Esecutori delle Acque Venezia - 5 documenti aq aqe con note manoscritte - 1608





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Cinque documenti AQ con note manoscritte, Repubblica di Venezia, intitolati ‘5 documenti aq aqe con note manoscritte’, Autore: Esecutori delle Acque Venezia, in italiano, lingua originale, 5 pagine, 30 × 20 cm, datati tra 1608 e 1700, in buone condizioni.
Descrizione del venditore
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Repubblica di Venezia
5 PEZZI COME DA FOTO AQ AQE con leone alato 1 per la serenissima signoria n3935, 2 Francesco Milli davio 1 n 2539, 3 francesco millo davio 7 n 9610, 4 Francesco Milli davio 2 n 17353, 5 Stefano Violin dacio primo n 4819
datatI Dagli inizi del 600 fino alla prima metà del 700 con ampie nota manoscritta al fronte e al retro. alcuni con il documento originale in aggiunta bloccato con la cera lacca
cm 29,5 X 20,5
Due secoli prima della riforma postale di Rowland Hill, la Serenissima Repubblica di Venezia tassava già la corrispondenza in partenza, quella dei suoi uffici pubblici
L'AQ può considerarsi il progenitore del francobollo e dell’intero postale, 230 anni prima del Penny Black e della Mulready.
Anticipava un’idea rivoluzionaria: il pagamento dell’importo dovuto a carico del mittente.
Il nome deriva dall’indicazione AQe, troncatura della parola latina aquae; il documento era infatti emesso su istanza dei Savi Esecutori alle Acque.
Si trattava di una «lettera» tassata, anzi pretassata: «dacio delli soldi 4 per lettera», sulla quale -o all’interno della quale- andava inserito il messaggio che si voleva comunicare.
Era in dotazione di tutte le cancellerie delle magistrature dello Stato, le quali, salvo alcune eccezioni, erano obbligate a fruirne per la propria corrispondenza postale, previo il pagamento di quattro soldi, oltre al porto e al dazio.
Quella che può sembrare un’anomalia – lo Stato che tassa se stesso – avveniva in realtà perché l’amministrazione pubblica a Venezia era gestita da privati che ricevevano la carica – quasi sempre esazioni di tributi – dopo una gara d’appalto alla quale partecipavano pagando di tasca propria. Potevano poi rientrare delle spese riscuotendo a loro volta i dazi vinti in appalto.
Gli AQ erano quindi una sovrattassa integrativa rispetto al porto e al dazio, alla cui riscossione era preposto un dacier, un daziario.
L’importo di quattro soldi per ogni lettera serviva a finanziare i lavori di bonifica e pulitura degli alvei dei fiumi Brenta, Muson e Bottenigo.
Gli AQ venivano forati al centro, in corrispondenza dello spillone nel quale erano infilzati e impilati, prassi piuttosto diffusa a Venezia.
Spedizione con corriere tracciato e assicurato.
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Repubblica di Venezia
5 PEZZI COME DA FOTO AQ AQE con leone alato 1 per la serenissima signoria n3935, 2 Francesco Milli davio 1 n 2539, 3 francesco millo davio 7 n 9610, 4 Francesco Milli davio 2 n 17353, 5 Stefano Violin dacio primo n 4819
datatI Dagli inizi del 600 fino alla prima metà del 700 con ampie nota manoscritta al fronte e al retro. alcuni con il documento originale in aggiunta bloccato con la cera lacca
cm 29,5 X 20,5
Due secoli prima della riforma postale di Rowland Hill, la Serenissima Repubblica di Venezia tassava già la corrispondenza in partenza, quella dei suoi uffici pubblici
L'AQ può considerarsi il progenitore del francobollo e dell’intero postale, 230 anni prima del Penny Black e della Mulready.
Anticipava un’idea rivoluzionaria: il pagamento dell’importo dovuto a carico del mittente.
Il nome deriva dall’indicazione AQe, troncatura della parola latina aquae; il documento era infatti emesso su istanza dei Savi Esecutori alle Acque.
Si trattava di una «lettera» tassata, anzi pretassata: «dacio delli soldi 4 per lettera», sulla quale -o all’interno della quale- andava inserito il messaggio che si voleva comunicare.
Era in dotazione di tutte le cancellerie delle magistrature dello Stato, le quali, salvo alcune eccezioni, erano obbligate a fruirne per la propria corrispondenza postale, previo il pagamento di quattro soldi, oltre al porto e al dazio.
Quella che può sembrare un’anomalia – lo Stato che tassa se stesso – avveniva in realtà perché l’amministrazione pubblica a Venezia era gestita da privati che ricevevano la carica – quasi sempre esazioni di tributi – dopo una gara d’appalto alla quale partecipavano pagando di tasca propria. Potevano poi rientrare delle spese riscuotendo a loro volta i dazi vinti in appalto.
Gli AQ erano quindi una sovrattassa integrativa rispetto al porto e al dazio, alla cui riscossione era preposto un dacier, un daziario.
L’importo di quattro soldi per ogni lettera serviva a finanziare i lavori di bonifica e pulitura degli alvei dei fiumi Brenta, Muson e Bottenigo.
Gli AQ venivano forati al centro, in corrispondenza dello spillone nel quale erano infilzati e impilati, prassi piuttosto diffusa a Venezia.
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