Ngil mask - Fang - Camerun






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Maschera Ngil, scultura in legno del Camerun, cultura Fang, periodo metà XX secolo, provenienza: collezione privata, altezza 58 cm, in buone condizioni.
Descrizione del venditore
Le maschere chiamate Ngil, generalmente bianche e allungate, sono tradizionalmente associate al rituale Ngil, anche se il loro uso è avvolto nel mistero. Il Ngil, che fu bandito in Gabón nel 1910, è destinato a proteggere l’individuo contro incantesimi malefici e avvelenamenti e ha tre livelli: Mbege-Feg, il capo Ngil, il grande iniziato; Mod-Esam, l’organizzatore delle cerimonie; Nnom-Ngi, gli iniziati comuni. L’iniziazione consiste in una serie di prove e in una spiegazione dei divieti del Ngil. È probabile che, dopo il divieto e la scomparsa del Ngil come rituale che regolava la vita del villaggio all’inizio del secolo (in Gabón), altri riti abbiano preso il suo posto. Oggi intervengono solo come elemento di festa folkloristica, ma cinquant’anni fa non era così: la maschera appariva all’alba o al tramonto, armata di una spada di legno o di un semplice bastone, e circondata dai suoi adepti, distruggendo le cucine o le case dei villaggi che erano recalcitranti nelle loro parole verso i membri della “società”, adulteri, ladri o semplici debitori, creatori di talismani o medicine mortali. La maschera aveva una voce terribile, profonda, rauca e formidabile, capace di spaventare donne e bambini. La maschera consiste in un insieme di curve e piani che si intrecciano sottilmente intorno all’asse allungato e diritto del naso, all’interno di una forma a cuore allungata sotto la quale è scolpita la bocca, leggermente aperta, con denti finemente scolpiti, occupando tutta la parte inferiore del volto. Le ciglia superiori e le orecchie sono sottilmente disegnate. Il tatuaggio che corre lungo il centro del naso, attirando l’attenzione sul volto e terminando al centro della fronte con il contorno di due lune, secondo il Professor Sabater Pi, è preso dai pygmy Bayale ed è usato dagli Okak dell’Equatorial Guinea.
Provenance: collezione privata
Collezione Argiles, Barcellona
Le maschere chiamate Ngil, generalmente bianche e allungate, sono tradizionalmente associate al rituale Ngil, anche se il loro uso è avvolto nel mistero. Il Ngil, che fu bandito in Gabón nel 1910, è destinato a proteggere l’individuo contro incantesimi malefici e avvelenamenti e ha tre livelli: Mbege-Feg, il capo Ngil, il grande iniziato; Mod-Esam, l’organizzatore delle cerimonie; Nnom-Ngi, gli iniziati comuni. L’iniziazione consiste in una serie di prove e in una spiegazione dei divieti del Ngil. È probabile che, dopo il divieto e la scomparsa del Ngil come rituale che regolava la vita del villaggio all’inizio del secolo (in Gabón), altri riti abbiano preso il suo posto. Oggi intervengono solo come elemento di festa folkloristica, ma cinquant’anni fa non era così: la maschera appariva all’alba o al tramonto, armata di una spada di legno o di un semplice bastone, e circondata dai suoi adepti, distruggendo le cucine o le case dei villaggi che erano recalcitranti nelle loro parole verso i membri della “società”, adulteri, ladri o semplici debitori, creatori di talismani o medicine mortali. La maschera aveva una voce terribile, profonda, rauca e formidabile, capace di spaventare donne e bambini. La maschera consiste in un insieme di curve e piani che si intrecciano sottilmente intorno all’asse allungato e diritto del naso, all’interno di una forma a cuore allungata sotto la quale è scolpita la bocca, leggermente aperta, con denti finemente scolpiti, occupando tutta la parte inferiore del volto. Le ciglia superiori e le orecchie sono sottilmente disegnate. Il tatuaggio che corre lungo il centro del naso, attirando l’attenzione sul volto e terminando al centro della fronte con il contorno di due lune, secondo il Professor Sabater Pi, è preso dai pygmy Bayale ed è usato dagli Okak dell’Equatorial Guinea.
Provenance: collezione privata
Collezione Argiles, Barcellona
