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Antonio Mancini (1852–1930) - Ritratto di nipote Alfredo
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Antonio Mancini (1852–1930) - Ritratto di nipote Alfredo

ANTONIO MANCINI (Roma, 1852 – 1930) Ritratto di nipote Alfredo Olio su tela, cm. 70 x 51 Firmato e datato nel retro, nonché iscritto in rosso "MANCINI ALFREDO ROMA 1929" Dimensione cornice, cm. 90 x 71 x 6 ca. NOTE: Hampel, Monaco, asta del 29/06/2023, lotto 477. Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Opera firmato e datato nonché iscritto in rosso "MANCINI ALFREDO ROMA 1929" nel retro. Certificato di Garanzia e Lecita Provenienza. Opera con cornice in stile barocco in argento: Interessante dipinto ad olio su tela di buona qualità, raffigurante il Ritratto di nipote Alfredo: profilo del giovane a destra davanti a uno sfondo scuro, impastato e impressionistico. Il giovane indossa una camicia bianca, cravatta nera e giacca nera. Ha i capelli scuri e con i suoi occhi castani sembra seriamente fuori dal quadro. La luce cade da sinistra e illumina il lato destro del viso e il colletto leggero. L’opera tipica dell'impressionista italiano, si tratta di una famosa opera realizzata dal noto artista attivo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, Antonio Mancini (Roma, 1852 – 1930). Antonio Mancini è stato, tra i pittori italiani dell’Ottocento, uno dei più importanti. La sua è una vita difficile. Formatosi alla scuola di Domenico Morelli a Napoli, dove si trasferisce nel 1865, ha una salute segnata da disturbi mentali, oltre che da una giovinezza povera e molto difficile, un destino triste, che fu la caratteristica principale delle sue prime opere di tipo naturalistico che raffigurano venditori, clown e soprattutto, scugnizzi che indossano stracci. La vita di Antonio Mancini è segnata anche da una grave crisi nervosa e da un periodo trascorso nel manicomio Provinciale di Napoli, dove dalla sofferenza nascono i suoi cosiddetti ritratti della follia. Tra questi spiccano il Prevetariello, esposto al Museo nazionale di Capodimonte e lo Scugnizzo che altro non è che il suo autoritratto, un’attenta osservazione della vita popolare con il quale il pittore s’identificava. Nei vari viaggi a Venezia, Parigi, Londra esegue numerosi ritratti. Viene molto colpito dalla pittura veneziana e riceve riconoscimenti un po’ dappertutto. Malgrado i viaggi a Parigi, momenti importanti del suo percorso artistico, non viene mai attratto dalle tendenze della pittura francese di allora, anzi rafforza il legame con il naturalismo ottocentesco. Conosce a Parigi e diventa amico di John Singer Sargent che apertamente lo considera il maggior pittore vivente. Si può dire che diventa quasi un rivoluzionario nel suo campo. La critica apprezza soprattutto la sua tecnica unica e molto personale. Richiesto dai collezionisti, Antonio Mancini dipinge vere e proprie copie delle sue opere più celebri. Di recente al Philadelphia Museum of Art gli è stata riservata una mostra importante per celebrarne la modernità e popolarità. Oggi Antonio Mancini viene rivalutato, anche se solo in parte, insieme alla scuola artistica napoletana. Anche negli ultimi anni della sua vita comunque ottiene importanti tributi nelle principali rassegne italiane. Muore a Roma il 28 dicembre del 1930. Dal punto di vista stilistico, la tela qui in oggetto, rappresenta una profonda intensità dell’espressione che, affiancata al carattere romantico meditativo, non schivo da reminiscenze simboliste, ed è accompagnata dal taglio dell’immagine del tutto caratteristico per l’impostazione, attraverso la fusione delle masse cromatiche – con pennellate veloce e vibrante – consegnandoci una solidità visiva che raramente è data a vedere nella pittura italiana del primo ‘800. Le cifre di questa pittura che risente del romanticismo e dell'impressionismo ma che è anche declinata con un piacere tutto soggettivo per quel passato che richiama alle opere di scuola napoletana dei secoli precedenti. Per accrescere questa sensazione di rapidità dell'impressione, l’artista usa la tecnica impressionista, basato sulla percezione delle realtà e non sull’espressione del suo concetto. In merito al suo stato conservativo, l’opera si presenta in condizioni generali abbastanza discrete considerando l'epoca del dipinto; la superficie pittorica è in patina e mostra una vernice sporca, causato dal tempo, segni che testimoniano gli anni dell’opera. La tavolozza pittorica utilizzata per realizzare il dipinto è compatibile con lo stile del pittore Antonio Mancini sia nella stesura che nella gamma cromatica. Con lo studio delle lente di ingrandimento, inoltre, si osserva nella superficie pittorica la grossezza dei pigmenti e alcune caratteristiche dello strato pittorico, compatibile con la pittura dell’epoca. Il dipinto è impreziosito da una notevole cornice in argento in stile barocco (dimensione cm. 90 x 71 x 6 ca., difetti). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine." Provenienza: Coll. privata Pubblicazione:  Inedito;  I Miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2023. Nel caso di vendita al di fuori del territorio italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione delle pratiche di esportazione.

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ANTONIO MANCINI
(Roma, 1852 – 1930)
Ritratto di nipote Alfredo
Olio su tela, cm. 70 x 51
Firmato e datato nel retro, nonché iscritto in rosso
"MANCINI ALFREDO ROMA 1929"
Dimensione cornice, cm. 90 x 71 x 6 ca.


NOTE: Hampel, Monaco, asta del 29/06/2023, lotto 477. Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Opera firmato e datato nonché iscritto in rosso "MANCINI ALFREDO ROMA 1929" nel retro. Certificato di Garanzia e Lecita Provenienza. Opera con cornice in stile barocco in argento:

Interessante dipinto ad olio su tela di buona qualità, raffigurante il Ritratto di nipote Alfredo: profilo del giovane a destra davanti a uno sfondo scuro, impastato e impressionistico. Il giovane indossa una camicia bianca, cravatta nera e giacca nera. Ha i capelli scuri e con i suoi occhi castani sembra seriamente fuori dal quadro. La luce cade da sinistra e illumina il lato destro del viso e il colletto leggero.
L’opera tipica dell'impressionista italiano, si tratta di una famosa opera realizzata dal noto artista attivo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, Antonio Mancini (Roma, 1852 – 1930).
Antonio Mancini è stato, tra i pittori italiani dell’Ottocento, uno dei più importanti. La sua è una vita difficile. Formatosi alla scuola di Domenico Morelli a Napoli, dove si trasferisce nel 1865, ha una salute segnata da disturbi mentali, oltre che da una giovinezza povera e molto difficile, un destino triste, che fu la caratteristica principale delle sue prime opere di tipo naturalistico che raffigurano venditori, clown e soprattutto, scugnizzi che indossano stracci. La vita di Antonio Mancini è segnata anche da una grave crisi nervosa e da un periodo trascorso nel manicomio Provinciale di Napoli, dove dalla sofferenza nascono i suoi cosiddetti ritratti della follia. Tra questi spiccano il Prevetariello, esposto al Museo nazionale di Capodimonte e lo Scugnizzo che altro non è che il suo autoritratto, un’attenta osservazione della vita popolare con il quale il pittore s’identificava. Nei vari viaggi a Venezia, Parigi, Londra esegue numerosi ritratti. Viene molto colpito dalla pittura veneziana e riceve riconoscimenti un po’ dappertutto. Malgrado i viaggi a Parigi, momenti importanti del suo percorso artistico, non viene mai attratto dalle tendenze della pittura francese di allora, anzi rafforza il legame con il naturalismo ottocentesco. Conosce a Parigi e diventa amico di John Singer Sargent che apertamente lo considera il maggior pittore vivente. Si può dire che diventa quasi un rivoluzionario nel suo campo. La critica apprezza soprattutto la sua tecnica unica e molto personale. Richiesto dai collezionisti, Antonio Mancini dipinge vere e proprie copie delle sue opere più celebri. Di recente al Philadelphia Museum of Art gli è stata riservata una mostra importante per celebrarne la modernità e popolarità. Oggi Antonio Mancini viene rivalutato, anche se solo in parte, insieme alla scuola artistica napoletana. Anche negli ultimi anni della sua vita comunque ottiene importanti tributi nelle principali rassegne italiane. Muore a Roma il 28 dicembre del 1930.
Dal punto di vista stilistico, la tela qui in oggetto, rappresenta una profonda intensità dell’espressione che, affiancata al carattere romantico meditativo, non schivo da reminiscenze simboliste, ed è accompagnata dal taglio dell’immagine del tutto caratteristico per l’impostazione, attraverso la fusione delle masse cromatiche – con pennellate veloce e vibrante – consegnandoci una solidità visiva che raramente è data a vedere nella pittura italiana del primo ‘800. Le cifre di questa pittura che risente del romanticismo e dell'impressionismo ma che è anche declinata con un piacere tutto soggettivo per quel passato che richiama alle opere di scuola napoletana dei secoli precedenti. Per accrescere questa sensazione di rapidità dell'impressione, l’artista usa la tecnica impressionista, basato sulla percezione delle realtà e non sull’espressione del suo concetto.
In merito al suo stato conservativo, l’opera si presenta in condizioni generali abbastanza discrete considerando l'epoca del dipinto; la superficie pittorica è in patina e mostra una vernice sporca, causato dal tempo, segni che testimoniano gli anni dell’opera. La tavolozza pittorica utilizzata per realizzare il dipinto è compatibile con lo stile del pittore Antonio Mancini sia nella stesura che nella gamma cromatica. Con lo studio delle lente di ingrandimento, inoltre, si osserva nella superficie pittorica la grossezza dei pigmenti e alcune caratteristiche dello strato pittorico, compatibile con la pittura dell’epoca. Il dipinto è impreziosito da una notevole cornice in argento in stile barocco (dimensione cm. 90 x 71 x 6 ca., difetti). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine."

Provenienza: Coll. privata

Pubblicazione:
 Inedito;
 I Miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2023.

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