Antonio Mancini (1852–1930) - La modella

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La modella di Antonio Mancini, olio su tela dall'Italia, XVIII secolo, dimensioni 94×68 cm, venduta con cornice.

Riepilogo creato con l’aiuto dell’IA

Descrizione del venditore

Antonio Mancini (Roma, 14 novembre 1852 – Roma, 28 dicembre 1930) La modella 1880_90 dimensioni con cornice cm 103x81. cornice sua originale

collezione privata
certificato di garanzia

(. La cornice visibile in foto è inclusa a titolo di cortesia e non costituisce parte integrante dell’opera. Eventuali danni alla cornice non saranno motivo valido per reclami o annullamenti dell’ordine.). l'opera sarà imballata adeguatamente e sicura. e la spedizione DHL per le spedizioni fuori dalla comunità europea i tempi variano da 15/20 giorni lavorativi per la documentazione di esportazione. Eventuali Tasse e dazi a carico dell’ acquirente


Biografia
Nacque a Roma da Paolo, sarto nativo di Narni, e da Domenica Cinti, ternana. Dimostra una tale e precoce abilità artistica che, appena dodicenne, viene ammesso all'Accademia di Belle Arti di Napoli dove è allievo di Domenico Morelli, di Filippo Palizzi e di Stanislao Lista. È anche molto amico dello scultore coetaneo Vincenzo Gemito con il quale condivide una giovinezza povera e difficile, tematica che influenza la produzione artistica di entrambi.

Già nel 1871 due sue opere, esposte alla "Promotrice" napoletana, vengono acquistate da due committenti stranieri, entrambi pittori: Per un fiore dal pittore canadese naturalizzato statunitense François B. De Blois e L'ultima medicina! dal francese Felix de Lapommeraye[1]. Nel 1872 compie un viaggio a Venezia, rimanendo profondamente colpito dalla pittura veneziana. Tre anni più tardi conclude i suoi studi accademici e nel 1883 si trasferisce a Roma dove apre un proprio studio; aderisce alla corrente artistica del Verismo dedicandosi al ritratto e alla pittura di genere aneddotico.

Nel 1877 si trasferisce per alcuni mesi a Parigi, lavorando per i mercanti d'arte Adolphe Goupil e Hendrik Willem Mesdag. Qui Conosce Degas e Manet e diviene amico di Sargent, che lo considera il miglior pittore vivente. Conosce anche Ernest Meissonier e Jean-Léon Gérôme.[2] È anche a Londra, invitatovi da Sargent, dove la sua pittura continua a riscuotere successo.


Sepolcro nella Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio a Roma
Ritorna a Napoli e riparte per Parigi nel 1877. Nel 1878 fa ritorno a Napoli, vittima di una malattia e con profonde crisi depressive che, nel 1879, ne consigliano il ricovero in una casa di cura fino al 1883, anno in cui decide di trasferirsi definitivamente a Roma, dove può contare anche su di un aiuto finanziario dagli artisti suoi amici. A Roma conosce Aurelia che, oltre a posare per lui come modella, diviene anche sua compagna di vita.

Nel 1885 stipula un contratto con il mecenate olandese Mesdag, che provvede ad inviargli regolarmente del denaro in cambio di dipinti e disegni (circa 150 lavori) che il mercante tratterrà per sé (oggi sono nel museo a lui intitolato) e a vendere il resto. Tra il 1901 e il 1902 è in Inghilterra, dove si reca per eseguire alcuni ritratti dell'alta società, incoraggiato in tal senso dal pittore statunitense John Singer Sargent. Tornerà in Inghilterra e in Irlanda tra il 1907 e il 1908. Ha inoltre un contratto con il mercante Messinger (lavorerà per lui fino al 1911) e poi con il mecenate e collezionista Fernand du Chêne de Vère che lo ospita nella propria residenza di Villa Jacobini (Casal Romito) a Frascati, dove rimane per 11 anni, fino al 1918.

Espone a Venezia nel 1914 e nel 1920, anno in cui la XXII Biennale gli dedica una mostra personale.[3] Nel 1928 espone al Castello Sforzesco di Milano, nel 1929 viene accolto nell'Accademia d'Italia. Aderì al fascismo e regalò un'autoritratto a Mussolini, il quale a sua volta fu tentato di donarlo a Hermann Goering in occasione del 50º compleanno del gerarca nazista il 12 gennaio 1943 (venne convinto a desistere dal genero Ciano)[4].

Muore a Roma nel 1930 ed è sepolto presso la navata destra della Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio, sull'Aventino.


Ritratto di Signora - 1900 ca (Casa Museo Francesco Cristina)

Antonio Mancini (Roma, 14 novembre 1852 – Roma, 28 dicembre 1930) La modella 1880_90 dimensioni con cornice cm 103x81. cornice sua originale

collezione privata
certificato di garanzia

(. La cornice visibile in foto è inclusa a titolo di cortesia e non costituisce parte integrante dell’opera. Eventuali danni alla cornice non saranno motivo valido per reclami o annullamenti dell’ordine.). l'opera sarà imballata adeguatamente e sicura. e la spedizione DHL per le spedizioni fuori dalla comunità europea i tempi variano da 15/20 giorni lavorativi per la documentazione di esportazione. Eventuali Tasse e dazi a carico dell’ acquirente


Biografia
Nacque a Roma da Paolo, sarto nativo di Narni, e da Domenica Cinti, ternana. Dimostra una tale e precoce abilità artistica che, appena dodicenne, viene ammesso all'Accademia di Belle Arti di Napoli dove è allievo di Domenico Morelli, di Filippo Palizzi e di Stanislao Lista. È anche molto amico dello scultore coetaneo Vincenzo Gemito con il quale condivide una giovinezza povera e difficile, tematica che influenza la produzione artistica di entrambi.

Già nel 1871 due sue opere, esposte alla "Promotrice" napoletana, vengono acquistate da due committenti stranieri, entrambi pittori: Per un fiore dal pittore canadese naturalizzato statunitense François B. De Blois e L'ultima medicina! dal francese Felix de Lapommeraye[1]. Nel 1872 compie un viaggio a Venezia, rimanendo profondamente colpito dalla pittura veneziana. Tre anni più tardi conclude i suoi studi accademici e nel 1883 si trasferisce a Roma dove apre un proprio studio; aderisce alla corrente artistica del Verismo dedicandosi al ritratto e alla pittura di genere aneddotico.

Nel 1877 si trasferisce per alcuni mesi a Parigi, lavorando per i mercanti d'arte Adolphe Goupil e Hendrik Willem Mesdag. Qui Conosce Degas e Manet e diviene amico di Sargent, che lo considera il miglior pittore vivente. Conosce anche Ernest Meissonier e Jean-Léon Gérôme.[2] È anche a Londra, invitatovi da Sargent, dove la sua pittura continua a riscuotere successo.


Sepolcro nella Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio a Roma
Ritorna a Napoli e riparte per Parigi nel 1877. Nel 1878 fa ritorno a Napoli, vittima di una malattia e con profonde crisi depressive che, nel 1879, ne consigliano il ricovero in una casa di cura fino al 1883, anno in cui decide di trasferirsi definitivamente a Roma, dove può contare anche su di un aiuto finanziario dagli artisti suoi amici. A Roma conosce Aurelia che, oltre a posare per lui come modella, diviene anche sua compagna di vita.

Nel 1885 stipula un contratto con il mecenate olandese Mesdag, che provvede ad inviargli regolarmente del denaro in cambio di dipinti e disegni (circa 150 lavori) che il mercante tratterrà per sé (oggi sono nel museo a lui intitolato) e a vendere il resto. Tra il 1901 e il 1902 è in Inghilterra, dove si reca per eseguire alcuni ritratti dell'alta società, incoraggiato in tal senso dal pittore statunitense John Singer Sargent. Tornerà in Inghilterra e in Irlanda tra il 1907 e il 1908. Ha inoltre un contratto con il mercante Messinger (lavorerà per lui fino al 1911) e poi con il mecenate e collezionista Fernand du Chêne de Vère che lo ospita nella propria residenza di Villa Jacobini (Casal Romito) a Frascati, dove rimane per 11 anni, fino al 1918.

Espone a Venezia nel 1914 e nel 1920, anno in cui la XXII Biennale gli dedica una mostra personale.[3] Nel 1928 espone al Castello Sforzesco di Milano, nel 1929 viene accolto nell'Accademia d'Italia. Aderì al fascismo e regalò un'autoritratto a Mussolini, il quale a sua volta fu tentato di donarlo a Hermann Goering in occasione del 50º compleanno del gerarca nazista il 12 gennaio 1943 (venne convinto a desistere dal genero Ciano)[4].

Muore a Roma nel 1930 ed è sepolto presso la navata destra della Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio, sull'Aventino.


Ritratto di Signora - 1900 ca (Casa Museo Francesco Cristina)

Dettagli

Artista
Antonio Mancini (1852–1930)
Venduto con cornice
Titolo dell'opera
La modella
Tecnica
Pittura a olio
Firma
Firmato a mano
Paese d’origine
Italia
Condizione
Eccellenti condizioni
Altezza
94 cm
Larghezza
68 cm
Peso
6 kg
Periodo
XVIII secolo
ItaliaVerificato
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Oggetti venduti
100%
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