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Giuseppe Patania (1780–1852) - Ritratto di Gentiluomo - NO RESERVE
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Giuseppe Patania (1780–1852) - Ritratto di Gentiluomo - NO RESERVE

GIUSEPPE PATANIA (Palermo, 1780 – 1852) Ritratto di Gentiluomo Olio su tela, cm. 65 x 52,5 Firmato e datato “G. PATANIA 1827” in basso a sinistra Dimensione cornice cm. 80 x 68 x 6 ca. NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Opera firmata e datato in basso a sinistra; Collezione Siciliana. Certificato di Garanzia e Lecita Provenienza. Opera con cornice dorata (difetti): Pregevolissima opera per valore artistico ed economico, di un valido artista attivo in Sicilia nella prima metà dell’Ottocento. L’opera, firmata e datato in basso a sinistra, dal famoso pittore siciliano Giuseppe Patania (Palermo, 1780 – 1852), ove raffigura un Ritratto di Gentiluomo di mezza età posto a mezzo busto in tre quarti, con un abbigliamento classico: vestito con un abito con giacca scuro e Foulard bianco di buona resa sartoriale. Con egual sprezzatura il volto, nonostante il suo sguardo – compromesso da precedenti restauri – è rivolto verso lo spettatore, catalizzando la sua attenzione, ed aderendo a precisi canoni della pittura di quell’epoca, qui rappresentato in posa nell’atto di essere ritratto con atteggiamento spensierato. Dal punto di vista stilistico, la tela qui in oggetto, rappresenta una profonda intensità dell’espressione che, affiancata al carattere della pittura neoclassica e della pittura romantica della Sicilia, attraverso la fusione delle masse cromatiche con pennellate veloce e vibrante. Le cifre di questa pittura che risente tale corrente artistiche, è anche declinata con un piacere tutto soggettivo per quel passato che richiama alla pittura del Sei-Settecento Siciliano e Fiammingo come Pietro Novelli e Van Dyck. Giuseppe Patania nacque a Palermo il 18 gennaio del 1780 da Giacinto Patania e da Giuseppa D’Anna. Il padre Giacinto era un confettiere e sarto che vantava la sua discendenza da un omonimo pittore del Seicento di Acireale, la madre era cugina di Vito D’anna, un pittore palermitano raffinato interprete del rococò. La sua famiglia, nonostante ciò, non appoggiò la sua vocazione alla carriera di artista pittore e i primi rudimenti sulla pittura vennero dati da un artista locale sconosciuto. Solo più avanti, grazie all’intervento dell’architetto Salvatore Attinelli, amico di famiglia, entrò come apprendista nella bottega di Giuseppe Velasco. Nel 1795 però ne uscì a causa di una lite con Velasco; da allora frequentò incostantemente delle lezioni presso l’Accademia del Nudo di Palermo, all’epoca diretta da Vincenzo Riolo, continuando però a formarsi studiando come autodidatta. Le notizie sulla sua vita e sulla sua produzione artistica fino al 1803 sono molto frammentarie ed incerte. Nel 1803 dipinse il Ritratto di Giovanni Meli considerato il primo suo dipinto firmato e con attribuzione certa. L’anno successivo, nel 1904 lavorò assieme a Stefano Cotardi agli interni della Ca n’Oliver per Llorenç Oliver a Maó, nell’isola di Minorca. Nel 1805 rientrò in Italia, e precisamente a Napoli, dove dipinse la tela Ritratto del principe di s. Antimo giovinetto nelle vesti di Apollo. Poco dopo rientrò a Palermo da cui, a causa di una malattia non ben identificata, non si allontanò più fino alla sua morte. Iniziò quindi una collaborazione con l’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia dipingendo una tela con San Calogero nella cappella della Real Casina di Caccia di Ficuzza e la decorazione di alcuni saloni di Palazzo Belmonte-Riso; di questi affreschi però non resta nulla in quando andarono distrutti durante i bombardamenti sulla città nel 1943. Tra il 1807 e il 1815 si dedicò alla decorazione della Palazzina Cinese e del Palazzo dei Normanni. Notizio storiche però fanno ritenere che in queste opere il contributo di Giuseppe Patania sia stato solo parziale. Di questo periodo, e fino al 1824, sono conosciuti anche: l’Autoritratto, datato 1807 e attualmente conservato nella Galleria d’arte moderna di Palermo; il Ritratto di Tommaso Gargallo datato 1812 e attualmente conservato nella Biblioteca arcivescovile alagoniana di Siracusa; il Fanciullo con coniglio del 1814 e conservato nella Galleria regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis; la Presentazione di Maria Vergine al tempio, databile di poco precedentemente al 1817 e custodito nella chiesa di S. Maria della Croce di Regalbuto (EN); l’Allegoria della Redenzione, datato e firmato 1818, nella chiesa della Badia nuova di Palermo; i dipinti la Trasfigurazione e S. Basilio custoditi nella chiesa del collegio di S. Basilio a Randazzo, in provincia di Catania; il Ritratto del marchese Pietro Ugo delle Favare per la sala dei Viceré del Palazzo dei Normanni, datato 1824; il Martirio di s. Placido per la cattedrale di Nicosia, anch’esso dipinto nel 1824. Nel 1828 gli venne riconosciuto il titolo di cavaliere dell’Ordine di Francesco I e, nel 1830, venne nominato membro della Commissione di antichità e belle arti della Sicilia. Nel 1830 secondo alcuni, prima del 1828 secondo altri si dedicò all’affresco della volta della sala Gialla del Palazzo dei Normanni (Ruggero d’Altavilla e Roberto il Guiscardo che ricevono le chiavi della città di Palermo), un’opera tesa alla glorificazione del potere della dinastia dei Borbone sull’isola siciliana. Nel 1832 sposò una donna vedova, Narda Bucalo il cui figlio, residente a Parigi si interessò per fargli commissionare la traduzione grafica di alcuni episodi di un’opera di Fénelon, Les aventures de Télémaque. Patania effettuò alcune incisioni all’acquaforte, ma l’opera non venne poi pubblicata. Dal 1821 al 1844 dipinse una serie di ritratti di personaggi siciliani illustri, attualmente custoditi nella biblioteca comunale di Palermo. In questo periodo furono numerose le opere, sia ritratti che pale d’altare. Nel 1841 venne eletto membro onorario National Academy of Design di New York. Morì a Palermo il 23 febbraio 1852; le sue spoglie mortali attualmente sono sepolte nella chiesa di San Domenico. In merito al suo stato conservativo, l’opera si presenta in condizioni generali discreti, con diverse ridipinture del passato, come nel viso sopra citato; la superficie pittorica mostra una vernice sporca, e per alcuni aspetti in patina, con presenza nei lati di piccoli caduti di colore con qualche graffio e abrasioni. La tavolozza pittorica utilizzata per realizzare il dipinto è compatibile con lo stile del pittore Giuseppe Patania sia nella stesura che nella gamma cromatica. La firma analizzata alla lampada di wood è integrata al contesto pittorico quindi coeva alla pittura ed autentica. Le misure della tela sono cm. 62 x 52,5. La tela è impreziosita da una cornice lignea dorata che aggiunge ulteriore valore estetico al dipinto (dimensione cm. 80 x 68 x 6 ca., presenza difetti). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine." Provenienza: Coll. privata Siciliana Pubblicazione:  Inedito;  I Miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024 L’opera verrà spedito – in quanto fragile – con cassa di legno e polistirolo. Nel caso di vendita al di fuori del territorio italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione delle pratiche di esportazione.

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GIUSEPPE PATANIA
(Palermo, 1780 – 1852)
Ritratto di Gentiluomo
Olio su tela, cm. 65 x 52,5
Firmato e datato “G. PATANIA 1827” in basso a sinistra
Dimensione cornice cm. 80 x 68 x 6 ca.

NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Opera firmata e datato in basso a sinistra; Collezione Siciliana. Certificato di Garanzia e Lecita Provenienza. Opera con cornice dorata (difetti):

Pregevolissima opera per valore artistico ed economico, di un valido artista attivo in Sicilia nella prima metà dell’Ottocento. L’opera, firmata e datato in basso a sinistra, dal famoso pittore siciliano Giuseppe Patania (Palermo, 1780 – 1852), ove raffigura un Ritratto di Gentiluomo di mezza età posto a mezzo busto in tre quarti, con un abbigliamento classico: vestito con un abito con giacca scuro e Foulard bianco di buona resa sartoriale. Con egual sprezzatura il volto, nonostante il suo sguardo – compromesso da precedenti restauri – è rivolto verso lo spettatore, catalizzando la sua attenzione, ed aderendo a precisi canoni della pittura di quell’epoca, qui rappresentato in posa nell’atto di essere ritratto con atteggiamento spensierato.
Dal punto di vista stilistico, la tela qui in oggetto, rappresenta una profonda intensità dell’espressione che, affiancata al carattere della pittura neoclassica e della pittura romantica della Sicilia, attraverso la fusione delle masse cromatiche con pennellate veloce e vibrante. Le cifre di questa pittura che risente tale corrente artistiche, è anche declinata con un piacere tutto soggettivo per quel passato che richiama alla pittura del Sei-Settecento Siciliano e Fiammingo come Pietro Novelli e Van Dyck.
Giuseppe Patania nacque a Palermo il 18 gennaio del 1780 da Giacinto Patania e da Giuseppa D’Anna. Il padre Giacinto era un confettiere e sarto che vantava la sua discendenza da un omonimo pittore del Seicento di Acireale, la madre era cugina di Vito D’anna, un pittore palermitano raffinato interprete del rococò. La sua famiglia, nonostante ciò, non appoggiò la sua vocazione alla carriera di artista pittore e i primi rudimenti sulla pittura vennero dati da un artista locale sconosciuto. Solo più avanti, grazie all’intervento dell’architetto Salvatore Attinelli, amico di famiglia, entrò come apprendista nella bottega di Giuseppe Velasco. Nel 1795 però ne uscì a causa di una lite con Velasco; da allora frequentò incostantemente delle lezioni presso l’Accademia del Nudo di Palermo, all’epoca diretta da Vincenzo Riolo, continuando però a formarsi studiando come autodidatta. Le notizie sulla sua vita e sulla sua produzione artistica fino al 1803 sono molto frammentarie ed incerte. Nel 1803 dipinse il Ritratto di Giovanni Meli considerato il primo suo dipinto firmato e con attribuzione certa. L’anno successivo, nel 1904 lavorò assieme a Stefano Cotardi agli interni della Ca n’Oliver per Llorenç Oliver a Maó, nell’isola di Minorca. Nel 1805 rientrò in Italia, e precisamente a Napoli, dove dipinse la tela Ritratto del principe di s. Antimo giovinetto nelle vesti di Apollo. Poco dopo rientrò a Palermo da cui, a causa di una malattia non ben identificata, non si allontanò più fino alla sua morte. Iniziò quindi una collaborazione con l’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia dipingendo una tela con San Calogero nella cappella della Real Casina di Caccia di Ficuzza e la decorazione di alcuni saloni di Palazzo Belmonte-Riso; di questi affreschi però non resta nulla in quando andarono distrutti durante i bombardamenti sulla città nel 1943. Tra il 1807 e il 1815 si dedicò alla decorazione della Palazzina Cinese e del Palazzo dei Normanni. Notizio storiche però fanno ritenere che in queste opere il contributo di Giuseppe Patania sia stato solo parziale. Di questo periodo, e fino al 1824, sono conosciuti anche: l’Autoritratto, datato 1807 e attualmente conservato nella Galleria d’arte moderna di Palermo; il Ritratto di Tommaso Gargallo datato 1812 e attualmente conservato nella Biblioteca arcivescovile alagoniana di Siracusa; il Fanciullo con coniglio del 1814 e conservato nella Galleria regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis; la Presentazione di Maria Vergine al tempio, databile di poco precedentemente al 1817 e custodito nella chiesa di S. Maria della Croce di Regalbuto (EN); l’Allegoria della Redenzione, datato e firmato 1818, nella chiesa della Badia nuova di Palermo; i dipinti la Trasfigurazione e S. Basilio custoditi nella chiesa del collegio di S. Basilio a Randazzo, in provincia di Catania; il Ritratto del marchese Pietro Ugo delle Favare per la sala dei Viceré del Palazzo dei Normanni, datato 1824; il Martirio di s. Placido per la cattedrale di Nicosia, anch’esso dipinto nel 1824.
Nel 1828 gli venne riconosciuto il titolo di cavaliere dell’Ordine di Francesco I e, nel 1830, venne nominato membro della Commissione di antichità e belle arti della Sicilia. Nel 1830 secondo alcuni, prima del 1828 secondo altri si dedicò all’affresco della volta della sala Gialla del Palazzo dei Normanni (Ruggero d’Altavilla e Roberto il Guiscardo che ricevono le chiavi della città di Palermo), un’opera tesa alla glorificazione del potere della dinastia dei Borbone sull’isola siciliana. Nel 1832 sposò una donna vedova, Narda Bucalo il cui figlio, residente a Parigi si interessò per fargli commissionare la traduzione grafica di alcuni episodi di un’opera di Fénelon, Les aventures de Télémaque. Patania effettuò alcune incisioni all’acquaforte, ma l’opera non venne poi pubblicata. Dal 1821 al 1844 dipinse una serie di ritratti di personaggi siciliani illustri, attualmente custoditi nella biblioteca comunale di Palermo. In questo periodo furono numerose le opere, sia ritratti che pale d’altare. Nel 1841 venne eletto membro onorario National Academy of Design di New York. Morì a Palermo il 23 febbraio 1852; le sue spoglie mortali attualmente sono sepolte nella chiesa di San Domenico.
In merito al suo stato conservativo, l’opera si presenta in condizioni generali discreti, con diverse ridipinture del passato, come nel viso sopra citato; la superficie pittorica mostra una vernice sporca, e per alcuni aspetti in patina, con presenza nei lati di piccoli caduti di colore con qualche graffio e abrasioni. La tavolozza pittorica utilizzata per realizzare il dipinto è compatibile con lo stile del pittore Giuseppe Patania sia nella stesura che nella gamma cromatica. La firma analizzata alla lampada di wood è integrata al contesto pittorico quindi coeva alla pittura ed autentica. Le misure della tela sono cm. 62 x 52,5.
La tela è impreziosita da una cornice lignea dorata che aggiunge ulteriore valore estetico al dipinto (dimensione cm. 80 x 68 x 6 ca., presenza difetti). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine."

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 I Miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024

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