Marco dal Pino (1525-1583), Seguace di - Compianto sul Cristo morto - NO RESERVE

16
giorni
20
ore
58
minuti
38
secondi
Offerta attuale
€ 3
Nessun prezzo di riserva
Caterina Maffeis
Esperto
Selezionato da Caterina Maffeis

Laurea magistrale in pittura rinascimentale, tirocinio Sotheby’s e 15 anni di esperienza.

Stima  € 4.000 - € 4.800
18 persone stanno guardando questo oggetto
itOfferente 7114 3 €
deOfferente 3687 1 €

Tutela degli acquirenti Catawiki

Il tuo pagamento è al sicuro con noi finché non ricevi il tuo oggetto.Mostra dettagli

Trustpilot 4.4 | 122385 recensioni

Valutato Eccellente su Trustpilot.

Dipinto olio su tavola intitolato Compianto sul Cristo morto - NO RESERVE, attribuito a un seguace di Marco dal Pino, Italia, XVI secolo, dimensioni 64 × 78 cm, venduto con cornice.

Riepilogo creato con l’aiuto dell’IA

Descrizione del venditore

Dipinto antico, olio su tavola, di epoca databile tra la fine del XVI e la prima parte del XVII secolo, raffigurante Compianto sul Cristo morto.


L’opera raffigura un intenso Compianto sul Cristo morto. Il corpo di Gesù, appena deposto dalla croce, appare reclinato tra le braccia dei suoi dolenti. A sinistra si riconosce San Giuseppe d’Arimatea, anziano e dalla lunga barba grigia, che sorregge il braccio del Cristo con gesto partecipe e commosso. Accanto a lui si piega la Vergine, con il volto reclinato e sofferente, caratterizzato da un’espressione malinconica molto raffinata. A destra è presente San Giovanni Evangelista, giovane, dagli incarnati morbidi e dallo sguardo mestissimo, che sostiene la scena con gestualità misurata. In basso si inginocchia Maria Maddalena, col volto volto verso Cristo e le mani giunte, mentre accanto a lei campeggia il tradizionale vaso degli unguenti.
Ai piedi del gruppo, ai margini della composizione, compaiono due elementi iconografici significativi: la corona di spine e i tre chiodi della Crocifissione, disposti teatralmente a terra davanti alla figura di San Giuseppe d’Arimatea. Questa scelta, molto ricorrente nella pittura napoletana tardo-cinquecentesca, aggiunge una forte carica emotiva e rientra pienamente nel linguaggio devozionale post-tridentino.
L’attribuzione dell’opera all’ambito napoletano di fine Cinquecento risulta oggi la più solida: le cromie calde, l’uso di terre brune e verdi nei passaggi in ombra, la morbidezza degli incarnati e il taglio teatrale della scena corrispondono perfettamente ai modi delle botteghe attive a Napoli nella generazione successiva all’arrivo di Marco Pino da Siena, figura fondamentale per l’evoluzione artistica della città a partire dal 1557.
Molti dettagli richiamano direttamente la tradizione romanista portata da Pino: la costruzione diagonale della scena, la disposizione drammatica dei personaggi, la volumetria dei corpi e la resa delle mani. Tuttavia, emergono affinità ancora più strette con la produzione della cerchia di Fabrizio Santafede, uno dei protagonisti della pittura religiosa napoletana tra 1580 e 1620. La Madonna, in particolare, presenta quella tipica eleganza malinconica, con sguardo abbassato e modellato lenticolare degli incarnati, che ricorre spesso nelle opere santafediane. Anche i panneggi, definiti da lumeggiature lineari in biacca, appartengono a quel mondo, così come la resa dei capelli, a ciocche sottili e leggermente serpentine.
Accanto a questo, si riconoscono aspetti vicini anche alla cerchia di Giovanni Bernardo Lama, soprattutto nella conformazione del giovane San Giovanni e negli accordi cromatici dei tessuti. Nel complesso, l’opera si colloca con sicurezza entro quel grande filone napoletano tardo-manierista che, tra gli anni 1580 e i primi decenni del Seicento, sviluppò un linguaggio fortemente devozionale, ricco di pathos ma ancora legato a modelli romani e toscani.
L’opera può essere pertanto assegnata con coerenza a un Maestro napoletano attivo tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, formato nella scia di Marco dal Pino e vicino ai modi della cerchia di Fabrizio Santafede e Giovanni Bernardo Lama. Il dipinto presenta diversi passaggi di buona qualità, in particolare nella resa della Vergine e del Cristo, dimostrando una piena assimilazione del linguaggio tardo-manierista partenopeo.

In condizioni generali abbastanza buone considerando l’epoca del dipinto. La superficie pittorica presenta alcuni punti di ritocco sparsi, leggere abrasioni e svelature, oltre a screpolature diffuse; tali difetti risultano non invasivi e non compromettono la buona lettura dell’opera, che mantiene piena leggibilità iconografica e cromatica. Il cretto è regolare, stabile e coerente con l’epoca. La tavola presenta alcune rotture verticali passanti, che risultano riparate e consolidate, ma ancora leggermente visibili frontalmente. La craquelure è omogenea e riferibile al periodo, senza segni di distacchi attivi. Non si evidenziano problemi di tipo conservativo.

Il dipinto è corredato da una cornice a cassetta di gusto classico ma di epoca relativamente recente, che si abbina in modo armonioso alla composizione e ne valorizza l’impianto scenico. Si notano piccoli difetti e restauri della stessa, complessivamente non invasivi e compatibili con l’uso. La stessa è inclusa a titolo di cortesia e non costituisce parte integrante del bene artistico; eventuali danni ad essa non costituiranno motivo di reclamo o annullamento dell’ordine.



Misure del dipinto: 64 x 49.5 cm - Misure della cornice: 78 x 64 cm

Opera corredata di certificato di autenticità fotografico, come da normativa di legge vigente. 



Spedizione con corriere espresso assicurato e imballaggio eseguito con la massima cura.

Dipinto antico, olio su tavola, di epoca databile tra la fine del XVI e la prima parte del XVII secolo, raffigurante Compianto sul Cristo morto.


L’opera raffigura un intenso Compianto sul Cristo morto. Il corpo di Gesù, appena deposto dalla croce, appare reclinato tra le braccia dei suoi dolenti. A sinistra si riconosce San Giuseppe d’Arimatea, anziano e dalla lunga barba grigia, che sorregge il braccio del Cristo con gesto partecipe e commosso. Accanto a lui si piega la Vergine, con il volto reclinato e sofferente, caratterizzato da un’espressione malinconica molto raffinata. A destra è presente San Giovanni Evangelista, giovane, dagli incarnati morbidi e dallo sguardo mestissimo, che sostiene la scena con gestualità misurata. In basso si inginocchia Maria Maddalena, col volto volto verso Cristo e le mani giunte, mentre accanto a lei campeggia il tradizionale vaso degli unguenti.
Ai piedi del gruppo, ai margini della composizione, compaiono due elementi iconografici significativi: la corona di spine e i tre chiodi della Crocifissione, disposti teatralmente a terra davanti alla figura di San Giuseppe d’Arimatea. Questa scelta, molto ricorrente nella pittura napoletana tardo-cinquecentesca, aggiunge una forte carica emotiva e rientra pienamente nel linguaggio devozionale post-tridentino.
L’attribuzione dell’opera all’ambito napoletano di fine Cinquecento risulta oggi la più solida: le cromie calde, l’uso di terre brune e verdi nei passaggi in ombra, la morbidezza degli incarnati e il taglio teatrale della scena corrispondono perfettamente ai modi delle botteghe attive a Napoli nella generazione successiva all’arrivo di Marco Pino da Siena, figura fondamentale per l’evoluzione artistica della città a partire dal 1557.
Molti dettagli richiamano direttamente la tradizione romanista portata da Pino: la costruzione diagonale della scena, la disposizione drammatica dei personaggi, la volumetria dei corpi e la resa delle mani. Tuttavia, emergono affinità ancora più strette con la produzione della cerchia di Fabrizio Santafede, uno dei protagonisti della pittura religiosa napoletana tra 1580 e 1620. La Madonna, in particolare, presenta quella tipica eleganza malinconica, con sguardo abbassato e modellato lenticolare degli incarnati, che ricorre spesso nelle opere santafediane. Anche i panneggi, definiti da lumeggiature lineari in biacca, appartengono a quel mondo, così come la resa dei capelli, a ciocche sottili e leggermente serpentine.
Accanto a questo, si riconoscono aspetti vicini anche alla cerchia di Giovanni Bernardo Lama, soprattutto nella conformazione del giovane San Giovanni e negli accordi cromatici dei tessuti. Nel complesso, l’opera si colloca con sicurezza entro quel grande filone napoletano tardo-manierista che, tra gli anni 1580 e i primi decenni del Seicento, sviluppò un linguaggio fortemente devozionale, ricco di pathos ma ancora legato a modelli romani e toscani.
L’opera può essere pertanto assegnata con coerenza a un Maestro napoletano attivo tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, formato nella scia di Marco dal Pino e vicino ai modi della cerchia di Fabrizio Santafede e Giovanni Bernardo Lama. Il dipinto presenta diversi passaggi di buona qualità, in particolare nella resa della Vergine e del Cristo, dimostrando una piena assimilazione del linguaggio tardo-manierista partenopeo.

In condizioni generali abbastanza buone considerando l’epoca del dipinto. La superficie pittorica presenta alcuni punti di ritocco sparsi, leggere abrasioni e svelature, oltre a screpolature diffuse; tali difetti risultano non invasivi e non compromettono la buona lettura dell’opera, che mantiene piena leggibilità iconografica e cromatica. Il cretto è regolare, stabile e coerente con l’epoca. La tavola presenta alcune rotture verticali passanti, che risultano riparate e consolidate, ma ancora leggermente visibili frontalmente. La craquelure è omogenea e riferibile al periodo, senza segni di distacchi attivi. Non si evidenziano problemi di tipo conservativo.

Il dipinto è corredato da una cornice a cassetta di gusto classico ma di epoca relativamente recente, che si abbina in modo armonioso alla composizione e ne valorizza l’impianto scenico. Si notano piccoli difetti e restauri della stessa, complessivamente non invasivi e compatibili con l’uso. La stessa è inclusa a titolo di cortesia e non costituisce parte integrante del bene artistico; eventuali danni ad essa non costituiranno motivo di reclamo o annullamento dell’ordine.



Misure del dipinto: 64 x 49.5 cm - Misure della cornice: 78 x 64 cm

Opera corredata di certificato di autenticità fotografico, come da normativa di legge vigente. 



Spedizione con corriere espresso assicurato e imballaggio eseguito con la massima cura.

Dettagli

Artista
Marco dal Pino (1525-1583)
Venduto con cornice
Attribuzione
Seguace di
Titolo dell'opera
Compianto sul Cristo morto - NO RESERVE
Tecnica
Pittura a olio
Firma
Non firmato
Paese d’origine
Italia
Condizione
Buone condizioni
Altezza
78 cm
Larghezza
64 cm
Periodo
XVI secolo
Venduto da
ItaliaVerificato
692
Oggetti venduti
100%
pro

Oggetti simili

Per te in

Arte classica