Holbrook Jackson - Anatomy of Bibliomania - Fear of books - Bookman's holiday. - 1932
N.º 82710699
Franco Sacchetti - Delle Novelle di Franco Sacchetti cittadino fiorentino - 1804
N.º 82710699
Franco Sacchetti - Delle Novelle di Franco Sacchetti cittadino fiorentino - 1804
Delle Novelle di Franco Sacchetti cittadino fiorentino.
Milano
1804
Collazionato e completo.
Tomo I: pp. CIV + 251
Tomo II: pp. 381
Acquaforte incisa su rame in antiporta raffigurante il l'autore stesso.
Legatura in mezza pelle con bellissime decorazioni istoriate in oro e titoli dorati su tasselli al dorso, piatti marmorizzati. Volumi ben solidi e carta fresca e robusta. Entrambi i volumi con segnalibro in seta verde.
Franco Sacchetti (Ragusa di Dalmazia, 1332 – San Miniato, 1400) è stato un letterato italiano, famoso soprattutto per le sue novelle, proposte in questa edizione successiva (la prima edizione risale ai primi decenni del XVIII secolo).
Dante collocò la famiglia dei Sacchetti tra quelle famiglie il cui stato era già grande nella Firenze del secolo XII nei famosi pronunciati dall’avo Cacciaguida.
"Grand’era già la colonna del Vaio,
Sacchetti, Giuochi, Fifanti e Barucci
e Galli e quei ch’arrossan per lo staio."
Sacchetti era un uomo pratico, formatosi a contatto con ambienti diversi. Visse in un periodo in cui la grande fioritura letteraria in volgare stava per finire per l'assenza di grandi capolavori. Tutto il secolo che va dalla morte del Boccaccio (1375) alle Stanze di Poliziano (1475) venne definito parafrasando la formula del Croce “secolo senza poesia”.
Le sue novelle lo hanno reso noto nel mondo letterario dai suoi giorni fino alla nostra epoca, anche se molte delle sue novelle sono andate perdute per sempre.
Gli ultimi anni della sua vita sono caratterizzati i da varie disavventure: fu derubato da due suoi servitori; venne a mancare la seconda moglie, le truppe mercenarie di Alberigo da Barbiano misero a ferro e fuoco i suoi possedimenti a Marignolle. Nel 1396 morì la sua seconda moglie, ma per le difficoltà economiche si sposò successivamente con Giovanna di Francesco di ser Santi Bruni ricevendo una dote di settecento fiorini d’oro.
Nell’anno successivo fu vicario di Portico in Romagna; ciò lo portò a riallacciare i rapporti con i potenti signori di quelle terre: gli Alidosi di Imola, queste notizie sono sempre estrapolate dalle varie opere, tra le lettere, le novelle e le rime. Morì nel 1400 nel Comune di Firenze durante una delle sue missioni, forse a causa di una pestilenza scoppiata durante l’estate di quell’anno.
Le foto sono parte integrante della descrizione.
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