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Pietro Paolo Raggi (1646ca–1724) - Expertise C. Manzitti - San Poalo
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Pietro Paolo Raggi (1646ca–1724) - Expertise C. Manzitti - San Poalo

PIETRO PAOLO RAGGI (Genova, 1646 ca. – Bergamo, 1724) San Poalo Olio su tela, cm. 105,5 x 78,5 Expertise Prof. Camillo Manzitti Dimensioni cornice, cm. 117 x 91 x 6 ca. NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Lecita Provenienza. Expertise Prof. Camillo Manzitti. Opera con cornice dorata (difetti): L’opera, inedita, presenta aspetti che evocano chiari stilemi della scuola ligure e lombardo, in particolare è stato suggerito – per la sua resa pittorica che per la composizione iconografica – all’attività di Pietro Paolo Raggi (Genova, 1646 ca. – Bergamo, 1724) dalla Dott.ssa Arabella Cifani, e in seguito confermato e ricondotto al catalogo del pittore genovese dal Prof. Camillo Manzitti con comunicazione scritta ai proprietari. Il dipinto raffigura un soggetto iconografico particolarmente diffuso a partire del Seicento: San Paolo. Nella nostra iconografia il Santo è raffigurato come un uomo anziano, con una barba lunga armato di spada che a prima vista potrebbe attribuirgli una sorta di grande guerriero ma era sì un guerriero ma non in battaglie fisiche. I motivi per cui viene rappresentato con una spada possono essere vari. Una spiegazione può essere il fatto che il santo è ben noto per la sua Lettera agli Efesini, in cui descrive “l’armatura di Dio”. Nella Lettera agli Ebrei, che secondo tradizione fu scritta da San Paolo, l'apostolo spiega perché la Parola di Dio è collegata a una spada: “La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Lettera agli Efesini). Il santo è qui rappresentato – con un autorevole postura e – con una veste d’armatura in genere indossata da un soldato romano per descrivere un’armatura spirituale che prepara il cristiano a resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia, infatti, non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti... Prendete anche la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. La tela, che si fonde con l’area retrostante e dal quale emerge la figura, è realizzata con pennellate generose e pastose, piena di impeto e pregna di una luce rigorosa che s’illumina negli incarnati del viso e delle mani. Sia pur interessate da lievi restauri e ossidazione, la tela mostra comunque la sua qualità espressiva, con un carattere caravaggesco e naturalistico che suggerisce l'attribuzione ad un artista che soggiornò – per breve periodo anche – a Roma durante la seconda metà del Seicento. Il dipinto rientra nell'ambito delle pitture a forti contrasti, tenebrore, inaugurata da Caravaggio e poi diffusasi in tutta Italia. L'impostazione del santo a figura quasi piena e a profilo di tre-quarti con l’uso di luci contrastate rimandano alla pittura dell’Italia settentrionale attivo nella seconda metà del Seicento. L'artista, di fatto, rivela la sua abilità nella ritrattistica nella raffigurazione di un uomo catturato proprio dalla natura e avvolto in un’ampia veste, nella quale le pieghe assumono pose quasi scultoree. La drammatica illuminazione che porta in rilievo il santo, contro uno sfondo – composto da un paesaggio notturno e – quasi oscuro, è un'eredità stilistica del tenebrismo; allo stesso modo, l’autore trae da questa tecnica pittorica anche la scelta dei colori, con tonalità in grado di mostrare allo spettatore una rappresentazione naturale e autentica della figura di San Paolo. Le stesure, lo stile, le tipologie fisionomiche e le rughe evidenti che si osservano sul volto e le mani, rivelano i caratteri tipici delle opere di Pietro Paolo Raggi (Genova, 1646 circa – Bergamo, 1724). Così le figure scontornate dal colore di fondo, le sfumature cromatiche, l'ambientazione chiaroscurale, tutti aspetti a lui peculiari che ne evidenziando la formazione genovese avvenuta nell'alveolo del naturalismo di primo Seicento. In modo particolare possiamo percepire l'influenza di Giovanni Battista Carlone, Orazio de Ferrari, Gioacchino Assereto e quella preponderante di Giovan Battista Langetti, con cui il nostro condivide non solo l'accentuato pittoricismo ma altresì una verace sensibilità tenebrosa. Nondimeno, il Raggi esibisce una singolare e personalissima cifra stilistica, pienamente riconoscibile anche rispetto a Francesco Rosa, artista con cui sovente viene confuso. È quindi comprensibile la definizione di artista eclettico dettata dalla critica recente, mentre le carte documentarie accennano a un suo soggiorno romano nella bottega del mercante di quadri Pellegrino Peri, che genovese di nascita dava sostentamento agli artisti fornendo a loro i colori le tele e un luogo in cui lavorare. Si possono così spiegare meglio quegli accenti di cultura meridionale e grechettiana percepibili nella sua produzione e che contribuirono ulteriormente alla sua eterogenea risultante stilistica. In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali discreti considerando l'epoca del dipinto. La superficie pittorica si presenta in patina, e non mostra difficoltà di lettura. Si notano – a luce di Wood – alcuni piccoli restauri sparsi, nulla comunque di veramente rilevante. A rafforzare la conferma qualitativa dell’opera, abbiamo di recente sottoposto la tela a un cauto intervento di pulitura presso il gabinetto di restauro del Prof. Gaetano Alagna, dove, opportunatamente, si è limitato alla rimozione dello sporco superficiale e un’applicazione di un leggero film opaco che ha perfezionato la leggibilità dell’opera, destabilizzata da restauri precedenti. L’intervento, dunque, si è limitato alla rimozione dell’equilibrio dei valori cromatici e chiaroscurali del film pittorico. Studiando, inoltre, la tecnica pittorica che denota varie sovrapposizioni cromatiche, analizzando la preparazione (costituita da gesso e colla animale) e osservando la tramatura della tela, si è potuto costatare che l’opera sia seicentesca e di alto livello. Non si evidenziano problemi di tipo conservativo e la tela originale presenta un vecchio rintelo, che non sembra necessitare di interventi. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Le misure della tela sono cm. 105,5 x 78,5. Il dipinto risulta impreziosita da una bella cornice del XIX (?) dorata (le misure della cornice sono cm. 117 x 91 x 6 ca.). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine." PROVENIENZA: Coll. Privata Siciliana PUBBLICAZIONE:  Inedito;  I MITI E IL TERRITORIO nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024. L’opera verrà spedito – in quanto fragile – con cassa di legno e polistirolo. Nel caso di vendita al di fuori del territorio italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione delle pratiche di esportazione. #gallerycorner

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PIETRO PAOLO RAGGI
(Genova, 1646 ca. – Bergamo, 1724)
San Poalo
Olio su tela, cm. 105,5 x 78,5
Expertise Prof. Camillo Manzitti
Dimensioni cornice, cm. 117 x 91 x 6 ca.


NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Lecita Provenienza. Expertise Prof. Camillo Manzitti. Opera con cornice dorata (difetti):

L’opera, inedita, presenta aspetti che evocano chiari stilemi della scuola ligure e lombardo, in particolare è stato suggerito – per la sua resa pittorica che per la composizione iconografica – all’attività di Pietro Paolo Raggi (Genova, 1646 ca. – Bergamo, 1724) dalla Dott.ssa Arabella Cifani, e in seguito confermato e ricondotto al catalogo del pittore genovese dal Prof. Camillo Manzitti con comunicazione scritta ai proprietari.
Il dipinto raffigura un soggetto iconografico particolarmente diffuso a partire del Seicento: San Paolo. Nella nostra iconografia il Santo è raffigurato come un uomo anziano, con una barba lunga armato di spada che a prima vista potrebbe attribuirgli una sorta di grande guerriero ma era sì un guerriero ma non in battaglie fisiche. I motivi per cui viene rappresentato con una spada possono essere vari. Una spiegazione può essere il fatto che il santo è ben noto per la sua Lettera agli Efesini, in cui descrive “l’armatura di Dio”. Nella Lettera agli Ebrei, che secondo tradizione fu scritta da San Paolo, l'apostolo spiega perché la Parola di Dio è collegata a una spada: “La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Lettera agli Efesini). Il santo è qui rappresentato – con un autorevole postura e – con una veste d’armatura in genere indossata da un soldato romano per descrivere un’armatura spirituale che prepara il cristiano a resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia, infatti, non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti... Prendete anche la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio.
La tela, che si fonde con l’area retrostante e dal quale emerge la figura, è realizzata con pennellate generose e pastose, piena di impeto e pregna di una luce rigorosa che s’illumina negli incarnati del viso e delle mani. Sia pur interessate da lievi restauri e ossidazione, la tela mostra comunque la sua qualità espressiva, con un carattere caravaggesco e naturalistico che suggerisce l'attribuzione ad un artista che soggiornò – per breve periodo anche – a Roma durante la seconda metà del Seicento.
Il dipinto rientra nell'ambito delle pitture a forti contrasti, tenebrore, inaugurata da Caravaggio e poi diffusasi in tutta Italia. L'impostazione del santo a figura quasi piena e a profilo di tre-quarti con l’uso di luci contrastate rimandano alla pittura dell’Italia settentrionale attivo nella seconda metà del Seicento. L'artista, di fatto, rivela la sua abilità nella ritrattistica nella raffigurazione di un uomo catturato proprio dalla natura e avvolto in un’ampia veste, nella quale le pieghe assumono pose quasi scultoree. La drammatica illuminazione che porta in rilievo il santo, contro uno sfondo – composto da un paesaggio notturno e – quasi oscuro, è un'eredità stilistica del tenebrismo; allo stesso modo, l’autore trae da questa tecnica pittorica anche la scelta dei colori, con tonalità in grado di mostrare allo spettatore una rappresentazione naturale e autentica della figura di San Paolo.
Le stesure, lo stile, le tipologie fisionomiche e le rughe evidenti che si osservano sul volto e le mani, rivelano i caratteri tipici delle opere di Pietro Paolo Raggi (Genova, 1646 circa – Bergamo, 1724). Così le figure scontornate dal colore di fondo, le sfumature cromatiche, l'ambientazione chiaroscurale, tutti aspetti a lui peculiari che ne evidenziando la formazione genovese avvenuta nell'alveolo del naturalismo di primo Seicento. In modo particolare possiamo percepire l'influenza di Giovanni Battista Carlone, Orazio de Ferrari, Gioacchino Assereto e quella preponderante di Giovan Battista Langetti, con cui il nostro condivide non solo l'accentuato pittoricismo ma altresì una verace sensibilità tenebrosa. Nondimeno, il Raggi esibisce una singolare e personalissima cifra stilistica, pienamente riconoscibile anche rispetto a Francesco Rosa, artista con cui sovente viene confuso. È quindi comprensibile la definizione di artista eclettico dettata dalla critica recente, mentre le carte documentarie accennano a un suo soggiorno romano nella bottega del mercante di quadri Pellegrino Peri, che genovese di nascita dava sostentamento agli artisti fornendo a loro i colori le tele e un luogo in cui lavorare. Si possono così spiegare meglio quegli accenti di cultura meridionale e grechettiana percepibili nella sua produzione e che contribuirono ulteriormente alla sua eterogenea risultante stilistica.
In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali discreti considerando l'epoca del dipinto. La superficie pittorica si presenta in patina, e non mostra difficoltà di lettura. Si notano – a luce di Wood – alcuni piccoli restauri sparsi, nulla comunque di veramente rilevante. A rafforzare la conferma qualitativa dell’opera, abbiamo di recente sottoposto la tela a un cauto intervento di pulitura presso il gabinetto di restauro del Prof. Gaetano Alagna, dove, opportunatamente, si è limitato alla rimozione dello sporco superficiale e un’applicazione di un leggero film opaco che ha perfezionato la leggibilità dell’opera, destabilizzata da restauri precedenti. L’intervento, dunque, si è limitato alla rimozione dell’equilibrio dei valori cromatici e chiaroscurali del film pittorico. Studiando, inoltre, la tecnica pittorica che denota varie sovrapposizioni cromatiche, analizzando la preparazione (costituita da gesso e colla animale) e osservando la tramatura della tela, si è potuto costatare che l’opera sia seicentesca e di alto livello. Non si evidenziano problemi di tipo conservativo e la tela originale presenta un vecchio rintelo, che non sembra necessitare di interventi. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Le misure della tela sono cm. 105,5 x 78,5. Il dipinto risulta impreziosita da una bella cornice del XIX (?) dorata (le misure della cornice sono cm. 117 x 91 x 6 ca.). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine."

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 I MITI E IL TERRITORIO nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024.

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