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Giovanni Antonio Pellegrini (1675-1741) - Santa Dorotea
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Giovanni Antonio Pellegrini (1675-1741) - Santa Dorotea

GIOVANNI ANTONIO PELLEGRINI (Venezia, 1675 – 1741) Santa Dorotea Olio su tela, cm. 65 x 50,5 - attribuito da Dario Succi Dimensione con cornice, cm. cm. 86 x 71 x 5 ca. NOTE: Hampel, Monaco, asta del 29/06/2023, lotto 302. Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Garanzia e Lecita Provenienza. Opera con cornice dorate di epoca Novecento (?) (Difetti): Riconosciuta al catalogo di Giovanni Antonio Pellegrini dallo storico veneto Dario Succi, l'immagine è impaginata secondo un taglio compositivo che esalta l'espressione del volto, avvalorandone la partecipazione sentimentale. Fedele alla tradizione iconografica, Pellegrini raffigura la giovane con la palma del martirio e il dono delle rose e mele, con la figura che emerge dalla penombra delineandosi in un luminoso contrasto di rossi, azzurri e bianchi, mentre la pennellata si alleggerisce nel volto dove il tocco acquista una maggiore lievità. Si può mettere in relazione quest'opera, per affinità compositive e stilistiche, con la Sofonisba con la coppa del veleno con cui condivide sensualità e finezza d'esecuzione in chiave rococò. L’opera, in buono stato di conservazione, illustra un episodio sacro che vede come protagonista Santa Dorotea, vergine e martire di Cesarea in Cappadocia. Vissuta tra il terzo e il quarto secolo, la santa, proveniente da una famiglia benestante dedita al culto pagano, in seguito al suo rifiuto di abiurare la fede cristiana fu condannata a morte e data alle fiamme. Sulla traccia delle fonti agiografiche apprendiamo che mentre veniva condotta al martirio Teofilo, uno dei suoi persecutori, le chiese, provocatoriamente, di invocare il Signore per farsi consegnare, come prova di divina, un cesto di rose e mele. Secondo la Legenda aurea, testo fondamentale per le vicende biografiche legate alla santa, sappiamo che effettivamente Teofilo ricevette da un angelo, dopo la morte di Dorotea, il cesto richiesto. Grazie a questo episodio un canestrello di vimini o un vassoio con fiori e frutta divennero i simboli iconografici tradizionali della vergine di Cappadocia e come tali compaiono in gran parte delle raffigurazioni artistiche a lei dedicate. Perfettamente conformata alle immagini pittoriche dedicate alla santa in età barocca, la tela raffigura Dorotea con la testa rapita da estasi divina, opportunamente risolva in alto verso l’empireo, mentre tiene in mano un vassoio metallico, con rose e mele. Giovanni Antonio Pellegrini è stato un pittore italiano figlio di un calzolaio di Padova, nato e poi morto a Venezia rispettivamente il 29 aprile 1675 e il 2 novembre 1741. Cominciò a prendere confidenza con la pittura nel laboratorio del pittore lombardo Paolo Pagani e qui ne apprese il mestiere ma si trovò molto più vicino alla struttura della pittura rococò di Sebastiano Ricci. A Roma conobbe Luca Giordano, la cui influenza è evidente in particolare nel soffitto della Pontificia Biblioteca Antoniana a Padova, del 1702. Nel 1704 sposò la sorella di Rosalba Carriera, rappresentante della pittura veneziana. Divenne ben presto famoso e questa fama lo condusse a lavorare anche fuori dall’Italia nel 1708. A Londra seguì lo stile rococò e nel 1713 a Dusseldorf dipinse una serie di allegorie di Bensberg, per il principe Giovanni Guglielmo, ad Anversa e nel 1716 dipinse i Quattro Elementi a Parigi mente nel 1720 affrescò i soffitti della Banque Royale e a Vienna nel 1727 la cupola della Chiesa delle Salesiane. Giovanni Antonio Pellegrini è considerato uno dei più importanti pittori veneziani del 18° secolo e il più importante predecessore di Giovanni Battista Tiepolo. È conosciuto molto per il suo lavoro in Inghilterra, dove ha avuto un successo enorme. Dipinse molti murales nelle case di campagna inglesi e si diceva che anche se dipinte direttamente sul muro presentassero la spontaneità e la leggerezza dell’affresco. In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali discrete considerando l'epoca del dipinto, la superficie pittorica si presenta sporca e in patina. Si notano – a luce di Wood – alcuni restauri sparsi e qualche leggera svelatura e ossidazione della superficie pittorica, quasi non più uniforme. Non si evidenziano problemi di tipo conservativo grave e la tela originale presenta un vecchio rintelo, che non sembra necessitare di interventi. A luce solare è visibile un fine craquelé rapportato all'epoca. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Le misure della tela sono cm. 65 x 50,5. Il dipinto viene ceduto con cornice dorata e lavorata di epoca Novecento (dimensione cornice, cm. 86 x 71 x 5 ca, con difetti). PROVENIENZA: Hampel, Coll. privata PUBBLICAZIONE:  Inedito;  I MITI E IL TERRITORIO nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2023. Nel caso di vendita al di fuori del territorio italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione delle pratiche di esportazione.

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GIOVANNI ANTONIO PELLEGRINI
(Venezia, 1675 – 1741)
Santa Dorotea
Olio su tela, cm. 65 x 50,5 - attribuito da Dario Succi
Dimensione con cornice, cm. cm. 86 x 71 x 5 ca.


NOTE: Hampel, Monaco, asta del 29/06/2023, lotto 302. Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Garanzia e Lecita Provenienza. Opera con cornice dorate di epoca Novecento (?) (Difetti):

Riconosciuta al catalogo di Giovanni Antonio Pellegrini dallo storico veneto Dario Succi, l'immagine è impaginata secondo un taglio compositivo che esalta l'espressione del volto, avvalorandone la partecipazione sentimentale. Fedele alla tradizione iconografica, Pellegrini raffigura la giovane con la palma del martirio e il dono delle rose e mele, con la figura che emerge dalla penombra delineandosi in un luminoso contrasto di rossi, azzurri e bianchi, mentre la pennellata si alleggerisce nel volto dove il tocco acquista una maggiore lievità. Si può mettere in relazione quest'opera, per affinità compositive e stilistiche, con la Sofonisba con la coppa del veleno con cui condivide sensualità e finezza d'esecuzione in chiave rococò.
L’opera, in buono stato di conservazione, illustra un episodio sacro che vede come protagonista Santa Dorotea, vergine e martire di Cesarea in Cappadocia. Vissuta tra il terzo e il quarto secolo, la santa, proveniente da una famiglia benestante dedita al culto pagano, in seguito al suo rifiuto di abiurare la fede cristiana fu condannata a morte e data alle fiamme. Sulla traccia delle fonti agiografiche apprendiamo che mentre veniva condotta al martirio Teofilo, uno dei suoi persecutori, le chiese, provocatoriamente, di invocare il Signore per farsi consegnare, come prova di divina, un cesto di rose e mele. Secondo la Legenda aurea, testo fondamentale per le vicende biografiche legate alla santa, sappiamo che effettivamente Teofilo ricevette da un angelo, dopo la morte di Dorotea, il cesto richiesto. Grazie a questo episodio un canestrello di vimini o un vassoio con fiori e frutta divennero i simboli iconografici tradizionali della vergine di Cappadocia e come tali compaiono in gran parte delle raffigurazioni artistiche a lei dedicate.
Perfettamente conformata alle immagini pittoriche dedicate alla santa in età barocca, la tela raffigura Dorotea con la testa rapita da estasi divina, opportunamente risolva in alto verso l’empireo, mentre tiene in mano un vassoio metallico, con rose e mele.
Giovanni Antonio Pellegrini è stato un pittore italiano figlio di un calzolaio di Padova, nato e poi morto a Venezia rispettivamente il 29 aprile 1675 e il 2 novembre 1741. Cominciò a prendere confidenza con la pittura nel laboratorio del pittore lombardo Paolo Pagani e qui ne apprese il mestiere ma si trovò molto più vicino alla struttura della pittura rococò di Sebastiano Ricci. A Roma conobbe Luca Giordano, la cui influenza è evidente in particolare nel soffitto della Pontificia Biblioteca Antoniana a Padova, del 1702. Nel 1704 sposò la sorella di Rosalba Carriera, rappresentante della pittura veneziana. Divenne ben presto famoso e questa fama lo condusse a lavorare anche fuori dall’Italia nel 1708. A Londra seguì lo stile rococò e nel 1713 a Dusseldorf dipinse una serie di allegorie di Bensberg, per il principe Giovanni Guglielmo, ad Anversa e nel 1716 dipinse i Quattro Elementi a Parigi mente nel 1720 affrescò i soffitti della Banque Royale e a Vienna nel 1727 la cupola della Chiesa delle Salesiane. Giovanni Antonio Pellegrini è considerato uno dei più importanti pittori veneziani del 18° secolo e il più importante predecessore di Giovanni Battista Tiepolo. È conosciuto molto per il suo lavoro in Inghilterra, dove ha avuto un successo enorme. Dipinse molti murales nelle case di campagna inglesi e si diceva che anche se dipinte direttamente sul muro presentassero la spontaneità e la leggerezza dell’affresco.
In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali discrete considerando l'epoca del dipinto, la superficie pittorica si presenta sporca e in patina. Si notano – a luce di Wood – alcuni restauri sparsi e qualche leggera svelatura e ossidazione della superficie pittorica, quasi non più uniforme. Non si evidenziano problemi di tipo conservativo grave e la tela originale presenta un vecchio rintelo, che non sembra necessitare di interventi. A luce solare è visibile un fine craquelé rapportato all'epoca. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo.
Le misure della tela sono cm. 65 x 50,5. Il dipinto viene ceduto con cornice dorata e lavorata di epoca Novecento (dimensione cornice, cm. 86 x 71 x 5 ca, con difetti).

PROVENIENZA: Hampel, Coll. privata

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 I MITI E IL TERRITORIO nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2023.

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