Riccardo De Marchi (1964) - Senza titolo






Specializzato in opere su carta e Scuola di Parigi moderna. Ex gallerista.
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Descrizione del venditore
Riccardo De Marchi è nato a Mereto di Tomba nel 1964. Vive e lavora a Flaibano, Udine. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Venezia fino alla metà degli anni ‘80.
Accostatosi inizialmente ad una pittura materica di derivazione informale, Riccardo De Marchi ha poi abbandonato la tecnica pittorica tradizionale affidando alle lamiere di ferro, dipinte e perforate, il compito di esprimere la complessità dello spazio. Tale ricerca, iniziata nel 1989, assomma a sé l’idea di base e di materia. Ombra e luce, superficie e spessore, forature concave e convesse disegnano una sorta di spazio minore che esiste all’interno dello spazio maggiore, ideale e privato dei naturali confini.
I suoi monocromi tentano di creare una nuova grammatica della pittura. E’ un’idea maturata nel tempo, che scaturisce da un onnipresente desiderio di infinito. Sulle laste di acciaio, plexiglass, ferro, punti, buchi, pause, elementi crittografati di una grammatica ancora da inventare o, meglio, da decifrare. Allusioni, simboli, geometrie che richiedono di fermarsi (a toccare, a profanare) a considerare l’iperbolico equilibrio di bipolarismi che solo l’arcana potenza del silenzio può esprimere. Presenza-assenza, luce-ombra, segno-significato, si intersecano nella loro distante vicinanza e dilatano i punti, riempiono i buchi, inverano le pause. Scrittura muta che non richiede di essere spiegata, interpretata, ma solo misticamente vissuta.
Descrizione
Opera appartenente alla produzione matura dell'artista nella quale abbandona la pittura materica tradizionale affidandosi alla lavorazione e perforazione delle lamiere di metallo, nella quale esprime la complessità dello spazio. 0pera di medie dimensioni 45x36 cm firmata e datata al retro in ottimo stato di conservazione.
si garantisce accurato imballo e spedizione
Riccardo De Marchi è nato a Mereto di Tomba nel 1964. Vive e lavora a Flaibano, Udine. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Venezia fino alla metà degli anni ‘80.
Accostatosi inizialmente ad una pittura materica di derivazione informale, Riccardo De Marchi ha poi abbandonato la tecnica pittorica tradizionale affidando alle lamiere di ferro, dipinte e perforate, il compito di esprimere la complessità dello spazio. Tale ricerca, iniziata nel 1989, assomma a sé l’idea di base e di materia. Ombra e luce, superficie e spessore, forature concave e convesse disegnano una sorta di spazio minore che esiste all’interno dello spazio maggiore, ideale e privato dei naturali confini.
I suoi monocromi tentano di creare una nuova grammatica della pittura. E’ un’idea maturata nel tempo, che scaturisce da un onnipresente desiderio di infinito. Sulle laste di acciaio, plexiglass, ferro, punti, buchi, pause, elementi crittografati di una grammatica ancora da inventare o, meglio, da decifrare. Allusioni, simboli, geometrie che richiedono di fermarsi (a toccare, a profanare) a considerare l’iperbolico equilibrio di bipolarismi che solo l’arcana potenza del silenzio può esprimere. Presenza-assenza, luce-ombra, segno-significato, si intersecano nella loro distante vicinanza e dilatano i punti, riempiono i buchi, inverano le pause. Scrittura muta che non richiede di essere spiegata, interpretata, ma solo misticamente vissuta.
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Opera appartenente alla produzione matura dell'artista nella quale abbandona la pittura materica tradizionale affidandosi alla lavorazione e perforazione delle lamiere di metallo, nella quale esprime la complessità dello spazio. 0pera di medie dimensioni 45x36 cm firmata e datata al retro in ottimo stato di conservazione.
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