evitò per via d'una malattia che lo colse a Verona), affidandogli anche il disegno di testate, brevetti, allegorie repubblicane per proclami, carte ufficiali, e medaglie. Il capolavoro di Appiani più noto realizzato in questo periodo, tuttavia, fu la serie di affreschi realizzati proprio in onore dell’epopea napoleonica all'interno di Palazzo Reale, culminante con l'Apoteosi dell'Imperatore, lodati anche da Stendhal stesso, che a proposito scrisse che «la Francia non ha mai prodotto nulla di comparabile» (distrutti durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale). Malgrado fosse impegnato in questa monumentale impresa, Appiani non rinunciò a dipingere ritratti per le grandi famiglie nobiliari milanesi o per i generali francesi, tra cui lo stesso Eugenio di Beauharnais. Il dipinto qui presentato riporta i tipici tratti fisiognomici con i quali l’effigie del personaggio nella sua veste “ufficiale” veniva diffusa: i capelli leggermente arruffati divisi in lunghe ciocche pettinate sulla fronte, le lunghe basette laterali, gli occhi chiari si sommano ad un’impostazione rigida, racchiusa nell’elegante uniforme militare verde e oro, adornata dal tradizionale mantello verde fiorito, la fascia dorata corredata da aquile, simbolo del potere imperiale napoleonico oltre che emblema di regalità, ulteriormente adornata con un'applicazione identificabile con le insegne dell'Ordine della Corona di Ferro. A distinguere l’uniforme del viceré da quella di Napoleone stesso contribuiscono le due medaglie argentate appuntate alla giacca, con inserite le lettere "E" e "N", che stavano per Eugène Napoleon. La cornice è fornita in omaggio, di conseguenza non può essere motivo di reso o reclamo. Per i dipinti acquistati all'estero: dopo il pagamento verrà avviata la procedura per ottenere la licenza di esportazione (ALC). Tutti i pezzi d'antiquariato inviati all'estero dall'Italia hanno bisogno di questo documento, rilasciato dal Ministero dei Beni Culturali. La procedura potrebbe richiedere da 3 a 5 settimane dalla richiesta, quindi, non appena avremo il documento verrà spedito il dipinto.

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Bottega di Andrea Appiani (XIX) - Ritratto di Eugenio di Beauharnais, viceré d’Italia

Bottega di Andrea Appiani (XIX) - Ritratto di Eugenio di Beauharnais, viceré d’Italia

Bottega di Andrea Appiani, XIX secolo
Ritratto di Eugenio di Beauharnais, viceré d’Italia
Olio su tela, cm 38 x 31,5
Con cornice, cm 51,5 x 45

La tela in esame, ritraente a mezzobusto la figura del viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais (1781 – 1824), può essere riferita alla mano di un artista del XIX secolo gravitante attorno alla bottega del maestro milanese Andrea Appiani, di cui esiste il modello oggi conservato al Castello francese di Malmaison.
Primo e unico figlio maschio del visconte e generale Alessandro di Beauharnais e di Giuseppina di Beauharnais, futura moglie di Napoleone, Eugenio di Beauharnais nacque a Parigi nel 1781. Dopo aver diviso in gioventù il proprio tempo tra un collegio di Strasburgo e il quartier generale di Wissembourg con il padre, nel periodo del Direttorio Eugenio venne preso da Napoleone come proprio aiutante di campo in Egitto, dove ebbe modo di assistere alla battaglia terrestre di Abukir. Il colpo di Stato del 18 brumaio, con il quale Napoleone divenne console, lanciò pure Eugenio – ormai giovane ufficiale – nel gran mondo della politica.
Con la proclamazione dell'Impero, il 18 maggio 1804 fu, infatti, nominato grand'ufficiale della Legione d'Onore, generale di brigata e colonnello generale dei cacciatori della guardia: Napoleone nutriva estrema fiducia in lui, il cui motto era «Honneur et Fidélité» (onore e fedeltà). Il 1° febbraio 1805 fu innalzato da colonnello al grado di principe cancelliere dell’Impero francese e con la successiva costituzione del Regno d'Italia e l'incoronazione di Napoleone stesso (30 marzo 1805), il 7 giugno 1805 prestò giuramento come viceré d’Italia, fissando la propria residenza principale nella Villa Reale di Monza, che volle dotata del più grande parco recintato d'Europa. L’anno successivo fu nominato erede presuntivo del Regno d’Italia e insignito del titolo di Principe di Venezia. Al termine della parabola napoleonica, Eugenio trascorse gli ultimi anni a gestire il proprio patrimonio, a sistemare la numerosa progenie, dedicandosi pure al disegno e alla musica. Morì a Monaco di Baviera nel 1824.
Tra le numerose cariche che rivestì durante la sua carriera vi fu quella di primo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, fondato il 20 giugno 1805, oltre che primo Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio d’Italia del Rito Scozzese Antico e Accettato.
Tra coloro che rivestirono la carica di massoni del primo Grande Oriente d’Italia si può annoverare proprio il pittore Andrea Appiani (Milano, 1754 – 1817), alfiere del Neoclassicismo in Italia, uno dei maggiori esponenti di quel periodo compreso tra l'Illuminismo e le vicende napoleoniche, grazie alla specificità espressiva del suo stile, vero e proprio trait d'union tra la morbidezza del tratto leonardesco e la grazia del classicismo. La sua fama artistica fu, infatti, strettamente connessa all’arrivo di Napoleone Bonaparte a Milano il 15 maggio 1796: entrato nelle sue grazie con un riuscitissimo ritratto a carbone e gessetto su carta brunella, il generale francese gli conferì il titolo di «commissario superiore» per scegliere le migliori opere d'arte lombardo-venete da spedire a Parigi (incarico che evitò per via d'una malattia che lo colse a Verona), affidandogli anche il disegno di testate, brevetti, allegorie repubblicane per proclami, carte ufficiali, e medaglie. Il capolavoro di Appiani più noto realizzato in questo periodo, tuttavia, fu la serie di affreschi realizzati proprio in onore dell’epopea napoleonica all'interno di Palazzo Reale, culminante con l'Apoteosi dell'Imperatore, lodati anche da Stendhal stesso, che a proposito scrisse che «la Francia non ha mai prodotto nulla di comparabile» (distrutti durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale). Malgrado fosse impegnato in questa monumentale impresa, Appiani non rinunciò a dipingere ritratti per le grandi famiglie nobiliari milanesi o per i generali francesi, tra cui lo stesso Eugenio di Beauharnais.
Il dipinto qui presentato riporta i tipici tratti fisiognomici con i quali l’effigie del personaggio nella sua veste “ufficiale” veniva diffusa: i capelli leggermente arruffati divisi in lunghe ciocche pettinate sulla fronte, le lunghe basette laterali, gli occhi chiari si sommano ad un’impostazione rigida, racchiusa nell’elegante uniforme militare verde e oro, adornata dal tradizionale mantello verde fiorito, la fascia dorata corredata da aquile, simbolo del potere imperiale napoleonico oltre che emblema di regalità, ulteriormente adornata con un'applicazione identificabile con le insegne dell'Ordine della Corona di Ferro. A distinguere l’uniforme del viceré da quella di Napoleone stesso contribuiscono le due medaglie argentate appuntate alla giacca, con inserite le lettere "E" e "N", che stavano per Eugène Napoleon.

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