Vanessa Winship - Mapfre exhibition catalogue (still in shrinkwrap) - 2014






Fondatore e direttore di due fiere del libro francesi; circa 20 anni di esperienza.
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Catalogo mostra Mapfre di Vanessa Winship, prima edizione in copertina rigida in spagnolo, 258 pagine, formato 29 x 25 cm, Mapfre 2014, ancora in cellophane, in condizioni come nuove.
Descrizione del venditore
Catalogo di Vanessa Winship per la sua mostra alla Fundación Mapfre.
Dagli anni '90, Vanessa Winship (Barton-upon-Humber, Regno Unito, 1960) ha lavorato in terre che, nell'immaginario collettivo, sono associate all'instabilità e all'oscurità di un passato recente, così come alla volatilità dei confini e delle identità. La sua fotografia, nella stragrande maggioranza dei casi scattata in bianco e nero, dimostra un allontanamento deliberato dalla nozione di fotografia come reportage, poiché questa scelta formale significa, nelle parole dell'artista, «uno strumento meraviglioso di astrazione che ci permette di muoverci tra tempo e memoria».
La mostra è stata organizzata come un viaggio cronologico attraverso ciascuna delle serie che compongono il suo lavoro, attraverso una selezione di 188 fotografie.
La serie Imagined States and Desires. A Balkan Journey, fotografie scattate durante un viaggio attraverso l’Albania, la Serbia, il Kosovo e Atene tra il 1999 e il 2003, ha rappresentato un passo cruciale nella formazione del suo sguardo fotografico e nella decisione di sfuggire al reportage di attualità o alla semplice fotografia documentaristica.
Nel 2002 Vanessa Winship si trasferì nella regione del Mar Nero e viaggiò attraverso Turchia, Georgia, Russia, Ucraina, Romania e Bulgaria durante gli otto anni successivi. Il suo lavoro in quest'area diede origine a una delle sue serie più note, Black Sea: Between Chronicle and Fiction.
La serie Sweet Nothings: Schoolgirls of Eastern Anatolia (2007) è un insieme di ritratti di studenti delle scuole provenienti dall'area rurale dell'Anatolia orientale, una regione che confina con Georgia, Armenia, Azerbaigian e Iran.
Georgia, un'altra regione bagnata dal Mar Nero, è il contesto della serie Georgia. Seeds Carried by the Wind, a cui Vanessa Winship ha lavorato tra il 2008 e il 2010. La serie si concentra fondamentalmente sulla riflessione attraverso il ritratto, conducendo uno studio specifico dei volti incontrati dalla fotografa.
Nel 2011 Vanessa Winship ha vinto il prestigioso premio di fotografia Henri Cartier Bresson. Il progetto per cui ha ricevuto questo riconoscimento ha dato origine alla serie She Dances on Jackson. Stati Uniti (2011-2012), che ha segnato l'interesse definitivo di Winship per la fotografia paesaggistica, un genere che avrebbe lentamente guadagnato terreno per lei.
Prima di partire per il suo viaggio negli Stati Uniti, Winship aveva lavorato nella sua terra natale, sull'estuario dell'Humber (2010), da cui prende il nome questa serie. In questa serie assistiamo ancora una volta al ruolo prominente che i paesaggi avranno nel suo lavoro.
Questo processo si realizza magistralmente nella sua opera più recente, Almería. Dove è stato trovato l'oro (2014), che riafferma il suo lavoro come fotografa di paesaggi; nonostante una completa assenza della figura umana e il silenzio di questa serie, in ciascuna delle sue immagini possiamo quasi udire le voci di coloro che un tempo hanno calcato questi luoghi, immersi in questa presenza invisibile.
Catalogo di Vanessa Winship per la sua mostra alla Fundación Mapfre.
Dagli anni '90, Vanessa Winship (Barton-upon-Humber, Regno Unito, 1960) ha lavorato in terre che, nell'immaginario collettivo, sono associate all'instabilità e all'oscurità di un passato recente, così come alla volatilità dei confini e delle identità. La sua fotografia, nella stragrande maggioranza dei casi scattata in bianco e nero, dimostra un allontanamento deliberato dalla nozione di fotografia come reportage, poiché questa scelta formale significa, nelle parole dell'artista, «uno strumento meraviglioso di astrazione che ci permette di muoverci tra tempo e memoria».
La mostra è stata organizzata come un viaggio cronologico attraverso ciascuna delle serie che compongono il suo lavoro, attraverso una selezione di 188 fotografie.
La serie Imagined States and Desires. A Balkan Journey, fotografie scattate durante un viaggio attraverso l’Albania, la Serbia, il Kosovo e Atene tra il 1999 e il 2003, ha rappresentato un passo cruciale nella formazione del suo sguardo fotografico e nella decisione di sfuggire al reportage di attualità o alla semplice fotografia documentaristica.
Nel 2002 Vanessa Winship si trasferì nella regione del Mar Nero e viaggiò attraverso Turchia, Georgia, Russia, Ucraina, Romania e Bulgaria durante gli otto anni successivi. Il suo lavoro in quest'area diede origine a una delle sue serie più note, Black Sea: Between Chronicle and Fiction.
La serie Sweet Nothings: Schoolgirls of Eastern Anatolia (2007) è un insieme di ritratti di studenti delle scuole provenienti dall'area rurale dell'Anatolia orientale, una regione che confina con Georgia, Armenia, Azerbaigian e Iran.
Georgia, un'altra regione bagnata dal Mar Nero, è il contesto della serie Georgia. Seeds Carried by the Wind, a cui Vanessa Winship ha lavorato tra il 2008 e il 2010. La serie si concentra fondamentalmente sulla riflessione attraverso il ritratto, conducendo uno studio specifico dei volti incontrati dalla fotografa.
Nel 2011 Vanessa Winship ha vinto il prestigioso premio di fotografia Henri Cartier Bresson. Il progetto per cui ha ricevuto questo riconoscimento ha dato origine alla serie She Dances on Jackson. Stati Uniti (2011-2012), che ha segnato l'interesse definitivo di Winship per la fotografia paesaggistica, un genere che avrebbe lentamente guadagnato terreno per lei.
Prima di partire per il suo viaggio negli Stati Uniti, Winship aveva lavorato nella sua terra natale, sull'estuario dell'Humber (2010), da cui prende il nome questa serie. In questa serie assistiamo ancora una volta al ruolo prominente che i paesaggi avranno nel suo lavoro.
Questo processo si realizza magistralmente nella sua opera più recente, Almería. Dove è stato trovato l'oro (2014), che riafferma il suo lavoro come fotografa di paesaggi; nonostante una completa assenza della figura umana e il silenzio di questa serie, in ciascuna delle sue immagini possiamo quasi udire le voci di coloro che un tempo hanno calcato questi luoghi, immersi in questa presenza invisibile.
