Nr. 81804325

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Philermo Fregoso - Opera Nvova - 1542
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Philermo Fregoso - Opera Nvova - 1542

LA CONDIZIONE UMANA E I PENSIERI OPPOSTI DI DUE GRANDI FILOSOFI Interessante poemetto in piccolo formato composto dal Fregoso, che contrappone i pensieri opposti di Eraclito e Demostene riguardo la condizione umana. I due filosofi sono ritratti nella deliziosa xilografia al frontespizio. Eraclito e Democrito, i due importanti filosofi dell’Antica Grecia, sono sempre stati legati da un’indagine di pensiero affine; della quale, la storia della filosofia se n’è servita a lungo per accomunarli o contrapporli. Arduo compito di cui farsi portatore. Essi però hanno avuto fortuna anche nell’arte, essendo stati scelti da molti artisti come soggetto delle loro rappresentazioni, in chiave squisitamente simbolica. Brunet II, 1388 IN VENDITA ONLINE A 1.000 EURO CONTENTS Democrito, il filosofo che sostiene l'infinità dei mondi e che con l'atomismo elabora una dottrina che affida il divenire ad un meccanismo cieco, poteva davvero vestire i panni del saggio che ci invita a rinunciare ad una concezione teleologica ed antropocentrica dell'universo e a ridere quindi della pretesa di chi crede di scorgere negli eventi che accadono su questa terra un significato assoluto. La totalità delle vicende umane e l'esistenza stessa degli uomini cui naturalmente diamo tanto peso debbono apparire agli occhi del filosofo come un evento che appartiene alla storia casuale del cosmo - come un accidente che si è realizzato per caso e che, per caso, può dissolversi. Al riso della donna tracia che - dalla terra - invitava Talete a non perdersi nella contemplazione delle vicende celesti, fa così da contrappunto il riso di Democrito che dall'alto della sua meditazione cosmica non può che sorridere delle vicende terrene. Una meditazione cosmica che, nell'iconografia dell'età moderna, doveva esprimersi nell'immagine di una Terra in miniatura - in quel mappamondo che così di frequente accompagna i ritratti di Democrito. Nel pianto di Eraclito, invece, è difficile ravvisare qualcosa che ci parli della sua filosofia: dobbiamo accontentarci di leggerlo come espressione di una forzatura che ha le sue ragioni prevalentemente sul terreno narrativo. E su questo terreno, del resto, l'immagine del filosofo che ride su ciò di cui una diversa filosofia invita a piangere doveva trovare una larga eco. In età rinascimentale il conflitto di passioni tra Democrito ed Eraclito doveva essere colto prevalentemente alla luce del dibattito sulle influenze degli astri e sulla loro arcana eco nella dottrina dei temperamenti e degli umori. È in questa luce che è stato più volte interpretato l'affresco del Bramante che ritrae i due filosofi (e vi sono ragioni per credere che nei panni di Democrito si possa scorgere un autoritratto del Bramante), ponendoli sotto un fregio che dispone il contrasto tra i temperamenti sotto l'egida dei carri allegorici di Saturno e Giove. l Riso di Democrito e il Pianto di Heraclito, ciascuno in quindici capitoli di terzine. Il primo, attraverso un impianto e un lessico di intonazione dantesca, ma con qualche locuzione comune ai poeti realisti toscani, introduce l'autore alle bellezze di un giardino e dopo l'incontro, in verità sbiadito, con Diogene e Platone, il protagonista si abbevera agli zampilli che sgorgano dal seno di una statua nutrice di quei "divi", la Filosofia. Nel Pianto di Heraclito il F., condotto da Dianeo, novello Gerione, giunge dal filosofo che alimenta una fonte di lacrime. Egli descrive la vita come un progredire di affanni da cui il piacere di amore e il timore della morte non ci fa separare. L'unico rimedio che lascia intravedere riposa nelle poche vere amicizie. Il problema della fortuna viene esposto in forma di dialogo dall'autore, da Lancino Curti e da Bartolomeo Simonetta, che ricorda le sventure dello zio Cicco, nel Dialogo de Fortuna. I discorsi dei tre animano Verità che esce nuda da una fonte per rivelare che Fortuna è figlia del giudizio umano e dell'umana opinione. CONDITION REPORT Vignetta xilografica al titolo, iniziali xilografiche leggere macchie e gore. Legatura moderna in pergamena, titolo in oro su tassello al dorso. Una buona copia. Pp. (2); 56; (2) FULL TITLES & AUTHORS Opera nuova del magnifico cavaliero messer antonio fregoso la qual tratta de doi philosophi cioe de Democrito che rideva per le pazzie di questo mondo et heraclito che piangeva de le miserie humane, divisa in XV capitoli. et Heraclito. Venezia: Agostino Bindoni, 1542. Fregoso Antonio

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Philermo Fregoso - Opera Nvova - 1542

LA CONDIZIONE UMANA E I PENSIERI OPPOSTI DI DUE GRANDI FILOSOFI
Interessante poemetto in piccolo formato composto dal Fregoso, che contrappone i pensieri opposti di Eraclito e Demostene riguardo la condizione umana. I due filosofi sono ritratti nella deliziosa xilografia al frontespizio.
Eraclito e Democrito, i due importanti filosofi dell’Antica Grecia, sono sempre stati legati da un’indagine di pensiero affine; della quale, la storia della filosofia se n’è servita a lungo per accomunarli o contrapporli. Arduo compito di cui farsi portatore. Essi però hanno avuto fortuna anche nell’arte, essendo stati scelti da molti artisti come soggetto delle loro rappresentazioni, in chiave squisitamente simbolica.
Brunet II, 1388
IN VENDITA ONLINE A 1.000 EURO

CONTENTS
Democrito, il filosofo che sostiene l'infinità dei mondi e che con l'atomismo elabora una dottrina che affida il divenire ad un meccanismo cieco, poteva davvero vestire i panni del saggio che ci invita a rinunciare ad una concezione teleologica ed antropocentrica dell'universo e a ridere quindi della pretesa di chi crede di scorgere negli eventi che accadono su questa terra un significato assoluto. La totalità delle vicende umane e l'esistenza stessa degli uomini cui naturalmente diamo tanto peso debbono apparire agli occhi del filosofo come un evento che appartiene alla storia casuale del cosmo - come un accidente che si è realizzato per caso e che, per caso, può dissolversi. Al riso della donna tracia che - dalla terra - invitava Talete a non perdersi nella contemplazione delle vicende celesti, fa così da contrappunto il riso di Democrito che dall'alto della sua meditazione cosmica non può che sorridere delle vicende terrene. Una meditazione cosmica che, nell'iconografia dell'età moderna, doveva esprimersi nell'immagine di una Terra in miniatura - in quel mappamondo che così di frequente accompagna i ritratti di Democrito.

Nel pianto di Eraclito, invece, è difficile ravvisare qualcosa che ci parli della sua filosofia: dobbiamo accontentarci di leggerlo come espressione di una forzatura che ha le sue ragioni prevalentemente sul terreno narrativo. E su questo terreno, del resto, l'immagine del filosofo che ride su ciò di cui una diversa filosofia invita a piangere doveva trovare una larga eco.
In età rinascimentale il conflitto di passioni tra Democrito ed Eraclito doveva essere colto prevalentemente alla luce del dibattito sulle influenze degli astri e sulla loro arcana eco nella dottrina dei temperamenti e degli umori. È in questa luce che è stato più volte interpretato l'affresco del Bramante che ritrae i due filosofi (e vi sono ragioni per credere che nei panni di Democrito si possa scorgere un autoritratto del Bramante), ponendoli sotto un fregio che dispone il contrasto tra i temperamenti sotto l'egida dei carri allegorici di Saturno e Giove.

l Riso di Democrito e il Pianto di Heraclito, ciascuno in quindici capitoli di terzine. Il primo, attraverso un impianto e un lessico di intonazione dantesca, ma con qualche locuzione comune ai poeti realisti toscani, introduce l'autore alle bellezze di un giardino e dopo l'incontro, in verità sbiadito, con Diogene e Platone, il protagonista si abbevera agli zampilli che sgorgano dal seno di una statua nutrice di quei "divi", la Filosofia. Nel Pianto di Heraclito il F., condotto da Dianeo, novello Gerione, giunge dal filosofo che alimenta una fonte di lacrime. Egli descrive la vita come un progredire di affanni da cui il piacere di amore e il timore della morte non ci fa separare. L'unico rimedio che lascia intravedere riposa nelle poche vere amicizie. Il problema della fortuna viene esposto in forma di dialogo dall'autore, da Lancino Curti e da Bartolomeo Simonetta, che ricorda le sventure dello zio Cicco, nel Dialogo de Fortuna. I discorsi dei tre animano Verità che esce nuda da una fonte per rivelare che Fortuna è figlia del giudizio umano e dell'umana opinione.

CONDITION REPORT
Vignetta xilografica al titolo, iniziali xilografiche leggere macchie e gore. Legatura moderna in pergamena, titolo in oro su tassello al dorso. Una buona copia. Pp. (2); 56; (2)

FULL TITLES & AUTHORS
Opera nuova del magnifico cavaliero messer antonio fregoso la qual tratta de doi philosophi cioe de Democrito che rideva per le pazzie di questo mondo et heraclito che piangeva de le miserie humane, divisa in XV capitoli. et Heraclito.
Venezia: Agostino Bindoni, 1542.
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