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2007 Mastroberardino "Radici" Taurasi Riserva, 1998 Gravner “Breg” & 2010 Fontanafredda Barolo - Campânia, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte - 3 Garrafas (0,75 L)
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2007 Mastroberardino "Radici" Taurasi Riserva, 1998 Gravner “Breg” & 2010 Fontanafredda Barolo - Campânia, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte - 3 Garrafas (0,75 L)

Vi presento tre vini eccezionali, immensi, incommensurabili, tre annate uniche e una, in particolare, "rivoluzionaria": Mastroberardino "Radici" Taurasi Riserva DOCG 2007 3 bicchieri Gambero Rosso 2007, Bollino d’oro New York Times Erik Asimovic 2007, The Wine Advocate Robert Parker 2007 91/100, Wine Spectator 2007 94/100. Vitigni: aglianico 100% Cantina di eccezionale rilevanza, per alcuni sinonimo stesso della Campania e del suo fascino unico, quella della famiglia Mastroberardino è una realtà vitivinicola da sempre in grado di coniugare al meglio tecnica e passione, grandi numeri e qualità, innovazioni e tradizioni. Un’azienda la cui iscrizione al registro delle imprese della provincia di Avellino risale addirittura al 1878, e che da allora ha protetto e divulgato i grandi valori del territorio irpino senza mai cedere alle tendenze e alle mode del momento, e anzi, continuando sulla strada tracciata dai suoi fondatori. Il “Radici”, prodotto per la prima volta nel 1986, costituisce il risultato di una lunga ed accurata ricerca su esposizione e composizione dei terreni più vocati alla coltivazione dell’aglianico. Ne risulta un vino di incredibile fascino, di grande nerbo, concentrato ed elegante. La Riserva è la testimonianza di quello che il Taurasi è in grado di esprimere con il passare degli anni. Un vino di incredibile finezza e fascino, capace di sfidare il trascorrere del tempo mantenendo inalterate tutte le sue naturali caratteristiche. Il Taurasi Riserva DOCG “Radici” di Mastroberardino è un vino unico, la cui vinificazione avviene in acciaio con una lunga macerazione con le bucce e la cui maturazione avviene in barrique e fusti di rovere per un periodo di circa 30 mesi, seguiti da almeno tre anni di affinamento in bottiglia. Note di degustazione Rosso rubino intenso, al naso offre un bouquet ampio, complesso, intenso, caratterizzato da note che ricordano il tabacco, la ciliegia, i frutti di bosco. Una traccia balsamica apre ad un assaggio avvolgente ed elegante, ricco e sinuoso. Chiude con note di liquirizia per un finale di incredibile persistenza. Abbinamenti A tutto pasto, accompagna arrosti di carni rosse, piatti a base di spezie o tartufi e formaggi stagionati. Collio Bianco DOC “Breg” 1998 - Gravner Nelle tre vite enologiche di Josko Gravner il Breg '98 sta appeso tra la rivoluzione e le anfore. Macerazione sì, anfore non ancora. Tini grandi, per raccontare quel vigneto da cui nacque tutto, Vinograd Breg. Oppure la scarpata, in sloveno. Brèg, una fucilata. Dunque quando si assaggia un Gravner c’è un rapporto viscerale tra viticoltore e uva: è qualcosa di evidente. Non è mai tecnicismo, è filosofia, è sentimento: c’è qualcosa che va oltre. Protagonista assoluto del vino italiano e della sua storia recente, Francesco Gravner, meglio conosciuto come Josko Gravner, è un vignaiolo il cui nome è intimamente legato a quel Collio goriziano che lui stesso ha contribuito a rendere famoso nel mondo intero. Un percorso che inizia lontano, quando ancora adolescente Josko comincia a vinificare le uve dei vigneti piantati intorno a casa. L’utilizzo dell’acciaio prima, e della barrique poi, segnano una strada che attraversa buona parte degli anni ’80 e ’90, fino alla svolta e all’introduzione in cantina delle anfore provenienti dalla Georgia, da cui deriva il nome dei suoi vini. Una viticoltura, quella di Josko, che con il passare del tempo si è spogliata di ogni tecnicismo, naturale fino all’intransigenza, figlia di un attento lavoro in vigna, dove da oltre vent’anni è bandito ogni prodotto di sintesi. Gli oltre trenta ettari vitati, di cui la maggior parte di proprietà, sono situati in varie località del comune di Oslavia, in provincia di Gorizia. A un’altitudine che varia tra i 150 e i 270 metri sul livello del mare, le viti godono di esposizioni ottimali e crescono su terreni tipicamente calcarei e marnosi. In vigna, si applicano un rigore e un metodo che riconducono alle più antiche credenze popolari del territorio e alle più remote tradizioni locali, con il tempo dimostratesi autentiche più di ogni altra cosa. In cantina, le lunghe macerazioni sulle bucce e le lunghissime maturazioni in legno, sono naturali conseguenze di un percorso volto alla valorizzazione non solo delle uve ma di tutto il territorio in sé. È così che nascono vini unici, capaci di andare oltre ogni definizione legata al biologico o al biodinamico. Dalla Ribolla Gialla al “Breg Anfora”, dal “Rosso Gravner” al “Rosso Breg”, fino ad arrivare alle Riserve, possiamo scegliere una sola parola per definirli tutti: vini semplicemente infiniti. Vitigni: sauvignon, chardonnay, pinot grigio, riesling con fermentazione separata e affinamento congiunto. Fermentato con macerazione tra i 10 ed i 14 giorni in grandi tini di legno ed affinato in botti di rovere per 3 anni. Imbottigliato senza chiarifiche né filtrazioni. Le anfore sono state per Josko Gravner un epilogo di un percorso decennale fatto di vere e proprie prove sul campo, tanto da rendere la sua cantina di Oslavia uno dei più interessanti cantieri aperti del vino naturale italiano. È sul finire degli anni ’90 che il vino continua a maturare in legno ma che al tempo stesso inizia a macerare sulle proprie bucce per un periodo sempre più lungo, gettando così le basi di quello che sarebbe diventato con il tempo il più grande tra i cosiddetti “orange wines” italiani. Un bianco, il Collio Bianco DOC “Breg” 1998, frutto di un assemblaggio di sauvignon, chardonnay, pinot grigio e riesling che ancora oggi stupisce per grazia e per personalità. Note di degustazione La fermentazione è avvenuta integralmente in legno. Giallo aranciato, al naso esprime fiori secchi che ricordano la malva, note candite di agrumi e di albicocca che danno una dolcezza intensa e intrigante, anche per la presenza di botrite. Ha nette evidenze di soia, glutammato e l’umami, nei macerati di lunga data, è spesso presente. Una traccia sulfurea, impreziosita da leggeri sentori speziati, apre ad un assaggio lunghissimo e materico, caratterizzato da una trama tannica appena accennata e da una leggera speziatura che si tramuta in una lieve traccia piccante. La mineralità spicca: lieve torba e un effluvio di tostature, dal cacao al caffè, con una nota vagamente polverosa. Di incredibile persistenza. Abbinamenti A tutto pasto, si esalta con ricchi piatti a base di tartufo, di funghi, carni bianche al forno. Fontanafredda 2010 Barolo Platinum Fondata dal primo Re d'Italia nel 1858 Come tutte le cose belle, Fontanafredda nasce da una storia d'amore, quella tra il primo Re d'Italia, Vittorio Emanuele II e Rosa Vercellana (in piemontese: La Bela Rusin). Vinificazione: la fermentazione è di tipo tradizionale, effettuata in tini di acciaio inox a cappello galleggiante, con una durata media di 15 giorni a temperatura controllata (30-31 °C) e con frequenti rimontaggi. Segue una permanenza del mosto sulle bucce per qualche giorno, per ottimizzare la fase di estrazione delle sostanze polifenoliche e per favorire l’avvio della successiva fermentazione malolattica. Affinamento: almeno due anni vengono trascorsi nelle grandi botti di rovere (di Slavonia e della Francia Centrale). Segue poi l’imbottigliamento e un affinamento in bottiglia che non è mai inferiore agli 8 mesi. Note organolettiche Il frutto del lungo affinamento, grazie soprattutto alle doti naturali di questo prodotto, si sostanzia in un vino ricco di struttura, pieno e robusto, in grado di resistere bene negli anni. Nel calice, il Barolo è vino affascinante sin dal colore, rosso rubino con riflessi granati che, col tempo, si fanno aranciati. Il profumo è netto e intenso, ampio, con sentori tipicamente di fiori appassiti, spezie, foglie secche e sottobosco. Abbinamenti Ideale l’accostamento a piatti di carni rosse, più o meno importanti a seconda dell’annata, e a formaggi di media o lunga stagionatura, ma può piacevolmente anche accompagnare l’amichevole conversare di fine pasto. C'è ancora bisogno di aggiungere altro per questi tre vini eccelsi, eccelsi proprio come i loro produttori?

N.º 82990417

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2007 Mastroberardino "Radici" Taurasi Riserva, 1998 Gravner “Breg” & 2010 Fontanafredda Barolo - Campânia, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte - 3 Garrafas (0,75 L)

2007 Mastroberardino "Radici" Taurasi Riserva, 1998 Gravner “Breg” & 2010 Fontanafredda Barolo - Campânia, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte - 3 Garrafas (0,75 L)

Vi presento tre vini eccezionali, immensi, incommensurabili, tre annate uniche e una, in particolare, "rivoluzionaria":

Mastroberardino "Radici" Taurasi Riserva DOCG 2007

3 bicchieri Gambero Rosso 2007, Bollino d’oro New York Times Erik Asimovic 2007, The Wine Advocate Robert Parker 2007 91/100, Wine Spectator 2007 94/100.

Vitigni: aglianico 100%

Cantina di eccezionale rilevanza, per alcuni sinonimo stesso della Campania e del suo fascino unico, quella della famiglia Mastroberardino è una realtà vitivinicola da sempre in grado di coniugare al meglio tecnica e passione, grandi numeri e qualità, innovazioni e tradizioni.

Un’azienda la cui iscrizione al registro delle imprese della provincia di Avellino risale addirittura al 1878, e che da allora ha protetto e divulgato i grandi valori del territorio irpino senza mai cedere alle tendenze e alle mode del momento, e anzi, continuando sulla strada tracciata dai suoi fondatori.

Il “Radici”, prodotto per la prima volta nel 1986, costituisce il risultato di una lunga ed accurata ricerca su esposizione e composizione dei terreni più vocati alla coltivazione dell’aglianico. Ne risulta un vino di incredibile fascino, di grande nerbo, concentrato ed elegante. La Riserva è la testimonianza di quello che il Taurasi è in grado di esprimere con il passare degli anni. Un vino di incredibile finezza e fascino, capace di sfidare il trascorrere del tempo mantenendo inalterate tutte le sue naturali caratteristiche. Il Taurasi Riserva DOCG “Radici” di Mastroberardino è un vino unico, la cui vinificazione avviene in acciaio con una lunga macerazione con le bucce e la cui maturazione avviene in barrique e fusti di rovere per un periodo di circa 30 mesi, seguiti da almeno tre anni di affinamento in bottiglia.

Note di degustazione

Rosso rubino intenso, al naso offre un bouquet ampio, complesso, intenso, caratterizzato da note che ricordano il tabacco, la ciliegia, i frutti di bosco. Una traccia balsamica apre ad un assaggio avvolgente ed elegante, ricco e sinuoso. Chiude con note di liquirizia per un finale di incredibile persistenza.

Abbinamenti

A tutto pasto, accompagna arrosti di carni rosse, piatti a base di spezie o tartufi e formaggi stagionati.

Collio Bianco DOC “Breg” 1998 - Gravner

Nelle tre vite enologiche di Josko Gravner il Breg '98 sta appeso tra la rivoluzione e le anfore. Macerazione sì, anfore non ancora. Tini grandi, per raccontare quel vigneto da cui nacque tutto, Vinograd Breg. Oppure la scarpata, in sloveno. Brèg, una fucilata.
Dunque quando si assaggia un Gravner c’è un rapporto viscerale tra viticoltore e uva: è qualcosa di evidente. Non è mai tecnicismo, è filosofia, è sentimento: c’è qualcosa che va oltre.

Protagonista assoluto del vino italiano e della sua storia recente, Francesco Gravner, meglio conosciuto come Josko Gravner, è un vignaiolo il cui nome è intimamente legato a quel Collio goriziano che lui stesso ha contribuito a rendere famoso nel mondo intero. Un percorso che inizia lontano, quando ancora adolescente Josko comincia a vinificare le uve dei vigneti piantati intorno a casa. L’utilizzo dell’acciaio prima, e della barrique poi, segnano una strada che attraversa buona parte degli anni ’80 e ’90, fino alla svolta e all’introduzione in cantina delle anfore provenienti dalla Georgia, da cui deriva il nome dei suoi vini.

Una viticoltura, quella di Josko, che con il passare del tempo si è spogliata di ogni tecnicismo, naturale fino all’intransigenza, figlia di un attento lavoro in vigna, dove da oltre vent’anni è bandito ogni prodotto di sintesi. Gli oltre trenta ettari vitati, di cui la maggior parte di proprietà, sono situati in varie località del comune di Oslavia, in provincia di Gorizia.

A un’altitudine che varia tra i 150 e i 270 metri sul livello del mare, le viti godono di esposizioni ottimali e crescono su terreni tipicamente calcarei e marnosi. In vigna, si applicano un rigore e un metodo che riconducono alle più antiche credenze popolari del territorio e alle più remote tradizioni locali, con il tempo dimostratesi autentiche più di ogni altra cosa. In cantina, le lunghe macerazioni sulle bucce e le lunghissime maturazioni in legno, sono naturali conseguenze di un percorso volto alla valorizzazione non solo delle uve ma di tutto il territorio in sé.

È così che nascono vini unici, capaci di andare oltre ogni definizione legata al biologico o al biodinamico. Dalla Ribolla Gialla al “Breg Anfora”, dal “Rosso Gravner” al “Rosso Breg”, fino ad arrivare alle Riserve, possiamo scegliere una sola parola per definirli tutti: vini semplicemente infiniti.

Vitigni: sauvignon, chardonnay, pinot grigio, riesling con fermentazione separata e affinamento congiunto. Fermentato con macerazione tra i 10 ed i 14 giorni in grandi tini di legno ed affinato in botti di rovere per 3 anni. Imbottigliato senza chiarifiche né filtrazioni.

Le anfore sono state per Josko Gravner un epilogo di un percorso decennale fatto di vere e proprie prove sul campo, tanto da rendere la sua cantina di Oslavia uno dei più interessanti cantieri aperti del vino naturale italiano. È sul finire degli anni ’90 che il vino continua a maturare in legno ma che al tempo stesso inizia a macerare sulle proprie bucce per un periodo sempre più lungo, gettando così le basi di quello che sarebbe diventato con il tempo il più grande tra i cosiddetti “orange wines” italiani. Un bianco, il Collio Bianco DOC “Breg” 1998, frutto di un assemblaggio di sauvignon, chardonnay, pinot grigio e riesling che ancora oggi stupisce per grazia e per personalità.

Note di degustazione

La fermentazione è avvenuta integralmente in legno.
Giallo aranciato, al naso esprime fiori secchi che ricordano la malva, note candite di agrumi e di albicocca che danno una dolcezza intensa e intrigante, anche per la presenza di botrite. Ha nette evidenze di soia, glutammato e l’umami, nei macerati di lunga data, è spesso presente. Una traccia sulfurea, impreziosita da leggeri sentori speziati, apre ad un assaggio lunghissimo e materico, caratterizzato da una trama tannica appena accennata e da una leggera speziatura che si tramuta in una lieve traccia piccante. La mineralità spicca: lieve torba e un effluvio di tostature, dal cacao al caffè, con una nota vagamente polverosa. Di incredibile persistenza.

Abbinamenti

A tutto pasto, si esalta con ricchi piatti a base di tartufo, di funghi, carni bianche al forno.

Fontanafredda 2010 Barolo Platinum

Fondata dal primo Re d'Italia nel 1858

Come tutte le cose belle, Fontanafredda nasce da una storia d'amore, quella tra il primo Re d'Italia, Vittorio Emanuele II e Rosa Vercellana (in piemontese: La Bela Rusin).

Vinificazione: la fermentazione è di tipo tradizionale, effettuata in tini di acciaio inox a cappello galleggiante, con una durata media di 15 giorni a temperatura controllata (30-31 °C) e con frequenti rimontaggi. Segue una permanenza del mosto sulle bucce per qualche giorno, per ottimizzare la fase di estrazione delle sostanze polifenoliche e per favorire l’avvio della successiva fermentazione malolattica.

Affinamento: almeno due anni vengono trascorsi nelle grandi botti di rovere (di Slavonia e della Francia Centrale). Segue poi l’imbottigliamento e un affinamento in bottiglia che non è mai inferiore agli 8 mesi.

Note organolettiche

Il frutto del lungo affinamento, grazie soprattutto alle doti naturali di questo prodotto, si sostanzia in un vino ricco di struttura, pieno e robusto, in grado di resistere bene negli anni. Nel calice, il Barolo è vino affascinante sin dal colore, rosso rubino con riflessi granati che, col tempo, si fanno aranciati. Il profumo è netto e intenso, ampio, con sentori tipicamente di fiori appassiti, spezie, foglie secche e sottobosco.

Abbinamenti

Ideale l’accostamento a piatti di carni rosse, più o meno importanti a seconda dell’annata, e a formaggi di media o lunga stagionatura, ma può piacevolmente anche accompagnare l’amichevole conversare di fine pasto.


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