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Cesare - Commentarium - 1547
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Cesare - Commentarium - 1547

LE GUERRE DI CESARE I Commentarii (nella forma singolare Commentarius) sono un gruppo di opere che la filologia attesta al generale e politico Gaio Giulio Cesare durante le sue campagne militari. Si tratta di opere a stampo storiografico - etnografico basate sulle varie battaglie intraprese da Cesare contro i popoli conquistati (Africani-Galli), sia di stampo didattico e descrittivo riguardo agli usi e ai costumi di tali popolazioni. Eccezione fatta per il De bello civili, riguardante la guerra di Cesare contro Pompeo Magno. Le due opere in commentario maggiori di Cesare sono i Commentarii de bello Gallico (La guerra gallica) e i Commentarii de bello civili (La guerra civile), ambedue incluse nel Corpus Caesarianum, raccolta di tutte le opere di Cesare curata dall'amico e luogotenente Aulo Irzio. L'opera include inoltre i titoli delle campagne minori di Cesare : Anticato, Bellum Africum, Bellum Alexandrinum, Bellum Hispaniense. CONTENTS Il De bello Gallico (in italiano "La guerra gallica"), è lo scritto più conosciuto di Gaio Giulio Cesare, generale, politico e scrittore romano del I secolo a.C. In origine, era probabilmente intitolato C. Iulii Caesaris commentarii rerum gestarum, mentre il titolo con cui è oggi noto è un'aggiunta successiva, finalizzata a distinguere questi resoconti da quelli degli eventi successivi. Cesare visse in prima persona tutte le vicende riguardanti la conquista della Gallia.Uomo di grande cultura, appassionato di arte e filosofia, descrisse minuziosamente la sua campagna militare, inserendo nella narrazione molte curiosità sugli usi e sui costumi delle tribù barbariche con cui veniva a contatto, oltre a tentare, nello stesso tempo, di difendere il proprio operato. Non si potrà dunque ritenerla un'opera davvero rigorosa dal punto di vista storico, proprio perché in parte autobiografica, anche se l'aspetto stilisticamente semplice (e perfino talora volutamente trasandato) potrebbe far pensare a una raccolta di burocratici "rapporti al Senato". Il De bello civili ("La guerra civile"), da non confondere con il Bellum civile o Pharsalia di Lucano, è la seconda opera di Gaio Giulio Cesare conservatasi. È composto da tre libri o Commentarii e descrive gli avvenimenti riguardanti la guerra civile degli anni 49 — 48 a.C.; le tempistiche della stesura sono tuttora dibattute, così come quelle della pubblicazione, le ipotesi più accreditate sono le seguenti: stesura e pubblicazione contemporanee ai fatti narrati o immediatamente successive; stesura e pubblicazione nel 45; stesura in una delle date di qui sopra e pubblicazione ad opera del cesariano Aulo Irzio poco dopo la morte del dittatore nel 44 a.C. Il Bellum Alexandrinum (in lingua latina: La guerra alessandrina) è un'opera letteraria latina in 78 capitoli facente parte del Corpus Caesarianum attribuita ad Aulo Irzio, luogotenente di Gaio Giulio Cesare, sebbene tale attribuzione sia ancora oggetto di discussione. Il contenuto fornisce il resoconto della guerra civile alessandrina e della campagna pontica di Giulio Cesare. Dopo la campagna in Africa contro i pompeiani e la sua vittoria, Cesare si appresta a sanare il conflitto di potere ad Alessandria d'Egitto tra Tolomeo XIII e Cleopatra VII. Siccome Tolomeo uccise a tradimento Pompeo nel 48, adesso nel 47 a.C. Cesare decide di instaurare un rapporto amoroso/politico con Cleopatra, e di governare con lei in Egitto, nonché di avere un erede. La notizia non è accolta con favore dai pompeiani e tantomeno dagli alessandrini filo-tolemaici, e così Cesare e Cleopatra sono costretti a restare segregati nel palazzo del faraone. Cesare tuttavia dà ordine di incendiare le navi sul porto di Alessandria, per impedire sbarchi nemici e rifornimenti, da cui l'episodio del danneggiamento della preziosa Biblioteca. Vinta la battaglia di Alessandria, Cesare accusa Tolomeo di congiura contro Cleopatra e lo fa uccidere.Nel frattempo il figlio di Mitridate VI del Ponto, Farnace II del Ponto, si organizza coi pompeiani per attaccare Cesare, ma i due eserciti alleati vengono sconfitti a Zela. Il Bellum Africum o Bellum Africanum (in latino: La guerra africana) è un'opera facente parte del Corpus Caesarianum. La paternità dell'opera è oggetto di discussione tra gli studiosi, sebbene si creda che l'autore sia un ufficiale dell'esercito di Gaio Giulio Cesare, in passato identificato con Aulo Irzio o Gaio Oppio. Il contenuto dell'opera fornisce i resoconti delle campagne di Cesare contro i suoi nemici repubblicani nella provincia romana dell'Africa. Il periodo compreso è il 47-46 a.C. Cesare dopo la morte di Pompeo sbarca immediatamente il 25 dicembre 47 a.C. da Lilibeo in Sicilia, con 17 legioni e 2600 cavalieri. A causa del cattivo tempo lo sbarco ad Hadrumentum è molto difficile, e Cesare scopre l'Africa è stata trasformata in un campo di battaglia dai pompeiani. Dunque occupa Leptis Magna come quartier generale. Dal punto di vista repubblicano dei pompeiani le loro forze disponevano dell'appoggio del faraone Tolomeo e del re Giuba di Numidia, con 10 legioni di 1400 cavalieri. Cesare attende il 3 gennaio del 46 perché solo allora giungono le navi di rinforzo disperse nella tempesta siciliana. Nel primo assalto Cesare rischia l'accerchiamento da parte delle truppe del comandante Labieno, ma evita la mossa. Il 22 gennaio lo storico Sallustio giunge a Ruspina con due legioni di 800 cavalieri, e così Cesare riprende la guerra, andando a difendere la postazione di Leptis Magna, assediata dai pompeiani.Il 27 gennaio Cesare giunge a Uzitta e circonda le mura, provocando il generale nemico Scipione a combattere schierando le sue truppe in campo aperto, ma lui si rifiuta. Nel frattempo i repubblicani approfittano del clima invernale per assaltare ancora una volta il porto di Leptis Magna, senza successo. Cesare dunque, vedendo la difficoltà del suo esercito e quello dei repubblicani, punta verso Aggar, dove Scipione ha le vettovaglie. Successivamente è la città di Zeta a cadere, e iniziano ambasciate di pace che partono per Cesare. Tuttavia Cesare punta verso la città di Sarusa il 22 marzo, la postazione principale dei rifornimenti repubblicani, e così Labieno tenta di arrestare l'esercito, attaccando la retroguardia, lasciata apposta più indietro da Cesare, per rendere così possibile l'attacco a sorpresa dei mercenari numidi pompeiani, rendendo perfetta una contromossa a sorpresa. A questo punto i repubblicani si lasciano ad una difesa disperata della città fortificata, subendo però la distruzione totale dell'armata alleata, e sono dunque costretti ad arrendersi a Cesare. Il Bellum Hispaniense (in lingua italiana: La guerra Ispanica) è un'opera letteraria latina il cui autore, probabilmente un ufficiale di ambiente cesariano, in passato identificato con Aulo Irzio o Gaio Oppio, entrambi luogotenenti di Gaio Giulio Cesare, è oggi considerato uno sconosciuto. Il contenuto dell'opera fornisce dettagli sulle campagne militari di Cesare nella Spagna romana, scritti anche in sermo vulgaris, il Latino parlato dal popolo: è uno dei pochi casi nella letteratura latina di presenza di un linguaggio così "basso". I figli di Pompeo Magno, Gneo e Sesto, si sono acquartierati in Spagna, per tentare un'ultima resistenza contro Cesare, che ha ormai conquistato l'Africa. Malgrado le benemerenze del loro comune padre presso gli Ispanici, risalenti ai tempi della sconfitta di Sertorio (71 avanti Cristo), la popolazione non crede a un loro successo ed è pronta a tradirli, tanto che devono usare metodi drastici per farsi ubbidire. Lo scontro decisivo avviene a Munda, nella Spagna meridionale, il 17 marzo del 45 avanti Cristo: l'esercito pompeiano, ben fortificato su una collina, inizialmente resiste, tanto che Cesare deve incoraggiare personalmente la X Legione. Ma la carica della cavalleria maura risolve la situazione. Muore in battaglia il comandante della cavalleria pompeiana, quel Tito Labieno che era stato braccio destro di Cesare in Gallia e aveva poi disertato all'inizio della guerra civile. Poco dopo Munda, viene ucciso Gneo Pompeo. Cesare può tornare a Roma. CONDITION REPORT Legatura in mezza pergamena. Titolo inciso al dorso. Presenza di una gora che interessa gran parte del libro. Nel complesso buono stato di mantenimento dell’opera. Pp. (4); 52nn. 496; 48nn. (2). FULL TITLES & AUTHORS Commentarium De Bello Gallico, libri VIII. Civili Pompeiano, libri III. Alexandrino, libri I. Africano, libri I. Hispaniensi, libri I. Galliae, ac Hispaniae; Auarici, Alexiae, Uxelloduni, Massiliae, ac Pontis in Rheno pictura. Locorum insuper, Urbium, Populorum nomina tum uetera, tum recetiora, copiosissimis indicibus explanata Lugduni, Apud Seb. Gryphium, 1547 Giulio Cesare

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LE GUERRE DI CESARE
I Commentarii (nella forma singolare Commentarius) sono un gruppo di opere che la filologia attesta al generale e politico Gaio Giulio Cesare durante le sue campagne militari. Si tratta di opere a stampo storiografico - etnografico basate sulle varie battaglie intraprese da Cesare contro i popoli conquistati (Africani-Galli), sia di stampo didattico e descrittivo riguardo agli usi e ai costumi di tali popolazioni. Eccezione fatta per il De bello civili, riguardante la guerra di Cesare contro Pompeo Magno. Le due opere in commentario maggiori di Cesare sono i Commentarii de bello Gallico (La guerra gallica) e i Commentarii de bello civili (La guerra civile), ambedue incluse nel Corpus Caesarianum, raccolta di tutte le opere di Cesare curata dall'amico e luogotenente Aulo Irzio. L'opera include inoltre i titoli delle campagne minori di Cesare : Anticato, Bellum Africum, Bellum Alexandrinum, Bellum Hispaniense.

CONTENTS
Il De bello Gallico (in italiano "La guerra gallica"), è lo scritto più conosciuto di Gaio Giulio Cesare, generale, politico e scrittore romano del I secolo a.C. In origine, era probabilmente intitolato C. Iulii Caesaris commentarii rerum gestarum, mentre il titolo con cui è oggi noto è un'aggiunta successiva, finalizzata a distinguere questi resoconti da quelli degli eventi successivi. Cesare visse in prima persona tutte le vicende riguardanti la conquista della Gallia.Uomo di grande cultura, appassionato di arte e filosofia, descrisse minuziosamente la sua campagna militare, inserendo nella narrazione molte curiosità sugli usi e sui costumi delle tribù barbariche con cui veniva a contatto, oltre a tentare, nello stesso tempo, di difendere il proprio operato. Non si potrà dunque ritenerla un'opera davvero rigorosa dal punto di vista storico, proprio perché in parte autobiografica, anche se l'aspetto stilisticamente semplice (e perfino talora volutamente trasandato) potrebbe far pensare a una raccolta di burocratici "rapporti al Senato".

Il De bello civili ("La guerra civile"), da non confondere con il Bellum civile o Pharsalia di Lucano, è la seconda opera di Gaio Giulio Cesare conservatasi. È composto da tre libri o Commentarii e descrive gli avvenimenti riguardanti la guerra civile degli anni 49 — 48 a.C.; le tempistiche della stesura sono tuttora dibattute, così come quelle della pubblicazione, le ipotesi più accreditate sono le seguenti: stesura e pubblicazione contemporanee ai fatti narrati o immediatamente successive; stesura e pubblicazione nel 45; stesura in una delle date di qui sopra e pubblicazione ad opera del cesariano Aulo Irzio poco dopo la morte del dittatore nel 44 a.C.

Il Bellum Alexandrinum (in lingua latina: La guerra alessandrina) è un'opera letteraria latina in 78 capitoli facente parte del Corpus Caesarianum attribuita ad Aulo Irzio, luogotenente di Gaio Giulio Cesare, sebbene tale attribuzione sia ancora oggetto di discussione. Il contenuto fornisce il resoconto della guerra civile alessandrina e della campagna pontica di Giulio Cesare. Dopo la campagna in Africa contro i pompeiani e la sua vittoria, Cesare si appresta a sanare il conflitto di potere ad Alessandria d'Egitto tra Tolomeo XIII e Cleopatra VII. Siccome Tolomeo uccise a tradimento Pompeo nel 48, adesso nel 47 a.C. Cesare decide di instaurare un rapporto amoroso/politico con Cleopatra, e di governare con lei in Egitto, nonché di avere un erede. La notizia non è accolta con favore dai pompeiani e tantomeno dagli alessandrini filo-tolemaici, e così Cesare e Cleopatra sono costretti a restare segregati nel palazzo del faraone. Cesare tuttavia dà ordine di incendiare le navi sul porto di Alessandria, per impedire sbarchi nemici e rifornimenti, da cui l'episodio del danneggiamento della preziosa Biblioteca. Vinta la battaglia di Alessandria, Cesare accusa Tolomeo di congiura contro Cleopatra e lo fa uccidere.Nel frattempo il figlio di Mitridate VI del Ponto, Farnace II del Ponto, si organizza coi pompeiani per attaccare Cesare, ma i due eserciti alleati vengono sconfitti a Zela.

Il Bellum Africum o Bellum Africanum (in latino: La guerra africana) è un'opera facente parte del Corpus Caesarianum. La paternità dell'opera è oggetto di discussione tra gli studiosi, sebbene si creda che l'autore sia un ufficiale dell'esercito di Gaio Giulio Cesare, in passato identificato con Aulo Irzio o Gaio Oppio. Il contenuto dell'opera fornisce i resoconti delle campagne di Cesare contro i suoi nemici repubblicani nella provincia romana dell'Africa. Il periodo compreso è il 47-46 a.C. Cesare dopo la morte di Pompeo sbarca immediatamente il 25 dicembre 47 a.C. da Lilibeo in Sicilia, con 17 legioni e 2600 cavalieri. A causa del cattivo tempo lo sbarco ad Hadrumentum è molto difficile, e Cesare scopre l'Africa è stata trasformata in un campo di battaglia dai pompeiani. Dunque occupa Leptis Magna come quartier generale. Dal punto di vista repubblicano dei pompeiani le loro forze disponevano dell'appoggio del faraone Tolomeo e del re Giuba di Numidia, con 10 legioni di 1400 cavalieri. Cesare attende il 3 gennaio del 46 perché solo allora giungono le navi di rinforzo disperse nella tempesta siciliana. Nel primo assalto Cesare rischia l'accerchiamento da parte delle truppe del comandante Labieno, ma evita la mossa. Il 22 gennaio lo storico Sallustio giunge a Ruspina con due legioni di 800 cavalieri, e così Cesare riprende la guerra, andando a difendere la postazione di Leptis Magna, assediata dai pompeiani.Il 27 gennaio Cesare giunge a Uzitta e circonda le mura, provocando il generale nemico Scipione a combattere schierando le sue truppe in campo aperto, ma lui si rifiuta. Nel frattempo i repubblicani approfittano del clima invernale per assaltare ancora una volta il porto di Leptis Magna, senza successo. Cesare dunque, vedendo la difficoltà del suo esercito e quello dei repubblicani, punta verso Aggar, dove Scipione ha le vettovaglie. Successivamente è la città di Zeta a cadere, e iniziano ambasciate di pace che partono per Cesare. Tuttavia Cesare punta verso la città di Sarusa il 22 marzo, la postazione principale dei rifornimenti repubblicani, e così Labieno tenta di arrestare l'esercito, attaccando la retroguardia, lasciata apposta più indietro da Cesare, per rendere così possibile l'attacco a sorpresa dei mercenari numidi pompeiani, rendendo perfetta una contromossa a sorpresa. A questo punto i repubblicani si lasciano ad una difesa disperata della città fortificata, subendo però la distruzione totale dell'armata alleata, e sono dunque costretti ad arrendersi a Cesare.

Il Bellum Hispaniense (in lingua italiana: La guerra Ispanica) è un'opera letteraria latina il cui autore, probabilmente un ufficiale di ambiente cesariano, in passato identificato con Aulo Irzio o Gaio Oppio, entrambi luogotenenti di Gaio Giulio Cesare, è oggi considerato uno sconosciuto. Il contenuto dell'opera fornisce dettagli sulle campagne militari di Cesare nella Spagna romana, scritti anche in sermo vulgaris, il Latino parlato dal popolo: è uno dei pochi casi nella letteratura latina di presenza di un linguaggio così "basso". I figli di Pompeo Magno, Gneo e Sesto, si sono acquartierati in Spagna, per tentare un'ultima resistenza contro Cesare, che ha ormai conquistato l'Africa. Malgrado le benemerenze del loro comune padre presso gli Ispanici, risalenti ai tempi della sconfitta di Sertorio (71 avanti Cristo), la popolazione non crede a un loro successo ed è pronta a tradirli, tanto che devono usare metodi drastici per farsi ubbidire. Lo scontro decisivo avviene a Munda, nella Spagna meridionale, il 17 marzo del 45 avanti Cristo: l'esercito pompeiano, ben fortificato su una collina, inizialmente resiste, tanto che Cesare deve incoraggiare personalmente la X Legione. Ma la carica della cavalleria maura risolve la situazione. Muore in battaglia il comandante della cavalleria pompeiana, quel Tito Labieno che era stato braccio destro di Cesare in Gallia e aveva poi disertato all'inizio della guerra civile. Poco dopo Munda, viene ucciso Gneo Pompeo. Cesare può tornare a Roma.

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Legatura in mezza pergamena. Titolo inciso al dorso. Presenza di una gora che interessa gran parte del libro. Nel complesso buono stato di mantenimento dell’opera. Pp. (4); 52nn. 496; 48nn. (2).

FULL TITLES & AUTHORS
Commentarium De Bello Gallico, libri VIII. Civili Pompeiano, libri III. Alexandrino, libri I. Africano, libri I. Hispaniensi, libri I. Galliae, ac Hispaniae; Auarici, Alexiae, Uxelloduni, Massiliae, ac Pontis in Rheno pictura. Locorum insuper, Urbium, Populorum nomina tum uetera, tum recetiora, copiosissimis indicibus explanata
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