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Pulci - Morgante Maggiore - 1550
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Pulci - Morgante Maggiore - 1550

ILLUSTRATO CINQUECENTESCO - POEMA CAVALLERESCO IN VOLGARE FIORENTINO Grande tavola incisa al frontespizio con un fine ritratto del Pulci ad opera dello scultore romano Francesco Sesone uno dei più famosi PITTORI della Napoli del Settecento. Ottima edizione critica curata dagli accademici della Crusca. All'inizio di ciascun canto viene riportato brevemente l'argomento inscritto su cornice incisa. Testo su due colonne. Esemplare marginoso: una copia da collezione. Melzi 500. Razzolini, 281-2. Parenti, p. 89. IN VENDITA ONLINE A 7.000 EURO CONTENTS Il Morgante è un'opera che rispetta appieno la vena narrativa popolaresca, con il suo continuo susseguirsi di eventi e la continua creazione di situazioni grossolane, stupefacenti e magnifiche: dal filone che si sviluppa attorno al personaggio Morgante, insaziabile di cibo e scherzi, oppure con le varie imprese di Orlando e degli altri paladini, o i prodigi del mago Malagigi. Poi l'azione rallenta è per lasciare spazio alla descrizione di quei particolari che potevano creare meraviglia nell'ascoltatore, come ad esempio i ricchi arredi dei castelli o la foga dei duelli. L'ambientazione scelta da Pulci per tessere le sue variopinte storie di cavalieri, giganti, imprese ardimentose e battaglie all'ultimo sangue ed il richiamo diretto alle imprese di Orlando ed agli intrighi di Gano sono un collegamento inequivocabile e diretto alla chanson de geste francese. L'autore sceglie come forma di componimento quella dei cantari, che nascono in ambito popolare e si diffondono principalmente come stile d'ambito giullaresco destinato alla recitazione in pubblico, e che ha l'intento di creare storie che stupiscono l'uditorio e lo catturano con un rapido susseguirsi di eventi, senza soffermarsi nella ricerca degli aspetti interiori dei personaggi. La novità del Pulci sta nel deviare sia dal linguaggio popolare che da quello eroico, creando giochi verbali basati sulla pluralità e l'ambiguità di significato delle parole che, a volte, prendono il sopravvento sulla stessa narrazione. P. rivela un’immaginazione vivace, spontaneamente portata alle interpretazioni comiche e grottesche, e un gusto spiccato per la parola colorita, corposa e plebea, talora addirittura gergale, soprattutto nei primi 23 cantari, in chiave popolaresca o addirittura picaresca: Carlo Magno è presentato come un vecchio svanito, i paladini si comportano da briganti più che da eroi, le dame sembrano prefigurare la Dulcinea di Cervantes. Se fra i personaggi della tradizione cavalleresca quello che meglio si addice al gusto pulciano è Rinaldo, pronto alle avventure amorose come alle risse, ben più compiutamente l’autore si esprime nella coppia Morgante-Margutte: il gigante istintivo e bonario (che muore al canto XX, dopo atti di prodigioso eroismo, per la puntura di un granchiolino) e il mezzo gigante vorace, il furfante che enuncia un credo materialista e irriverente rimasto famoso (canto XVIII) e muore soffocato dalle sue stesse risate. A un clima culturale più «impegnato» vanno invece ricondotti i cinque cantari aggiunti nell’83, ispirati all’anonima Rotta di Roncisvalle. Qui l’ideale di un’epica orientata in senso provvidenzialistico e una costante tensione allegorico-polemica intervengono a privilegiare la riflessione rispetto all’istinto e a relegare quest’ultimo ai luoghi deputati della comicità e del ridicolo. L’eterodossia bizzarra di P. sembra ormai in sintonia col razionalismo umanistico (< Antonello Ruberto). L'opera commissionatogli da Lucrezia Tornabuoni e pressoché ultimata prima del 1470, ma pubblicato nel 1478 in 23 canti («cantari») e nel 1483 (col titolo di Morgante maggiore) in 28 canti. Il Pulci inizia a scrivere il suo poema nel 1461 e nel 1482 ne circolano tre versioni (la prima delle quali ci è ignota) suddivise in 23 cantari; la versione definitiva viene pubblicata nel 1483 arricchita di altri 5 cantari, per un totale di 28, che si distinguono dai precedenti per la ricerca di un tono maggiormente eroico e meno comico. L’ultima versione del poema, in virtù del maggior numero di parti, viene detta Morgante maggiore per distinguerla dalle precedenti versioni. In linea generale l'eccezionalità del Morgante sta proprio nella riformulazione del tema eroico attraverso l'utilizzo di uno stile non basso ma certamente accessibile e godibile, finalizzato alla creazione di una narrazione disimpegnata che aveva nel meraviglioso il suo principale scopo. Luigi Pulci (Firenze 1432 - Padova 1484) poeta italiano di nobile famiglia decaduta, intorno al 1460 fu introdotto in casa Medici da B. Scala e F. Castellani. CONDITION REPORT Ritratto dell'autore al frontespizio entro elaborata cornice xilografica con putti, xilografie all'inizio di ciascun canto, iniziali incise in legno, frontespizio con rinforzi ai margini senza perdita di inciso. Pergamena posteriore, tagli rossi, lievi macchie e segni di usura. Pp. (2); 34nn. 394; (2). FULL TITLES & AUTHORS Morgante Maggiore DI LVIGI PVLCI FIRENTINO nouamente ftampato & con ogni diligenza corretto a cui è aggiunta una bellissima tavola con la dichiaratione di tutti i uocaboli ofcuri che nell'opera fi contengono Venezia: Comin da Trino, 1550 Luigi Pulci

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Pulci - Morgante Maggiore - 1550

Pulci - Morgante Maggiore - 1550

ILLUSTRATO CINQUECENTESCO - POEMA CAVALLERESCO IN VOLGARE FIORENTINO
Grande tavola incisa al frontespizio con un fine ritratto del Pulci ad opera dello scultore romano Francesco Sesone uno dei più famosi PITTORI della Napoli del Settecento.
Ottima edizione critica curata dagli accademici della Crusca.
All'inizio di ciascun canto viene riportato brevemente l'argomento inscritto su cornice incisa. Testo su due colonne. Esemplare marginoso: una copia da collezione.
Melzi 500. Razzolini, 281-2. Parenti, p. 89.
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CONTENTS
Il Morgante è un'opera che rispetta appieno la vena narrativa popolaresca, con il suo continuo susseguirsi di eventi e la continua creazione di situazioni grossolane, stupefacenti e magnifiche: dal filone che si sviluppa attorno al personaggio Morgante, insaziabile di cibo e scherzi, oppure con le varie imprese di Orlando e degli altri paladini, o i prodigi del mago Malagigi. Poi l'azione rallenta è per lasciare spazio alla descrizione di quei particolari che potevano creare meraviglia nell'ascoltatore, come ad esempio i ricchi arredi dei castelli o la foga dei duelli.

L'ambientazione scelta da Pulci per tessere le sue variopinte storie di cavalieri, giganti, imprese ardimentose e battaglie all'ultimo sangue ed il richiamo diretto alle imprese di Orlando ed agli intrighi di Gano sono un collegamento inequivocabile e diretto alla chanson de geste francese.
L'autore sceglie come forma di componimento quella dei cantari, che nascono in ambito popolare e si diffondono principalmente come stile d'ambito giullaresco destinato alla recitazione in pubblico, e che ha l'intento di creare storie che stupiscono l'uditorio e lo catturano con un rapido susseguirsi di eventi, senza soffermarsi nella ricerca degli aspetti interiori dei personaggi.
La novità del Pulci sta nel deviare sia dal linguaggio popolare che da quello eroico, creando giochi verbali basati sulla pluralità e l'ambiguità di significato delle parole che, a volte, prendono il sopravvento sulla stessa narrazione.

P. rivela un’immaginazione vivace, spontaneamente portata alle interpretazioni comiche e grottesche, e un gusto spiccato per la parola colorita, corposa e plebea, talora addirittura gergale, soprattutto nei primi 23 cantari, in chiave popolaresca o addirittura picaresca: Carlo Magno è presentato come un vecchio svanito, i paladini si comportano da briganti più che da eroi, le dame sembrano prefigurare la Dulcinea di Cervantes. Se fra i personaggi della tradizione cavalleresca quello che meglio si addice al gusto pulciano è Rinaldo, pronto alle avventure amorose come alle risse, ben più compiutamente l’autore si esprime nella coppia Morgante-Margutte: il gigante istintivo e bonario (che muore al canto XX, dopo atti di prodigioso eroismo, per la puntura di un granchiolino) e il mezzo gigante vorace, il furfante che enuncia un credo materialista e irriverente rimasto famoso (canto XVIII) e muore soffocato dalle sue stesse risate. A un clima culturale più «impegnato» vanno invece ricondotti i cinque cantari aggiunti nell’83, ispirati all’anonima Rotta di Roncisvalle. Qui l’ideale di un’epica orientata in senso provvidenzialistico e una costante tensione allegorico-polemica intervengono a privilegiare la riflessione rispetto all’istinto e a relegare quest’ultimo ai luoghi deputati della comicità e del ridicolo. L’eterodossia bizzarra di P. sembra ormai in sintonia col razionalismo umanistico (< Antonello Ruberto).

L'opera commissionatogli da Lucrezia Tornabuoni e pressoché ultimata prima del 1470, ma pubblicato nel 1478 in 23 canti («cantari») e nel 1483 (col titolo di Morgante maggiore) in 28 canti. Il Pulci inizia a scrivere il suo poema nel 1461 e nel 1482 ne circolano tre versioni (la prima delle quali ci è ignota) suddivise in 23 cantari; la versione definitiva viene pubblicata nel 1483 arricchita di altri 5 cantari, per un totale di 28, che si distinguono dai precedenti per la ricerca di un tono maggiormente eroico e meno comico. L’ultima versione del poema, in virtù del maggior numero di parti, viene detta Morgante maggiore per distinguerla dalle precedenti versioni.

In linea generale l'eccezionalità del Morgante sta proprio nella riformulazione del tema eroico attraverso l'utilizzo di uno stile non basso ma certamente accessibile e godibile, finalizzato alla creazione di una narrazione disimpegnata che aveva nel meraviglioso il suo principale scopo.
Luigi Pulci (Firenze 1432 - Padova 1484) poeta italiano di nobile famiglia decaduta, intorno al 1460 fu introdotto in casa Medici da B. Scala e F. Castellani.

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Ritratto dell'autore al frontespizio entro elaborata cornice xilografica con putti, xilografie all'inizio di ciascun canto, iniziali incise in legno, frontespizio con rinforzi ai margini senza perdita di inciso. Pergamena posteriore, tagli rossi, lievi macchie e segni di usura. Pp. (2); 34nn. 394; (2).

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Morgante Maggiore DI LVIGI PVLCI FIRENTINO nouamente ftampato & con ogni diligenza corretto a cui è aggiunta una bellissima tavola con la dichiaratione di tutti i uocaboli ofcuri che nell'opera fi contengono
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