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Vendido
Scuola caravaggesca (XVII) - La visitazione di Maria ad Elisabetta
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Scuola caravaggesca (XVII) - La visitazione di Maria ad Elisabetta

SCUOLA CARAVAGGSCO XVII (Attivo a Napoli nella prima metà del '600) La visitazione di Maria ad Elisabetta Olio su tela, cm. 99 x 127 Dimensione cornice cm. 125 x 151 x 6 ca. NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Opera non firmata. Certificato di Lecita Provenienza. Opera con cornice dorata (difetti): Il presente dipinto rappresenta il celebre episodio narrato dal Vangelo di Luca (Lc 1, 39-56), nel preciso momento in cui la Vergine Maria – dopo l’annunciazione e ricevuto lo Spirito Santo – si recò da Nazaret in Galilea a trovare Elisabetta in Giudea, in una città tradizionalmente ritenuta Ain-Karim situata 6 km ad occidente di Gerusalemme. In quei giorni, infatti, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto». L’episodio della “Visitazione” è stato spunto d’ispirazione dei maggiori artisti d’ogni tempo. Al centro della scena, inginocchiata e di profilo, Santa Elisabetta accoglie Maria, che, in piedi, si accinge ad abbracciare la donna anziana; a sinistra uomini e donne assistono alla scena, alcuni in primo piano e altri di spalle; a destra di profilo, con il capo coperto la figura di anziano barbuto, seguito alle spalle di altre figure, mentre in basso a centro e in primo piano un cagnolino. Tutta la scena, dai toni scuri, e orchestrata dai una imponente architettura classica. Dipinto in chiaroscuro alla maniera dell'artista, presenta aspetti che evocano chiari stilemi della scuola meridionale, in particolare è stato suggerito – per la sua resa pittorica che per la composizione iconografica – a una probabile attività di Gregorio Preti (Taverna, 1603 – Roma, 1672) dal prof. Franco Fazio di Palermo e prof. Pierluigi Carofano, e in seguito confermato dallo storico Stefano Causa, dove si rivela una importante aggiunta al catalogo dell'artista, documentandone la qualità e il talento scenico-narrativo secondo la migliore tradizione caravaggesca partenopea. La tela presenta chiari stilemi tenebrosi, e supporre un’esecuzione alla prima maturità dell'artista, ancora intriso di suggestioni d’influenza napoletana. Giunto a Roma nel 1624, Gregorio fu certamente maestro e mentore del giovane fratello Mattia, sia pur ben presto relegato in una posizione gregaria ma nondimeno priva di personalità e carattere. Bisogna infatti pensare che il loro caravaggismo sarà un esempio imprescindibile per artisti come Giacinto Brandi e che alcune opere di Gregorio come la Presentazione al Tempio ora al Museo Civico di Viterbo fu da Roberto Longhi riferita alla giovinezza di Antiveduto Gramatica. Questo per indicare come in quegli anni di intensi mutamenti, l'artista occupa un preciso ruolo di ricerca, fermo restando che nel corso della maturità e gli sviluppi dell'estetica barocca la sua arte rimarrà sempre vincolata a quel meditato e moderato filone naturalistico e post caravaggesco. Ciò si avverte con agio nella tela qui presentata, in cui intensa è ancora la regia di lume e la forza espressiva, che può indicare l'influenza oramai preponderante del fratello. Messo immeritatamente in ombra, per secoli, dalla fama del più giovane fratello, Gregorio Preti, sta vivendo da qualche anno una stagione di vera e propria riscoperta. Malgrado la riconosciuta validità artistica, solo da qualche tempo il più anziano dei fratelli Preti - compartecipi in molte opere pittoriche che impreziosiscono chiese e musei in Italia e nel mondo - ha potuto riacquistare una certa visibilità sebbene sempre in qualche modo condizionata dal genio di Mattia che egli accolse poco più che adolescente, dopo un avventuroso viaggio dalla Calabria a Roma, e avviò all'arte pittorica nella sua bottega della città eterna. Gregorio Preti, che giunse a Roma nel 1624, fu poi allievo dello Spagnoletto e del Domenichino prima di partire per Napoli nel 1630. Nella città dei Papi ebbe probabilmente la protezione degli Aldobrandini, signori di Rossano, e ciò favorì le sue relazioni con importanti collezionisti. Tra il 1632 e il 1636 visse con il fratello a testimonianza dello stretto legame che li univa. Fu proprio Gregorio, come ha documentato lo storico e critico d'arte Carlo Carlino in un libro, edito da Iiriti, che chiarisce molte vicende ancora non perfettamente studiate, a facilitare al fratello arrivato a Roma poco più che adolescente, i rapporti che questi poi intrattenne con i Rospigliosi, i Borghese, i Pamphilij. La collaborazione fra i due fratelli si interruppe nel 1642 quando Mattia viene nominato cavaliere dell'Ordine di Malta e iniziò un percorso indipendente. La coppia si ritrovò tuttavia nel 1652 per dipingere a quattro mani la controfacciata di San Carlo ai Catinari. L'anno seguente Mattia lasciò Roma per proseguire a Napoli e a Malta la sua carriera. In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali abbastanza discrete considerando l'epoca del dipinto, la superficie pittorica si presenta in patina. Al visibile il dipinto presenta consunzioni, integrazioni pittoriche e abrasioni. All'esame della lampada di Wood, rivela ulteriori restauri, ma a causa di essa non è possibile escludere ulteriori restauri precedenti. Il dipinto è foderato. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Il condition report da noi fornito è da intendersi accurato e scrupoloso ma in ogni caso assolutamente parziale e non totalmente esaustivo poiché non eseguito in laboratori specializzati e con supporti tecnici specifici. A luce solare è visibile un fine craquelé rapportato all'epoca. Le misure della tela sono cm. 99 x 127 Il dipinto risulta impreziosita da una bella cornice dorata e lavorata (dimensioni cm. 125 x 151 x 6 ca., presenza difetti). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine." Provenienza: Coll. privata siciliana Pubblicazione:  Inedito;  I Miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024. L’opera verrà spedito – per le dimensioni – con cassa di legno e polistirolo. Nel caso di vendita al di fuori del territorio italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione delle pratiche di esportazione.

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SCUOLA CARAVAGGSCO XVII
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La visitazione di Maria ad Elisabetta
Olio su tela, cm. 99 x 127
Dimensione cornice cm. 125 x 151 x 6 ca.


NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Opera non firmata. Certificato di Lecita Provenienza. Opera con cornice dorata (difetti):

Il presente dipinto rappresenta il celebre episodio narrato dal Vangelo di Luca (Lc 1, 39-56), nel preciso momento in cui la Vergine Maria – dopo l’annunciazione e ricevuto lo Spirito Santo – si recò da Nazaret in Galilea a trovare Elisabetta in Giudea, in una città tradizionalmente ritenuta Ain-Karim situata 6 km ad occidente di Gerusalemme. In quei giorni, infatti, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
L’episodio della “Visitazione” è stato spunto d’ispirazione dei maggiori artisti d’ogni tempo.
Al centro della scena, inginocchiata e di profilo, Santa Elisabetta accoglie Maria, che, in piedi, si accinge ad abbracciare la donna anziana; a sinistra uomini e donne assistono alla scena, alcuni in primo piano e altri di spalle; a destra di profilo, con il capo coperto la figura di anziano barbuto, seguito alle spalle di altre figure, mentre in basso a centro e in primo piano un cagnolino. Tutta la scena, dai toni scuri, e orchestrata dai una imponente architettura classica.
Dipinto in chiaroscuro alla maniera dell'artista, presenta aspetti che evocano chiari stilemi della scuola meridionale, in particolare è stato suggerito – per la sua resa pittorica che per la composizione iconografica – a una probabile attività di Gregorio Preti (Taverna, 1603 – Roma, 1672) dal prof. Franco Fazio di Palermo e prof. Pierluigi Carofano, e in seguito confermato dallo storico Stefano Causa, dove si rivela una importante aggiunta al catalogo dell'artista, documentandone la qualità e il talento scenico-narrativo secondo la migliore tradizione caravaggesca partenopea.
La tela presenta chiari stilemi tenebrosi, e supporre un’esecuzione alla prima maturità dell'artista, ancora intriso di suggestioni d’influenza napoletana. Giunto a Roma nel 1624, Gregorio fu certamente maestro e mentore del giovane fratello Mattia, sia pur ben presto relegato in una posizione gregaria ma nondimeno priva di personalità e carattere. Bisogna infatti pensare che il loro caravaggismo sarà un esempio imprescindibile per artisti come Giacinto Brandi e che alcune opere di Gregorio come la Presentazione al Tempio ora al Museo Civico di Viterbo fu da Roberto Longhi riferita alla giovinezza di Antiveduto Gramatica. Questo per indicare come in quegli anni di intensi mutamenti, l'artista occupa un preciso ruolo di ricerca, fermo restando che nel corso della maturità e gli sviluppi dell'estetica barocca la sua arte rimarrà sempre vincolata a quel meditato e moderato filone naturalistico e post caravaggesco. Ciò si avverte con agio nella tela qui presentata, in cui intensa è ancora la regia di lume e la forza espressiva, che può indicare l'influenza oramai preponderante del fratello.
Messo immeritatamente in ombra, per secoli, dalla fama del più giovane fratello, Gregorio Preti, sta vivendo da qualche anno una stagione di vera e propria riscoperta.
Malgrado la riconosciuta validità artistica, solo da qualche tempo il più anziano dei fratelli Preti - compartecipi in molte opere pittoriche che impreziosiscono chiese e musei in Italia e nel mondo - ha potuto riacquistare una certa visibilità sebbene sempre in qualche modo condizionata dal genio di Mattia che egli accolse poco più che adolescente, dopo un avventuroso viaggio dalla Calabria a Roma, e avviò all'arte pittorica nella sua bottega della città eterna.
Gregorio Preti, che giunse a Roma nel 1624, fu poi allievo dello Spagnoletto e del Domenichino prima di partire per Napoli nel 1630. Nella città dei Papi ebbe probabilmente la protezione degli Aldobrandini, signori di Rossano, e ciò favorì le sue relazioni con importanti collezionisti. Tra il 1632 e il 1636 visse con il fratello a testimonianza dello stretto legame che li univa. Fu proprio Gregorio, come ha documentato lo storico e critico d'arte Carlo Carlino in un libro, edito da Iiriti, che chiarisce molte vicende ancora non perfettamente studiate, a facilitare al fratello arrivato a Roma poco più che adolescente, i rapporti che questi poi intrattenne con i Rospigliosi, i Borghese, i Pamphilij.
La collaborazione fra i due fratelli si interruppe nel 1642 quando Mattia viene nominato cavaliere dell'Ordine di Malta e iniziò un percorso indipendente. La coppia si ritrovò tuttavia nel 1652 per dipingere a quattro mani la controfacciata di San Carlo ai Catinari. L'anno seguente Mattia lasciò Roma per proseguire a Napoli e a Malta la sua carriera.
In merito al suo stato conservativo, la tela si presenta in condizioni generali abbastanza discrete considerando l'epoca del dipinto, la superficie pittorica si presenta in patina. Al visibile il dipinto presenta consunzioni, integrazioni pittoriche e abrasioni. All'esame della lampada di Wood, rivela ulteriori restauri, ma a causa di essa non è possibile escludere ulteriori restauri precedenti. Il dipinto è foderato. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Il condition report da noi fornito è da intendersi accurato e scrupoloso ma in ogni caso assolutamente parziale e non totalmente esaustivo poiché non eseguito in laboratori specializzati e con supporti tecnici specifici. A luce solare è visibile un fine craquelé rapportato all'epoca. Le misure della tela sono cm. 99 x 127 Il dipinto risulta impreziosita da una bella cornice dorata e lavorata (dimensioni cm. 125 x 151 x 6 ca., presenza difetti). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine."

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 Inedito;
 I Miti e il Territorio nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024.

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