Gaston Phébus - Libro della caccia di Gaston Febus - 1387-2017





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Libro della caccia di Gaston Febus. 1387-1389. Biblioteca Nazionale di Francia Parigi (Francais 616). Editore Moleiro, 2017. Legatura in marocchino arricchito in oro e goffrato, astuccio in pelle. Pagine 436. 87 miniature. Edizione di 987 copie (nostra n. 488). In ottimo stato. Qualche minima millimetrica e trascurabile sbucciatura agli angoli.
II Libro della caccia fu scritto tra il 1387 e il 1389. Per meglio dire, fu dettato a uno scrivano da Gaston Fébus, conte di Foix e visconte del Béarn, e dedicato al duca di Borgogna, Filippo II l'Audace. Uomo dalla personalità complessa e dalla vita tumultuosa, Fébus fu non solo un grande cacciatore, ma anche un grande amante di libri dedicati alla caccia e alla falconeria. Il volume che redasse con tanta cura divenne l'opera di riferimento per tutti gli appassionati di arte venatoria fino alla fine del secolo XVI.
Dei 44 esemplari conservati, il manoscritto Français 616 è indubbiamente il più bello e completo. Oltre al Libro della caccia vero e proprio, questo manoscritto contiene il Libro delle orazioni, scritto anch'esso da Gaston Fébus, nonché un secondo trattato chiamato Déduits de la chasse (Piaceri della caccia) redatto da Gace de la Buigne.
A illustrare le sue pagine sono 87 miniature di straordinaria qua-lità, che figurano tra le produzioni più affascinanti della miniatura parigina degli inizi del secolo XV. Inoltre, non sono certo molti i libri dedicati all'arte della caccia con una ricchezza pittorica para-gonabile a quella delle Bibbie.
GLI INSEGNAMENTI
II Libro della caccia è stato fino alla fine del secolo XVI il "breviario" dei seguaci della caccia e della cinegetica. Si tratta di un manuale d'istruzioni per cacciatori, articolato in sette capitoli con un pro-logo e un epilogo, che descrive dettagliatamente come realizzare una caccia. Scritto per giovani apprendisti, il testo propone inse-gnamenti concisi, ma li presenta con la vivacità di chi è appas-sionato al tema. Gaston Fébus non dimentica l'importanza degli animali che partecipano alla caccia, specialmente quella dei cani, fedeli compagni dei cacciatori. Trasmette le sue conoscenze sulle diverse razze e i loro rispettivi comportamenti, sull'addestra-mento, sull'alimentazione e persino su come curarne le varie malattie. È evidente che la caccia, passione per eccellenza dei signori del Medioevo, non è solo un passatempo, poiché richiede molte abilită e qualità sia umane che professionali.
Tuttavia, soffermarsi solo sul contenuto tecnico sarebbe come tralasciare l'essenza dell'opera di Gaston Fébus. Al di là dell'ambito della caccia, questo trattato così personale e originale è prima di tutto un'opera del suo tempo, quando l'idea del peccato e il timore della condanna erano onnipresenti. Nel redigere l'opera, Gaston Fébus presenta la caccia come un esercizio di redenzione che avrebbe dato al cacciatore l'accesso diretto al Paradiso. Di fatto, l'attività fisica di chi caccia, che in sé già richiede una certa esperienza, è un ottimo antidoto contro l'ozio, origine di tutti i mali. Allo stesso tempo, allena corpo e mente alla prudenza evi-tando cosi ogni possibilità di peccato. Ciò che rivela quest'opera non è altro che la tragedia dell'esistenza umana, la ricerca della vita eterna dopo essere passati dal mondo terreno, che è poi dove ce la guadagniamo.
L'ILLUSTRAZIONE
Le miniature del Libro della caccio furono commissionate a vari artisti tra i quali un gruppo noto come "corrente Bedford". Al suo interno, spicca il Maestro degli Adelfi per il senso dell'osser-vazione e la stilizzazione decorativa, che fanno dei suoi lavori gli esempi più rappresentativi dello stile gotico internazionale. Asso-ciato a questo gruppo è anche il Maestro di Egerton il cui stile è vicino a quello dei fratelli Limbourg. Infine, crediamo di poter riconoscere in esso anche il Maestro dell'Epistola di Othea, le cui opere si riconoscono per un tratto più grosso diverso dalla fattura delicata tipica della "corrente Beford", con la quale sembra aver collaborato solo per questo manoscritto.
Dominando alla perfezione i codici di rappresentazione del Medioevo, i miniatori mettono la propria arte al servizio del pro-getto pedagogico di Gaston Fébus. Gli sfondi sono decorati ele-gantemente con miniature che ricordano, in formato ridotto, gli arazzi dell'epoca. Non si cerca di rappresentare uno spazio reale, quanto piuttosto far leva su una gerarchia di valori. Tutto è calco-lato e riprodotto in un discorso coerente. Il trascorrere del tempo viene ben evocato dall'età dei personaggi, dalle loro attività, dai loro rapporti e dalla loro posizione nello spazio: si crea così un parallelismo tra la caccia e il processo di apprendimento della vita. Il carattere mimetico e allo stesso tempo ordinato degli ele-menti conferisce all'insieme un ampio respiro e una certa aria di serenità, guidando il lettore attraverso i segreti di una caccia con-dotta a regola d'arte. Più che una lezione di caccia, è una lezione di vita.
STORIA DEL CODICE
Durante la sua storia, il manoscritto ha cambiato proprietario in numerose occasioni. Appartenne prima ad Aymar de Poitiers (fine XV secolo) e poi a Bernando Cles, vescovo di Trento, che poco prima del 1530 lo regalo a Ferdinando I d'Asburgo, infante di Spa-gna e arciduca d'Austria, fratello di Carlo V. Nel 1661, il marchese di Vigneau regalo a sua volta il Libro delia Caccia al re Luigi XIV (r. 1643-1715), che ordinò che venisse conservato nella Biblioteca Reale. Nel 1709 venne tolto alla biblioteca e fini nelle mani del principe erede di Francia, il duca di Borgogna, che lo avrebbe archiviato nel Cabinet du Roi. Nel 1726, il manoscritto riapparve nella biblio-teca del castello di Rambouillet, in possesso del figlio naturale di Luigi XIV, Luigi Alessandro di Borbone. Dopo la morte di questi, lo ereditò suo figlio, il duca di Penthièvre. In seguito, appartenne alla famiglia Orléans ed infine al re Luigi Filippo, che nel 1834 lo portò al Louvre. Dopo la rivoluzione del 1848 fu restituito alla Bibliothèque nationale de France.
Gastone di Foix detto Febo (in catalano: Gastó III de Foix, in castigliano: Gastón III Febus, in occitano: Gaston II de Fois-Bearn ed in francese: Gaston III de Foix-Béarn; Orthez, 30 aprile 1331 – Sauveterre-de-Béarn, 1º agosto 1391), importante signore feudale di Guascogna e Linguadoca, fu conte di Foix, visconte di Béarn, Coprincipe di Andorra, Visconte di Marsan e Visconte di Lautrec, dal 1343, alla sua morte.
Gastone ricevette l'appellativo di Febo, sia per la sua bellezza[1], che per il suo amore per l'arte ed anche perché aveva il sole come emblema.
Origini familiari
Gastone Febo, sia secondo Pierre de Guibours, detto Père Anselme de Sainte-Marie o più brevemente Père Anselme, che secondo la Chroniques romanes des comtes de Foix era il figlio maschio primogenito del conte di Foix, Coprincipe di Andorra, Visconte consorte di Béarn, Visconte di Marsan e Visconte di Lautrec, Gastone II e della moglie, Leonora di Cominges[2][3], che era figlia del conte Bernardo VII di Comminges e Laura di Monfort, come risulta dall'estratto del Mars MCCCXCVI della Histoire généalogique de la maison d'Auvergne[4].
Gastone II di Foix-Béarn, ancora sia secondo Père Anselme, che secondo la Chroniques romanes des comtes de Foix era il figlio maschio primogenito del conte di Foix, Visconte di Castelbon, Coprincipe di Andorra, Visconte consorte di Béarn e Visconte di Marsan, Gastone I e della moglie, Giovanna d'Artois[5][6], che, come ci conferma il Chronicon Guillelmi de Nangiaco, era la figlia di Filippo d'Artois, figlio del conte di Artois, Roberto II e di Bianca di Bretagna, figlia del Duca di Bretagna e conte di Richmond, Giovanni II[7]; la madre di Bianca era Beatrice d'Inghilterra, figlia del re d'Inghilterra, Enrico III e della moglie, Eleonora di Provenza[8].
Biografia
Nel 1343, suo padre, Gastone II si mise al servizio del re di Castiglia e León, Alfonso XI, nella crociata contro il Sultanato di Granada[2] e mentre si trovava all'assedio di Algeciras (1342-1344) nella Spagna meridionale, con il re Alfonso XI[9], si ammalò. Morì di peste a Siviglia nel settembre 1343[10][11]; secondo la Revue historique, scientifique et littéraire du Tarn, Gastone II fu ucciso, combattendo, nel 1344[12]. Il suo corpo fu trasportato nella contea di Foix e tumulato nell'Abbazia di Boulbonne[2][13]. Gastone Febo, l'unico figlio legittimo, gli succedette, come da suo testamento redatto il 28 novembre 1330[2] (secondo le Chroniques romanes des comtes de Foix, il testamento fu redatto il 17 aprile 1343 e prevedeva che la moglie avesse la tutela del figlio[14])[11], mentre, sempre secondo la Revue historique, scientifique et littéraire du Tarn, l'usufrutto della viscontea di Lautrec andò alla moglie, Leonora[12].
Gastone Febo subentrò al padre, all'età di dodici anni e la madre, Eleonora, tenne la reggenza sino alla sua maggior età, per circa due anni; la reggenza di Leonora ci viene conferma dal documento n° XXXVII della Preuves de l'Histoire générale de Languedoc, tome VII, che attesta che Leonora ed il figlio (Alienors de Convenis comitissa ac vicecomitissa comitatus ac vicecomitatus praedictorum, et tutti ejusdem D. comitis filii sui pupilli), nel 1344, ricevettero l'omaggio dei nobili e dignitari della contea di Foix[15].
Nel documento n° XXXVI dei Documents des archives de la Chambre des Comptes de Navarre : 1196-1384, dell'8 febbraio 1347, il re di Francia, Filippo VI di Valois si impegnava a rinunciare ai diritti sulle terre che avrebbe ceduto ad Agnese di Navarra o d'Évreux (Agnes, fille…de Phelippe jadis roy et de…Jehnne de France royne de Navarre) quando si fosse sposata con Gastone Febo (Gaston comte de Foix… [filz de] Alliénor de Cominges contesse de Foix)[16].
Data la posizione geografica dei suoi due domini Gastone si trovò ad essere vassallo del duca di Guascogna e re d'Inghilterra, Edoardo III, per la viscontea di Béarn e vassallo del re di Francia, Filippo VI di Valois, per la contea di Foix, e dato che i due sovrani cercavano di attrarlo nella loro orbita, Gastone Febo riuscì a mantenersi abbastanza neutrale (nel 1347 dichiarò che il Bearn è neutrale dal conflitto e lui, Gastone Febo, ritiene che il suo paese sia di Dio e della sua spada), cosicché, quando scoppiò la guerra dei cent'anni, riuscì a mantenere i suoi feudi al di fuori della contesa.
Nel 1349, dopo che il contratto di matrimonio era stato concluso nel luglio del 1348, Gastone Febo sposò Agnese di Navarra[17], figlia della regina di Navarra, Giovanna II (figlia del re di Francia, Luigi X l'Attaccabrighe) e di Filippo d'Évreux[17], conte di Évreux, figlio di Luigi d'Évreux (figlio di Filippo III di Francia) e Margherita d'Artois (discendente da Roberto I di Artois, fratello del Re di Francia Luigi IX il Santo).
Agnese fu poi ripudiata diversi anni dopo le nozze, nel dicembre 1362[18], poco dopo aver dato alla luce l'unico figlio, Gastone; ancor oggi non se conosce l'esatto motivo, ma pare fosse legato al mancato pagamento dell'intera dote[18]. Agnese ritornò alla corte del fratello, Carlo II il Malvagio[17](1332–1387), conte di Évreux e re di Navarra[18].
Contea di Foix e Viscontea di Béarn
Foix-Béarn
Gastone I
Figli
Gastone II
Figli
Gastone III
Figli
Matteo
Isabella
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Gastone Febo passò la vita a guerreggiare, aveva iniziato, nel 1347, contro gli inglesi, al fianco del re Filippo VI[19], poi, dopo essere stato incarcerato, nel luglio 1356 dal nuovo re di Francia, Giovanni II il Buono, a cui si era rifiutato di genere omaggio per il Bearn[19], mentre per la Chroniques romanes des comtes de Foix era stato incarcerato perché alleato del cognato, Carlo II il Malvagio, acerrimo nemico di re Giovanni II[20] (fu liberato dopo la battaglia di Poitiers, dove Giovanni II fu catturato dagli Inglesi[19]), tra il 1357 ed il 1358, si recò in Prussia, dove, combatté insieme ai cavalieri teutonici ed al Captal de Buch Giovanni III di Grailly, le popolazioni pagane[21], rientrò in Francia, nel 1358, per combattere la Jacquerie[19]; questo episodio viene riportato dallo storico Alfred Coville: una schiera di parigini ed altra gente del contado aveva attaccato la città mercato di Meaux, su un'isola della Marna, dove si erano rifugiate, la moglie del delfino, la duchessa di Normandia, Giovanna di Borbone, con diverse dame della corte, che sarebbero state catturate, se non fosse stato per l'arrivo di Gastone Febo, che stava rientrando dalla Prussia, e che fece strage degli insorti[22].
Poi riprese la guerra per il possesso della viscontea di Béarn (guerra iniziata dal bisnonno, Ruggero Bernardo III, e continuata dal nonno, Gastone I e poi dal padre, Gastone II) col conte d'Armagnac (antica contea compresa tra la parte occidentale del dipartimento di Gers e la parte orientale del dipartimento di Landes), Gastone Febo riuscì a sconfiggere e fare prigioniero, nel 1362, a Launac il conte Giovanni I d'Armagnac[1][19][23] (col riscatto che ottenne per la liberazione di Giovanni I, Gastone Febo, nel 1365, si arricchì[19]); il nuovo conte di Armagnac, Giovanni II, poi sollevò, ancora delle pretese sul Béarn e la guerra riprese nel 1375[24]; la pace per la viscontea di Béarn fu raggiunti nel 1378, quando fu raggiunto un accordo per il fidanzamento del figlio di Gastone Febo, Gastone, con la figlia di Giovanni II d'Armagnac, Beatrice d'Armagnac ed il successivo matrimonio l'anno seguente; il trattato di pace è riportato dal documento n° XCI, datato 1348 e 1349 delle Preuves de l'Histoire générale de Languedoc, tome VII[25].
Nel 1378, il conte di Foix catturò alcuni agenti del re di Navarra e provò al re di Francia Carlo V il Saggio, che il re di Navarra, Carlo il Malvagio, nel 1370, poi nel 1372 ed infine nel 1378, aveva progettato la divisione del regno di Francia col re d'Inghilterra ed inoltre aveva organizzato un complotto per avvelenare Carlo V, che senza esitare, fece occupare i territori normanni del re di Navarra, proprio mentre Carlo il Nobile, si trovava in Normandia, per conto del padre, alla testa di una delegazione che avrebbe dovuto parlamentare venne con Carlo V. Carlo il Nobile, che continuava ad essere in ostaggio del re di Francia, fu costretto a ripudiare il padre[26].
Nel 1380, il re di Francia, Carlo V, detto il Saggio, nominò Gastone Febo luogotenente per la Linguadoca[19], ma, dopo la morte di Carlo V, il nuovo re, Carlo VI, detto prima il Beneamato e poi il Folle, riconsegnò la luogotenenza al proprio zio, il duca di Berry, Giovanni di Valois, che l'aveva già avuta prima di Gastone Febo[19].
Lo storico francese, Jean Froissart, contemporaneo di Gastone Febo, ha descritto gli avvenimenti che, nel 1381, portarono alla morte del figlio, Gastone, che, istigato dallo zio, il re di Navarra, Carlo II il Malvagio, aveva tentato di avvelenarlo; Gastone Febo, dopo aver avuto l'impulso di uccidere il figlio, decise di rinchiuderlo in prigione, con l'intenzione di liberarlo dopo alcune settimane; ma quando venne a sapere che il figlio rifiutava di mangiare il cibo che il padre gli inviava, corse nella cella ed ebbe con lui una discussione e gli puntò un coltello alla gola e se ne tornò nelle sue stanze, malauguratamente il coltello aveva lacerato una vena del collo e conseguentemente il figlio Gastone morì: fu un incidente[27].
Nel 1390, Gastone Febo ricevette, con grande magnificenza nella contea di Foix il re Carlo VI, che gli concesse una rendita vitalizia sulla contea di Bigorre[28], mentre Gastone Febo nominò il re suo erede[19][28], come conferma anche la Histoire générale de Languedoc commenced by Gabriel Marchand[29].
Gastone Febo morì per un ictus[1], nell'agosto 1391[30], a Sauveterre-de-Béarn, nei pressi di Orthez[1][31], durante una caccia all'orso, mentre si stava lavando le mani per pranzare[1]. Fu tumulato nella chiesa dei Domenicani, detta dei Giacobini di Orthez[1].
Nonostante avesse nominato il re a suo successore a Gastone Febo succedette un cugino, Matteo di Foix-Béarn[19][32], del ramo cadetto dei Foix-Castelbon.
Saggista e musicista
Gastone Febo è considerato uno dei più grandi cacciatori del suo tempo e, tra il 1387 ed il 1389, scrisse, in francese, un libro, inerente alla caccia, il Livre de chasse, considerato uno dei migliori trattati medioevali in cui venivano trattati i metodi e le tecniche di caccia e dove si parlava anche delle razze di cani più idonee alle operazioni di caccia.
Compose inoltre, sempre in francese, un libro di preghiere, Livre des oraisons; è opinione diffusa che sia stato scritto dopo l'incidente del figlio.
Infine Gastone Febo fu un intenditore e amante della musica che ci lasciò anche alcune composizioni musicali. Tra l'altro gli si attribuisce la paternità di un canto delle regioni pirenaiche, Se canta, che oggi è l'inno del popolo occitano.
Discendenza
Gastone Febo ed Agnese ebbero un unico figlio[1][18][33]:
Gastone (1362-1381), ucciso accidentalmente dal padre[27]
Gastone Febo ebbe quattro figli da diverse amanti di cui non si conoscono né i nomi né gli ascendenti[1]:
Garcia, visconte d'Ossau, citato sia da Froissart, che da Père Anselme
Peranudet, morto giovane, citato da Père Anselme
Bernal de Foix, morto verso il 1383, che, secondo Père Anselme (1625-1694), fu primo Conte di Medinaceli per il matrimonio con Isabella de la Cerda Pérez de Guzmán
Giovanni detto Yvairt, morto il 30 gennaio 1392, citato da Froissart, secondo Père Anselme era destinato a succedere al padre, per volere di quest'ultimo; Père Anselme ricorda la sua morte: bruciato vivo durante una festa da ballo per Carlo VI, accidentalmente i suoi abiti presero fuoco.
Gace de La Bigne [ Nota 1 ] è un poeta normanno del XIV secolo , cappellano maestro alla corte dei re di Francia dal 1348 [ 1 ] .
Biografia
Infanzia e famiglia
Gace de la Bigne nacque nel villaggio di La Bigne , nel decanato di Villers-Bocage [ CG 1 ] . Nacque intorno al 1310 [ CG 2 ] .
Probabilmente apparteneva alla famiglia dei signori di La Bigne nella diocesi di Bayeux [ 2 ] . Proveniva da una nobile famiglia della Bassa Normandia , i cui feudi si chiamavano La Buigne, Aignaulx, Clunchamp e Buron. Questi villaggi si trovano ora nel dipartimento del Calvados [ Nota 2 ] . Secondo il suo stesso racconto della sua vita nel suo poema, imparò l'arte della falconeria fin dall'infanzia, una passione ereditata dai suoi antenati [ GH 1 ] . Imparò a cacciare molto giovane, la sua famiglia lo portò fuori all'età di nove anni [ GLR 1 ] .
E anche quello dedotto dagli uccelli
Gli fece indossare gli usbergi
E lo condusse attraverso i campi
Che aveva solo nove anni
o circa dodici anni
Aveva un falco puntato su di lui
Sacerdote e primo cappellano del re di Francia
Iniziò gli studi al Collège d'Harcourt a Parigi . La sua famiglia era, infatti, imparentata con i fondatori. Una volta completati gli studi, grazie ai legami familiari e alle amicizie strette durante il soggiorno parigino, fu ordinato sacerdote dal cardinale vescovo di Preneste , Pierre des Prés [ CG 3 ] . Fu assegnato alla parrocchia di La Goulafrière nel dipartimento dell'Eure . Successivamente, papa Benedetto XII gli conferì il canonicato a Saint-Pierre de Gerberoi, su raccomandazione di Pierre des Prés [ 3 ] , [ Nota 3 ] .
Quando divenne cappellano di quest'ultimo, ottenne diversi benefici dalla Santa Sede e lo accompagnò ad Avignone . Quando Gace lasciò il suo protettore, aveva redditi elevati, aveva potuto associarsi a un gran numero di studiosi, uomini dotti e artisti, era salito nella gerarchia dei benefici ecclesiastici [ GH 2 ] .
Fu poi primo cappellano ( " maestro cappellano " ) di tre re di Francia , il che lo rese sia un ecclesiastico che un cortigiano. Rimase a capo della Cappella Reale per oltre trent'anni , dal 1348 al 1384 [ GH 3 ] . Infatti, documenti d'archivio concordanti confermano che la sua morte avvenne nel 1384 [ GH 4 ] .
Entrò al servizio della Cappella del Re sotto Filippo VI . L'inizio del suo servizio ci è noto oggi grazie a un documento d'archivio che indica la data del 14 settembre 1349 nel suo ruolo ( " Gassio de la Buigne, cappellano dicti domini [regis] " ). Dal 1350, gli fu conferito il titolo di " prior capellanus domini regis " , il che potrebbe significare che ottenne la dignità di primo cappellano, forse in sostituzione di Denis Le Grand , nominato vescovo di Senlis in quella stessa data [ GH 5 ] .
Continuò in questo ruolo fino alla sua morte, durante i regni di Giovanni II e Carlo V [ 2 ] , [ 4 ] . Come Primo Cappellano del Re [ Nota 4 ] , Gace de La Bigne riceveva uno stipendio di un franco d'oro al giorno [ GLR 2 ] . Diversi documenti d'archivio , conservati nel Tesoro Reale , nella Curia Papale e nel Parlamento di Parigi , registrano i doveri affidatigli, nonché i benefici e le gratifiche che riceveva [ GH 6 ] .
Re Giovanni, dopo aver decretato la fondazione di una collegiata a Saint-Ouen, vicino a Parigi , assegnò la carica di tesoriere a Gace de La Bigne e gli concesse in anticipo l'uso della terra di Lingèvres nel cantone di Balleroy , che aveva intenzione di dotare di questo ufficio. Ma essendo questo re morto prima che la fondazione fosse completata, Carlo V, suo figlio, reclamò la terra di Lingèvres e diede a Gace de La Bigne, in compenso, una pensione di duecento franchi d'oro da prelevare dalle entrate della viscontea di Bayeux [ GLR 3 ] .
Prigionia in Inghilterra in compagnia del re di Francia
Fatto prigioniero nella battaglia di Poitiers , Giovanni II, noto come "Giovanni il Buono", portò con sé il suo primo cappellano [ 4 ] . Gace de La Bigne lo accompagnò durante la sua prigionia al castello di Hereford e poi al castello di Somerton. A causa del fallimento dei negoziati tra Edoardo III e il re prigioniero, furono imposte sanzioni a Giovanni il Buono, tra cui il licenziamento di trentacinque membri del suo entourage. Fu a questo punto che Gace de la Bigne tornò in Francia con un salvacondotto , dopo un soggiorno di quattro mesi a Hertford [ GH 7 ] .
Il re, che era un appassionato di caccia e non era ancora stato liberato dalla prigione, commissionò a Gace nel 1359 la composizione di un'opera sulla caccia per il figlio di quattro anni, Philippe, descritta come in grado di infondere un'eleganza aristocratica [ 2 ] , [ GLR 1 ] .
Autore di un trattato di caccia destinato al figlio del re di Francia
Apertura del Romanzo del Dedotto
Gace de la Bigne è autore di un trattato sulla caccia, su richiesta del re di Francia, intitolato: Roman des deduis , la cui stesura iniziò intorno al 1360 e fu probabilmente completata tra il 1373 e il 1377 [ GH 8 ] .
Iniziò questa lunga opera in Inghilterra , che portò a termine in Francia , dopo la morte del re Giovanni, intorno al 1377 [ 1 ] .
L'opera è dedicata a Filippo II l'Ardito , figlio del re che la commissionò e futuro duca di Borgogna [ 5 ] .
Relazioni
Il cancelliere della cancelleria , Eustache de Morsant, morto il 5 settembre 1373, aveva nominato Gace de la Bigne come suo esecutore testamentario . Ciò significa che Gace mantenne relazioni con i funzionari della Cancelleria e del Parlamento. Queste relazioni attestano una significativa vita intellettuale al Palazzo della Cancelleria, che sarebbe fiorita durante il XV secolo . Pertanto, la vita di Gace de la Bigne ci permette di comprendere meglio i rapporti tra gli scrittori contemporanei e l'esistenza di centri di cultura all'interno degli ambienti parlamentari ed ecclesiastici del Medioevo [ GH 9 ] .
Morto
Secondo i documenti conservati negli archivi del Parlamento di Parigi, nonché nei documenti lasciati dai suoi esecutori testamentari, è possibile affermare che Gace de la Bigne morì nell'anno 1384 [ GH 4 ] .
Libro: Il romanzo del dedotto
Un trattato sull'arte della caccia
Il libro fu scritto con l'intento di essere un trattato di falconeria e di caccia , un manuale didattico , commissionato dal re di Francia e dedicato a suo figlio. Tuttavia, lo stile didattico è quello del Medioevo, nel senso che le competenze spiegate sono presentate allegoricamente. L'opera assume la forma di un'argomentazione giuridica . L'autore trae ispirazione dai libri della letteratura borgognona [ 6 ] .
Composizione
Il romanzo è scritto in versi . L'opera è divisa in due parti. La prima parte è un discorso allegorico , che usa l'arte della falconeria per trarre lezioni morali , per esporre virtù e vizi . La seconda parte è un dibattito tra Amore degli uccelli e Amore dei cani, due sostenitori delle rispettive cause, che sostengono rispettivamente la falconeria e la caccia . La verità aiuta a stabilire un equilibrio arbitrando il dibattito. [ 4 ]
In questa poesia, rivela di aver ricevuto l'amore per la caccia fin dall'infanzia, quando fu portato a caccia dall'età di nove anni. Fornisce inoltre informazioni personali relative alla sua antica e nobile discendenza, sia da parte di padre che di madre [ GLR 1 ] :
Il poeta è nato in Normandia
Dai quattro lati della linea
Molti hanno amato gli uccelli,
Da quelli di Bigne e Aigneaux
E da Clinchamp e Buron
Issit, il sacerdote di cui stiamo parlando.
Se nessuno dovesse meravigliarsene
Se gli uccelli sono molto costosi
Quando è così incline
Naturalmente, da tutte le parti,
Perché spesso le cose possono essere generate
Producono cose simili.
Aggiunge anche informazioni relative al suo ruolo presso i re di Francia [ CG 4 ] :
Perché servì tre re di Francia
Nella loro cappella sovrana
Dei tre, il cappellano maestro
Diverse edizioni
The Romance of the Deduced è stato ripubblicato più volte:
L'edizione originale è conservata presso la Biblioteca Nazionale di Francia nel Dipartimento dei Manoscritti : Gace de la Bigne, Le Romant des Deduis (manoscritto - Pergamena, miniature - Segnatura: Français 1615), tra il 1401 e il 1500 ( leggi online [ archivio ] )
Prima riedizione: Phebus, des deduiz de la chasse des bestes sauvaiges et des oyseaux de proye: Suivi du Poème de Gace de la Bigne sur la chasse , Antoine Vérard,1507 ( BNF 30485679 , leggi online [ archivio ] )Il link "leggi online" porta direttamente alla poesia di Gace de la Bigne che si trova alla fine.
Seconda edizione: Phebus des Deduitz de la chasse des bestes sauvages et des oyseaulx de proye: Poème sur la chasse à l'oiseau et la vénerie , Jean Trepperel, tra il 1507 e il 1511 ( BNF 30472702 )
Ristampa contemporanea: Gace de la Buigne e Åke Blomqvist (editore scientifico), Le Roman des deduis, edizione critica basata su tutti i manoscritti , Karlshamn, EG Johanssons Boktryck,1951 ( BNF 31827310 )
La poesia venne successivamente cancellata durante le riedizioni.
Il primo curatore, Antoine Verard, collocò l'opera di Gaston Fébus intitolata Livre de chasse , sulle deduzioni della caccia alle bestie selvatiche, all'inizio del volume, prima di quella di Gace de La Bigne [ 7 ] . Poi, per rendere più facile l'attribuzione delle due opere insieme alla prima, eliminò i versi citati sopra, in cui La Bigne rivela le sue origini, e tutti quelli che contengono dettagli sulle varie circostanze della sua vita [ GLR 4 ] .
La seconda edizione di Jean Treperel e la terza di Philippe-le-Noir sono copie di quella che Antoine Vérard aveva modificato. Mentre alcuni biografi , per ignoranza, hanno modificato il nome dell'autore su queste edizioni, gli editori, d'altra parte, lo hanno deliberatamente omesso al momento della pubblicazione della sua opera [ GLR 5 ] . In effetti, l'editore Antoine Vérard voleva aumentare le vendite inserendo un nome illustre in copertina, come nel caso di Gaston Phoebus, famoso per la sua muta di 1.600 cani [ CG 5 ] .
Araldica
Secondo il suo sigillo, che appare in fondo a una ricevuta, egli blasonava: una fascia carica di una stella e accompagnata da tre bisanti o torteaux [ CG 6 ] .
Libro della caccia di Gaston Febus. 1387-1389. Biblioteca Nazionale di Francia Parigi (Francais 616). Editore Moleiro, 2017. Legatura in marocchino arricchito in oro e goffrato, astuccio in pelle. Pagine 436. 87 miniature. Edizione di 987 copie (nostra n. 488). In ottimo stato. Qualche minima millimetrica e trascurabile sbucciatura agli angoli.
II Libro della caccia fu scritto tra il 1387 e il 1389. Per meglio dire, fu dettato a uno scrivano da Gaston Fébus, conte di Foix e visconte del Béarn, e dedicato al duca di Borgogna, Filippo II l'Audace. Uomo dalla personalità complessa e dalla vita tumultuosa, Fébus fu non solo un grande cacciatore, ma anche un grande amante di libri dedicati alla caccia e alla falconeria. Il volume che redasse con tanta cura divenne l'opera di riferimento per tutti gli appassionati di arte venatoria fino alla fine del secolo XVI.
Dei 44 esemplari conservati, il manoscritto Français 616 è indubbiamente il più bello e completo. Oltre al Libro della caccia vero e proprio, questo manoscritto contiene il Libro delle orazioni, scritto anch'esso da Gaston Fébus, nonché un secondo trattato chiamato Déduits de la chasse (Piaceri della caccia) redatto da Gace de la Buigne.
A illustrare le sue pagine sono 87 miniature di straordinaria qua-lità, che figurano tra le produzioni più affascinanti della miniatura parigina degli inizi del secolo XV. Inoltre, non sono certo molti i libri dedicati all'arte della caccia con una ricchezza pittorica para-gonabile a quella delle Bibbie.
GLI INSEGNAMENTI
II Libro della caccia è stato fino alla fine del secolo XVI il "breviario" dei seguaci della caccia e della cinegetica. Si tratta di un manuale d'istruzioni per cacciatori, articolato in sette capitoli con un pro-logo e un epilogo, che descrive dettagliatamente come realizzare una caccia. Scritto per giovani apprendisti, il testo propone inse-gnamenti concisi, ma li presenta con la vivacità di chi è appas-sionato al tema. Gaston Fébus non dimentica l'importanza degli animali che partecipano alla caccia, specialmente quella dei cani, fedeli compagni dei cacciatori. Trasmette le sue conoscenze sulle diverse razze e i loro rispettivi comportamenti, sull'addestra-mento, sull'alimentazione e persino su come curarne le varie malattie. È evidente che la caccia, passione per eccellenza dei signori del Medioevo, non è solo un passatempo, poiché richiede molte abilită e qualità sia umane che professionali.
Tuttavia, soffermarsi solo sul contenuto tecnico sarebbe come tralasciare l'essenza dell'opera di Gaston Fébus. Al di là dell'ambito della caccia, questo trattato così personale e originale è prima di tutto un'opera del suo tempo, quando l'idea del peccato e il timore della condanna erano onnipresenti. Nel redigere l'opera, Gaston Fébus presenta la caccia come un esercizio di redenzione che avrebbe dato al cacciatore l'accesso diretto al Paradiso. Di fatto, l'attività fisica di chi caccia, che in sé già richiede una certa esperienza, è un ottimo antidoto contro l'ozio, origine di tutti i mali. Allo stesso tempo, allena corpo e mente alla prudenza evi-tando cosi ogni possibilità di peccato. Ciò che rivela quest'opera non è altro che la tragedia dell'esistenza umana, la ricerca della vita eterna dopo essere passati dal mondo terreno, che è poi dove ce la guadagniamo.
L'ILLUSTRAZIONE
Le miniature del Libro della caccio furono commissionate a vari artisti tra i quali un gruppo noto come "corrente Bedford". Al suo interno, spicca il Maestro degli Adelfi per il senso dell'osser-vazione e la stilizzazione decorativa, che fanno dei suoi lavori gli esempi più rappresentativi dello stile gotico internazionale. Asso-ciato a questo gruppo è anche il Maestro di Egerton il cui stile è vicino a quello dei fratelli Limbourg. Infine, crediamo di poter riconoscere in esso anche il Maestro dell'Epistola di Othea, le cui opere si riconoscono per un tratto più grosso diverso dalla fattura delicata tipica della "corrente Beford", con la quale sembra aver collaborato solo per questo manoscritto.
Dominando alla perfezione i codici di rappresentazione del Medioevo, i miniatori mettono la propria arte al servizio del pro-getto pedagogico di Gaston Fébus. Gli sfondi sono decorati ele-gantemente con miniature che ricordano, in formato ridotto, gli arazzi dell'epoca. Non si cerca di rappresentare uno spazio reale, quanto piuttosto far leva su una gerarchia di valori. Tutto è calco-lato e riprodotto in un discorso coerente. Il trascorrere del tempo viene ben evocato dall'età dei personaggi, dalle loro attività, dai loro rapporti e dalla loro posizione nello spazio: si crea così un parallelismo tra la caccia e il processo di apprendimento della vita. Il carattere mimetico e allo stesso tempo ordinato degli ele-menti conferisce all'insieme un ampio respiro e una certa aria di serenità, guidando il lettore attraverso i segreti di una caccia con-dotta a regola d'arte. Più che una lezione di caccia, è una lezione di vita.
STORIA DEL CODICE
Durante la sua storia, il manoscritto ha cambiato proprietario in numerose occasioni. Appartenne prima ad Aymar de Poitiers (fine XV secolo) e poi a Bernando Cles, vescovo di Trento, che poco prima del 1530 lo regalo a Ferdinando I d'Asburgo, infante di Spa-gna e arciduca d'Austria, fratello di Carlo V. Nel 1661, il marchese di Vigneau regalo a sua volta il Libro delia Caccia al re Luigi XIV (r. 1643-1715), che ordinò che venisse conservato nella Biblioteca Reale. Nel 1709 venne tolto alla biblioteca e fini nelle mani del principe erede di Francia, il duca di Borgogna, che lo avrebbe archiviato nel Cabinet du Roi. Nel 1726, il manoscritto riapparve nella biblio-teca del castello di Rambouillet, in possesso del figlio naturale di Luigi XIV, Luigi Alessandro di Borbone. Dopo la morte di questi, lo ereditò suo figlio, il duca di Penthièvre. In seguito, appartenne alla famiglia Orléans ed infine al re Luigi Filippo, che nel 1834 lo portò al Louvre. Dopo la rivoluzione del 1848 fu restituito alla Bibliothèque nationale de France.
Gastone di Foix detto Febo (in catalano: Gastó III de Foix, in castigliano: Gastón III Febus, in occitano: Gaston II de Fois-Bearn ed in francese: Gaston III de Foix-Béarn; Orthez, 30 aprile 1331 – Sauveterre-de-Béarn, 1º agosto 1391), importante signore feudale di Guascogna e Linguadoca, fu conte di Foix, visconte di Béarn, Coprincipe di Andorra, Visconte di Marsan e Visconte di Lautrec, dal 1343, alla sua morte.
Gastone ricevette l'appellativo di Febo, sia per la sua bellezza[1], che per il suo amore per l'arte ed anche perché aveva il sole come emblema.
Origini familiari
Gastone Febo, sia secondo Pierre de Guibours, detto Père Anselme de Sainte-Marie o più brevemente Père Anselme, che secondo la Chroniques romanes des comtes de Foix era il figlio maschio primogenito del conte di Foix, Coprincipe di Andorra, Visconte consorte di Béarn, Visconte di Marsan e Visconte di Lautrec, Gastone II e della moglie, Leonora di Cominges[2][3], che era figlia del conte Bernardo VII di Comminges e Laura di Monfort, come risulta dall'estratto del Mars MCCCXCVI della Histoire généalogique de la maison d'Auvergne[4].
Gastone II di Foix-Béarn, ancora sia secondo Père Anselme, che secondo la Chroniques romanes des comtes de Foix era il figlio maschio primogenito del conte di Foix, Visconte di Castelbon, Coprincipe di Andorra, Visconte consorte di Béarn e Visconte di Marsan, Gastone I e della moglie, Giovanna d'Artois[5][6], che, come ci conferma il Chronicon Guillelmi de Nangiaco, era la figlia di Filippo d'Artois, figlio del conte di Artois, Roberto II e di Bianca di Bretagna, figlia del Duca di Bretagna e conte di Richmond, Giovanni II[7]; la madre di Bianca era Beatrice d'Inghilterra, figlia del re d'Inghilterra, Enrico III e della moglie, Eleonora di Provenza[8].
Biografia
Nel 1343, suo padre, Gastone II si mise al servizio del re di Castiglia e León, Alfonso XI, nella crociata contro il Sultanato di Granada[2] e mentre si trovava all'assedio di Algeciras (1342-1344) nella Spagna meridionale, con il re Alfonso XI[9], si ammalò. Morì di peste a Siviglia nel settembre 1343[10][11]; secondo la Revue historique, scientifique et littéraire du Tarn, Gastone II fu ucciso, combattendo, nel 1344[12]. Il suo corpo fu trasportato nella contea di Foix e tumulato nell'Abbazia di Boulbonne[2][13]. Gastone Febo, l'unico figlio legittimo, gli succedette, come da suo testamento redatto il 28 novembre 1330[2] (secondo le Chroniques romanes des comtes de Foix, il testamento fu redatto il 17 aprile 1343 e prevedeva che la moglie avesse la tutela del figlio[14])[11], mentre, sempre secondo la Revue historique, scientifique et littéraire du Tarn, l'usufrutto della viscontea di Lautrec andò alla moglie, Leonora[12].
Gastone Febo subentrò al padre, all'età di dodici anni e la madre, Eleonora, tenne la reggenza sino alla sua maggior età, per circa due anni; la reggenza di Leonora ci viene conferma dal documento n° XXXVII della Preuves de l'Histoire générale de Languedoc, tome VII, che attesta che Leonora ed il figlio (Alienors de Convenis comitissa ac vicecomitissa comitatus ac vicecomitatus praedictorum, et tutti ejusdem D. comitis filii sui pupilli), nel 1344, ricevettero l'omaggio dei nobili e dignitari della contea di Foix[15].
Nel documento n° XXXVI dei Documents des archives de la Chambre des Comptes de Navarre : 1196-1384, dell'8 febbraio 1347, il re di Francia, Filippo VI di Valois si impegnava a rinunciare ai diritti sulle terre che avrebbe ceduto ad Agnese di Navarra o d'Évreux (Agnes, fille…de Phelippe jadis roy et de…Jehnne de France royne de Navarre) quando si fosse sposata con Gastone Febo (Gaston comte de Foix… [filz de] Alliénor de Cominges contesse de Foix)[16].
Data la posizione geografica dei suoi due domini Gastone si trovò ad essere vassallo del duca di Guascogna e re d'Inghilterra, Edoardo III, per la viscontea di Béarn e vassallo del re di Francia, Filippo VI di Valois, per la contea di Foix, e dato che i due sovrani cercavano di attrarlo nella loro orbita, Gastone Febo riuscì a mantenersi abbastanza neutrale (nel 1347 dichiarò che il Bearn è neutrale dal conflitto e lui, Gastone Febo, ritiene che il suo paese sia di Dio e della sua spada), cosicché, quando scoppiò la guerra dei cent'anni, riuscì a mantenere i suoi feudi al di fuori della contesa.
Nel 1349, dopo che il contratto di matrimonio era stato concluso nel luglio del 1348, Gastone Febo sposò Agnese di Navarra[17], figlia della regina di Navarra, Giovanna II (figlia del re di Francia, Luigi X l'Attaccabrighe) e di Filippo d'Évreux[17], conte di Évreux, figlio di Luigi d'Évreux (figlio di Filippo III di Francia) e Margherita d'Artois (discendente da Roberto I di Artois, fratello del Re di Francia Luigi IX il Santo).
Agnese fu poi ripudiata diversi anni dopo le nozze, nel dicembre 1362[18], poco dopo aver dato alla luce l'unico figlio, Gastone; ancor oggi non se conosce l'esatto motivo, ma pare fosse legato al mancato pagamento dell'intera dote[18]. Agnese ritornò alla corte del fratello, Carlo II il Malvagio[17](1332–1387), conte di Évreux e re di Navarra[18].
Contea di Foix e Viscontea di Béarn
Foix-Béarn
Gastone I
Figli
Gastone II
Figli
Gastone III
Figli
Matteo
Isabella
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Gastone Febo passò la vita a guerreggiare, aveva iniziato, nel 1347, contro gli inglesi, al fianco del re Filippo VI[19], poi, dopo essere stato incarcerato, nel luglio 1356 dal nuovo re di Francia, Giovanni II il Buono, a cui si era rifiutato di genere omaggio per il Bearn[19], mentre per la Chroniques romanes des comtes de Foix era stato incarcerato perché alleato del cognato, Carlo II il Malvagio, acerrimo nemico di re Giovanni II[20] (fu liberato dopo la battaglia di Poitiers, dove Giovanni II fu catturato dagli Inglesi[19]), tra il 1357 ed il 1358, si recò in Prussia, dove, combatté insieme ai cavalieri teutonici ed al Captal de Buch Giovanni III di Grailly, le popolazioni pagane[21], rientrò in Francia, nel 1358, per combattere la Jacquerie[19]; questo episodio viene riportato dallo storico Alfred Coville: una schiera di parigini ed altra gente del contado aveva attaccato la città mercato di Meaux, su un'isola della Marna, dove si erano rifugiate, la moglie del delfino, la duchessa di Normandia, Giovanna di Borbone, con diverse dame della corte, che sarebbero state catturate, se non fosse stato per l'arrivo di Gastone Febo, che stava rientrando dalla Prussia, e che fece strage degli insorti[22].
Poi riprese la guerra per il possesso della viscontea di Béarn (guerra iniziata dal bisnonno, Ruggero Bernardo III, e continuata dal nonno, Gastone I e poi dal padre, Gastone II) col conte d'Armagnac (antica contea compresa tra la parte occidentale del dipartimento di Gers e la parte orientale del dipartimento di Landes), Gastone Febo riuscì a sconfiggere e fare prigioniero, nel 1362, a Launac il conte Giovanni I d'Armagnac[1][19][23] (col riscatto che ottenne per la liberazione di Giovanni I, Gastone Febo, nel 1365, si arricchì[19]); il nuovo conte di Armagnac, Giovanni II, poi sollevò, ancora delle pretese sul Béarn e la guerra riprese nel 1375[24]; la pace per la viscontea di Béarn fu raggiunti nel 1378, quando fu raggiunto un accordo per il fidanzamento del figlio di Gastone Febo, Gastone, con la figlia di Giovanni II d'Armagnac, Beatrice d'Armagnac ed il successivo matrimonio l'anno seguente; il trattato di pace è riportato dal documento n° XCI, datato 1348 e 1349 delle Preuves de l'Histoire générale de Languedoc, tome VII[25].
Nel 1378, il conte di Foix catturò alcuni agenti del re di Navarra e provò al re di Francia Carlo V il Saggio, che il re di Navarra, Carlo il Malvagio, nel 1370, poi nel 1372 ed infine nel 1378, aveva progettato la divisione del regno di Francia col re d'Inghilterra ed inoltre aveva organizzato un complotto per avvelenare Carlo V, che senza esitare, fece occupare i territori normanni del re di Navarra, proprio mentre Carlo il Nobile, si trovava in Normandia, per conto del padre, alla testa di una delegazione che avrebbe dovuto parlamentare venne con Carlo V. Carlo il Nobile, che continuava ad essere in ostaggio del re di Francia, fu costretto a ripudiare il padre[26].
Nel 1380, il re di Francia, Carlo V, detto il Saggio, nominò Gastone Febo luogotenente per la Linguadoca[19], ma, dopo la morte di Carlo V, il nuovo re, Carlo VI, detto prima il Beneamato e poi il Folle, riconsegnò la luogotenenza al proprio zio, il duca di Berry, Giovanni di Valois, che l'aveva già avuta prima di Gastone Febo[19].
Lo storico francese, Jean Froissart, contemporaneo di Gastone Febo, ha descritto gli avvenimenti che, nel 1381, portarono alla morte del figlio, Gastone, che, istigato dallo zio, il re di Navarra, Carlo II il Malvagio, aveva tentato di avvelenarlo; Gastone Febo, dopo aver avuto l'impulso di uccidere il figlio, decise di rinchiuderlo in prigione, con l'intenzione di liberarlo dopo alcune settimane; ma quando venne a sapere che il figlio rifiutava di mangiare il cibo che il padre gli inviava, corse nella cella ed ebbe con lui una discussione e gli puntò un coltello alla gola e se ne tornò nelle sue stanze, malauguratamente il coltello aveva lacerato una vena del collo e conseguentemente il figlio Gastone morì: fu un incidente[27].
Nel 1390, Gastone Febo ricevette, con grande magnificenza nella contea di Foix il re Carlo VI, che gli concesse una rendita vitalizia sulla contea di Bigorre[28], mentre Gastone Febo nominò il re suo erede[19][28], come conferma anche la Histoire générale de Languedoc commenced by Gabriel Marchand[29].
Gastone Febo morì per un ictus[1], nell'agosto 1391[30], a Sauveterre-de-Béarn, nei pressi di Orthez[1][31], durante una caccia all'orso, mentre si stava lavando le mani per pranzare[1]. Fu tumulato nella chiesa dei Domenicani, detta dei Giacobini di Orthez[1].
Nonostante avesse nominato il re a suo successore a Gastone Febo succedette un cugino, Matteo di Foix-Béarn[19][32], del ramo cadetto dei Foix-Castelbon.
Saggista e musicista
Gastone Febo è considerato uno dei più grandi cacciatori del suo tempo e, tra il 1387 ed il 1389, scrisse, in francese, un libro, inerente alla caccia, il Livre de chasse, considerato uno dei migliori trattati medioevali in cui venivano trattati i metodi e le tecniche di caccia e dove si parlava anche delle razze di cani più idonee alle operazioni di caccia.
Compose inoltre, sempre in francese, un libro di preghiere, Livre des oraisons; è opinione diffusa che sia stato scritto dopo l'incidente del figlio.
Infine Gastone Febo fu un intenditore e amante della musica che ci lasciò anche alcune composizioni musicali. Tra l'altro gli si attribuisce la paternità di un canto delle regioni pirenaiche, Se canta, che oggi è l'inno del popolo occitano.
Discendenza
Gastone Febo ed Agnese ebbero un unico figlio[1][18][33]:
Gastone (1362-1381), ucciso accidentalmente dal padre[27]
Gastone Febo ebbe quattro figli da diverse amanti di cui non si conoscono né i nomi né gli ascendenti[1]:
Garcia, visconte d'Ossau, citato sia da Froissart, che da Père Anselme
Peranudet, morto giovane, citato da Père Anselme
Bernal de Foix, morto verso il 1383, che, secondo Père Anselme (1625-1694), fu primo Conte di Medinaceli per il matrimonio con Isabella de la Cerda Pérez de Guzmán
Giovanni detto Yvairt, morto il 30 gennaio 1392, citato da Froissart, secondo Père Anselme era destinato a succedere al padre, per volere di quest'ultimo; Père Anselme ricorda la sua morte: bruciato vivo durante una festa da ballo per Carlo VI, accidentalmente i suoi abiti presero fuoco.
Gace de La Bigne [ Nota 1 ] è un poeta normanno del XIV secolo , cappellano maestro alla corte dei re di Francia dal 1348 [ 1 ] .
Biografia
Infanzia e famiglia
Gace de la Bigne nacque nel villaggio di La Bigne , nel decanato di Villers-Bocage [ CG 1 ] . Nacque intorno al 1310 [ CG 2 ] .
Probabilmente apparteneva alla famiglia dei signori di La Bigne nella diocesi di Bayeux [ 2 ] . Proveniva da una nobile famiglia della Bassa Normandia , i cui feudi si chiamavano La Buigne, Aignaulx, Clunchamp e Buron. Questi villaggi si trovano ora nel dipartimento del Calvados [ Nota 2 ] . Secondo il suo stesso racconto della sua vita nel suo poema, imparò l'arte della falconeria fin dall'infanzia, una passione ereditata dai suoi antenati [ GH 1 ] . Imparò a cacciare molto giovane, la sua famiglia lo portò fuori all'età di nove anni [ GLR 1 ] .
E anche quello dedotto dagli uccelli
Gli fece indossare gli usbergi
E lo condusse attraverso i campi
Che aveva solo nove anni
o circa dodici anni
Aveva un falco puntato su di lui
Sacerdote e primo cappellano del re di Francia
Iniziò gli studi al Collège d'Harcourt a Parigi . La sua famiglia era, infatti, imparentata con i fondatori. Una volta completati gli studi, grazie ai legami familiari e alle amicizie strette durante il soggiorno parigino, fu ordinato sacerdote dal cardinale vescovo di Preneste , Pierre des Prés [ CG 3 ] . Fu assegnato alla parrocchia di La Goulafrière nel dipartimento dell'Eure . Successivamente, papa Benedetto XII gli conferì il canonicato a Saint-Pierre de Gerberoi, su raccomandazione di Pierre des Prés [ 3 ] , [ Nota 3 ] .
Quando divenne cappellano di quest'ultimo, ottenne diversi benefici dalla Santa Sede e lo accompagnò ad Avignone . Quando Gace lasciò il suo protettore, aveva redditi elevati, aveva potuto associarsi a un gran numero di studiosi, uomini dotti e artisti, era salito nella gerarchia dei benefici ecclesiastici [ GH 2 ] .
Fu poi primo cappellano ( " maestro cappellano " ) di tre re di Francia , il che lo rese sia un ecclesiastico che un cortigiano. Rimase a capo della Cappella Reale per oltre trent'anni , dal 1348 al 1384 [ GH 3 ] . Infatti, documenti d'archivio concordanti confermano che la sua morte avvenne nel 1384 [ GH 4 ] .
Entrò al servizio della Cappella del Re sotto Filippo VI . L'inizio del suo servizio ci è noto oggi grazie a un documento d'archivio che indica la data del 14 settembre 1349 nel suo ruolo ( " Gassio de la Buigne, cappellano dicti domini [regis] " ). Dal 1350, gli fu conferito il titolo di " prior capellanus domini regis " , il che potrebbe significare che ottenne la dignità di primo cappellano, forse in sostituzione di Denis Le Grand , nominato vescovo di Senlis in quella stessa data [ GH 5 ] .
Continuò in questo ruolo fino alla sua morte, durante i regni di Giovanni II e Carlo V [ 2 ] , [ 4 ] . Come Primo Cappellano del Re [ Nota 4 ] , Gace de La Bigne riceveva uno stipendio di un franco d'oro al giorno [ GLR 2 ] . Diversi documenti d'archivio , conservati nel Tesoro Reale , nella Curia Papale e nel Parlamento di Parigi , registrano i doveri affidatigli, nonché i benefici e le gratifiche che riceveva [ GH 6 ] .
Re Giovanni, dopo aver decretato la fondazione di una collegiata a Saint-Ouen, vicino a Parigi , assegnò la carica di tesoriere a Gace de La Bigne e gli concesse in anticipo l'uso della terra di Lingèvres nel cantone di Balleroy , che aveva intenzione di dotare di questo ufficio. Ma essendo questo re morto prima che la fondazione fosse completata, Carlo V, suo figlio, reclamò la terra di Lingèvres e diede a Gace de La Bigne, in compenso, una pensione di duecento franchi d'oro da prelevare dalle entrate della viscontea di Bayeux [ GLR 3 ] .
Prigionia in Inghilterra in compagnia del re di Francia
Fatto prigioniero nella battaglia di Poitiers , Giovanni II, noto come "Giovanni il Buono", portò con sé il suo primo cappellano [ 4 ] . Gace de La Bigne lo accompagnò durante la sua prigionia al castello di Hereford e poi al castello di Somerton. A causa del fallimento dei negoziati tra Edoardo III e il re prigioniero, furono imposte sanzioni a Giovanni il Buono, tra cui il licenziamento di trentacinque membri del suo entourage. Fu a questo punto che Gace de la Bigne tornò in Francia con un salvacondotto , dopo un soggiorno di quattro mesi a Hertford [ GH 7 ] .
Il re, che era un appassionato di caccia e non era ancora stato liberato dalla prigione, commissionò a Gace nel 1359 la composizione di un'opera sulla caccia per il figlio di quattro anni, Philippe, descritta come in grado di infondere un'eleganza aristocratica [ 2 ] , [ GLR 1 ] .
Autore di un trattato di caccia destinato al figlio del re di Francia
Apertura del Romanzo del Dedotto
Gace de la Bigne è autore di un trattato sulla caccia, su richiesta del re di Francia, intitolato: Roman des deduis , la cui stesura iniziò intorno al 1360 e fu probabilmente completata tra il 1373 e il 1377 [ GH 8 ] .
Iniziò questa lunga opera in Inghilterra , che portò a termine in Francia , dopo la morte del re Giovanni, intorno al 1377 [ 1 ] .
L'opera è dedicata a Filippo II l'Ardito , figlio del re che la commissionò e futuro duca di Borgogna [ 5 ] .
Relazioni
Il cancelliere della cancelleria , Eustache de Morsant, morto il 5 settembre 1373, aveva nominato Gace de la Bigne come suo esecutore testamentario . Ciò significa che Gace mantenne relazioni con i funzionari della Cancelleria e del Parlamento. Queste relazioni attestano una significativa vita intellettuale al Palazzo della Cancelleria, che sarebbe fiorita durante il XV secolo . Pertanto, la vita di Gace de la Bigne ci permette di comprendere meglio i rapporti tra gli scrittori contemporanei e l'esistenza di centri di cultura all'interno degli ambienti parlamentari ed ecclesiastici del Medioevo [ GH 9 ] .
Morto
Secondo i documenti conservati negli archivi del Parlamento di Parigi, nonché nei documenti lasciati dai suoi esecutori testamentari, è possibile affermare che Gace de la Bigne morì nell'anno 1384 [ GH 4 ] .
Libro: Il romanzo del dedotto
Un trattato sull'arte della caccia
Il libro fu scritto con l'intento di essere un trattato di falconeria e di caccia , un manuale didattico , commissionato dal re di Francia e dedicato a suo figlio. Tuttavia, lo stile didattico è quello del Medioevo, nel senso che le competenze spiegate sono presentate allegoricamente. L'opera assume la forma di un'argomentazione giuridica . L'autore trae ispirazione dai libri della letteratura borgognona [ 6 ] .
Composizione
Il romanzo è scritto in versi . L'opera è divisa in due parti. La prima parte è un discorso allegorico , che usa l'arte della falconeria per trarre lezioni morali , per esporre virtù e vizi . La seconda parte è un dibattito tra Amore degli uccelli e Amore dei cani, due sostenitori delle rispettive cause, che sostengono rispettivamente la falconeria e la caccia . La verità aiuta a stabilire un equilibrio arbitrando il dibattito. [ 4 ]
In questa poesia, rivela di aver ricevuto l'amore per la caccia fin dall'infanzia, quando fu portato a caccia dall'età di nove anni. Fornisce inoltre informazioni personali relative alla sua antica e nobile discendenza, sia da parte di padre che di madre [ GLR 1 ] :
Il poeta è nato in Normandia
Dai quattro lati della linea
Molti hanno amato gli uccelli,
Da quelli di Bigne e Aigneaux
E da Clinchamp e Buron
Issit, il sacerdote di cui stiamo parlando.
Se nessuno dovesse meravigliarsene
Se gli uccelli sono molto costosi
Quando è così incline
Naturalmente, da tutte le parti,
Perché spesso le cose possono essere generate
Producono cose simili.
Aggiunge anche informazioni relative al suo ruolo presso i re di Francia [ CG 4 ] :
Perché servì tre re di Francia
Nella loro cappella sovrana
Dei tre, il cappellano maestro
Diverse edizioni
The Romance of the Deduced è stato ripubblicato più volte:
L'edizione originale è conservata presso la Biblioteca Nazionale di Francia nel Dipartimento dei Manoscritti : Gace de la Bigne, Le Romant des Deduis (manoscritto - Pergamena, miniature - Segnatura: Français 1615), tra il 1401 e il 1500 ( leggi online [ archivio ] )
Prima riedizione: Phebus, des deduiz de la chasse des bestes sauvaiges et des oyseaux de proye: Suivi du Poème de Gace de la Bigne sur la chasse , Antoine Vérard,1507 ( BNF 30485679 , leggi online [ archivio ] )Il link "leggi online" porta direttamente alla poesia di Gace de la Bigne che si trova alla fine.
Seconda edizione: Phebus des Deduitz de la chasse des bestes sauvages et des oyseaulx de proye: Poème sur la chasse à l'oiseau et la vénerie , Jean Trepperel, tra il 1507 e il 1511 ( BNF 30472702 )
Ristampa contemporanea: Gace de la Buigne e Åke Blomqvist (editore scientifico), Le Roman des deduis, edizione critica basata su tutti i manoscritti , Karlshamn, EG Johanssons Boktryck,1951 ( BNF 31827310 )
La poesia venne successivamente cancellata durante le riedizioni.
Il primo curatore, Antoine Verard, collocò l'opera di Gaston Fébus intitolata Livre de chasse , sulle deduzioni della caccia alle bestie selvatiche, all'inizio del volume, prima di quella di Gace de La Bigne [ 7 ] . Poi, per rendere più facile l'attribuzione delle due opere insieme alla prima, eliminò i versi citati sopra, in cui La Bigne rivela le sue origini, e tutti quelli che contengono dettagli sulle varie circostanze della sua vita [ GLR 4 ] .
La seconda edizione di Jean Treperel e la terza di Philippe-le-Noir sono copie di quella che Antoine Vérard aveva modificato. Mentre alcuni biografi , per ignoranza, hanno modificato il nome dell'autore su queste edizioni, gli editori, d'altra parte, lo hanno deliberatamente omesso al momento della pubblicazione della sua opera [ GLR 5 ] . In effetti, l'editore Antoine Vérard voleva aumentare le vendite inserendo un nome illustre in copertina, come nel caso di Gaston Phoebus, famoso per la sua muta di 1.600 cani [ CG 5 ] .
Araldica
Secondo il suo sigillo, che appare in fondo a una ricevuta, egli blasonava: una fascia carica di una stella e accompagnata da tre bisanti o torteaux [ CG 6 ] .
